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lunedì 14 marzo 2022

ENRICO RUGGERI * MEGLIO CHE SI LIMITI A CANTARE

Il cantautore milanese Enrico Ruggeri, fondatore dei Decibel.

Quando finirà la pandemia (forse ci siamo vicini, facciamo gli scongiuri), saranno tempi grami per Enrico Ruggeri (64). Non essendo più notato musicalmente come un tempo, il cantautore da un paio d'anni intrattiene i suoi followers con un atteggiamento apertamente critico nei confronti delle doverose imposizioni sanitarie governative. E guadagna così qualche titolo di giornale. La sua ultima uscita su Twitter ("In giro per Milano: un bel 30% di gente ancora con la mascherina, compresi dei giovani. La schiavitù mentale è più forte di quella legislativa") è stata molto discussa. Ma lui procede nella sua direzione, rilevando anche come il suo studio di registrazione sia “uno dei più belli che abbia mai visto". Rrouge, il famoso detto "Chi si loda s'imbroda, l'hai mai sentito? 

VOTO: 4

(TRATTO DAL PAGELLONE DELLO SPETTACOLO DI FRANCO BAGNASCO PER I SETTIMANALI VERO E VERO TV)

lunedì 31 maggio 2021

CARO RUGGERI, SUL CASO «PARTITA DEL CUORE» NON LE RIESCE DI ESSERE UN PO' MENO DEMAGOGICO?

Enrico Ruggeri in campo con la Nazionale Cantanti durante la Partita del cuore, appena passata a Mediaset con le polemiche legate al caso Aurora Leone dei The Jackal.

Sulla vicenda Partita del Cuore ho letto e sentito le versioni di tutte le parti in causa. Non ero presente al momento dei fatti, della famosa cena, ci sono contraddizioni e non sento la necessità di schierarmi per forza da una parte o dall'altra (e poi anche au revoir alla mia non fondamentale opinione). Però leggendo ora Enrico Ruggeri che, a proposito della terna arbitrale femminile, commenta così: «Ci piaceva che una donna decidesse e noi fossimo obbligati a ubbidire», una riflessione mi sgorga spontanea, dal cuore. Non leggevo una frase così demagogica e ruffiana dai tempi di Mastella
Anzi, se la metti in controluce sembra persino un'aggravante. Della serie: noi uomini abbiamo deciso (sottolineo: l'abbiamo deciso noi) che le dinamiche del nostro gioco (sottolineo, squisitamente nostro) per una volta lo decidessero tre donne. Se si voleva sottolineare una ghettizzazione tentando di ottenere l'effetto contrario, non si poteva farlo meglio. Tra l'altro in un post su Facebook che gronda vittimismo e drammatizzazione. Complimenti. La mia impressione è che Ruggeri si occupi ormai più di comunicazione che di musica. Che faccia il generatore di hype sul web (vedi anche la questione Covid, vaccini, pandemia), anziché il cantautore. Ed è un peccato, perché un tempo ha scritto cose stupende. Ma preferisco ricordarmelo da vivo. Anzi no, dal vivo.

venerdì 4 settembre 2020

TORNA SILVIO CAPECCIA E SUONA I DECIBEL (INTANTO VASCO E RUGGERI...)


