sabato 4 dicembre 2010

«THE CALL» * IL TRAMONTO DI TEO MAMMUCARI

Fa sempre piacere quando un "non simpatico" (c'è chi direbbe peggio), ha successo. Perché si ribaltano i luoghi comuni. Perché il buonismo annoia e puzza di ipocrisia lontano un miglio. Perché c'è sempre la speranza che dietro il "non simpatico" (c'è chi direbbe peggio) si nasconda una personcina ammòdo. Uno che poi sorride alla vita. Uno sincero e non rancoroso.
Teo Mammucari fa il "non simpatico" (c'è chi direbbe peggio) da una vita. Prima nei villaggi turistici - dove forse è bene che prima o poi si decida a tornare, perché manca qualcuno per il gioco caffè -, poi a "Libero", dov'era impagabile confezionatore di scherzi telefonici. Veri o finti che fossero, c'era da ridere. Un successo epocale.
L'ultimo Mammucari, per intendersi da quando è stato prima miracolato e poi scaricato da Antonio Ricci in polemica con lui, non ha più imbroccato un programma. Non fa eccezione questo "The Call", partito ieri sera su Italia 1 con il risultato flop di 1.743.000 (8,14% di share). E dire che per andare sul sicuro in teoria Teo giocava in casa, clonando quelle burle telefoniche che fecero la sua fortuna. E dire che era il debutto, con l'inevitabile effetto curiosità.
Ho l'impressione che sia arrivata la chiamata; che siamo al tramonto di un divo per caso. Molto per caso. Vuoi vedere che Mammucari, in definitiva, era soltanto un "non simpatico" (c'è chi direbbe peggio)?

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