lunedì 11 dicembre 2023

SCHERZI TELEFONICI * I PIU' GRANDI DELLA STORIA (NON SOLO) TELEVISIVA D'ITALIA

Da sinistra, Paolo Guzzanti, Teo Mammucari e Frank Matano.

La storia d'Italia è popolata di burle alla cornetta. E caderci è più facile di quanto si creda, senza essere per forza la Premier Giorgia Meloni. Lo scherzo telefonico è un'arte sopraffina, e può regalare grandi soddisfazioni. Si muove essenzialmente su due perni: l'imitazione accurata di un soggetto, oppure la sfrontatezza assertiva e ben documentata nell'argomentare. Se le due capacità coincidono, complice un po' d'ingenuità o distrazione della vittima, si gioca nel massimo capionato.
Tra gli amanti del genere c'era Alberto Sordi, che una sera, a casa di Anna Magnani, telefonò in piena notte alla collega Eleonora Rossi Drago, che il giorno successivo avrebbe dovuto ricevere il premio Noce d'argento. Fingendosi il segretario organizzativo dell'evento, le comunicò dapprima con dispiacere che non ci sarebbe più stata un'auto per venirla a prelevare a casa; subito dopò rincarò la dose dicendo che era sparita anche l'ospitalità in albergo, e per finire che la statuetta del premio sarebbe stata sostituita da riconoscimenti in natura, come polli e prosciutti. Pare che la Rossi Drago abbia accettato senza fare una piega tutti questi a dir poco vistosi ridimensionamenti.
Il nostro Paese ospita l'antesignano degli scherzi telefonici, per così dire, istituzionali. Diversi anni fa, in alcune stagioni di divertimento sfrenato, il giornalista Paolo Guzzanti (padre di Corrado, Sabina e Caterina), che riesce a imitare alla perfezione Sandro Pertini, seminò panico e confusione in Rai. Agenda alla mano, chiamò mezzo mondo politico della capitale e i maggiori notabili della tv di Stato, invitando alcuni di loro, con la voce del Presidente della Repubblica, a rinnovare il contratto in scadenza di Enzo Biagi; altri invece a non confermarlo assolutamente. Fu un cortocircuito. Come quello che procurò in video a Renzo Arbore chiamandolo in diretta, con la tipica calata pertiniana, a Quelli della notte. Andò peggio a Sergio Zavoli, allora Presidente della Rai, che si sorbì a mezzanotte, in mesto mutismo, un estenuante monologo del finto Capo dello Stato pieno di rampogne, mezzi deliri e frasi laconiche. Fu "tamponato" da un lancio notturno dell'agenzia di stampa Ansa con la quale si magnificava la straordinaria sintonia fra Zavoli e Pertini. Guzzanti senior, che in realtà è il vero giocherellone di casa, prese di mira anche Gianni Minà: si qualificò sempre come il Sandro nazionale, e gli chiese di disegnare a mano alcune cartine topografiche dell'America latina, dove il nostro stava per effettuare un viaggio ufficiale. Minà accettò, e si presentò a pranzo al Quirinale un paio di giorni dopo con le preziose carte, vedendosi respingere con perdite alla porta per quella visita della quale il protocollo non sapeva nulla. Lavorando ne La Repubblica di Eugenio Scalfari, dov'erano note le performance guzzantiane, un collega spesso preso di mira una sera mandò letteralmente a quel paese (credendolo Guzzanti) quello che si scoprì poi essere il vero Pertini. Ma il padre di Corrado, futuro Senatore, imitava anche la voce del direttore, convocando colleghi con le richieste più disparate. Una volta allo stesso caporedattore centrale di cui sopra annunciò addirittura il licenziamento, e lui si presentò paonazzo e urlante nell'ufficio di un attonito Scalfari.
A fare degli scherzi telefonici mestiere e show televisivo fu Teo Mammucari, che li sdoganò con il suo Libero, su Rai2. Riadattando con uno stile personale le supercazzole tognazziane di "Amici miei", Teo sapeva stordire l'interlocutore con un ritmo incazante di mezze frasi farlocche o incompiute, che si chiudevano quasi sempre con una domanda perentoria o un "Lei mi capisce, vero?". No, non capivano. Ma spesso abbozzavano. La redazione metteva finte inserzioni sui giornali per un lavoro da dog sitter? Alla prima chiamata Mammucari si fingeva molto disponibile, ma durante la conversazione simulava di picchiare urlando il cane di sua proprietà. La potenziale cliente ovviamente prendeva il volo. Con la complicità di Carlo Verdone (altro grande appassionato) prese di mira l'allenatore Fabio Capello, facendogli credere che un suo giocatore, Vincenzo Montella, uscendo ubriaco da un ristorante, avesse urlato l'intenzione di picchiarlo alla prima occasione, e che la notizia stesse per uscire sui giornali. Verdone poi, spalleggiato dall'appuntato Mammucari, fingendosi un agente della Polstrada, chiamò di notte una tra le sue vittime preferite: zio Ermanno, romano purosangue, per comunicargli che la sua auto, che credeva parcheggiata in garage, era stata rubata e aveva subito un incidente ad Anzio. Segue accurata descrizione del mezzo, lettura della targa e delle parti danneggiate. Fra le contumelie di zio, che alla frase: "Dottor Schiavina, è andata contro un albero, è praticamente distrutta", risultava visibilmente al limite dell'umana sopportazione.
Erede moderno di Mammucari, nato come fenomeno web e poi passato alla tv, è senza dubbio il goliardico Frank Matano, che ai suoi esordi su YouTube ha macinato milioni di visualizzazioni sfruttando un'ampia estensione vocale, che gli consentiva di riprodurre con estrema cura soprattutto vocine di bambini petulanti che chiamavano chiunque, a volte anche le reception degli hotel, aiutando finti genitori (sempre Matano) non a proprio agio con l'italiano a prenotare un soggiorno. Frank ha anche evacuato di notte case al piedi del Vesuvio annunciando un'imminente "lieve scossa della scala Oken, con probabili schizzi che bucano auto e tetti".
Lo scherzo più celebre, perfetto per lunghe cene tra amici, è quello di prendere di mira un soggetto e farlo chiamare a distanza di venti minuti-mezz'ora da almeno 6-7 commensali diversi chiedendo di un fantomatico Gino. L'interlocutore, perplesso e spazientito, dirà ogni volta che in casa non c'è nessun Gino, chiederà innervosito chi abbia fornito il suo numero (risposta standard: ovviamente Gino stesso), con chiamata finale così concepita: "Buonasera signore, sono Gino. Per caso ha chiamato qualcuno per me?".
Gli scherzi telefonici sembrano essere l'ultima isola dove il politicamente scorretto in Italia viene consentito e tollerato. Le radio, più corsare della tv, ne hanno sempre fatto largo uso. A volte andando anche sul pesante, come accade per esempio da anni a Paolo Noise e amici ne Lo zoo di 105.
Ormai le burle nell'etere sono diventate anche una forma surrogata di legittima difesa del cittadino. Per esempio dai centralinisti dei call center. E sono sicuramente più efficaci del Registro delle opposizioni. C'è chi risponde facendo ripetutamente il verso di galline o scimmie, sino alla resa del molestatore, che riaggancia.

(DAL SETTIMANALE GENTE - NOVEMBRE 2023)

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