Mentre Enrico Ruggeri si muove tra idiosincrasia nei confronti della mascherina e cenni di negazionismo da Covid-19, in una campagna d'immagine che lascia perplessi molti osservatori, da oggi è in radio la versione in piano solo di SILVIO CAPECCIA dell’indimenticabile brano dei Decibel “VIVO DA RE”.
“Vivo da re”, che consacrò il successo della bandpioniera del punk rock italiano, è il primo singolo estratto dal nuovo album del tastierista dei Decibel “SILVIO CAPECCIA PLAYS DECIBEL – Piano Solo” (Anyway Music/Believe), in uscita venerdì 11 settembre in formato CD e sulle piattaforme digitali e di cui è già attivo il pre-order su Amazon (https://amzn.to/3brs6hO).
«Vivo da re è forse la canzone a cui sono più affezionato – dichiara Capeccia – il primo brano scritto insieme ad Enrico, quando ancora ci chiamavamo Champagne Molotove suonavamo nei licei di Milano le cover di Bowie, Lou Reed e Roxy Music». Il disco contiene le più belle canzoni dei Decibel reinterpretate dal musicista e compositore in una speciale versione strumentale in piano solo. Dai grandi classici come “Vivo da Re” e “Contessa” ai successi più recenti degli ultimi album “Noblesse Oblige” e “L’Anticristo”, il disco è un viaggio attraverso la storia dei Decibel, presentati in un’inedita veste intima e intensa.
Non solo un semplice pianista, Capeccia è un artista completo e innovativo che con i Decibel ha dato vitaad una rivoluzione sonora che ha cambiato profondamente la storia del rock italiano. Tra suggestioni e leggenda, l’artista trasforma le canzoni dello storico gruppo in sonate per solo pianoforte destinate a diventare una pietra miliare della musica strumentale.
Nato a Milano nel 1957, Silvio Capeccia manifesta presto la passione per la musica e le tastiere: a quindici anni fonda con il coetaneo Enrico Ruggeri la college band Champagne Molotov, che si distingue sulla scena per il suo repertorio rock innovativo. La band cambia il nome in Decibel e raggiunge il successo negli anni ’80 partecipando al 30° Festival di Sanremo con “Contessa”, brano contenuto nell’album “Vivo da re”. Successivamente Enrico Ruggeri intraprende la carriera solista e i Decibel realizzano due album: il decadente “Novecento” e lo strumentale “Desaparecida”, prodotto da Shel Shapiro per l’etichetta californiana Mp3.com, prima storica piattaforma di musica indipendente in formato mp3. Completati gli studi di pianoforte e composizione e laureatosi in Marketing all’Università Bocconi, Silvio inizia l’affascinante viaggio nel mondo della Ambient music. Le sue produzioni sono utilizzate in esposizioni d’arte contemporanea, installazioni multimediali e in progetti di psicoacustica con il chitarrista dei Decibel Fulvio Muzio. Il percorso musicale di Silvio Capeccia continua in parallelo sui due versanti ambient e rock. Nel 2017 la reunion dei Decibel viene celebrata con il cofanetto “Noblesse oblige” al quale segue un lungo tour teatrale. Nel 2018 i Decibel tornano al Festival di Sanremo con il brano “Lettera dal Duca” che vede la partecipazione di Midge Ure, front-man della cult band inglese Ultravox. Contemporaneamente esce l’album “L’Anticristo”. Chiude il 2019 il cofanetto “Punksnotdead-Decibel live” con le registrazioni audio e video di due concerti tenuti a Milano, a coronamento di un triennio ricco di emozioni e di passione per la musica.

Vasco Rossi ed Enrico Ruggeri. Il primo con la mascherina manda a quel paese i negazionisti. Il secondo (senza) affronta i fans senza il dispositivo di protezione individuale.

martedì 14 agosto 2018

ENRICO RUGGERI SOSPENDE IL TOUR PER MOTIVI DI SALUTE: "SONO DISPIACIUTO E PREOCCUPATO"

Enrico Ruggeri ferma il tour per "problemi di salute".
Che cosa sta succedendo a Enrico Ruggeri? Il cantautore milanese, con un tweet un po' misterioso ma inequivocabile lanciato nel tardo pomeriggio di oggi, sembra avere interrotto improvvisamente il tour estivo che lo vedeva impegnato in giro per l'Italia.
"Stringendo i denti - dice l'autore de Il mare d'inverno - sono riuscito a portare a termine il concerto di Marotta. Adesso motivi di salute mi rendono impossibile proseguire. Spero di riprendermi presto, un abbraccio dispiaciuto e preoccupato".

Da circa un mese i fan di uno tra i massimi esponenti della canzone leggera italiana erano in ambasce. Il Rouge si presentava infatti sul palco con la sua celebre voce strana e davvero affievolita. E sono ormai molti i video live che circolano su Facebook e sui social che testimoniano qualcosa che indubbiamente non va. Ora Ruggeri (giustamente) sospende tutto e parla di non meglio precisati "problemi di salute", dicendosi "dispiaciuto e preoccupato". In attesa di saperne di più, magari dalla sua viva voce, gli auguro di riprendersi al più presto.

AGGIORNAMENTO
Enrico Ruggeri ha informato il pubblico attraverso i social che si tratta di un edema alle corde vocali (lo stesso problema di salute che ebbe alcuni anni fa Filippo Neviani, in arte Nek). Il Rouge ha deciso di proseguire e completare il tour estivo e poi affrontare il problema con i medici. E' possibile che si debba sottoporre a un intervento chirurgico.

venerdì 10 marzo 2017

PUPO CONTRO RUGGERI: «IO E CUTUGNO ANCORA SPOPOLIAMO NEL MONDO, INVECE LUI...»

