giovedì 30 ottobre 2025

PIPPO BAUDO * VITA, MORTE E MIRACOLI DEL RE DELLA TV

L'ultima diretta di Pippo Baudo (Vignetta di Franco Bagnasco)

Se n’è andato l’ultimo che credeva davvero nella televisione. Il penultimo fu Mike Bongiorno, con i suoi quiz. Corrado, Raimondo Vianello, Enzo Tortora, Maurizio Costanzo, Renzo Arbore, e (a suo modo) Raffaella Carrà, pur essendo tutte macchine da guerra, coltivavano o coltivano invece più (auto)ironici anticorpi. Lui no. Pippo sentiva di incarnarla davvero, la tv. Era il suo Trono di spade. Tanto che in un teatro di Livorno una sera anni fa lo vidi mentre portava in scena orgoglioso lo spettacolo “L’uomo che inventò la televisione”, che ovviamente aveva scritto, dirigeva, interpretava… Avrebbe fatto anche il pubblico, potendo.
Da sinistra, Franco Bagnasco, Checco Zalone e Pippo Baudo.
Non aveva un carattere facile, Pippo. Per niente. Ma se non altro viaggiava a due velocità. C’era il Baudo autoritario, severo e pigliatutto dei periodi di successo (e quanti ne ha avuti) e l’agnellino affettuoso delle fasi di stanca di una carriera unica. Sapeva trasformarsi e invertire la rotta implacabilmente a seconda del vento che gli soffiava addosso. Ma era sempre generoso di pareri, commenti, giudizi taglienti, frasi che un pezzo o un titolo te lo regalavano sempre.
Già il grande Giorgio Calabrese mi raccontava delle loro sfuriate a Domenica in, che finivano sempre a tarallucci perché un autore bravo (anche se magari un po’ impuntuale, ogni tanto) dietro le quinte ti fa sempre comodo. Scazzavano, mai poi amici come prima. A me creò qualche problema quando si imbarcò nell’avventura di Festival
Pippo Baudo post mortem (Vignetta di Franco Bagnasco)
Voleva tenere il progetto dello show super segreto ma ebbi ottime informazioni da buone fonti e inevitabilmente raccontai tutto sul Giornale prima del debutto. Mi avrebbe fulminato, e in qualche modo si diede un po’ da fare con una certa lena. Mi presi una piccola rivincita anni dopo quando lo intervistai nel camerino di un suo programma: feci tutto l’attacco del pezzo descrivendo minuziosamente il phon della parrucchiera che faceva garrire al vento a mo’ di bandiera il suo leggendario riporto. Quella volta per fortuna la prese a ridere.

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