venerdì 30 settembre 2011

«STAR ACADEMY» * L'OPERAZIONE TRIONFO (DEL GIA' VISTO)

Sarà che non ne posso più di questi format tutti uguali a se stessi, sarà che sto invecchiando, fatto sta che vedendo «Star Academy» (partito ieri sera su Raidue con un ascolto assai modesto) non riuscivo a non sentire l'olezzo pesante del già visto e stravisto. Da «Operazione Trionfo» agli inevitabili, forti sapori di «X-Factor», che sono parte del biglietto d'ingresso, l'idea del clone aleggia e si espande.
Lo sfortunato Francesco Facchinetti - che ultimamente, poveretto, non imbrocca un programma - fa il compitino, ma gli consegnano un cast innegabilmente povero di talenti e una riserva indiana di svogliati «mentori» piazzati sulle gradinate che manco alla sagra della salamella. Le uniche emozioni le ho provate sotto finale, quando Ron ha cantato «Non abbiam bisogno di parole» con tale Viviana Calderona. Un duetto da ricordare. Così come invece andrebbe sanzionato dal garante per l'udito l'omaggio alla povera Amy Winehouse. Fra vistose stonature e parecchi problemi tecnici di audio e di palco, spiccavano i buoni clippini della regia (affidata a Duccio Forzano, uno che merita ben altri programmi) e quella voglia di «X-Factor» negato che si respirava - volendolo cercare - anche nei boxer di Facchinetti.
Un accenno a parte lo merita la giuria: dalla giustamente severa Lorella Cuccarini a un'Ornella Vanoni, Nefertiti per gli amici, che passa dagli insoliti panni di fatalona della canzone a quelli di generosa chioccia. Da Roy Paci (all'anima sua) a Nicola Savino. Che - chissà perché - si è accollato il ruolo del saggio Nongiovane. Ma uno che è davvero saggio, si fa infinocchiare da «Colorado»?

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