I nuovi Decibel con, al centro, Enrico Ruggeri.
Enzo Ghinazzi in arte Pupo non gradisce alcune esternazioni di Enrico Ruggeri, che si gioca la carta della reunion e del rilancio degli storici Decibel, e passa al contrattacco, con un tweet al vetriolo.
Ma vediamo i fatti. Ruggeri (pilastro del cantautorato italiano con la vena creativa più nobile, quella dei pezzi leggendari, negli ultimi anni forse un po' appannata) convoca i suoi due vecchi amici del punk milanese, Silvio Capeccia e Fulvio Muzio, quelli del liceo Berchet, ed esce con «Noblesse oblige». 11 brani che non ho ancora avuto modo di ascoltare.


In conferenza stampa il Rouge rievoca i tempi andati e gli inizi della sua/loro carriera. Intanto, rilascia anche un'intervista a Franco Giubilei del quotidiano Il Secolo XIX dove si spinge un po' più in là con la polemica. Ecco la riflessione:

«In quel momento per me la musica italiana faceva tutta schifo, solo maturando ho scoperto che c’erano belle differenze, e che i cantautori non erano da disprezzare. Poi nel 1980 con i Decibel siamo andati a Sanremo con “Contessa”: sembravamo marziani rispetto a Pupo o alla Bottega dell’Arte, la nostra apparizione al Festival fu deflagrante. Diciamo che il mondo musicale era spaccato in due, e l’Italia era dalla parte sbagliata. Fra musica ultramelodica e pop, solo i cantautori andavano per la loro strada. Il rock di fatto non esisteva, a parte un po’ Bennato».
Enzo Ghinazzi in arte Pupo

«Marziani rispetto a Pupo», «Apparizione deflagrante», «Il mondo musicale spaccato in due e l'Italia era dalla parte sbagliata».
Un proclama dal quale sembra trasparire un po' di superiorità musicale, che Ruggeri riporta al suo sentire negli anni del debutto. Vero o no che sia, Enzo Ghinazzi, che non le manda a dire a nessuno e che non gradisce, scodella un tweet con un'olimpica frecciatina: «Con Pupo e Cutugno a Sanremo fu uno choc. Così parlò Ruggeri. I primi due ancora spopolano nel mondo, invece lui...». Ai posteri l'ardua sentenza.

domenica 2 ottobre 2016

MAX PEZZALI NELLO SPOT MCDONALD'S? NON MI SCANDALIZZA PER NIENTE

Leggo sul web di gente assai indignata perché Max Pezzali ha ceduto la propria immagine e un classico brano di repertorio, «Sei un mito», al nuovo spot di McDonald's per Gran Crispy McBacon.
Trovo che i furori siano, almeno in questo caso, davvero inopportuni.

Pezzali non è né un De Gregori né un Guccini, e men che meno un De Andrè, per citare i sommi poeti. Le sue ballate sono nate e cresciute in un contesto ambientale già contaminato dalla pubblicità. Max, che conosco da una vita, non ha mai avuto l'immagine del cantautore impegnato, serioso, elucubrante. Ha sempre messo le sue fresche e belle canzoni (penso a «Gli anni», la mia preferita) al servizio dell'intrattenimento leggero. Di successo, ma senza troppe pretese, strizzando l'occhio alla contemporaneità.   Inoltre, lo spot è pulito, trasparente, non prende in giro chi guarda.

Per questo il fatto che ora il nostro abbia deciso di rastrellare qualche soldo al servizio di McDonald's non mi fa sobbalzare sulla sedia. Cosa che mi successe, invece, come un colpo al cuore, quando Enrico Ruggeri, che negli anni d'oro scrisse pagine sublimi e intimiste, decise di prestarsi a cantare alla sua maniera il jingle del salame Negroni. Uno tra i punti più bassi della sua carriera, a mio avviso. Morale: ci sono (cant)autori che dovrebbero avere la forza di restare lontani dalle réclame. E ce ne sono altri che hanno la fortuna di potersele permettere.



