Signore e signori, sipario. Da gennaio torna su Raidue Paolo Limiti (nella foto), gran coiffeur della tv che accarezza i capelli bianchi. L’enciclopedico custode della memoria collettiva dello spettacolo, dopo alcuni anni in ombra, scende in campo per far fronte al flop di «Scalo 76 Talent». «Sì, ma non si dica» mette subito in chiaro «che pur di rientrare avrei accettato qualsiasi cosa: ho accettato, ma solo il progetto che piaceva a me».
Limiti, è la tv che non poteva più fare a meno di lei, o lei della tv?
«La tv non so. Io posso farne a meno, e l'ho dimostrato. È un lavoro divertente, per carità, ma si vive benissimo senza: ci sono un mare di altre cose da fare».
Per esempio?
«Ho scritto un'opera lirica, un musical e un altro lo sto scrivendo: “La Rosetta della Vetra”, storia di una prostituta della mala milanese, nel 1914. Poi ho tradotto in inglese un mio libro: “Bugiardo e incosciente”».
Ultimo programma pervenuto?
«Domenica in 2004-2005, con Mara Venier».
Ora come le sembra?
«Non lo so, mica l'ho vista. Di programmi non ne guardo: giusto la prima puntata, per farmi un'idea».
Da consumato addetto ai lavori: la prima, poi un taglio netto...
«Massì, vedo se c'è una suggestione, qualcosa di interessante. In questo periodo mi prendono le serie tv: da “Damages” con Glenn Close a “Modern Family”».
Però. Un inedito Limiti telefilmico.
«Sì, e le confesso una cosa: ho due idee bomba nel cassetto per la lunga serialità».
Non ci tenga sulle spine.
«Non posso, me le rubano. Vabbé, una è “Laguna”: storia di intrighi e pathos con una ragazza che si sposa per procura, arriva in Italia, vive a Venezia, e lì succedono mille colpi di scena».
E l'altra?
«Viene da una conversazione con una diva americana nota in tutto il mondo: da un aneddoto della sua vita ho preso lo spunto. Sarà una cosa fortissima».
Intanto, torna su Raidue. Per fare che cosa?
«Per fare Paolo Limiti. Col tempo mi sono costruito un tipo di comunicazione, di immagine, di rapporto con il pubblico. Cosa che ha lasciato un grande vuoto. C'erano persino gli appelli sul web perché tornassi. E visto che quel tipo di programma non è stato sostituito...».
Perché nessuno riusciva a farlo come lei?
(La malizia gli illumina gli occhi). «Boh... Mi piacerebbe saperlo...».
Stiamo parlando di «Ci vediamo in tv», lo show pomeridiano con le vecchie glorie della canzone. Ovviamente non si chiamerà più così.
«Perché ovviamente? Anzi, vorrei si chiamasse ancora così. L'ho fatto per sei anni, e visto che ne sono passati nove dall'ultima puntata, andrà aggiornato. Sono sempre stato etichettato come quello delle persone anziane, e un po' è vero, ma ho una grande conoscenza della musica di oggi. Se mi parla di Shakira, “She Wolf” la conosco».
Quindi non dovrà solo gestire il passaggio da Nilla Pizzi a Little Tony?
«Mannò. A parte che anche quello c'era già, guardi che il 60% di quel che facevamo era roba nuova. Però ci si ricorda il resto».
Mi sta dicendo che Paolo Limiti «riposiziona il target di riferimento», come direbbero al marketing? Notizia epocale.
«Mi segua: ci sarà un mix di tutto, come allora. Sdoganammo i concorsi di poesia, e i quotidiani ci riprendevano. Chi parlò di “Full Monty” o di “Aida Rock”?».
Lei?
«Noi. Chi si entusiasma ora per le Dixie Chicks? Ottimo, bravi. Ma già fatte».
Perché «Scalo 76 Talent» ha floppato?
«Non lo so, mica l’ho visto».
Avrà visto «giusto la prima puntata».
«No, neanche quella. Ma è un musicale?».
Molto diplomatico. Lo conduce anche Rostagno: fa più antipatia, o simpatia?
«Troppo aggressivo, sì».
Mancava l’«X-Factor» di Paolo Limiti?
«Ah, “X-Factor”! No, quello non lo farei proprio: è “American Idol”, roba già vista. Preferisco cose che abbiano un’impronta più mia».
Ha fatto pace con il tele-critico Aldo Grasso?
«Sì. Di recente ha anche scritto qualcosa tipo: “Eh, tutto sommato, quando c’era Paolo Limiti...”».
Chi la silurò quando le chiusero «Ci vediamo in tv»?
«Nessuno. Ero stanco, problemi personali: chiesi di passare da quotidiano a settimanale. Nicchiavano. Poi trasferirono il mio spazio da Milano a Roma, e interruppero il programma. Più avanti, è vero, chiesi di tornare, ma non accettarono».
Ora a Raidue rivogliono proprio lei. Perché?
«Forse perché di solito garantisco un certo ascolto. Qualche successo come autore nella mia vita del resto l’ho infilato, dal “Rischiatutto” a “M’ama non m’ama”».
Lei è uno che si prepara.
«E so l’inglese, cosa che aiuta molto. In tv oggi senti certe cose...».
Tipo?
«La showgirl che traduce: “Anche gli occhi vuole la sua parte”; quella che celebra il giorno della Liberazione per “l’uccisione di tanti nazisti”. E l’altra che dice “Pubblico estinto”. Voleva dire distinto».
Fuori i nomi.
«Sì, figurati...».
(TV SORRISI E CANZONI - OTTOBRE 2009)
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