venerdì 29 ottobre 2021

GIANCARLO MAGALLI CON ‘UNA PAROLA DI TROPPO’ PORTA IN ITALIA IL LINGO

Un nuovo game show arriva su Rai2 dal 1° novembre: "Una parola di troppo", per giocare con la lingua italiana. Condotto da Giancarlo Magalli, il programma sarà in onda tutti i giorni, dal lunedì al giovedì alle 17:15.  

"Una parola di troppo" è un adattamento del formato "Lingo" distribuito da All3Media. Andato in onda in 16 paesi, da oltre trent'anni continua ad avere grandissimo successo in tutto il mondo: dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, passando per l'Olanda, la Francia e la Spagna, dove è in arrivo una nuova edizione.  
Giancarlo Magalli, dopo aver inventato alcuni dei giochi più famosi della tv italiana, torna alla conduzione di un game show: entrerà nelle case degli italiani per giocare con le parole insieme a loro, creando un clima famigliare, alternando scherzi e risate ma senza dimenticare di insegnare ogni giorno qualcosa di nuovo. I giochi con le parole saranno occasione per raccontare storie e curiosità sulla lingua italiana: dall'etimologia alla storia delle parole, passando per i significati e gli aneddoti.  

Tre coppie di concorrenti si sfideranno in ogni puntata a colpi di parole nelle manches di un gioco semplicissimo, che tutti possono provare, anche da casa e senza una particolare preparazione: si tratta infatti di semplici giochi di parole, una tendenza che negli ultimi anni ha avuto presa anche sui giovanissimi.  

Tra i concorrenti che parteciperanno ci sono fidanzati, una suocera con sua nuora, amici, colleghi, nonni e nipoti, padri e figli e una coppia di gemelli: il più giovane ha 18 anni, il più grande 85. Ciascuno di loro potrà portare con sé un portafortuna: in studio vedremo un ukulele, qualche peluche, un disco del lancio del disco, un'esca da pesca, un corno rosso, una campanella e un mattarello.  

Sono sei le manche di gioco che i concorrenti dovranno superare, affrontando anagrammi, lingo e tentando di scoprire parole nascoste: a ogni manche superata, accumuleranno vincite che vanno da 200 a 3.000 euro. Due squadre verranno eliminate nel corso nella puntata e si aggiudicheranno un premio che è già un "cult": delle calze con il viso di Giancarlo Magalli e il logo del programma. La coppia di concorrenti che arriverà all'ultimo gioco, il superlingo, proverà a vincere il montepremi finale.  

I GIOCHI  
LINGO - Quante parole conosci di 5 lettere che iniziano, per esempio, con M? I concorrenti hanno 5 tentativi per indovinare quale sia quella giusta. Durante il programma il gioco si fa sempre più difficile con parole da 6 e da 7 lettere.
PAROLE PAROLE PAROLE - Con una sequenza di 12 o più lettere a disposizione, disposte in ordine alfabetico, ogni squadra ha 5 tentativi per comporre parole più lunghe possibili che le contengano.
PAROLA FANTASMA - Con una definizione e una griglia composta da 10 caselle, i concorrenti devono indovinare la corrispondente parola di dieci lettere.
PESA LE PAROLE - Le squadre devono risolvere un anagramma e possono scegliere la lunghezza della parola, da 5 a 15 lettere.

"Una parola di troppo" è prodotto da Rai2 in collaborazione con Stand by me, scritto da Giona Peduzzi, Riccardo Favato, Coralla Ciccolini. Curatori Rai Sabina Ceresani e Francesca Giovannetti; curatore Stand by me Francesco Sturlese; produttore esecutivo Rai Paola Maggioli; produttore esecutivo Stand By me Claudia Santilio. Regia di Stefano Sartini.

mercoledì 27 ottobre 2021

RAI2 CELEBRA MASTROIANNI 25 ANNI DOPO

Il cinema è il grande protagonista della prima serata di Rai Due targata Rai Documentari, che propone due documentari di Emmanuelle Nobécourt: "Marcello Mastroianni. L'italiano ideale" e "Cinecittà. La fabbrica dei sogni" in onda il 28 ottobre.

