Dai soldi sporchi all’energia pulita. Dimenticatevi petrolio e dollari insanguinati. J.R. ormai è come Beppe Grillo: convertito al fotovoltaico. Così come te l’aspetti, lui è: orologione d’oro degno di un capitano d’industria votato al kitsch; cappellone texano con incastonati micro ferri di cavallo, e cravattona giallo-nera sulla quale spiccano vistosi raggi di sole. Perché il messaggio deve arrivare chiaro, come mamma America insegna.
Da non credersi. Larry Hagman si aggira per la redazione di «Sorrisi» venerato più di Madonna e Lady Gaga. Perché se hai più di 30 anni non puoi non averlo amato/odiato, artefice delle fosche trame di «Dallas». Perché J.R. è J.R. Persino il direttore, Alfonso Signorini, lo accoglie così: «Larry, io sono come Sue Ellen: pazzo di te». E il cattivone storico del cinema americano, che in realtà è un pezzo di pane, abbozza. «Ma quale cattivo? Sono un santo. La cattiveria porta via troppe energie, non è nel mio karma e non ne vale la pena. Non faccio altro che prendere per il bavero della giacca le persone dicendo: “Non vedi quantà bontà c’è in me?”». Del resto, come contraddirlo? «Sono passato a trovarvi» prosegue «dopo essere stato in Vaticano, a vedere i pannelli solari che ricoprono l’aula Paolo VI. L’energia solare per me è diventata un business, oltreché una necessità, nella mia fattoria a Ojai, in California, dove ho il più grande impianto solare privato d’America. Più grande del mondo, pare, se si eccettua quello di Papa Benedetto VI, che però ha una “famiglia” più grande della mia. Riesco a produrre talmente tanta energia da riuscire a venderne allo Stato per 10 mila dollari l’anno. Niente male. Decisi di passare al solare cinque anni fa, dopo che la caduta di un enorme albero, negli Usa, fece crollare un traliccio togliendo l’energia a 80 milioni di persone nell’East Coast. Dovevo fare qualcosa per rendermi indipendente e salvare le mie preziose coltivazioni di avocados».
Nuovo testimonial di Solar World, tra i leader mondiali nella produzione di pannelli fotovoltaici, Hagman non ha chiesto soldi: «Al posto del mio cachet ho ottenuto che l’azienda installasse pannelli per 100 kilowatt, in grado di servire cinque ospedali ad Haiti».
Gli appassionati di «Dallas» («356 episodi in 13 anni di lavoro: avanti a testa bassa finché qualcuno ci guardava»), la storica serie Cbs che in Italia fece la fortuna di Canale 5, si preparino al revival. In versione riveduta e corretta, chiaro. «Dallas tornerà puntando però su figli e nipoti dei protagonisti» dice un abbottonatissimo Hagman. «Io sono stato contattato per il ruolo di un vecchio petroliere, ho ricevuto i copioni, siamo in trattative, ma non posso dire nulla di più. Nel cast dovrebbero figurare ancora Patrick Duffy e Linda Gray. La produzione prevede di chiudere tutti i contratti per il mese di dicembre, iniziando così a girare entro febbraio».
L’approccio dell’attore alla vita è molto cambiato da quando, «15 anni fa» dovette subire «un trapianto di fegato per colpa di un tumore. Quello è stato il giorno più lungo della mia vita» dice facendo lampeggiare i suoi occhioni piazzato in modo inamovibile sulla sedia nell’ufficio del direttore, con la copertina dell’ultimo «Sorrisi» fra le mani. «Non ci posso credere: questo è Zucchero! Lo adoro, è il mio cantante preferito da quando ha lavorato con Sting, e qui somiglia a mio fratello. Come si intitola la sua ultima canzone? “È un peccato morir”. No, Zucchero non può morire. Non prima che l’abbia incontrato!». E insiste per avere da Alessandra, segretaria di redazione, il cellulare di «Sugar». Dì di no a J.R., se ne sei capace.
(TV SORRISI E CANZONI - NOVEMBRE 2010)
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