lunedì 5 dicembre 2016

REFERENDUM COSTITUZIONALE, TRIONFA IL «NO» E MATTEO RENZI SI DIMETTE

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi
L'impressione è che dopo tanti #MatteoRisponde, stavolta l'Italia abbia risposto a Matteo. Senza hashtag, ma con un pernacchione epocale (59,11% a fronte di un 40,89% per il SI'), di quelli con l'eco che risuona tra le valli, alla Totò, riversatosi nelle urne del Referendum Costituzionale del 4 dicembre. Che ha avuto una partecipazione popolare che non si riscontrava da tempo immemore: affluenza al 68%. Il risultato non potevano essere che le dimissioni del Premier, che Renzi rassegnerà oggi nelle mani del Presidente Mattarella.
Una sconfitta bruciante che Matteo da Rignano, impegnatosi in un «Uno contro tutti» politico che neppure Costanzo al Parioli, ha tentato vanamente di contrastare forzando una campagna elettorale estenuante e ponendo diversi ultimatum - forse poco graditi - al Paese.


L'Italia ha risposto con un NO sonoro, anche (ma non solo) a causa della personalizzazione che il Premier in un primo tempo ha fatto del risultato referendario: «Se perdo, me ne vado a casa», si era lasciato scappare sull'onda dell'entusiasmo. È stato lì che tutti gli avversari dell'uomo sempre più solo al comando e sempre più inviso alla gente, si sono coalizzati per batterlo. 
Il decisionista Renzi, alleato dei poteri forti, il Berlusconi di Sinistra che è riuscito a rottamare molti e a frantumare la Sinistra portando a casa però ben pochi risultati per il Paese, aveva iniziato da un po' la parabola discendente nei sondaggi di gradimento. Una velocità di consunzione che stupisce, se si pensa che il suo modello di riferimento è stato al Governo per un ventennio. Ma l'Italia ormai perde facilmente la pazienza. E questa è chiaramente anche una sconfitta personale, tutta renziana, non solo della proposta referendaria. E lui stesso è costretto ad ammettere ai suoi: «Non credevo mi odiassero così tanto». Anche se pare si riferisse al resto del Pd, Bersani e D'Alema in testa.

Accortosi del vento sfavorevole, il nostro qualche mese fa ha deciso di mettere tutto se stesso in un Referendum che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto riportarlo più saldo in sella. O la va, o la spacca. Non ha funzionato. L'unica strada, a questo punto, con un risultato così schiacciante, non potevano essere che le dimissioni.
Il primo a gioire della sconfitta renziana è stato Matteo Salvini, che ipoteca così la leadership del Centrodestra, e ringalluzzisce anche lo stesso Berlusconi, di nuovo in gioco, almeno formalmente. E piace assai anche a Beppe Grillo e al Movimento 5 Stelle, che visti i numeri non può fare altro che augurarsi che si vada quanto prima al voto con una Centrosinistra stordito e al tappeto.


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