A 25 anni dalla sua scomparsa, Rai Documentari dedica a Mastroianni una serata speciale con un documentario di Arte France che ne ripercorre la vita e la carriera in una sorta di "autobiografia immaginaria" raccontata dallo stesso Marcello attraverso le numerose interviste che ha rilasciato nel corso del tempo. Grazie inoltre alle testimonianze della figlia Barbara e di colleghi tra cui Marina Vlady, Jean Sorel, Sandrine Bonnaire e Alessandro Gassmann,  il documentario delinea il ritratto del più famoso attore italiano di sempre, cercando di risolvere il mistero di questo indefinibile e incantevole "stile all'italiana" che ha fatto di Marcello Mastroianni il "Cinema" per antonomasia. "Era di quel genere di attori che non fanno le cose ma portano tutto a sé, lui non faceva, lui era" racconta di Mastroianni la regista Francesca Archibugi. Unico nello stile e nel portamento, ha da sempre rappresentato non solo l'attore italiano per eccellenza, ma anche un mito di eleganza e carisma intramontabile. Nel corso della sua carriera, ha personificato nei suoi diversi ruoli ogni singolo aspetto del tipico uomo italiano della sua epoca. Non solo è diventato l'attore cult dei migliori registi nostrani, ma è stato anche l'attore cinematografico italiano più famoso e ricercato nel mondo.  

A seguire, "Cinecittà. La fabbrica dei sogni", una produzione Palomar con Rai Documentari e Luce Cinecittà, che, attraverso preziose testimonianze d'archivio e di personaggi che ne hanno costruito la leggenda, porta sullo schermo tutte le contraddizioni storiche del nostro Paese passando attraverso le luci degli studi televisivi più iconici di sempre. Dalla sua inaugurazione nel 1937 agli anni Sessanta, da Scipione l'Africano a La dolce vita, Cinecittà è stata un vero laboratorio politico. Sfuggendo al controllo fascista e grazie ai capitali americani del Piano Marshall, Cinecittà, ribattezzata "Hollywood sul Tevere", e l'Italia intera videro una miracolosa rinascita. Gli studi sono così passati da strumento di propaganda a fulcro simbolico dell'intera società italiana, nonché teatro della sua rappresentazione. Trasformata in un immenso set cinematografico, la Città Eterna vantava un cast eccezionale: da Ava Gardner a Charlton Heston, Humphrey Bogart, Elizabeth Taylor o Kirk Douglas, le star di Hollywood non seppero resistere all'antica bellezza e all'atmosfera festosa che elettrizzava le notti romane. Un'atmosfera effervescente e cosmopolita, che sanciva la rinascita dell'Italia e che sarà immortalata a Cinecittà da un regista in particolare: fu nell'enorme Teatro 5 che Federico Fellini nel 1959 iniziò a girare l'opera che sarebbe diventata molto più di un cult, un vero e proprio mito. Cinecittà diede vita a un fenomeno che Fellini, cogliendone l'essenza, denominò: "La Dolce Vita". Cinecittà è stata il teatro di un cinema nuovo, capace di rappresentare la realtà dell'Italia e diventare uno dei principali ambasciatori del Paese nel mondo.

martedì 26 ottobre 2021

LA TENEREZZA DI BERLUSCONI, CHE CREDE DAVVERO DI POTER DIVENTARE PRESIDENTE

Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi.

Devo dirlo: mi fa tenerezza. Ma una tenerezza struggente, malinconica, devastante. Vedere Silvio Berlusconi che - alla sua tenera età e con tutto il pregresso politico, giudiziario e mediatico che ha interessato la sua persona - crede davvero di poter diventare presto Presidente della Repubblica al posto di Sergio Mattarella, mi mette addosso un sapore che fatico a spiegare. Che sa più d'amaro che di rabbia.

