giovedì 19 dicembre 2019

L'ADDETTA STAMPA E LA NUOVA SINDROME DEL «COME MI HAI RAGGIUNTO»

Riflessioni sparse sul lavoro da ufficio stampa.
Comprendo il travaglio delle addette e degli addetti stampa. Fanno un lavoro spesso ingrato, si fanno carico delle paturnie dell'artista, delle rotture di balle che provengono dai giornalisti e non di rado (secondo una recente moda autolesionistica molto in voga) si trasformano in carabinieri. Non ti traghettano alla notizia o al pezzo in una forma di virtuosa collaborazione, ma cercano di allontanartici. Con una certa pervicacia. Il motivo? L'ossessione del controllo, che viene loro inculcata da capi, cape e capette che un po' sono frustrate, un po' ossessionate, un po' approfittano della drammatica crisi dei giornali. Anche i più grossi stanno collassando, loro non vedevano l'ora (perché Tafazzi in fondo non muore mai) e volano nel cielo come avvoltoi cercando di imporre i loro più o meno strambi diktat. A volte ci riescono, spesso (per fortuna) ancora no. Il braccio di ferro sono convinto che non paghi mai, ma ognuno faccia un po' come crede. Quel che non capisco è l'addetta stampa purista del «come mi hai raggiunto»

Moda recentissima e ridicola. Mi spiego meglio. Se devo comunicarti qualcosa o chiederti un'informazione, di norma ti mando un'e-mail, ma può capitare che per velocità o brevità ti mandi un messaggio su Messenger di Facebook in posta privata. È veloce, comodo, mi dà persino il feedback della lettura. Tutti vantaggi. Di norma uso le mail o il telefono, ma può capitare che utilizzi quello, oppure whatsapp, persino l'sms, molto demodé ma ancora in funzione. Se mi contatti tu, a me va bene anche il piccione viaggiatore. Basta che ci si raggiunga in qualche modo.
Ebbene, negli ultimi anni un paio di addette stampa (non faccio nomi), in assenza di un riscontro a una domanda che avevo posto, mi hanno risposto: «Eh, ma mi hai scritto su Messenger, non era un'e-mail. Non è professionale».

A me dici non è professionale? È meraviglioso. Ma che ti importa di come ti abbia raggiunto? Viviamo nel 2019, vagamente connessi in ogni modo. Appena appena. Comunque ti raggiunga, va bene. Se contattano me, da sempre, va bene anche il telefono senza fili. Forse è per tutelare i tuoi rigidi orari di lavoro? Della serie: l'e-mail la leggo solo in ufficio e in quelle ore lavoro. Non barare. L'e-mail la leggi ovunque e in qualsiasi ora del giorno e della notte sullo smartphone. Se non è urgente, rispondimi quando puoi. Ci mancherebbe. Ma non mi contestare il «come» ti ho raggiunto. La forma è sostanza, lo dico da sempre. Ma mi sembra che qui si esageri. Altrimenti s'andava tutti insieme a lavorare al catasto e non nell'allegro mondo dello showbiz.

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