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| Emilio Fede in Paradiso va a bussare a Silvio Berlusconi. | 
Da “Sciupone l’Africano”, quand’era in Rai, per via delle sue note spese faraoniche come inviato all’estero, a “Emilio Fido”, negli anni più arrembanti e schierati della sua carriera.
In questi due soprannomi c’è tutta la parabola di un giornalista capace che all’occorrenza sapeva paraculeggiare come nessuno. Il cuore di Emilio Fede ha retto faticosamente sino a 94 primavere, tra la serietà dei grandi scoop in Viale Mazzini, e la faziosità del Tg4, quando trafelato e gaudente piantava ovunque bandierine di Forza Italia sulla mappa che aveva in studio. Il tutto all’ombra di una moglie, Diana De Feo, dalla quale viveva separato e che pare non gradisse molte sue intemperanze. Ma la coppia reggeva, complice la distanza.
Professionista scrupoloso e all’occorrenza incazzoso, se qualcosa in diretta non andava per il verso giusto, partiva con furibondi cazziatoni che divennero poi pane e companatico di Antonio Ricci e dei fuori onda di “Striscia la notizia”. Il suo celebre “Che figura di merda!” si fece col tempo funzionale dileggio rivolto a chiunque capitasse a tiro della banda del satir(ic)o ligure.
L’attaccamento di Emilio a Silvio Berlusconi (almeno all’apparenza) andava oltre l’umano. E Fede si faceva volentieri megafono, si immolava come “La voce del padrone”, altro appellativo che gli fu affibbiato. Inevitabili fioccavano le prese in giro dall’universo mondo. E le critiche, delle quali bellamente non si curava.
Fu a questo punto che Fede capì che per sopravvivere e continuare a cavalcare l’onda occorreva stare al gioco. Occorreva farsi sbeffeggiare; passare da mezzobusto a marionetta. Lasciarsi sfottere per diventare ancora più personaggio. E così fu, per tanto e tanto tempo. A un certo punto però la magia del rapporto col Cavaliere, per tanti motivi, finì. Qualcosa si ruppe per sempre. Lasciò il Tg4, e da lì iniziò il suo declino. Quello del giornalista che seppe farsi clown.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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