A parte il fatto che fatico a comprendere (ma questo da sempre, persino da quando la cosa aveva un valore aggiunto indiretto anche per gli interessi aziendali del Cavaliere) come uno come lui, multimilionario, si interessi ancora ai teatrini della politica nostrana invece di spaparanzarsi con un cocktail in mano a bordo piscina in una villa su qualche isola sperduta. O su uno yacht imbottito di medici, paramedici e apparecchi medicali al posto dell'equipaggio.

Però conoscendo la tigna dell'uomo, padre e soprattutto padrone di Forza Italia (dove i suoi non sanno più come arginarlo), tutto rientra in una dimensione forse comprensibile. Dicono che per arrivare al gol gli manchino 54 voti dei Grandi Elettori. E magari già da tempo il nostro sta lavorando sottotraccia per accaparrarseli. Chi può dirlo?

Finirà in niente, ovviamente. Prevarrà il buon senso, se non prevarrà il senso dello Stato. È qualcosa che non sta né in cielo né in terra. Ma solo il fatto che noi si sia qui a parlarne, lascia intuire come siamo messi.



giovedì 21 ottobre 2021

SIAE VIOLATA DAGLI HACKER: «PERSEGUIREMO I RESPONSABILI»

SIAE, sulla base delle evidenze ad oggi raccolte, informa i propri associati, mandanti, dipendenti, utilizzatori del repertorio che un gruppo criminale ha effettuato la copia di taluni file presenti nel sistema documentale della Società, prevalentemente file pdf.
Non appena avuta notizia dell'accesso fraudolento al proprio sistema documentale, SIAE è intervenuta bloccando l'utenza che operava a danno della Società e dei soggetti interessati dalla violazione.

Inoltre, sono state messe in atto altre misure rafforzative di sicurezza con il coinvolgimento di primarie società di Cyber Security come Feedback e da domani anche Leonardo, azienda di assoluto livello e di indiscussa capacità nella gestione degli incidenti di sicurezza, delle attività di recovery e protezione, in grado di affiancare SIAE nel fronteggiare la particolare capacità criminale degli aggressori, già noti alle forze dell'ordine.
SIAE ha altresì depositato denuncia presso la Polizia Postale e reso notifica di violazione al Garante per la protezione dei dati personali.

La Società sottolinea con fermezza che produrrà ogni sforzo per perseguire i responsabili.
SIAE sta infine proseguendo nella valutazione degli effetti dell'accesso subìto.
Si deve peraltro segnalare che purtroppo l'aggressione ha interessato file relativi a tipologie diverse:

dati anagrafici;
dati di contatto (mail, numeri telefonici);
dati bancari (IBAN);
dati riportati su documenti di identità;
dati riportati sui moduli di adesione a SIAE relativi prevalentemente agli anni 2019 e 2020.

Tutti gli interessati riceveranno puntuale informazione sugli specifici dati che li riguardano non appena SIAE avrà terminato l'analisi del contenuto di tutti i singoli file, fornendo puntuale indicazione dei dati illecitamente carpiti che li riguardino.

BAGLIONI, ARRIVA L'OPERA CONCERTO TOTALE

Uno spettacolo eccezionale per tempi eccezionali. È "IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA", l'opera-concerto totale registrata presso il Teatro dell'Opera di Roma, tratta dall'omonimo e ultimo album di inediti di CLAUDIO BAGLIONI (certificato platino e con oltre 14 milioni di streaming - audio e video), che questa sera, giovedì 21 ottobre, alle ore 21.00, rivivrà proprio nel prestigioso Teatro dell'Opera di Roma, dove verrà proiettata nell'ambito della Festa del Cinema di Roma.

Domani, venerdì 22 ottobre, alle ore 16.30, invece, presso la Sala Sinopoli dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, CLAUDIO BAGLIONI sarà protagonista dell'Incontro Ravvicinato con ANTONIO MONDA (Direttore Artistico Festa del Cinema di Roma), uno dei momenti più apprezzati dal pubblico della Festa del Cinema.

"IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA" arriverà anche nelle sale cinematografiche per tre giorni, 2-3-4 novembre, distribuito da Medusa Film.
L'opera-concerto totale "IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA" è eccezionale non solo nell'ideazione – parole e musiche di Claudio Baglioni, direzione artistica di Giuliano Peparini - ma soprattutto nella realizzazione. In tempi normali, infatti, non sarebbe mai stato possibile dar vita a un'opera che trasforma in ambiente scenico ogni spazio - retropalco, palchi, golfo mistico, platea, foyer, camerini e corridoi - del Teatro nel quale va in scena.

Per questa occasione, artista, orchestra, coro e parte del corpo di ballo del Teatro dell'Opera di Roma, musicisti, vocalist, danzatori, performer e acrobati animano ogni angolo della struttura, illuminando di sé, oltre al palcoscenico, tutti quegli spazi che, solitamente, non sono luoghi di rappresentazione.
L'opera-concerto totale "IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA" è una esclusiva ITsART, la piattaforma streaming promossa dal MiC dedicata a teatro, musica, cinema, danza e ogni forma d'arte, con contenuti live e on-demand, disponibili in Italia e all'estero.

«La ferita dei teatri vuoti ci ha colpiti al cuore e faticherà a rimarginarsi – racconta Claudio Baglioni – Per questo ho cercato di contribuire a riempire quel vuoto, portando in dono al teatro tutto quello che avevo da dare. Musica e parole, naturalmente. Ma anche un'Opera - "IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA" – che fonde recitazione, danza, gesto, giochi di luci e suoni, "quadri" animati da performer, e nella quale grande orchestra, coro lirico, coristi e band diventano co-protagonisti della narrazione. Ognuno di noi - con la propria arte, sensibilità, intensità, espressività - ha provato a cancellare il vuoto del teatro, riempiendolo, letteralmente, di vita. E, così, tutto - palcoscenico, golfo mistico, platea, palchi, loggioni, foyer, corridoi, backstage – è diventato scena. Uno spettacolo totale in uno spazio scenico totale, nel quale - per la prima volta - l'idea wagneriana dell'arte totale si realizza in una architettura totale. "IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA" è davvero uno spettacolo eccezionale per tempi eccezionali. E non solo perché in "tempi normali" non sarebbe mai stato possibile concepirlo né realizzarlo ma, soprattutto, perché credo ci sia bisogno di idee eccezionali per aiutare certe ferite a rimarginarsi, e trasmettere le energie che servono a fare di dolore, difficoltà e privazioni i semi per costruire un futuro nuovamente degno di questo nome».
Arte totale, teatro totale, estetica cinematografica.

Un'anteprima assoluta. Non solo perché tema, narrazione, canzoni e allestimento musicale e scenico sono originali ma, soprattutto, perché "IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA" riprende - estendendola - l'idea wagneriana di opera d'arte totale. Arte totale in un intero teatro, dunque - in tutti i significati che il combinarsi di queste due formule è in grado di esprimere – che finisce, però, col rivelare un'estetica cinematografica, tanto da trasformare "IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA" in un inedito FilmOpera. Come accade nella cinematografia, infatti, le diverse scene di questo straordinario atto unico (scene rese ancora più suggestive dal ricorso ad effetti di luce e soluzioni illuminotecniche che normalmente non si vedono nei teatri di tradizione all'italiana) sono state riprese da diversi punti di vista – attraverso un incalzante ed emozionante uso di campi e controcampi - in modo da unire al lirismo fisico del teatro, la magia metafisica del cinema.

Storia di un amore e dell'amore.
È la storia di un grande amore e dell'amore stesso: amore personale - reale o ideale, fisico o mentale, vissuto o semplicemente vagheggiato ma, sempre inatteso, sorprendente, travolgente - di un "uomo di varietà" e della sua "principessa". Ma anche amore universale: antico, eppure ogni volta incredibilmente nuovo, che anima ogni venatura del tempo – passato, presente e futuro – e dà senso e valore a tutte le stagioni della vita: fanciullezza, adolescenza, gioventù, maturità.

