mercoledì 16 novembre 2016

«STASERA CASA MIKA»* LA QUALITA' TOTALE (E IL PROBLEMA DELLA LUNGHEZZA)

L'unico problema del notevole «Casa Mika» (premiato ieri sera al debutto da 3,3 milioni di persone con il 14.4% di share) è la lunghezza: qualsiasi virtuosismo, qualsiasi magnificenza stilistica, se spalmata su tre ore di show, alla lunga diventa un po' stucchevole. E costringe fra l'altro il protagonista e gli autori ad allungare con qualche espediente di troppo un ottimo brodo che andrebbe bevuto in purezza.

Detto ciò, averne di show come questo: un ritorno alla qualità totale, ai varietà leccati e curati della Tv che fu. Quelle cose che da spettatori ormai da anni ci sogniamo di notte, fra reality spazzatura e programmi un tanto al chilo, a meno che non entri in campo Fiorello. Mika (anzi, «Michael Holbrook Penniman», come lo chiama spesso la deliziosa Sarah Felberbaum), il talentoso anglo-libanese lanciato in Italia da «X-Factor», chiama a sé altri grandi: da Sting a Malika Ayane passando per Renzo Arbore, omaggia Ugo Tognazzi (Gianmarco e Francesco Montanari, che rifanno una scena de «Il Vizietto», regalano soprattutto un assist virtuoso al Libanese per liberarsi dal giogo d'immagine del personaggio di «Romanzo criminale») e invita persino Benji & Fede.

Lo studio è stupendo, un tripudio di colori, così come gli stordenti cambi d'abito del protagonista, che gioca a fare il tassinaro a Roma. Mentre floppano le novità della Raitre di Daria Bignardi, Ilaria Dallatana su Raidue mette a segno un altro centro pieno. Certo, il programma, fra orchestra, opiti, frizzi e lazzi, costa. Ma la qualità, è noto, si paga. Per la cronaca, quello della casa di Mika è soltanto un espediente per il titolo.

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