lunedì 25 novembre 2019

GIORNALISMO & SPETTACOLO * LA DIFFICOLTÀ DI INTERVISTARE I COMICI

I più difficili da intervistare sono di gran lunga i comici
Di solito l'aspettativa di chi ti commissiona il pezzo, visto che parli con gente brillante, magari con un cabarettista, è di ritrovarsi poi in consegna un testo altrettanto brillante. Invece i comici (le eccezioni si contano sulle dita di una mano e ne cito quattro: Beppe Grillo - soprattutto quello della fase pre-guru politico - Checco Zalone, Enrico Bertolino e Giorgio Faletti, ma lui era troppo intelligente) non si capisce bene perché, sono in genere vittime di ancestrali complessi legati al loro quotidiano cazzeggio. E nelle interviste risultano sempre (anche sforzandosi) ponderosi, riflessivi fino alla ridondanza, mortiferi. Vogliono far capire che loro sono di ben altro spessore rispetto alle battutine. Insomma, due palle che arrivano al soffitto. Non ne esce soddisfatto nessuno: tu perché volevi divertirti un po'; il comico perché, anche se lo spremi come un limone, vede che vai via tutto sommato un po' ingrugnato; chi ti ha chiesto il pezzo perché si vede arrivare una cosa che lo delude (vieni qui tu a far dire due battute fuori copione ad Einstein!); e infine il lettore, il nostro primo referente (in teoria) perché in genere le presunte, intelligentissime riflessioni del comico non gli cambieranno la vita. E due risate dal suo simpatico beniamino, giustamente, voleva portarle a casa anche lui.

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