L'opera-concerto.
Lo spettacolo - della durata di novanta minuti - si apre con un monologo evocativo e rapsodico - scritto da Claudio Baglioni e interpretato da Pierfrancesco Favino - e un preludio danzato affidato all'étoile Eleonora Abbagnato.

La direzione di orchestra e coro è di Danilo Minotti, mentre la direzione della band di Baglioni è affidata a Paolo Gianolio, che ha firmato gli arrangiamenti e le orchestrazioni di nove dei quattordici brani dell'album. Gli arrangiamenti degli altri sette brani portano, invece, la firma di Celso Valli. I contributi solistici sono di Giancarlo Ciminelli, Alessandro Tomei, Roberto Pagani, Danilo Rea e Giovanni Baglioni, che esegue la suite finale dell'album.

"IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA" è prodotto da Friends & Partners e Fenix Entertainment S.p.A. La regia teatrale è di Giuliano Peparini, la fotografia è di Ivan Pierri, la regia televisiva è di Luigi Antonini.

martedì 19 ottobre 2021

ELEZIONI AMMINISTRATIVE * NON VITTORIA DEL CENTROSINISTRA, MA SCONFITTA DEL DEL CENTRODESTRA

I leader del Centrodestra sconfitto, sia a Milano che a Roma: Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi.

Tralasciando il dato non trascurabile dell’astensionismo alle stelle, fossi in Enrico Letta non farei tanto il figo. Il risultato elettorale di oggi non è in realtà frutto di una vittoria o di particolari strategie del Pd, ma soprattutto figlio di una grande sconfitta del Centrodestra. E non per via dei recenti scandali o scandaletti. Credo che gli italiani abbiamo vissuto molto male le uscite contraddittorie e insensate della Destra su Covid, vaccini e Green pass. 
Il Paese, che già si fida poco della politica e la vive con insofferenza, voleva soltanto rialzarsi dopo la batosta del virus. Con fatica e pazienza. Avrebbe preferito trovare un fronte compatto. Un vero Governo di unità nazionale e poche divagazioni per amore di parrocchietta o per recuperare nei sondaggi. La popolarità di Mario Draghi lo dimostra. Invece gli italiani si sono trovati di fronte gente che a Destra remava contro per puro interesse di bottega. L’hanno capito e non l’hanno gradito. È un voto che non deve né può stupire.

lunedì 18 ottobre 2021

IVA ZANICCHI: «BASTA SHOW DOVE GLI EFFETTI SPECIALI PENALIZZANO LE CANZONI»

La cantante e opinionista tv Iva Zanicchi.

Iva Zanicchi
sta per tornare in video con un varietà celebrativo di un'intera carriera. Si intitola «D'Iva» e andrà in onda (salvo problemi di palinsesto) il 4 e l'11 novembre su Canale 5. Due puntate piene zeppe di canzoni e di ospiti dedicate alla leggendaria “Aquila di Ligonchio".

Come valuta l'opinionista ed ex conduttrice (fu la regina di «Ok, il prezzo è giusto!») le ultime produzioni Mediaset? La rete che la manda in onda ha appena trasmesso «Star in The Star», chiuso dopo appena cinque puntate (avrebbero dovuto essere otto) dopo avere registrato ascolti drammatici. Che sul finale hanno sollevato anche il sarcasmo e l'autoironia di Ilary Blasi.

«L'ho visto poco, quel programma, ma credo sia stato penalizzato dal fatto che era molto simile a "Tale e quale show" e "Il cantante mascherato", già in onda da tempo su altre reti. Però posso dire una cosa? Non è il caso di smetterla con queste scene piene di fiamme, luci, palloncini colorati, balletti invasivi, costumi, gente che entra e che esce?» è la chiave di lettura della Zanicchi. «Tutto questo circo a mio avviso distrae terribilmente dal cantante, dalla canzone e dall'intepretazione».

