martedì 19 maggio 2020

GIUCAS CASELLA: «SONO IL PIÙ GRANDE MENTALISTA DEL MONDO (E ANCHE UN PO' PARACULO)»

Il sensitivo Giucas Casella.
È annoverato tra le spezie televisive, il «mago» (per brevità) Giucas Casella. Quando gli autori non sanno più quale strano ingrediente aggiungere per insaporire i loro programmi, ecco che ricorrono a lui, al Divino Otelma, a Cristiano Malgioglio, a Platinette e, di recente, a Francesca Cipriani. Un bel quintetto di stravaganti. «Ma non mi dispiace farne parte» commenta Giucas, in tuta e scarpa-ciabatta style nel suo appartamento romano sulla Cassia, dove vive dal 1979. «L’importante è essere se stessi».

Casella, sul suo sito web lei si definisce: «Il più grande mentalista di tutti i tempi». Dica la verità, le è scappata un po’ la mano.
«Ma scherza? Lo sono eccome: ho lavorato in tutto il mondo!».

Qual è la sua carta vincente?
«L’ipnosi. Da quando debuttai a “Domenica in” con Baudo. Mi toccò persino andare a Latina a slegare le mani di un Vescovo, rimaste intrecciate dopo un mio tele-esperimento».

So per certo che anche autori e redattori Rai slegavano mani al telefono su sua delega. Fu un inquietante fenomeno di massa.
«Ebbi anche alcune denunce e per tre settimane mi vietarono di fare ipnosi dando spettacolo in tv. “Solo quella terapeutica”, dissero. Poi venne revocato il blocco. Anche a Ciriaco De Mita slegai le mani».

Maddài. Dove successe?
«Pippo organizzò una serata a Nusco, il paese del politico Dc: lì lo ipnotizzai e gli intrecciai le mani, che per lungo tempo non si sciolsero».

Erano i tempi in cui Di Pietro a Milano iniziava a legarle ai politici meglio di lei?
«Nooo, successe prima. Ma in seguito venne Giulio Andreotti in studio, andai per salutarlo, e mi sorprese. Si chinò verso di me e con la sua vocina disse: “Senta, non è che verrebbe in Parlamento a legare un po’ di mani a chi dico io?”».

In una carriera avrà ipnotizzato chiunque.
«Belen Rodriguez finì rigida in catalessi. Ma ho fatto anche Paolo Villaggio, tutti e quattro i Pooh…».

Guai o lamentele?
«In stato d’ipnosi feci spogliare la modella Cannelle, che poi denunciò tutto il programma; Anna Mazzamauro dopo uno stato di trance accusò dolori. E a Catania, in una festa di piazza, feci togliere la maglietta a una ragazza e le imposi di grattarsi a ripetizione: arrivò il fidanzato e mi diede un pugno».

Avendo ipnotizzato anche animali, lei ha dichiarato che «i più ricettivi sono i coccodrilli, seguiti dai polli e dai cobra». Mi fa una classifica analoga con i Vip?
«Al primo posto metto Dario Argento: una cosa stupenda. Ma anche Orietta Berti è un soggetto straordinario. Al terzo, Valeria Marini».

Chi si è categoricamente rifiutato?
«Lucio Dalla, buonanima. Poi Patty Pravo e anche, a sorpresa, Amanda Lear».

Come mai? Sembra persona di spirito.
«Aveva paura di perdere il controllo. E poi, secondo lei, quale domanda scomoda avrei dovuto farle sotto ipnosi? Il problema è che la gente crede che chi viene ipnotizzato sia un soggetto debole».

Invece?
«L’esatto contrario. È il forte che si lascia ipnotizzare perché non ha paura a cedere la propria volontà e ti asseconda. Il debole fa resistenza, come mi accadde con Simona Ventura. Risultò un fiasco».

Lei si è mai fatto ipnotizzare?
«No, non cederei mai ad altri la mia volontà. Al massimo mi autoipnotizzo quando faccio i numeri più pericolosi: fachirismo, interramenti…».

Un giorno arrivò Gigi Sabani e iniziò a sfotterla: «Paragnosta, figlio di gran paragnosta»…
«Quei tormentoni all’inizio mi ucciserò perché io creavo il pathos e la gente ovunque mi prendeva in giro. Non riuscivo più a lavorare. Cercai di stopparli, anche ai piani alti in Rai, ma mi dissero: “Quando ti imitano, vuol dire che hai sfondato”. Avevano ragione».

Fu invece Mara Venier a scoprire la sua indole più (mi permetta) cazzara: giochi, travestimenti… Nell’ambiente si dice che oggi i vostri rapporti siano un po’ freddi.
«Mannò, Mara è una sorella ed è stata proprio lei a spingermi ancora più in là come personaggio. Ci può essere qualche divergenza di vedute in ogni famiglia. Io lavoro e vado dove mi pagano: non faccio mai tv gratis. Ora non ho più esclusive con Mediaset e se vorrà chiamarmi sarò sempre a sua disposizione».

È stato due volte all’«Isola dei famosi»: nel 2008 e nel 2018. Uscendo sempre prima per problemi di salute.
«Nel 2008 svenni, può capitare. Mio figlio James, che è medico, si spaventò da morire e in Italia fece il finimondo: andò dalla Ventura, dal produttore Gori: “Mio padre è malato, ha il diabete…”. Morale, mi costrinsero a tornare. Lo scorso anno caddi in barca: cinque costole fratturate. Non c’era alternativa».

Ma scommetto che tornerebbe subito in Honduras. Fra l’altro Brosio e la Cipriani sono già tornati e gli ascolti traballano.
«Credo di rientrare già in una lista di papabili. Comunque prenderei l’aereo domattina stessa, perché io sull’isola sto troppo bene: parlo con il sole, la sabbia, le palme. Faccio i miei rituali. È una carica d’energia».

Che cosa pensa del suo rivale Otelma?
«Beh, lui è il Divino… Si è creato questa ruolo. Ci crede, è uno studioso, ha più lauree. Io no. Penso che tutto sommato non faccia male a nessuno. Ciò che combatto da sempre invece è il paranormale».

Ha finito di camminare sui carboni ardenti?
«Nooo. In Grecia mi ustionai un piede, ma sarà la mia prossima sfida: voglio entrare nel Guinness con un percorso di 30 metri portando via il titolo a un giamaicano. Rai o Mediaset, vedremo chi avrà la meglio».

L’esperimento estremo che non ripeterà?
«L’apnea. Mai più. In Spagna rimasi sott’acqua per sei minuti, poi, non riuscendo a liberarmi, iniziai a sbattere sul vetro. Lo ruppero in tempo, ma sono vivo per miracolo».

Spilloni in gola, sepolture nel ghiaccio e in terra. In Tv ha fatto cose pericolosissime ma non quella oggi più pericolosa: uno show con Adriano Celentano.
(Ride) «In effetti mi manca. Del resto se pretendi di fare un programma di Celentano senza Celentano, poi non lamentarti se floppa. Ho acceso, ho trovato un cartone animato, ho cambiato canale».

Da mentalista, è in grado di prevedere l’ultima domanda che le farò?
«Purtroppo no».

Per essere un buon paragnosta, bisogna essere anche un discreto paraculo?
«Certo, diciamo che aiuta! Così come in molti altri settori, nella vita».

(DAL SETTIMANALE OGGI - FEBBRAIO 2019)






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