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venerdì 18 febbraio 2022

SERENA ROSSI, «LA SPOSA» DA NON LASCIARSI SCAPPARE

La partenopea Serena Rossi sul set della fiction di Rai1 La sposa.

Vederla all'opera è sempre un piacere, si tratti di recitazione o puro intrattenimento musicale. Anche perché se il talento c'è, si vede e non lo puoi soffocare. Serena Rossi (36) ha fatto il botto su Rai1 con "La sposa" (6 milioni di spettatori al debutto), fiction con una storia strappacore molto orientata al pubblico femminile e ben girata. Serena si è calata nei panni di una donna calabrese sposatasi per procura (tramite lo zio dello sposo) con un contadino veneto burbero e dal passato sentimentale misterioso. Per una napoletana non dev'essere stato semplice interpretare un personaggio dai toni fortemente drammatici, sfoggiando per giunta un convincente accento calabrese. C'è da domandarsi che cosa aspettino in Rai ad affidarle un Sanremo da protagonista, da sola o in co-conduzione. In ogni caso, una cosa è certa: Serena te la sposeresti non solo per procura, ma anche se fosse solo un ologramma. 

VOTO: 10

(TRATTO DAL PAGELLONE DELLO SPETTACOLO DI FRANCO BAGNASCO PER I SETTIMANALI VERO E VERO TV)

lunedì 16 ottobre 2017

«CELEBRATION»: LA DIFFICILE ARTE DI RIABITUARE IL PUBBLICO ALLA TV DI QUALITA'

«La Tv abbassa» - Serena Rossi e Neri Marcorè in «Celebration»
Per parlare di «Celebration», il nuovo sabato sera di Raiuno con Serena Rossi e Neri Marcorè, bisogna per forza aprire un discorso più ampio sulla tv di oggi.
Che cos'è, in sintesi, «Celebration»? È un programma di cover in confezione patinata. Un varietà classico (e di classe) quasi totalmente imperniato sulla musica e qualche chiacchiera (forse qualcuna di troppo) a fare da contorno. La musica in video, Sanremo e grandi eventi a parte, non ha mai fatto sfracelli sul piano dell'audience. Funziona molto meglio, invece, quando la rendi guitta, la trasformi in performance en travesti, come nelle imitazioni (sempre cover sono) di Carlo Conti nella gara di «Tale e quale show». Oppure la fai diventare strutturato perno condiviso della memoria collettiva («I migliori anni», ancora Conti). Il resto, fa sempre più fatica a emergere.

«Celebration» è un buon programma, poco strutturato ma da vero servizio pubblico, perché recupera la qualità. Merce rara e nobile. A partire dal talento commovente e indiscutibile di Serena Rossi e di molti ospiti. Sulla presenza di Ernesto Assante e sul pur simpatichino e brillantino Marcorè, avrei più da dire. Soprattutto, non fatelo cantare, perché non è il suo mestiere. 
La qualità nel varietà, con gli standard al ribasso lungamente imposti dalla tv di oggi, necessità di più tempo per tornare a decollare. E il gusto non s'è mai formato in un giorno.
E poi, se «Celebration» ha racimolato solo l'11% e rotti al debutto è soprattutto perché andava a scontrarsi con la post corrida di «Tù sì que vales» di Canale 5 (guarda caso anche qui c'è beffarda guitteria, anche qui trovi il bel pezzo commovente e il caso umano che strappa la risata), che è la quintessenza del pop fatto televisione.
Da Rossi e Marcorè i cantanti (gente con la quale spesso non è semplice trattare) non vanno a travestirsi, ma a proporre cover di pregio. A fare performance di spessore. Non a caso ci trovi anche nomi maiuscoli, da classifica, non vecchie guardie in cerca di qualche euro e di un ritorno in auge.

mercoledì 7 dicembre 2016

SERENA ROSSI NE «IL PEGGIO DELLA DIRETTA» * QUANDO SEI IN SCENA E TI SCAPPA DA RIDERE

C'è anche la neo mamma Serena Rossi, che a un battito di ciglia dal parto sarà di nuovo in Tv venerdì 9 dicembre in prima serata su Raiuno nello speciale «Natale e quale Show» condotto da Carlo Conti, tra i personaggi che si confessano nel mio libro «Il peggio della diretta» appena pubblicato da Mondadori Electa.