E il «Grande Fratello Vip», del quale Iva è stata opinionista? «Il GFVIP non mi dispiace, e trovo che sia una sorpresa Sonia Bruganelli: dice cose intelligenti, in modo deciso, senza farsi condizionare. È sempre stata dietro le quinte, ma mi piace anche in video».

mercoledì 6 ottobre 2021

MASSIMO COTTO: «ROCK IS THE ANSWER», LE FRASI DELLE LEGGENDE CHE AIUTANO A VIVERE

Dal 14 ottobre sarà disponibile in libreria e negli store digitali "ROCK IS THE ANSWER – Le risposte della musica alle questioni della vita" (Marsilio Editori), il nuovo libro del giornalista MASSIMO COTTO che racconta il mondo del rock attraverso le parole di oltre 150 artisti raccolte nel corso degli anni durante interviste ed incontri.

Il libro è disponibile in pre-order al seguente link: https://www.marsilioeditori.it/libri/scheda-libro/2971292/rock-is-the-answer.

Tra voci sopra le righe e divertenti aneddoti, meditazioni profonde e consigli quotidiani, a ogni mese dell'anno si associa una riflessione che nasce da un brano cult e che introduce una parola chiave per ciascun giorno. Dall'amore (tema di gennaio) alla ricerca di una risposta (tema di dicembre), passando per il futuro (tema di giugno), ogni riflessione è accompagnata da una canzone che fa guida all'ascolto e dà una o più risposte che gli artisti hanno voluto consegnare a Massimo Cotto durante incontri e colloqui. Demoni e ispirazioni, vizi e virtù rivivono in uno zibaldone di pensieri che diventa al tempo stesso un motore per le ricerche personali e il prodotto di un nuovo e mai banale sguardo sul mondo.

Massimo Cotto, nato ad Asti nel 1962, è autore di 71 libri, giornalista professionista, DJ radiofonico, autore televisivo e teatrale, presentatore e direttore artistico di numerosi festival e rassegne. Oggi è una delle voci più note di Virgin Radio, ma in passato ha parlato ai microfoni di Radio Rai (con cui ha collaborato per oltre vent'anni e dove è stato per quattro anni responsabile artistico di Radio Uno), Radio 24 e Radio Capital. Ha collaborato con diversi quotidiani e scritto per le principali riviste italiane e internazionali, tra cui l'americana Billboard e la tedesca Howl!. Nell'estate del 2021 ha debuttato a teatro il suo ultimo spettacolo dal titolo "Decamerock". Dopo essere stato tra gli autori del Festival di Sanremo 2010, da più di dieci anni è alla guida di Sanremolab e Area Sanremo, l'unico contest che seleziona i giovani per il Festival di Sanremo. Dal 2017 al 2019 ha presieduto la giuria del Primo Maggio di Roma. Per Marsilio ha pubblicato "Rock Therapy. Rimedi in forma di canzone per ogni malanno o situazione" (2017) e "Decamerock. Ribellioni, amori, eccessi dal lato oscuro della musica" (2020).

martedì 5 ottobre 2021

MILANO * SALA AVREBBE VINTO COMUNQUE, MA IL TRACOLLO DELLA LEGA È COLPA DI SALVINI

I risultati delle elezioni comunali dell'ottobre 2021 a Milano.

