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| Il romano Alvaro Vitali, a destra nei panni dell'indimenticabile Pierino. | 
Erano anni di tenere spiate da improbabili buchi della serratura. Di un’Edwige Fenech monumentale che ha versato valanghe di contributi come soldatessa, dottoressa, insegnante di pianoforte e qualsivoglia mestiere noto. Sempre amante, quasi mai amica, intrigava i ragazzotti di turno che sbavavano per lei. In particolare il dimenticato Alfredo Pea. C’era Michele Gammino nei panni del ginnasta, Gianfranco D’Angelo sempre sopra le righe, Gloria Guida e Nadia Cassini in tutto il loro splendore, Bombolo che bofonchiava: “Tse tse” sputacchiando in giro, e Jimmy il Fenomeno che pigliava schiaffi in tutta serenità. Il Pierino di Alvaro Vitali, quintessenza di un Roma ruspante, venne un po’ prima, col cappelletto buffo da studente impreparato, la pernacchia in canna, e una parata di barzellette sconce funzionali a esili trame.
Ho intervistato Vitali circa un anno fa, già provato. Rimproverava a Lino Banfi di averlo fatto fuori dal giro delle commedie scollacciate. Di avere messo ai tempi clausole contrattuali che prevedevano la sua esclusione dal set. L’interessato nega ma senza troppa decisione.
Non mi ha mai fatto molto ridere il Pierino cinematografico, col suo campionario di rutti ed emissioni gassose corporali. Ma rivederlo in azione oggi, in questo mondo di stronzi che non fanno rumore, sarebbe il minore dei mali.
Non mi ha mai fatto molto ridere il Pierino cinematografico, col suo campionario di rutti ed emissioni gassose corporali. Ma rivederlo in azione oggi, in questo mondo di stronzi che non fanno rumore, sarebbe il minore dei mali.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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