giovedì 1 marzo 2018

VITA VISSUTA * QUANDO TUA MADRE PICCONA COL MESTOLO IL GHIACCIO DEL FREEZER


Milano. Per la settimana da convalescente è venuta a trovarmi mia madre dal paese («Così ti cucino un po' di brodo di carne e verdure cotte. Approfittiamone finché sono ancora al mondo», dice l'arzilla 75enne evocando sempre e da sempre lo spettro della dipartita). Tenera.
Si aggira per casa operosa tutto il dì e fa - di sua totale iniziativa, io non chiedo nulla - quei mille lavoretti, anche utili, che le passano per la testa. L'altroieri per esempio sentivo arrivare dal soggiorno-cucina un rumore tipo cantiere autostradale. Vado a controllare ed ella, usando un robusto mestolo in acciaio, grattava l'iceberg di ghiaccio che mi si era formato nel grande freezer. Le faccio notare che non è quella la procedura standard per scongelare, che rischia di fare un danno, ma la risposta è perentoria: «Non preoccuparti, so quel che faccio: raschio sopra, l'ho già fatto altre volte». Mi taccio. Torno a letto, il cantiere continua operoso e il donnino fatica non poco inginocchiandosi e lanciando talvolta qualche mezza saracca.

Passa un quarto d'ora e il rumore aumenta. Torno a controllare. La dolce mammina, a metà fra Jack Nicholson in «Shining» e un muratore bergamasco, col mestolo in mano, sta picconando con furia cieca gli ultimi pezzetti di ghiaccio sulla piastra del freezer, che ormai è arrivata a vivo. Vuole finire il lavoro. E in questo la capisco: sono un soldato. I lavori vanno sempre portati a termine.
Sono però molto preoccupato per il mio frigorifero; mi trasformo allora in severo esorcista, la benedico, e le intimo perentoriamente di fermarsi. Lei si oppone decisa («Non c'è problema»), ma io resto fermo sulle mie posizioni. Il demone esce pian piano dal suo corpo mentre le trattengo il mestolo.
Risultato: ieri mattina la resa dell'elettrodomestico (arrivato intonso alla bella età di 17 anni) ha iniziato a calare vistosamente, e in tarda serata il nostro ha cessato di vivere. Prima la zona frigo, poi quella freezer. Aprendo lo sportellone si vedeva la piastra a nudo e due buchetti dai quali sibilando usciva il freon. Ora sarà sepolto in terra sconsacrata.
Il confronto aspro che è seguito fra me e la signora Marilena (che per tre volte ovviamente ha tentato goffamente di negare le sue responsabilità: «Quel fischio veniva da un padellotto che avevi sul gas») era acuito dal fatto che l'imputata era stata più volte avvertita. Alla fine il crollo: «Che cosa devo dirti: te lo ripago!». Risposta: «Non voglio soldi. È andata così, amen, ma almeno ammetti la tua colpa». E anatemi percepiti anche in notturna: «Basta, finita, non tornerò mai più qui».
Stamane la genitrice si era placata, e il match si è concluso con questa frase da manuale: «Comunque ho agito per il bene. E tra l'altro sono sicura che quel frigorifero non sarebbe durato ancora a lungo». Appòsto.

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