Un momento della celebrazione di Paolo Villlaggio, a San Felice sul Panaro. |
Qui per le strade è tutto un: "Venghi", "Facci", "Dichi", "Batti lei!". Immaginate un paese di diecimila anime della bassa modenese, che si sveglia col profumo dell'erba da fieno tagliata di fresco, dove si celebra contemporaneamente la morte definitiva del congiuntivo e il talento sopraffino di una tra le più grandi maschere del cinema italiano. San Felice sul Panaro (si raccomanda l'accento sulla seconda a) si è trasformato per un'intera giornata nel "Villaggio Fantozzi". Dove Villaggio è scritto con la maiuscola, e tracce di Fantozzi si ritrovano in ogni angolo, ogni anfratto, ogni balcone. Sui quali campeggiano eterni moniti come: "Lei non ha un complesso di inferiorità. Lei è inferiore!". E altre frasi immortali che si rifanno alla saga dell'impiegato più celebre, bistrattato e sfigato d'Italia. Il libro, frutto di una raccolta di rubriche giornalistiche, uscì nel 1971. Il primo film, regia di Luciano Salce, è del '75, e diede la stura ad almeno altri due capolavori e a una serie di copie più commerciali ma che arrivarono al grosso pubblico. Merito anche di reiterati trucchetti l'inforcata della bicicletta "Alla bersagliera!", che perde malauguratamente il sellino proprio mentre Fantozzi ci si siede ignaro e con inusitato dolore. Di solito su questa scena crollava la sala dalle risate.
L'idea del Villaggio pride è del bancario Federico Mazzoli, che ha coinvolto come sponsor un istituto di credito locale, la Sanfelice 1893 Banca Popolare, la quale ha affidato la direzione creativa dell'operazione al fotografo Roberto Gatti; il regista Paolo Galassi realizzerà intanto un docu-film per le piattaforme di streaming.
Quindici volontari (primo fra tutti Roberto Gavioli) hanno lavorato per un anno in due hangar immensi per creare in gran segreto le scenografie, fatte con pannelli di legno riciclati e vernici destinate a essere smaltite. Venti set dedicati alle scene cult dei film (dalla Trattoria al Curvone alla scalinata della Corazzata Potëmkin) sono stati quindi sparsi nel centro del Villaggio. Più di quaranta Bianchine (la mitica auto sulla quale Fantozzi portava la segretamente amata signorina Silvani, Anna Mazzamauro) sono arrivate in paese da tutta Italia; una anche da Cinecittà. E lo show vero e proprio, che partiva dall'essenza dei Fantozzi per ammiccare al felliniano, ha coinvolto 200 figuranti. Del resto la madrina dell'evento, Elisabetta Villaggio, figlia dell'attore ligure e autrice del libro "Fantozzi dietro le quinte. Oltre la maschera. La vita (vera) di Paolo Villaggio" si era raccomandata: "Mi sta bene, partecipo, ma per favore non fate una pacchianata, una carnevalata". E così è stato. "Mio padre sarebbe felicissimo qui oggi, anche solo vedendo tutte queste auto schierate" commenta. "E per tutto l'amore e l'effetto che gli vengono tributati dalla gente. Da piccola mi accorsi subito di avere in casa un genio, un uomo molto intelligente e dall'energia possente. E' stato ingombrante perché aveva un carattere fortissimo e a volte diventava ingombrante. Gli avevo vietato di venirmi a prendere a scuola perché tutti avrebbero visto l'attore e non mio padre. Ho fatto anche qualche comparsata in alcuni Fantozzi, come la sposa nella scena di un banchetto nuziale. E nella scena dell'autobus preso al volo la mattina c'è qualcosa di vero in famiglia perché papà la raccontava attribuendola a mio nonno. Forse romanzandola un po'. Pur essendo amico di grandi come Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, lui sul set, pur stimando i colleghi, aveva creato un rapporto d'amicizia solo con la sua controfigura, Clemente Ukmar, e Stella Battista, la sua sarta. Fra le chicche per cinefili, posso dire che la prima Pina, Liù Bosisio, lasciò dopo il secondo film perché non voleva essere troppo identificata con il personaggio, e rimpiazzata da Milena Vukotic. E la prima scena in assoluto girata di tutti i Fantozzi fu la partita a tennis tra la nebbia con Filini, ovvero Gigi Reder".
