Guardo «Servizio Pubblico» di Michele Santoro, ieri sera su Sky, e scopro - con mia grande sorpresa - di essere un «meschino manipolatore» al soldo del mio giornale, Tv Sorrisi e canzoni (testata notoriamente sovversiva, covo di vipere pronte a fare agguati ad anziani cantanti-predicatori indifesi) per screditare Adriano Celentano.
Come se il nostro non avesse già fatto tutto il possibile per darsi zappate sui piedi da solo all'ultimo Festival di Sanremo. Ma tant'è. È lo stesso Molleggiato (non è male essere ancora definiti Molleggiati a 74 anni...) a esprimersi così in un'intervista a Sandro Ruotolo. Un capolavo di montaggi incrociati e presunta lettura su gobbo (Lupo ululì, Adriano ululà) che neanche nella Corazzata Potemkin di fantozziana memoria. Quella che era «una cagata pazzesca», per intendersi.
Chi volesse farsi un'idea della mia «meschina manipolazione» troverà tutto a questo primo link e a questo secondo link. In fondo ai pezzi, c'è anche tanto di audio delle interviste, così si può comprendere perfettamente e nel dettaglio sia la malvagità dello scrivente, sia quanto Adriano Celentano sia amato dalla gente umile di Galbiate e dintorni. In particolare perpetua e sacrestano della chiesa che frequenta, quella di San Giovanni Evangelista.
Ah, dimenticavo. Il giorno prima della puntata santoriana avevo anche segnalato a Giulia Innocenzi di «Servizio pubblico» (tramite il suo profilo Facebook) la presenza di questi audio, che fortunamente spazzano ogni dubbio sul Galbiate-Gate, ma hanno ritenuto di non utilizzarli né di farli ascoltare. Forse per non disturbare Celentano, che altrimenti col cavolo sarebbe andato a rilasciare la sua spontaneissima intervista? Chi può dirlo. Ma prometto che non solleverò nei miei confronti il sospetto della «meschina manipolazione» perché mi parrebbe un po' di fare specchio riflesso, come all'asilo.
La mia carriera di «meschino manipolatore» iniziò nel novembre 1987 a La Provincia pavese; solo nel 1999 approdai a Tv sorrisi e canzoni. La classica gavetta pesante. Un po' come fare prima l'orologiaio e poi il cantante. Sfortunatamente senza l'uso di prediche, sermoni e cachet milionari. Ho sempre creduto di fare bene il mio lavoro. Evidentemente, «manipolo meschinamente» a mia insaputa, come Scajola. Le uniche «meschine manipolazioni» che ricordi le ho praticate in bagno, non a danno ma a beneficio di me stesso.
Ma di questo - se permettete - non vorrei parlare né con voi, né con Adriano Celentano.
Come se il nostro non avesse già fatto tutto il possibile per darsi zappate sui piedi da solo all'ultimo Festival di Sanremo. Ma tant'è. È lo stesso Molleggiato (non è male essere ancora definiti Molleggiati a 74 anni...) a esprimersi così in un'intervista a Sandro Ruotolo. Un capolavo di montaggi incrociati e presunta lettura su gobbo (Lupo ululì, Adriano ululà) che neanche nella Corazzata Potemkin di fantozziana memoria. Quella che era «una cagata pazzesca», per intendersi.
Chi volesse farsi un'idea della mia «meschina manipolazione» troverà tutto a questo primo link e a questo secondo link. In fondo ai pezzi, c'è anche tanto di audio delle interviste, così si può comprendere perfettamente e nel dettaglio sia la malvagità dello scrivente, sia quanto Adriano Celentano sia amato dalla gente umile di Galbiate e dintorni. In particolare perpetua e sacrestano della chiesa che frequenta, quella di San Giovanni Evangelista.
Ah, dimenticavo. Il giorno prima della puntata santoriana avevo anche segnalato a Giulia Innocenzi di «Servizio pubblico» (tramite il suo profilo Facebook) la presenza di questi audio, che fortunamente spazzano ogni dubbio sul Galbiate-Gate, ma hanno ritenuto di non utilizzarli né di farli ascoltare. Forse per non disturbare Celentano, che altrimenti col cavolo sarebbe andato a rilasciare la sua spontaneissima intervista? Chi può dirlo. Ma prometto che non solleverò nei miei confronti il sospetto della «meschina manipolazione» perché mi parrebbe un po' di fare specchio riflesso, come all'asilo.
La mia carriera di «meschino manipolatore» iniziò nel novembre 1987 a La Provincia pavese; solo nel 1999 approdai a Tv sorrisi e canzoni. La classica gavetta pesante. Un po' come fare prima l'orologiaio e poi il cantante. Sfortunatamente senza l'uso di prediche, sermoni e cachet milionari. Ho sempre creduto di fare bene il mio lavoro. Evidentemente, «manipolo meschinamente» a mia insaputa, come Scajola. Le uniche «meschine manipolazioni» che ricordi le ho praticate in bagno, non a danno ma a beneficio di me stesso.
Ma di questo - se permettete - non vorrei parlare né con voi, né con Adriano Celentano.