Un piatto di sushi all'All You Can Eat.
Un mio conoscente (lo conosco così bene da poter fare un racconto dettagliato) dice di essere tornato a cena ieri sera dopo mesi in un buon ristorante giapponese All you can eat lombardo. Dimenticando che vige il coprifuoco alle ore 22. Vale a dire che alle 22, scontrino o meno, in teoria dovresti già trovarti a casa. E che l'idea di All you can eat, per sua stessa natura, mal si concilia con il coprifuoco alle 22. Questa, ammettiamolo, è stata una grave leggerezza di base commessa dal mio conoscente.
Il giappo, che di norma si sviluppa quasi interamente all'interno, con una piccola zona verandata esterna frontale che può ospitare però ben poche persone, si era attrezzato con estrema buona volontà come stanno facendo molti ristoratori italiani: invece di recuperare alla disperata qualche tavolino esterno per tenere almeno aperto a norma di legge, aveva addirittura costruito sul retro una grande struttura coperta, chiusa per tre lati solo da teli di plastica amovibili, quindi perfettamente in regola per ospitare praticamente il doppio dei coperti che di norma ha il suddetto ristorante. Questo spazio era occupato per almeno per tre quarti.
Inoltre, non avendo mai smesso in questi mesi di servire cibo da asporto, al momento dell'arrivo del mio conoscente, alle 20.05, nel ristorante erano presenti una decina di clienti in coda per il take-away. Insomma, una bomba innescata.
Invece di potenziare il personale, il titolare (peraltro unico autorizzato a raccogliere le ordinazioni) aveva mantenuto lo stesso identico team di sala e di cucina. Insomma, il successo improvviso gli è sfuggito di mano trovandosi con un pienone che non sapeva gestire.
Tanto che il mio conoscente - che pure aveva prenotato - ha dovuto aspettare dalle 20.05 sino alle 21.20 per poter fare la comanda. Che a quel punto, visto l'andazzo e ritardi mostruosi e non comuni per quel ristorante solitamente velocissimo nel servire i piatti, è diventata una comanda con 1.435 portate. Della serie: se impiegano così tanto, vista l'ora, conviene fare subito l'ordinazione delle ordinazioni. La Madre di tutte le ordinazioni all'All' you can eat.
Per farla breve, considerato l'ordine monstre fatto alle 21.20, i vari roll, gamberi fritti, tartare di salmone, ecc. ecc. hanno iniziato ad arrivare dalle 21.40 ininterrottamente sino alle 22. In teoria (ma anche in pratica) il mio conoscente aveva solo 20 minuti per mangiare tutto e poi sarebbe stato allontanato dal locale a termini di legge.
Allo scoccare delle ore 22 al tavolo del mio conoscente (ma anche a quelli accanto, due tavoli da quattro persone) mancavano ancora alcune ordinazioni teoricamente in arrivo. Si presenta il titolare e annuncia: "Dispiacele, ma da adesso basta, noi non potele più selvile altlo di quello da voi già chiesto. Dovele chiudele".
In pochi secondi, pur in cristiana pacatezza, tutta la clientela dell'All You Can Eat (Fin A un Cèrt Pùnt), costretta a mangiare al ritmo di un concorrente oversize americano impegnato a battere il Guinness dei Primati in un saloon del Texas, ha dato segni di un certo malcontento. Qualcuno ha anche menzionato sottotraccia alcune note divinità.
"Ora spengo luci", ha detto l'imbarazzato proprietario, che temeva l'intervento delle autorità. Lo spegnimento della luce ha sortito uno strano effetto: il mio conoscente, noto burlone, ha fatto partire un tenorile: "Tanti auguri a teeee, tanti auguri a te..." a voce spiegata che in breve ha coinvolto tutti i clienti rimasti sul posto. Rendendo così ancora più rumorosamente identificabile il ristorante nei dintorni. Il titolare riaccende subito la luce, ritorna sul posto e sorridendo dice: "Ok, ok, schelzavo. Tu sei ploplio simpatico (rivolto al mio conoscente). Pelò davvelo devo chiudele".
I valorosi rimasti, come un manipolo di eroi spartani, non se ne sono andati finché la cucina non aveva consegnato tutti i sudatissimi roll ordinati. L'hanno preteso mettendo sotto scacco il titolare. Morale: il mio conoscente ha finito di consumare l'ordine monstre alle 22.30. Lo scontrino fiscale riporta in calce ore 22.35, e ha raggiunto la sua abituazione alle 22.50, non trovando sul proprio percorso fortunatamente alcuna pattuglia dei Carabinieri o della Polizia. Altrimenti avrebbe avuto molto, molto da raccontare, dopo aver pagato 400 euro di multa. Non aggiungo altro perché mi pare che la vicenda si regga in piedi da sola senza ulteriori commenti.
P.S.
Sul biscotto della fortuna preso nel vaso alla cassa prima di uscire, il mio conoscente ha trovato scritto, testuale: "La vostra banca ha sbagliato i conti e vi accrediterà 40 marchi".
Cosa che apre nuovi, inquietanti scenari, sulla data di scadenza, non accertata, del biscotto della fortuna.