Quindici volontari (primo fra tutti Roberto Gavioli) hanno lavorato per un anno in due hangar immensi per creare in gran segreto le scenografie, fatte con pannelli di legno riciclati e vernici destinate a essere smaltite. Venti set dedicati alle scene cult dei film (dalla Trattoria al Curvone alla scalinata della Corazzata Potëmkin) sono stati quindi sparsi nel centro del Villaggio. Più di quaranta Bianchine (la mitica auto sulla quale Fantozzi portava la segretamente amata signorina Silvani, Anna Mazzamauro) sono arrivate in paese da tutta Italia; una anche da Cinecittà. E lo show vero e proprio, che partiva dall'essenza dei Fantozzi per ammiccare al felliniano, ha coinvolto 200 figuranti. Del resto la madrina dell'evento, Elisabetta Villaggio, figlia dell'attore ligure e autrice del libro "Fantozzi dietro le quinte. Oltre la maschera. La vita (vera) di Paolo Villaggio" si era raccomandata: "Mi sta bene, partecipo, ma per favore non fate una pacchianata, una carnevalata". E così è stato. "Mio padre sarebbe felicissimo qui oggi, anche solo vedendo tutte queste auto schierate" commenta. "E per tutto l'amore e l'effetto che gli vengono tributati dalla gente. Da piccola mi accorsi subito di avere in casa un genio, un uomo molto intelligente e dall'energia possente. E' stato ingombrante perché aveva un carattere fortissimo e a volte diventava ingombrante. Gli avevo vietato di venirmi a prendere a scuola perché tutti avrebbero visto l'attore e non mio padre. Ho fatto anche qualche comparsata in alcuni Fantozzi, come la sposa nella scena di un banchetto nuziale. E nella scena dell'autobus preso al volo la mattina c'è qualcosa di vero in famiglia perché papà la raccontava attribuendola a mio nonno. Forse romanzandola un po'. Pur essendo amico di grandi come Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, lui sul set, pur stimando i colleghi, aveva creato un rapporto d'amicizia solo con la sua controfigura, Clemente Ukmar, e Stella Battista, la sua sarta. Fra le chicche per cinefili, posso dire che la prima Pina, Liù Bosisio, lasciò dopo il secondo film perché non voleva essere troppo identificata con il personaggio, e rimpiazzata da Milena Vukotic. E la prima scena in assoluto girata di tutti i Fantozzi fu la partita a tennis tra la nebbia con Filini, ovvero Gigi Reder".
Assenti gli attori dei cast originali, per i cloni dei personaggi l'organizzazione ha attinto ad alcuni degli autoironici bancari della Sanfelice 1893. Tanto che il ruolo primario, quello di Fantozzi, è andato a Paolo Grossi, 49 anni, boss dell'Ufficio legale. E' sposato e ha due figlie ma la moglie ha ceduto volentieri il ruolo della signora Pina a Claudia Tartarini, 45 anni, impiegata in località Camposanto. Grossi, come quasi tutti, aveva anche almeno un doppio (in realtà in paese i ragionieri e i comprimari "non autorizzati" spuntavano come funghi, mandando in tilt i poveri fotografi, presenti a centinaia), in caso di indisposizione: l'ottimo Giorgio Giraudo, 61 anni, da Fossano. Che incarnava il ragioniere nella versione più domestica: canotta, bretelle, mutandoni ascellari, "Bottiglia di Peroni ghiacchiata e rutto libero". Anche Filini è un ex della Sanfelice 1893 (chissà se si ti diverti così anche quando vai da loro a fare un mutuo?): pensionato, 67 anni, "43 e 10 mesi di contributi", precisa con una certa pignoleria. E se delle signorine Silvani si è perso il conto, la parte di Calboni è andata allo psicologo e psicoterapeuta Matteo Merigo.
Intanto la titolare della drogheria Giberti, che si affaccia sul corso, ha recuperato un'introvabile bottiglia di Prunella Ballor, liquore cult ormai fuori commercio che Fantozzi proponeva ai suoi amici per un brindisi dopo il capodanno truccato del maestro Canello. Se volete provare a riprodurre a casa il Prunella di Fantozzi la ricetta si trova sul web. E' semplice. Ma senza questa dritta non si va da nessuna parte: le bacche di prugnolo vanno fatte seccare molto tempo al sole prima di utilizzarle, per togliere il tannino in eccesso che rovinerebbe tutto.
(DAL SETTIMANALE GENTE - OTTOBRE 2023)