Le sfumature sono l'unico «colore» percepito da Luca Laurenti. In tv fumetto vivente e in sede di intervista (ne concede non più di una o due l'anno, e fra poco forse capirete il perché) capace di buttarti lì disinvoltamente poetiche suggestioni come «Il fango è solo un cielo rivoltato».
Da luglio il libero pensatore con uso di tonaca reclutato da Canale 5 per "Ciao Darwin" tornerà in video su Italia 1 con la sitcom «Don Luca c'è», seguito della fortunata «Don Luca». Promosso da vice-parroco a parroco e dal pomeriggio alla prima serata.
Laurenti, ricorda quando ha detto...
«No, non ho memoria, non ricordo niente. Solo l'essenziale. Ma manco la voglio, la memoria. Così quando incontro mia moglie è sempre la prima volta. E la passione non muore».
Molto romantico. Ok, allora parliamo di dati d'ascolto.
«E chi se ne importa, dell'Auditel, dei direttori di rete, dello share? Di "Quanti siete, da dove venite, un fiorino" per citare "Non ci resta che piangere". Lascio che siano altri a occuparsene. A me nun me ne po' ffregà dde meno: non vojo ammazzà er pupetto che c'è in me».
Mi arrendo. Passiamo a «Don Luca c'è». Lei è un tele-prete per caso o per vocazione?
«Avrebbe potuto essere anche un benzinaio. Qualsiasi cosa faccia, sono io, il personaggio è la persona. Per questo, quando mi chiedono: ci fai o ci sei?, rispondo sempre che cce so».
Beh, però come parroco «funziona», come si dice in tv.
«Non a caso nel mio privato c'è sempre stato un che di spirituale, una ricerca interiore. Sono andato poco all'estero, ma ho viaggiato molto dentro di me. È gratis e molto più entusiasmante. Perché devo andà a vvedé che magnano i cinesi?».
Già, perché? Crede in Dio?
«Assolutamente. Ma non alla forma ecclesiastica. Alcune frasi del Vangelo sono illuminanti ma possono risultare ermetiche. Vanno decrittate. È un sistema bello come la fisica quantistica».
Prego?
«Sì, la legge della luce, il campo elettrodebole. Come la spada dello Jedi. Poi capisco che uno la sera torna stanco dal lavoro e nun sta a pensà a la spada dello Jedi...».
Ovvio. Però ora un po' capisco Bonolis quando dice: «È impossibile entrare nella testa di Laurenti»...
«Massì. La vita è un processo oleografico, siamo tutti specchi. Dentro di noi non esiste l'altro ma l'uno, niente è separato. Io però voglio uscire dal software: non credo a nulla e per questo credo più di chi vuole essere credente. Serve il dialogo, la conoscenza».
Scusi, ma ho qualche difficoltà.
«Intendo, puoi avere letto due milioni di libri, ma la tua vita la devi riempire con l'esperienza diretta. Ci deve essere un percorso, e processi alchemici. Prendiamo la cacca».
Ma anche no, volendo.
«Che c'è, è una cosa naturale, non si spaventi. Se la cacca arriva, poi sta a noi trasformarla in cioccolata. Grazie a quella, all'humus, mangiamo l'insalata. Però ce lo dimentichiamo. È l'ipocrisia che mi dà fastidio: siamo poveracci con la cravatta».
Addirittura...
«Sì, viviamo raggomitolati in un mare di smog e quando andiamo in campagna diciamo: che puzza! Ma la vera puzza è dove viviamo. Oggi il falso diventa vero e il vero falso».
Ma lei che studi ha fatto?
«Partito col Classico, sono passato allo Scientifico. E poi m'ha promosso il bidello».
Immaginiamo che nella prossima serie diventi Papa. Che cosa farebbe?
«Proverei ad avere una moglie, una famiglia. Proverei a non parlare ma a fare. Oppure a dire: fate qualunque cosa voi siete. Il male è soltanto un bene non capito. Sarei un Papa senza abito, voce senza veste».
Con Bonolis vi conoscete da 17 anni, e qualche momento di crisi c'è stato.
«E quando mai?».
Quando lui passò alla Rai, il vostro rapporto non fu idilliaco.
«Beh, si può anche cambiare opinione, avere divergenze. Però non abbiamo mai alzato la voce. Semplicemente, mi trovai a disagio facendo "Striscia" senza di lui. Il nostro è sempre stato un matrimonio dalla formidabie intesa».
Quindi?
«Quindi mi sentivo come una rete in un campo da tennis, mentre Antonio Ricci e Paolo, che faceva "Affari tuoi" su Raiuno, litigavano fra loro. Solo che per me è sempre un gioco, alla sera mi arrotolo e torno a casa. E dicevo: ma perché state a litigà?».
Vedrebbe bene la grande pace Ricci-Bonolis, quindi.
«Certo, è bene che qualcuno prima o poi faccia il primo passo, lasciando la porta aperta. Se è capitato di dire qualcosa, una battuta, si può anche chiedere scusa, o qualcosa di simile. Sono questioni caratteriali».
Ai reality come il «Grande Fratello» darebbe l'estrema unzione?
«Controllato dalla mattina alla sera. A lei piacerebbe? Abbiamo l'illusione del benessere e siamo topi in trappola. Il "Grande Fratello" è la globalizzazione, ovvero una fregatura. Come l'Europa che decide sulla nostra agricoltura o il voto agli italiani all'estero. Che non ha senso se non per motivi politici».
Con sua moglie diceva di volere un altro figlio. Poi avete rinunciato all'idea?
«C'era un problema fisico. Per avere il primo, Raffaella si è fatta nove mesi d'ospedale per distacco di placenta. Non si poteva rischiare ancora. Ringraziamo Dio che è arrivato Andrea».
(Tv sorrisi e canzoni - maggio 2008)
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