mercoledì 30 luglio 2014

I 40 ANNI DI SELVAGGIA LUCARELLI, LA WONDER WOMAN DI CIVITAVECCHIA

Conosco Selvaggia Lucarelli da quando, nel '32, prima della Seconda Guerra Mondiale, la broccolavo con qualche innocuo sms. Un'ubertosa romana dalla simpatia lieve (al mix aggiungi un po' di timidezza e tante contraddizioni) e dalla voglia di emergere tampinata da un ancora entusiasta giornalista di spettacolo. Da allora non ci siamo mai persi di vista, avendo in comune una visione obiettiva, ironica, a volte un po' stronzetta (ma chi non lo è?), di questo mestiere e della vita.
Lei la minigonna, col tempo, dopo il periodo Max Giusti, per intendersi, l'ha saggiamente abbandonata; io i bermuda, stupidamente, li porto ancora. Da «finto giovane che va in vacanza a Formentera», come direbbe Selvy. Che essendo diventata la vendicatrice del gentil sesso, la Robocop delle single, la Nera Mietitrice del maschio disorientato, la Milf senza macchia e senza paura, non risparmia niente e nessuno. Persino i miei affetti turistici più cari. Ma glielo perdono, perché è un giorno di festa.
Eggià, Selvaggia oggi compie 40 anni e, col tempo e una determinazione che ho riscontrato in pochi altri esseri viventi (tra questi, Barbara D'Urso), è diventata la Wonder Woman di Civitavecchia: sul web è seguita da un esercito di adoranti estimatori e soprattutto scatenate fans che ha tirato su come l'Uomo Delmonte faceva con gli ananas e le banane; con un uso intelligente e strategico dei social, Facebook e Twitter in particolare, che le invidio non poco. Qualcuno è habentes. Altri, letti i commenti ai post, andrebbero fucilati sulla Piazza Rossa come nemici del popolo, ma è giusto così. Nella massa c'è di tutto: il meglio e il peggio. E se volete aggiungo anche che non c'è più la mezza stagione. Et voilà.
Selvaggia è intelligente e brava, a volte sorprendentemente brava. Come nell'elenco «L'amore non mi manca perché...» del suo libro «Che ci importa del mondo». Un volumone divertente: prima parte un po' Sex and the City, chiacchiere taglienti fra amiche su maschi e cerette, seconda parte romanzo rosa. Tutti gli ingredienti per piacere alla legione di fans adoranti con la sua foto sul salvaschermo dell'iPhone. Selvaggia ha una scrittura ficcante e avvolgente. Non le manca la verve e neppure gli spunti. Ovviamente ha anche i suoi difetti, che sono più che altro piccole astuzie, ma non è la sede per parlarne. Non mi va. L'ho già fatto qualche volta con lei. Oggi c'è tempo soltanto per celebrare un'amica e per farle un regalo - sicuramente inatteso - che mi andava di farle da un po'. Mi spiego meglio.
Usciti una sera per una festa a Milano, scherzando, al rientro, la minacciai dicendole: «Non farmi mai incazzare, altrimenti ho già pronta una battuta stroncante sul tuo conto, che ti piallerebbe viva». Spacconavo bonariamente, chiaro. E piallare Selvaggia, per ovvie ragioni, anche di pressione anteriore, non è facile. Lei, ovviamente, non si scompose. Ma rimase molto incuriosita. E in quell'occasione (ma anche una sola volta in seguito) mi chiese di rivelarle quale fosse quella misteriosa battuta.
Eccola: «Selvaggia Lucarelli: blogger, opinionista, conduttrice di programmi, concorrente di reality e tanto altro. Purtroppo verrà ricordata dai posteri soltanto come la nuora di Adriano Pappalardo».
Cattivella, lo so. Forse neanche male, a modo suo.
Se tiro fuori questo cadeau oggi, Selvaggia, allo scoccare dei tuoi 40, non è certo per stronzaggine. È perché col tempo sono felice di dirti che hai buttato giù la barriera dei pregiudizi, l'hai ammazzata con i fatti, questa malignità. E solo i fatti parlano, lo sappiamo entrambi. Con la tigna e la bravura di cui sopra, l'hai sbriciolata. Le parole stanno a zero. Oggi al massimo Adriano Pappalardo potrà gloriarsi di averti avuta per un breve periodo come nuora. E diciamocelo: non è poca cosa poter cantare «Ricominciamo» alla tua tenera età.

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