lunedì 15 giugno 2020

MARISA LAURITO: "LA MIA VITA? NAPOLI, ARBORE, L'AMORE E SAN GENNARO"

La talentosa Marisa Laurito, napoletana verace.
Si trucca da sola mentre parliamo. Nel frattempo chiunque si sente autorizzato a interromperci. Più che un’intervista, è un lavoro corale. Del resto siamo a Napoli, dove Marisa Laurito gioca in casa, e persino gli austeri saloni del chiostro della Basilica di San Domenico Maggiore, dove sino al 30 giugno è in corso la sua mostra «Transavantgarbage – Terre dei fuochi e di nessuno» non bastano a dissuadere i fan.

Marisa, questo ostico titolo radical-chic, da dove spunta?
«La transavanguardia era: artisti che riprendevano in mano la pittura del passato. Poi c’è garbage, cioè immondizia in inglese. Auspico una transavanguardia che riprenda in mano l’immondizia di ieri e di oggi: ho scattato 19 foto nei luoghi d’Italia dove finiscono le pericolose scorie inquinanti dei nostri tempi».
Per niente pop. Renzo Arbore gliel’avrebbe mai passato?
«Mai. Ma mi sono ben guardata dal dirglielo, anche se ci sentiamo almeno tre volte al giorno». 

Debuttò nel 1969 con Eduardo De Filippo. Ha attraversato ormai 50 anni di spettacolo…
«Piano bello mio, non dia retta a internet: nella compagnia di Eduardo entrai in realtà nel ‘71, quindi al mezzo secolo devo ancora arrivare. Lui per me rappresentò sempre il proibito, sin da bambina».
Si spieghi meglio.
«A nove anni, in famiglia, mi nascondevo dietro le tende per vedere in tv le sue commedie, cosa che mi era vietatissima per via degli argomenti trattati. Quando iniziai a recitare con lui mi nascondevo dietro al sipario ripiegato, perché non voleva vedere anima viva dietro le quinte. A volte era spietato. Ricordo ancora quando gli dissi che avevo avuto una proposta per un film». 

La sua reazione?
«Testuale: “Aaahhh, volete fare ‘o cinema? Andate, andate…”. Con quello sguardo che pareva più una minaccia».
Chissà come avrebbe commentato la particina che fece in una pellicola degli Squallor!
«Non oso pensarlo. Nella finzione chiamavo Raffaella Carrà, che nel suo programma invitava a indovinare il numero dei fagioli nel vaso, e dicevo: “Pronto, Raffaella? ‘O quiz, cià scassat’ ‘o…”». 

Che cosa pensa del caso mediatico del momento? Pamela Prati e le nozze con il fantomatico Mark Caltagirone.
«Facendo zapping ho visto un pezzo della vicenda dalla D’Urso Live e onestamente non ci ho capito niente. Però devo anche dire che non ho interesse al privato di Pamela Prati. Una volta, da ragazza, mi sposai anch’io per finta, ma è una cosa che nulla aveva a che vedere con questa storia di agenti, soldi, ospitate, spettacolo. Lo feci per mio padre».
In che senso?
«Convivevo con un ragazzo e lui questo non lo sopportava. Era molto severo. Allora in famiglia inscenammo per gioco un finto matrimonio per metterlo tranquillo. Venne a saperlo dopo anni». 

Però poi si sposò davvero, per ben tre mesi.
«Con il calciatore Ciccio Cordova. Gelosissimo, voleva segregarmi ai fornelli. Il fatto è che io da sempre non credo nel matrimonio. Ma ho avuto diverse relazioni, anche appassionate, con belle persone».
Dei suoi amori però non parla quasi mai.
«Credo che interessino poco. Ormai sto da quasi vent’anni con un ex imprenditore bresciano, Giampiero Pedrini. Io vivo a Roma, lui a Brescia, e in futuro forse staremo insieme. È una persona speciale, solida, piacevole, ma soprattutto seria». 

Non mi dica che non c’è mai stato niente con Arbore o qualcuno della vasta banda di «Quelli della notte»!
«È stata la prima domanda che mi ha fatto il mio compagno. No, da amici abbiamo sempre riso troppo. Ovunque. E quando si ride troppo, l’Eros ne risente. Serve mistero. Però posso dire di avere cameratescamente coperto molte scappatelle di “Quelli della notte”».
Le piace l’Italia di oggi?
«Dobbiamo tornare alla cultura, all’eleganza. Bisogna ripartire dalla scuola, dalle famiglie, dalle grandi madri accoglienti che educano sul serio. Non esistono più. La rinascita deve venire dalle donne». 

Un «Sì» e un «No» di cui si è pentita.
«Avere smesso di condurre “Domenica in” nonostante le insistenze; ma allora dai successi si scappava. E di avere accettato di condurre “Caro bebè”, sempre causa insistenze. Si rivelò un flop e poi la Rai non mi supportò».
Se le proponessero oggi la domenica di Raiuno, accetterebbe?
«Molto volentieri, Raiuno è un po’ adagiata nella routine. Proverei a svecchiarla. Si possono fare cose belle anche spendendo pochissimo, come feci in “Marisa La Nuit”. Ma sta lavorando meglio Raitre».  

Quanti reality le hanno proposto?
«Parecchi, primo fra tutti l’Isola dei famosi. La farei al volo solo se nel cast ci fossero il matematico Piergiorgio Odifreddi, Fiorello, Frassica, Ferrini, Stefano Bollani, Arbore, il sociologo De Masi… Persone intelligenti».
Arbore fra i cocchi?
«Con me e questa gente le assicuro che la farebbe anche lui: sarebbe una vacanza fatta scatenando la creatività e inventandosi qualsiasi cosa». 

Ci racconti una tra le giornate più belle della sua vita.
"Arrivammo in albergo a Torino, con la banda di “Quelli della notte”, idolatrati come i Beatles. Dopo una serata benefica a Stupinigi, il giorno dopo Gianni e Marella Agnelli ci invitarono a pranzo. Quelle cose da 24 posate e 18 bicchieri a testa, per capirsi. Renzo disse: “Stiamo attenti, non facciamoci riconoscere come al solito! Quando farete qualcosa che non va, vi darò un segnale alzando gli occhi al cielo”. A un certo punto mi portarono una tazzina di caffè contenente un raffinatissimo brodo ristretto di tartaruga. Dissi: “Ottimo, ma è troppo poco: posso averne altre tre?”. Morale: Arbore passò tutto il pranzo guardando il soffitto».
Chi, negli anni, le ha chiesto di entrare in politica?
«Mai la Dc e neanche i 5 Stelle. In compenso i socialisti, il Pd, l’Udc di Casini, Ignazio La Russa… Ma la politica è un lavoro vero, non si può improvvisare». 

In che cosa si sente autenticamente napoletana?
«La devozione per San Gennaro. Non sono credente, ma la mia casa è zeppa di oggetti che lo riguardano».


(DAL SETTIMANALE OGGI - MAGGIO 2019) 

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