La telentosa attrice e cantante partenopea, che ha appena dato alla luce il piccolo Diego, avuto dal compagno, l'attore di «Un posto al sole» Davide Devenuto, ha raccontato alcuni suoi momenti imbarazzanti vissuti a teatro, fra risate incontrollabili in scena e problemi tecnici che l'hanno messa a dura prova. Ma sempre con il sorriso sulle labbra, com'è nella tradizione di questa 31enne napoletana che ha una forza e un controllo incredibili soprattutto nella voce. A «Tale e quale show» lo scorso anno, infatti, aveva trionfato, conquistando (inevitabilmente) giuria e pubblico.
Ne «Il peggio della diretta» c'è una Serena che, insieme con altri 50 big dello spettacolo, si mette a nudo riuscendo a umanizzarsi, se possibile, ancora di più.


sabato 25 ottobre 2014

«TALE E QUALE SHOW» * IL PASTICCIACCIO BRUTTO DEI VOTI DI SCAMBIO

La cosa più meschina, inutile e controproducente che si possa fare (in tutti i campi) è negare e non valorizzare il talento.
Succede tutte le settimane a «Tale e quale show», condotto su Raiuno dall'ottimo Carlo Conti.
Se la giuria ufficiale (Loretta Goggi, Christian De Sica e Claudio Lippi) si comporta come si deve, con giudizi a volte discutibili ma improntati a una certa serietà, nel serraglio dei concorrenti vige - costante - la pratica del voto di scambio. Nel senso letterale del termine. Il compagno di duetto vota la compagna (e viceversa), l'amico premia l'amica, un sodale appoggia l'altro, e si finisce per dimenticare il talento, la bravura. Che invece dovrebbero essere i punti di riferimento di un programma del genere. Pur essendo in cima alla classifica e molto amati dal pubblico, ne fanno le spese spesso i migliori. Ieri (e anche la settimana scorsa) è toccato a Serena Rossi, che ha proposto una Mariah Carey da leggenda. Ma la stessa sorte tocca spesso anche al favorito: il sorprendente Valerio Scanu.

Ieri sera il pezzo della Rossi era sicuramente il numero migliore della serata, a detta anche dei tre giudici. Ma dal parterre degli (invidiosi?) compagnucci della parrocchietta solo un voto, quello di Michela Andreozzi, è finito a lei. Che poi l'ha ricambiata, adeguandosi dopo qualche puntata all'andazzo amicale. Tutti gli altri a premiarsi tra loro come sempre fra un sorrisetto e un'ammiccatina. Luca Barbareschi ha addirittura detto sfacciatamente che aveva amato molto il pezzo della Rossi, ma che il suo voto andava d'ufficio alla compagna di duetto, Rita Forte. Complimenti. D'accordo che lavorare una settimana su un'imitazione, fra voce, trucco e parrucco è un bell'impegno, e rischiare di finire in ultima posizione (come Matteo Becucci, con un onesto ma non superlativo clone di Umberto Tozzi) può dare noia al punto di convincersi che sia utile forzare la mano, ma non credo che lo spirito della trasmissione sia il voto clientelare. La scorsa settimana la stessa Raffaella Fico, che ha proposto una convincente Gianna Nannini, ci è rimasta (giustamente) malissimo ritrovandosi sotto la metà della classifica. Penalizzata dai soliti giochetti.
Essere bravi scatena l'invidia di tanta gente, si sa, e scatta l'emarginazione. Peccato che questo andazzo faccia male alla credibilità del programma (San Carlo fa qualcosa), al talento dei penalizzati, e ai votatori stessi, che agli occhi del pubblico fanno una figura meschina. Per non parlare di quelli - alla canna del gas - che votano se stessi.

venerdì 25 luglio 2014

SERENA ROSSI * «LAVORO PERCHE' SONO UNA FICTIONARA MALLEABILE»

Nel corso di quest’intervista, fatta nella sua nuova casa romana, la napoletana Serena Rossi trova il tempo di: rispondere a un paio di domande con la cadenza trascinata da cumenda milanese (facendo il verso al nordico interlocutore); ricevere un corriere per un acquisto on-line fatto dal (fortunatissimo) fidanzato; parlare per un po’ con la voce impostata da consumata interprete di prosa, e – soprattutto – darsi della «fictionara». Ovvero attrice abbonata al mondo delle fiction. E in effetti, come darle torto? Ci sono più serie tv nel suo curriculum, che trasgressioni in quello di Madonna. Inizia nel 2003 occupando per sette anni «Un posto al sole», e si fa notare in prima serata nel 2008 con «La vampa d’agosto», episodio cult de «Il commissario Montalbano» replicato di recente col 30% di share. Poi si accaparra, tralasciando molte cose, «Puccini», la prima serie di «Che Dio ci aiuti» (anche qui repliche d’oro), «R.I.S. Roma – Delitti imperfetti»  e «Il clan dei camorristi».

