lunedì 26 marzo 2018

ADDIO A FABRIZIO FRIZZI, IL BUONO DELLA TV COL "COMPLESSO" DELLA BONTA'

La morte di Fabrizio Frizzi.
Fabrizio Frizzi si è spento nella notte, all'ospedale Sant'Andrea di Roma, per un'emorragia cerebrale. Aveva 60 anni, e nell'ottobre scorso, negli studi Rai dove registrava «L'Eredità», fu colpito da un grave malore. Da allora combatteva, in silenzio, e sempre sorridendo (com'era nel suo stile) una battaglia difficile.
Lascia la moglie Carlotta Mantovan e la figlia Stella. La camera ardente sarà aperta al pubblico domani, martedì 27 marzo, nella sede Rai di Viale Mazzini 14 dalle ore 10 alle ore 18. I funerali del conduttore si terranno mercoledì 28 marzo alle ore 12 nella Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo.
Sono tantissimi i ricordi personali che mi legano a Fabrizio: tante interviste, la sua privacy difesa sempre in modo strenuo, senza la smania di finire sui giornali, e un certo caratterino (un puntiglio) di fondo che non traspariva dall'aria bonacciona - comunque assolutamente reale anche nella vita - che portava in video. Eravamo amici, ma abbiamo anche "scazzato" un paio di volte. Come succede a tutti gli amici.
La prima tanti anni fa, quando scrivevo per «Il Giornale» e lui faceva coppia con Rita Dalla Chiesa. In una rubrica feci una battutina su di loro (manco me la ricordo), e lui ogni tanto ancora mi rinfacciava quel momento. Poi di recente, per un testo da includere nel mio libretto, «Il peggio della diretta». Rispettai, ovviamente e com'è giusto, la sua tignosa volontà.
Con gli anni mi sono fatto l'idea che questo assoluto professionista dello spettacolo, con un legame orgoglioso e inscindibile con la Rai, capace di passare indenne con alti e bassi stagioni e stagioni di Viale Mazzini stando sempre lontano dalla politica, avesse un po' il complesso della sua bontà mediatica. Di quest'immagine da «Frizzolone», come l'avevano battezzato, da eterno buono della tv. Ogni tanto sentiva la necessità di tirare fuori gli artigli, per compensare. Per dimostrare di non essere soltanto quella cosa là, ma anche un uomo di polso. E in quei momenti non lo riconoscevi. Invece ridemmo come scemi quando gli segnalai un conduttore di seconda mano che stava provando a fargli le scarpe, nascostamente, nei meandri della Rai. E così pure a una cena a Forte dei Marmi, deve fu prodigo di aneddoti e battute.
Una volta, non molto tempo fa, mi disse: «Sai che vorrei fare uno spettacolo teatrale con le tue battute e le riflessioni che metti su Facebook? Una specie di lungo monologo con canzoni. Tienimi via un po' di cose. Alcune me le sono già segnate io»
Ciao Fabrizio, sarebbe stato bello: purtroppo non abbiamo fatto in tempo.

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