martedì 20 settembre 2022

CARO BERLUSCONI, APRIAMO UN OSSERVATORIO CONTRO GLI ABUSI NELLE REDAZIONI?

Da sinistra, Franco Bagnasco, giornalista. E Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia.

Caro Silvio Berlusconi

Lei rappresenta la forza più moderata e libertaria della compagine di quel Centrodestra, che (stando ai sondaggi) si appresta a vincere con ampio consenso popolare le elezioni del 25 settembre. Mi rivolgo a lei non a caso. Confidando di trovare un interlocutore che si dimostri sensibile ai problemi che vado a esporre.

Come le è noto, tra le tante difficoltà che l'Italia già affronta e andrà ad affrontare in futuro, ce n'è una che, per il bene di tutti, non può più essere trascurata: la crisi senza precedenti dell'editoria, che vede in sofferenza primariamente la carta stampata. I lettori hanno sempre fame di news (che cercano gratis sul web o in video) ma comprano sempre meno giornali. I quali però spesso sono ancora i principali produttori di informazione, non di rado poi scopiazzata e commentata dalla Rete. Una stortura evidente.

A questo scenario desolante legato puramente alla situazione di mercato (a cui poco si può opporre, bisogna adeguarsi), si aggiungono condizioni di lavoro sempre più precarie e difficili per chi pascola nelle redazioni. In questi ultimi anni ho raccolto sfoghi e confidenze di colleghi di varie realtà che si trovano a sopportare vessazioni di ogni tipo sotto la bandiera delle loro testate e di editori che si pretendono rispettabili. Colleghi che spesso non hanno una voce o viene loro negata, a causa dell'ormai infinita debolezza delle componenti sindacali. Hanno paura, e li comprendo benissimo.

Cito brevemente in modo non esaustivo da un lungo elenco che si commenta da solo: ingiurie ai danni di chiunque, calunnie su documenti e in sedi ufficiali, intimidazioni, violazioni costituzionali, utilizzo a fini strumentali e diffamatori di informazioni sensibili vistosamente alterate rispetto alla realtà e dimostrabilmente false. Carte alla mano. Giochi sporchi, insomma. Fatti per giunta in sedi ben poco adatte a queste furberie.

Comportamenti squallidi, da qualsiasi parte li si osservi. In qualche caso denunciati anche cento e più volte dai giornalisti ai Comitati di Redazione e ai loro editori, che da un lato magari condannano privatamente in modo severo, dall'altro poi fanno spallucce. Sempre con nell'aria lo spauracchio che venga utilizzato l'espediente della lite temeraria; degli avvocati che servono a intimidire, diffidare, soffocare la verità. Siamo al paradosso che in alcune piccole realtà editoriali ci sono colleghi che vorrebbero andarsene, esasperati dalla situazione, ma non possono farlo perché le loro aziende in crisi o in malafede si rifiuterebbero di corrispondere loro il normale TFR. Conviene ingollare il boccone amaro e aspettare che il giornale fallisca, per percepire almeno l'indennità di disoccupazione e finire in qualche lista creditoria.

In una situazione come questa, fatta di lavoro precario, di indegnità diffusa e di gente incattivita (anche) dal crepuscolo di una certa editoria, le forze sindacali ormai possono ben poco. Sono una voce nel deserto o al limite timidi confessori-consolatori. Niente di più. È comprensibile: i sindacati sono parte dello stesso mondo editoriale che è un circolo chiuso; vivono e si muovono nello stesso brodo redazionale e non hanno più peso. Rischierebbero in prima persona. Alle vittime non resta che urlare nel deserto oppure optare per il silenzio (degli innocenti).

In una situazione come questa è la politica che non solo può ma deve intervenire, se pensa e agisce in modo sano. Anche per tutelare con il suo indispensabile paracadute (anche legale) chi ha il coraggio di esporsi in questi tempi bui. Berlusconi, perché non apriamo un Osservatorio permanente contro gli abusi nelle redazioni? Un organismo esterno che tuteli la qualità del lavoro (dovrebbe esistere ormai in ogni campo, a mio avviso), agendo in sinergia con i sindacati ma in modo totalmente autonomo e protetto da ingerenze e attacchi pretestuosi che mettano a repentaglio chi denuncia i fatti. Da qui in avanti, se possibile, darò il mio contributo. Non possiamo tornare indietro: i giornalisti non possono vivere alla stregua degli schiavi nelle piantagioni di cotone nell'Alabama di metà Ottocento. Mi metterò a disposizione (la mia e-mail è ilbagnasco@gmail.com) per raccogliere con discrezione le segnalazioni dei colleghi che hanno storie da raccontare.

Però serve la sua collaborazione, Cavalier Berlusconi. Seguiterò a chiedergliela, costantemente, anche in futuro. Confrontiamoci. Darò conto in questo spazio dei progressi o dei mancati progressi fatti sulla via di questo progetto che è impegno civile non differibile. Serve il suo apporto o quello di coloro che in politica (anche all'opposizione, in subordine, ciò che conta è il risultato) vorranno farsi carico di portare pulizia in un mondo che oggi ne ha estremo bisogno. E porteremo se occorre tutto anche all'attenzione dell'opinione pubblica. L'informazione è fondamentale, spesso ce ne dimentichiamo. Bene, lo è anche la qualità della vita di chi la fa. Facciamo che le parole libertà, democrazia, etica del lavoro non siano soltanto ammiccamenti da campagna elettorale. Non si può davvero più fare finta di niente.

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