Serena, ho dimenticato qualcosa?
«Per esempio che ho debuttato a teatro, nel 2002, con “Scugnizzi”, di Gino Landi e Claudio Mattone. Però sono una fictionara, e ci sta. Ma attenzione: sto per approdare al cinema, mai affrontato prima».
Perbacco. Quando?
«A ottobre. Sarò coprotagonista di “Song ‘e Napule”, dei Manetti Bros. È la storia di un rigido poliziotto napoletano, anomalo perché odia i napoletani, interpretato da Alessandro Roja. Deve fare un blitz per arrestare un boss della camorra, intrufolandosi nella band del cantante neomelodico Lollo Love, che si esibisce per lui. Io sono la sorella del cantante. Un ruolo che adoro perché è una tipa sguaiata, rumorosa, che sculetta, vistosa…».
A Napoli la chiamereste «vaiassa», credo…
«Bravissimo! Ma come fa a saperlo?».
Ho studiato. Senta, da attrice in forte ascesa, qual è stata la svolta per la sua carriera?
«Senz’altro “La vampa d’agosto” con Zingaretti. Lì mi ha notata molta gente, e da lì sono partite tante cose. Con Luca, che mi vuole bene e che sul set è molto generoso, ci siamo appena ritrovati per girare la fiction “Olivetti”, che vedrete sempre a ottobre, in due puntate su Raiuno».
Lì niente «vaiasse», immagino…
«No, lì sarò una ragazza madre disperata che fa un colloquio per l’assunzione, viene presa in azienda, con gli anni diventa una grafica importante, e ha una storia con un operaio. Sarò anche una contadina calabrese in “Rossella 2” con la Pession. Ma mi devo dare una calmata».
In che senso?
«Sto rifiutando un po’ di cose, ultimamente: cerco il vero salto di qualità. Potrei andare avanti all’infinito a fare ruoli più o meno secondari in altre mille fiction, ma ora mi piacerebbe qualcosa di più».
E la conduzione? Ha fatto solo «Le note degli angeli», nel 2012, con Giletti. Funzionava. Perché si è fermata?
«Non mi hanno proposto altro, ma mi piaceva l’adrenalina della diretta. Se arrivasse un’offerta per affiancare qualcuno con esperienza, forse accetterei».
Ma lei lavora in quanto bella, o in quanto brava?
«Perché sono malleabile. Me lo dicono tutti i registi. Ascolto molto, non rompo le scatole, mi appassiono, mi lascio plasmare, arrivo in orario…».
C’è altro che le succederà in ottobre?
«Sì, però è settembre: esce un mio cd, “Nella casa di Pepe”. 10 brani inediti e una cover di Finardi, anticipati in questi giorni dal singolo e dal video “Nessuno”, scritto da Nino Buonocore. Nasco cantante, e la voglia di tornare a cantare mi è venuta dopo un viaggio a Cuba. Dove c’è la casa di Pepe, appunto».

(LUGLIO 2013)

giovedì 21 febbraio 2013

ELENA SOFIA RICCI («CHE DIO CI AIUTI 2) * «ORA SUOR ANGELA, UNA BOMBA, POI ROMEO E GIULIETTA»

