sabato 13 settembre 2014

INFORMAZIONE ON-LINE: SCRIVERE BENE NON SERVE PIÙ, BISOGNA PENSARE AI CLICK

Esiste oggi un modello economicamente sostenibile per l'informazione on-line? E ancora: è troppo schiava del click, di "tette e gattini"? Alcuni addetti ai lavori hanno tentato di rispondere alle due inquietanti ma attualissime domande (la seconda ha una risposta ahimé parecchio scontata) che scuotono l'editoria mondiale alla Festa della rete di Rimini.

Luca Sofri, fondatore e direttore de Il Post: "Oggi si pubblica a volte prima on-line che su carta, non c'è più differenza tra i due mezzi. Ho l'impressione che in molti giovani aspiranti giornalisti cresca un'idea del giornalismo romantica e anacronistica: sono convinti che si vada in mezzo alla strada, che serva scrivere bene. Oggi la capacità di scrivere benissimo o bene è la cosa meno competitiva sul mercato. Capire quali sono i meccanismi per far leggere e diffondere le news sul web, padroneggiare i social network. Queste sono cose oggi molto interessanti, e pochi le sanno davvero. Non voglio giornalisti che siano app, ma metto le due abilità ormai più o meno sulle stesso livello".

Peter Gomez, direttore de Il Fatto quotidiano: "Sul nostro sito ci occupiamo di cose che non possiamo seguire sull'edizione cartacea, che ha 20 pagine. Noi non pubblichiamo più di sei notizie che vengono dal giornale di carta sul sito web, e se lo facciamo è non prima delle sei del pomeriggio. Così come non condividiamo sempre gli editoriali quotidiani di Marco Travaglio, molto attesi. Le tette tirano tanto. Possiamo ringraziare Berlusconi perché con la scusa del Rubygate ci ha consentito di pubblicarne tantissime. Con la previsione della quotazione in borsa del giornale stiamo diventando più generalisti. Potremmo arrivare al break even il prossimo anno. Arriverà un momento in cui l'on-line andrà a coprire la carta, forse. Per ora Abbiamo anche 8 milioni di accantonamento prudenziale che ci consente di non essere schiavi delle banche. Come on-line stiamo vedendo l'uscita dal tunnel".

Jacopo Tondelli, ex direttore de Linkiesta: "Ci vogliono competenze per avere sostenibilità fino all'inizio. Alcuni progetti nascono con ottime intenzioni dal punto di vista contenutistico, ma manca attenzione al controllo dei costi e al generare ricavi. E allora arrivo lo schiaffo dalla mano invisibile. Sto lavorando a un nuovo progetto che si chiama Gli stati generali, crediamo non ci sia più bisogno di direttore, caporedattore, scale gerarchiche. Che tarpano le ali a molti giovani. Le redazioni oggi sono la cosa più inefficiente del mondo, nascono da un modello vecchio".

Angelo Maria Perrino, direttore di Affariitaliani.it, il primo quotidiano on-line: "Io cerco semplicemente di creare un suono nella scrittura, lavorando con la formula del vecchio Panorama. Facciamo attenta analisi di quel che è nell'aria e teniamo conto dei feedback immediati del lettore, che abbiamo la fortuna di avere. Noi siamo degli specchi della realtà. Troppo spesso andiamo nei talk a fare i tuttologi. Ma Lamberto Sechi ci chiamava artigiani".

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