Parliamoci chiaro: a Milano era scontato che fosse riconfermato Beppe Sala. Ha lavorato bene, ed è stato premiato. Quel che non ci si aspettava (in questi termini) era una sconfitta così pesante di Luca Bernardo, l'uomo fortemente voluto da Matteo Salvini, e il tracollo del Centrodestra. 57,7% contro il 32% non sono parole o analisi politiche, ma numeri che bruciano, soprattutto in Lombardia, tradizionale feudo leghista.
La gente ha capito il bluff vivente e si allontana sempre più dal confuso, ormai molto confuso imbonitore prossimo alla liquidazione da parte di Giorgetti, vista la sempre più marcata spaccatura interna.
Anche nel resto d'Italia Centrosinistra e Pd (che è soprattutto apparato) hanno vinto, come di consueto, facendo paradossalmente ben poco. Sfruttando soprattutto gli errori altrui, che sono parecchi. E non parlo tanto dell'inchiesta di Fanpage, che credo poco abbia impressionato gli elettori di Fratelli d'Italia: sapere che a Milano ci sono loro eletti che inneggiano al fascismo e prendono soldi in nero non penso li preoccupi particolarmente. E del resto Silvio Berlusconi, che forse sogna ancora illusoriamente il Colle, è stato impeccabile. Ormai sembra uno statista vero.
Parlo soprattutto di come la Lega e Salvini hanno gestito la questione vaccini e Green Pass. In modo ondivago, contraddittorio, fra continue retromarce e cambi di rotta insensati e dettati dalla disperazione del capo a picco nei sondaggi. Per accaparrarsi i voti di qualche picchiatello no-vax, sono andati a perdere il consenso della maggior parte dell'elettorato del Carroccio che giustamente nei vaccini credeva e crede, e l'ha dimostrato. Ha pesato più questo aspetto che non la vicenda di Luca Morisi, che pure di certo bene non ha fatto all'immagine di Salvini e della Lega tutta.
Poi ci sono stati il boom del Centrosinistra a Bologna e quello del Centrodestra in Calabria. E Roma, dove la batosta per i 5 stelle è stata letale: perse in pochi anni 550 mila preferenze, Virginia Raggi è riuscita a rimediare un 20%; ma il vero exploit è stato Carlo Calenda (se avessi votato nella Capitale l'avrei premiato anch'io), che è arrivato a numeri notevoli dal niente con una lista civica. Là il Centrodestra chiude il primo giro tre punti sopra il Centrosinistra, ma dovrà soccombere al ballottaggio perché dubito che gli elettori di Raggi e Calenda daranno il loro voto a destra.

lunedì 4 ottobre 2021

JERRY CALA': «LASCIARE I CINEPANETTONI MI HA FATTO PERDERE MOLTI SOLDI»

L'attore e cabarettista Jerry Calà.

«Ho fatto talmente tante cose nella vita che non mi sento 70 anni, ma di più. Ed essendo un ex Gatto (di Vicolo Miracoli) ho sette vite. Quindi chissà, forse si può moltiplicare…»
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Ancora galvanizzato per la mega festa che ha imbastito il 20 luglio scorso all’Arena di Verona per questo compleanno decisamente speciale, Jerry Calà ragiona tra palco, anagrafe e realtà.

 Jerry, ha visto? Anche Raffaella Carrà se n’è andata.
«Straordinaria, anche nel riuscire a nascondere così bene la malattia. L’ho avuta come vicina di casa, al piano di sotto, quando abitai a Roma. Mi invitò in tv e in diretta, a sorpresa, mi rimproverò per come parcheggiavo il fuoristrada da esaltato che avevo in quegli anni, ed essendo uno scapolone, per il viavai che c’era a casa mia. Rimasi basito».

Se guarda indietro, che cosa non rifarebbe?
«Mollare i cosiddetti Cinepanettoni così presto. Feci “Yuppies”, che andò benissimo, ma non volendo essere etichettato passai a un film norvegese che andò così così. Avessi continuato, sarei rimasto nel giro. I miei colleghi sono molto più ricchi di me».

Si è mai montato la testa? Per esempio negli anni in cui lasciò i Gatti?
«Il rischio c’era, mi stavo perdendo, ma fu Mara Venier, con la quale convivevo in quegli anni, a salvarmi, ad ancorarmi a terra. Rifiutò anche dei film per starmi accanto. Le sarò grato per sempre».
E in futuro, che cosa l’aspetta?
 «Se chiudo i contratti, un bel film corale come regista da girare in autunno. Non sarò il protagonista, ma uno degli interpreti. Per ora non dico altro, ma sarà stupendo».

DAL SETTIMANALE OGGI (AGOSTO 2021)

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