Un po’ meno «Don Matteo», un po’ più «Beautiful». Elena Sofia Ricci scalda preghiere, breviari e il suo indomabile caratterino, in vista del ritorno in video di suor Angela, la religiosa ex galeotta («Finì in carcere per concorso in omicidio e rapina a mano armata» dice) protagonista di «Che Dio ci aiuti 2». 16 episodi da 50 minuti ciascuno, per la regia di Francesco Vicario, che Raiuno manderà in onda in coppia, in prima serata, dal 21 febbraio, per otto settimane.
«C’è poco da fare, questa suora è una bomba atomica» commenta la Ricci «un meccanismo a orologeria ben congegnato. Migliora col tempo. 
È un personaggio che crea empatia e che ha un grande pubblico femminile. Dopo aver verificato, negli ultimi due episodi della prima stagione, che gli spettatori gradivano vederla alle prese con casi dalle problematiche  sociali, quest’anno abbiamo sterzato decisamente in quella direzione. Il filone giallo-poliziesco sparisce per lasciare spazio al sentimento e a storie ad alta problematicità o intensità. Ma senza rinunciare a un tocco di commedia, anche perché io suor Angela senza un po’ di commedia, non la so fare».  Le fa eco la sceneggiatrice Elena Bucaccio: «Abbiamo cambiato il format di una serie di successo, ma non è stato un atto di autolesionismo» spiega. «Passiamo dal legal all’ethical drama. Il modello di prima ci sembrava riduttivo per la nostra protagonista». 
Suor Angela stavolta incontra Guido (Lino Guanciale), avvocato in crisi, tutor del suo nuovo convitto. Lei pensa che nell’animo di ognuno alberghi qualcosa di buono; lui non può fare a meno di credere il contrario. Lei si fida delle sensazioni; lui si attiene strettamente ai fatti. Ma insieme funzionano. Angela ha l’intuito umano che manca all’uomo di Legge. E insieme lavorano ai casi più difficili. Nel cast restano due ragazze della prima serie: Azzurra (Francesca Chillemi), diseredata dal padre, che si deve rimboccare le maniche in convento coltivando il sogno di sposare un milionario, e Margherita (Miriam Dalmazio), studentessa di medicina in sospeso fra pazienti e amori. Un modo per scoprire che un cuore scheggiato a volte è più difficile da curare di una malattia. 
«Lasciando cadere il filone poliziesco, abbiamo dovuto rinunciare a due ottimi attori come Massimo Poggio e Serena Rossi» prosegue Elena Sofia Ricci «per acquistarne tre-quattro formidabili: da Rosa Diletta Rossi, che fa un ruolo molto intenso, una ragazza di buona famiglia che affronta alcune criticità, a Laura Glavan: un peperino, capricciosa, espansiva, che invece dentro è una statua di ghiaccio. Poi  c’è Cesare Kristian Favoino, un bambino di otto anni che farà impazzire il pubblico e che ci ha lasciato a bocca aperta sul set: è buffissimo e recita meglio di tutti noi. Eravamo quasi  in imbarazzo. Infine Lino Guanciale, attore che chi segue il teatro conosce già, e che ha sicuramente un radioso futuro: bello e preparato, lo considero un po’ il nostro Tom Cruise. Per quanto mi riguarda, invece, suor Angela conserverà e accrescerà la propria umanità. Trovandosi alle prese in un episodio con un’ex compagna di cella e la sua storia difficile». 
Elena Sofia Ricci, intanto, è in Trentino, al gelo, tra vecchie dimore e castelli, sul set di una nuova produzione («Sono fortunata: ho i prossimi due anni già impegnati») targata Lux Vide, come «Che Dio ci aiuti 2» e «I Cesaroni». Si tratta di «Romeo e Giulietta», una coproduzione italo-ispanico-tedesca che andrà in onda su Canale 5. «I protagonisti, belli e appassionati» racconta Elena Sofia «sono Alessandra Mastronardi e un ragazzo spagnolo: Martiño Rivas López. Io vesto i panni della nutrice di Giulietta, che è forse il più bel ruolo del teatro shakespeariano per un’attrice - mettiamola così - non più giovanissima. È un modo alternativo di calcare ancora le tavole del palcoscenico, per me che ho fatto una scelta di vita diversa. Ovvero  matrimonio, figli e famiglia. Se pensiamo a grandi colleghe come Mariangela Melato, o la Valeria Moriconi, sono sempre state sposate invece solo col teatro. La loro vita era interamente dedicata a quello. Oddìo, mi accorgo di essermi in qualche modo paragonata a due mostri sacri veri... No, non va bene, per carità: come non detto...».

(TV SORRISI E CANZONI - FEBBRAIO 2013)

giovedì 25 agosto 2011

SERENA ROSSI NE «IL CLAN DEI CAMORRISTI», CON STEFANO ACCORSI

Serena Rossi è una da tenere d'occhio. Non soltanto perché bella da togliere il fiato. Già da tempi non sospetti: quelli di «Un posto al sole», e da quando ha interpretato la sensuale Adriana Morreale ne «La vampa d'agosto», episodio cult de «Il Commissario Montalbano», accanto a Luca Zingaretti.
L'attrice napoletana ha appena iniziato a girare «Il clan dei camorristi», nuova fiction che porta il marchio di fabbrica del produttore Pietro Valsecchi (lo stesso del boom cinematografico di Checco Zalone), dove reciterà accanto a Stefano Accorsi. La regia è di Alessandro Angelini. 

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