mercoledì 29 dicembre 2010

RENZO ARBORE * «LA TV DI OGGI? È TROPPO PROVINCIALE»

A casa di Renzo Arbore ci sono 40 gradi percepiti. E da segrete controsoffittature partono a tradimento lame d’aria assassine. «Spendo un patrimonio in riscaldamento, ma mi piace avere questo clima tropicale: di norma giro in canottiera. Mi crescono anche le unghie più in fretta, come d’estate».
Al quarto piano, luminosa zona giorno partenopea con festoni e reliquie fra la Louisiana, Harlem e Posillipo. Alle spalle, cucina «Indietro tutta» (un pezzo della scenografia originale) con finestra-armadio incassata e aperta sul Vesuvio. Il mare da cartolina ogni 10 secondi cambia colore. Da non perdere, in bagno, la tavoletta copri-water tempestata di conchiglie. Al piano superiore, attico per l’estate (il tetto è scoperchiabile) e zona ospiti: ingresso-soggiorno e ufficio; ampia terrazzatura con manto erboso in Pvc e Jacuzzi. In «zona Brasile», stanza da letto «delle Madonne», corredata di immagini sacre e profane carioca, e toilette degli ospiti. Sul davanzale, vaso con fiori finti che danzano al suono di «That’s Amore». L’intervista la facciamo davanti alla miniatura di un Babbo Natale che si piega a 90 gradi, smoccola e produce rumorose puzzette sul fuoco per far sciogliere più in fretta l’amico pupazzo di neve. Chi ha escogitato questa, forse, è in galera.

Arbore, come definirebbe casa sua, un reliquiario?
«Un campionario di prodotti della fantasia umana. Ho la più grande collezione di oggetti in plastica d’Italia, già promessa a un museo».
Shopping compulsivo?
«È un mio limite, ovunque mi trovi nel mondo. Leggo le guide di turismo prima dei quotidiani. Ma oggi è dura».
In che senso?
«Negli Anni 80 si trovava strana oggettistica di ogni tipo. Ora, più selezionati lavori di design. I balocchi mi tengono bambino».
Arbore spettatore. Che cosa pensa del «Grande Fratello»?
«Non amo i reality in genere: da autore, mi affascina la loro tecnica televisiva, il prototipo, ma non ne condivido i contenuti. Ho anche inventato cose sulle quali altri campano».
Qualche titolo.
«“L’altra domenica” fu il primo rotocalco della nostra tv, con qualche provocazione. Il talk-show lo inventai io, non Costanzo: era il 1969, “Speciale per voi”. Ho fatto il primo programma nostalgia: “Cari amici vicini e lontani”. Mi presero per pazzo. Quanti ne vede oggi nei palinsesti?».
Parecchi.
«E non parliamo di “Quelli della notte”. Ma lo sa che cosa mi dà più fastidio della tv di oggi?».
Dica.
«Tra gossip, dibattiti a chi alza più la voce, il dolore, è sempre una televisione contro qualcosa o qualcuno. La mia era una tv pro. E tricolore. Come “Telepatria International”».
C’è meschinità, insomma.
«È una tv, scusi il termine ma non è sostituibile, “paracula”. Fatta da gente che si trova nelle redazioni studiando l’attacco o la trovata che il giorno dopo possa strappare qualche titolo. Una tecnica giornalistica. Per carità, ci ho giocato anch’io…».
Quando?
«Mostrai un seno nudo a “L’altra domenica”. Ma io la tv la sprovincializzavo. Oggi è molto provinciale».
Non mi dica che non apprezza almeno il trash de «L’isola dei famosi»…
«La guardo con interesse, in effetti. Per via della fame che esalta pregi e difetti delle persone».
Il fenomeno Saviano?
«Dimostra che un’altra tv è possibile. Ha proposto la sua verità. Certo, è la “sua”, si potrà obiettare. Ma in quegli occhi ho letto solo sincerità, non calcolo. E di calcoli in video se ne fanno troppi».
Per esempio?
«Ti chiamano per farti parlare dei Beatles e poi invitano anche il fan dei Rolling Stones che ti attacca, per creare la lite».
Quale tg guarda?
«Il Tg La7 di Enrico Mentana. Un tg deve essere condotto da persona riconoscibile e affidabile. Fu la fortuna di Emilio Fede e Piero Angela»
Se e quando verrà il Federalismo, lei espatrierà?
«Dipende da che tipo di Federalismo. Non sono contrario a un Federalismo sano. Se invece vogliono dividere l’Italia o turbarla,  non ci sto. È un Paese unico».
Quando vede Mara Venier che conduce «La vita in diretta», che cosa pensa?
«Che è diventata brava. E che è stato ingiusto tenerla per tanto tempo lontana dal video. Ne è patita. Credo abbia sofferto molto».
Mariangela Melato è stata il suo amore più grande?
«Sì, non siamo stati sposati, ma è come se lo fossimo. Siamo ancora molto legati. Ma di queste cose non parlo: per questo sono diverso da quelli dei reality».
Confessi, lei ha paura dell’Auditel.
«Sì, lo ammetto, ha rovinato tutto. Ma sono in buona compagnia: anche Fiorello la pensa così. Ora però in tv ci sono».
Dove?
«Giovedì in prima serata su Rai 5: “…A lunga durata”. I miei show commentati da alcuni ospiti illustri e poi da me con Elio e le Storie Tese che mi prendono in giro. E su Rai International “Oggi qui, domani là”. Poi preparatevi per il 2011».
Perché?
«Faccio vent’anni di Orchestra italiana. Qualche scintilla ci sarà».
Non teme che si possa dire: ecco, arriva Arbore con la “solita” Orchestra italiana?
«Mannò, giriamo l’Italia e il mondo: 60-70 serate l’anno. Ed è sempre un trionfo. L’Orchestra italiana dà da mangiare a 35 persone. Una media azienda».
Quanto fatturate?
«Queste cose non le so, ma costiamo molto. Non sono uno che mette lì quattro musicisti in jeans… E questo va a scapito del mio cachet. Pazienza».
Sì, ma come può un foggiano Doc diventare portabandiera di Napoli nel mondo?
«Figurarsi. Mia madre è napoletana, mio fratello è nato là, io ci ho vissuto sette anni, conosco a menadito tutto il repertorio napoletano…».
Furono alcuni musicisti partenopei, a polemizzare…
«Nasce tutto da una vendetta. Alcuni mi chiesero di collaborare, e non accettai. Come mi disse Carosone: “È pecché nun l’hanne fatt’allòro, l’orchestra napulitana”».
Natale qui da solo?
«Natale qui con gli amici di sempre, da Gianni Boncompagni in là. È un rito immancabile».
Arbore senatore a vita. Ci può stare?
«Non ho ancora l’età».
Il suo epitaffio.
´Fa gli scongiuri) «“Da grande voleva fare l’artista”. Abbiamo finito?».
Sì, perché?
«Ho la filippina che mi va via alle due. Sa, sono così precise…».

(TV SORRISI E CANZONI - DICEMBRE 2010)

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