domenica 2 dicembre 2018

«BOHEMIAN RHAPSODY» * LE FRAGILITA' DI FREDDIE MERCURY, IL PIU' GRANDE PERFORMER

Rami Malek in "Bohemian Rhapsody".
Infiocchettato nella sua sontuosa impaginazione, frutto di un bel montaggio, di una maniacale ricostruzione scenografica e di costumi, «Bohemian Rhapsody» è (giustamente) il film del momento.
Una boccata d'ossigeno per le sale sempre più in crisi, sabato a parte, quando un po' di spettatori si riescono ancora a strappare a Netflix, Sky e Amazon Prime Video.

Più che un'opera sui Queen, è un viaggio nell'immane, tormentata, a suo modo straordinaria personalità dominante di Freddie Mercury, interpretato dall'immenso Rami Malek («Mr. Robot»). Dalle liti in famiglia, all'ingresso («Con quei dentoni?») nella band che macina successi in tutto il mondo; dalle bizze nella discografia e ai party orgiastici, alla fidanzata-fan, per arrivare all'omosessualità e alla curiosità morbosa dei media; sino all'AIDS, lasciato però sulla porta. La pellicola si ferma sei anni prima della morte della star, nel 1985, al leggendario Live Aid di Wembley.

La somiglianza non solo di Malek, ma di tutto il cast con la vera band e i comprimari della storia nella realtà è stupefacente. Ma il protagonista è talmente calato nella parte da diventare più vero del vero. Il più grande performer di tutti i tempi raccontato nelle sue fragilità. E oggi che siamo circondati quasi soltanto da lagnosi rapper, lasciatemelo dire, è una benedizione.
VOTO: 8

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