venerdì 23 ottobre 2020

20 ANNI A MILANO, E MI COLLASSANO (INSIEME) TUTTI GLI ELETTRODOMESTICI


Abito in questo appartamento milanese da vent'anni. E assisto, ora, al contemporaneo collassamento di tutti gli elettrodomestici che lo occupano da quattro lustri.
La lavatrice Indesit, la quale da tempo dava segni di squilibrio, ha un cestello che pare le lame rotanti di Goldrake. Ma decisamente più letale. Sui bucati a carico pesante, in fase di centrifuga, diventa un'arma impropria: sbatte rumorosamente a destra, a manca (e soprattutto vibra sul pavimento, immagino con suprema gioia del vicinato), mentre si sposta vorticosamente da sola che manco sui rollercoaster a Las Vegas. Quando rientro in bagno a lavoro finito (se non si interrompe a metà, e succede spesso, ma basta un niente per farla ripartire) la trovo una volta in un angolo, una volta nell'altro, un'altra sotto la doccia; per il momento non ancora sul lampadario. Insomma, regala sempre qualche emozione, ma non si rompe definitivamente. Come quei rapporti dove lei o lui lo/la tradisce da una vita ma non si decide a mollarlo perché tutto sommato alle belle cene al ristorante ha fatto l'abitudine.
Stesso discorso per il televisore, un vecchio Samsung 42 pollici al plasma (purtroppo) indistruttibile, che prima ha iniziato a gracchiare sulle casse, costringendomi a compensare alla perfezione con due esterne collegate (tramite amplificatore) alla presa per le cuffie. Tra l'altro non aveva il decoder integrato per il digitale terrestre, quindi m'è toccato comprare lo scatolino a parte. Malauguratamente non ha mai fatto "poff" (il suono accompagnato dall'inconfondibile bagliore della morte catodica) privandomi per anni delle gioie della Smart Tv. E questo non potrò mai perdonarglielo.
Ma siamo alla resa dei conti. E tutto sta cambiando.
La prima a cedere è stata la lavastoviglie. Una severissima Bosch che ultimamente mi faceva saltare spesso il contatore per via di qualche contatto o filo marcio. Per evitare un corto circuito di proporzioni bibliche (l'ultima volta l'odore di bruciato arrivava a Lacchiarella) ho deciso di rimpiazzarla. Con un'altra Bosch (squadra che vince non si cambia) presa non sul web ma alla Trony di Sesto San Giovanni. Dov'era in corso una di quelle promozioni che sono la salvezza dei punti vendita fisici: comprando un articolo che costasse almeno 499 euro, avevo diritto a sceglierne uno in una rosa di dieci spendendo 100 euro. Tra questi, c'era anche un televisore LG 43 pollici ultima generazione (non dura come un Samsung, se Dio vuole, ma va benissimo così) che non ha il 4K ma tutto il resto sì e che ne costerebbe 300. Ovviamente ho tralasciato la lavastoviglie turca di marca ignota quotata 350 euri per accaparrarmi la Bosch che ne costava guarda caso 499 per potermi portare a casa il televisore a 100. E due tasselli li ho sistemati bene.
Del frigorifero non posso parlare perché l'ho cambiato da appena un paio d'anni, quando mia madre (la storia ve la raccontai qui nei dettagli) passando a Milano decise di fare qualcosa di veramente utile a casa del figliolo uccidendo quello vecchio a colpi di violente picconate con un mestolo d'acciaio per togliere il ghiaccio formatosi nel freezer. Il punteruolo di Sharon Stone al Basic Instinct di mia madre fa una pippa. La Polizia ha ancora un fascicolo aperto.
Non resta che la lavatrice. Una sfida che dura da un paio d'anni almeno. Aspetto da tempo che esali l'ultimo respiro, la volata mortale del cestello; ma quella continua ancora a cavalcare come una vecchia maitresse. Alla Trony hanno cercato di ingolosirmi con la promo: Hoower a 499 euro, in omaggio un monopattino. Non ho ceduto. Primo, per non ammazzarmi. Secondo per coerenza: ne vedo in giro così tanti e a sproposito, che poi mi sarebbe toccato parlar male di me stesso.
Ma se spunta qualche offerta dove spendendo 30 mila euro per comprare un'auto nuova, mi regalano la lavatrice, mi ci fiondo.

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