mercoledì 10 febbraio 2016

CROLLANO LE BORSE, MA SANREMO TIENE: BENE ARISA, BLUVERTIGO, STADIO E RUGGERI

Il Paese è salvo: crollano le Borse europee, ma Sanremo, per ora, tiene: 11 milioni e 134 mila spettatori con il 49,5% di share (metà della platea televisiva, in media ponderata fra le due parti): poco meno dello scorso anno per il Festival di Carlo Conti, solito impeccabile cerimoniere di uno spettacolo che qualche noia l'ha data, ma non sul piano delle canzoni. Alcuni pezzi meritavano davvero, come quello dei Bluvertigo, che se fosse stato affidato non a Morgan ma a uno che sa cantare, avrebbe fatto miracoli. Anche la pagina intimista degli Stadio aveva il suo perché, pur necessitando di più ascolti per entrare in familiarità. Arisa (un po' malmostosa a quanto pare in questi giorni, come si è visto al Dopofestival) aveva una bella canzone, consolante panacea per la solitudine metropolitana d'oggidì, scritta come sempre dall'ex fidanzato Giuseppe Anastasi. E poi Enrico Ruggeri, che dimentica lo spot dei salumi e ci fa sognare per un attimo di essere tornato quasi il rouge dei tempi migliori. 
Pur con qualche sbavatura, anche il pezzo dei Dear Jack aveva l'impronta del classicone festivaliero degno di miglior critica, a mio avviso. Un recupero dell'orecchiabilità che si sta perdendo. E non sempre è un male, sia chiaro. Non troppo a fuoco, invece, Noemi, anche perché Quello che le donne non dicono è stata una pagina definitiva sull'universo femminile. Usare la metafora della borsetta per raccontarlo, fa un po' saldi di fine stagione. 

Le due vallette, Madalina Ghenea e Gabriel Garko, lei silente e statuaria con 15 cambi d'abito, lui macchina acchiappa audience femminile con un cambio d'espressione, hanno fatto quel che potevano per tenere botta, non essendo il loro mestiere. Strepitosa, come sempre, Virginia Raffaele, che ha fatto ridere calandosi nei panni della Ferilli. Già, perché se avessimo dovuto spanzarci con la gag stagionata come lo stilton di Aldo, Giovanni e Giacomo, si poteva stare freschi. 25 anni di carriera senza andare a Saremo, erano un traguardo che si poteva prolungare.

Laura Pausini sempre brava ma parla troppo, incartandosi nella consueta retorica strapaesana che tanto ama. Le è stato dato ampio spazio (fra un blocco pubblicitario e l'altro), e quando canta detta legge. Se fa la ragazza di Solarolo che ha conquistato il mondo, ci si diverte un po' meno. Prenda esempio da sir Elton John, che zitto zitto ha piazzato i suoi tre capolavori, lasciando perdere persino il traino di visibilità della step-child adoption, e ha guadagnato l'uscita rischiando quasi di cadere.


Al Dopofestival mi ha divertito soprattutto l'idea, molto faziesca (o chiambrettiana) di Nicola Savino di prendere Orietta Berti come commentatrice. E il mix con la Gialappa's band funziona.
Il resto, all'Ariston, è contorno festivaliero, piccole gag per liberare il palco, riempitivi. Conti sta facendo, come al solito, un buon lavoro. Non ci si accorge quasi di lui, e questo è il grande segreto di chi oggi fa (bene) televisione.

martedì 7 luglio 2015

SPOT NEGRONI * ENRICO RUGGERI, IL SALAME CHE NON TI ASPETTI

D'accordo, sarò un tipo all'antica (e so bene che le bollette, in qualche modo, vanno pagate), ma quando l'altra sera, distratto davanti alla pubblicità in tv, ho sentito partire un vecchio jingle cantato da una voce strana, magnetica e inequivocabile, un brivido mi ha percorso la schiena.

«Le stelle sono tante, milioni di milioni: la stella di Negroni, vuol dire qualità». Non ci potevo credere, ma a decantare la bontà del noto salame era proprio Enrico Ruggeri. L'uomo di «Contessa», «Quello che le donne non dicono», «La carta sotto» (forse la mia preferita), «Il futuro è un'ipotesi»; insomma, uno tra i cantautori più raffinati di sempre stava esaltando in musica l'insaccato industriale, e chiudeva (tanto abbiamo fatto 30...) con il claim: «Se è Negroni si sente», detto dalla sua voce maschia, col birignao e accenti milanesi. Una voce che ha cantato, in passato, cose straordinarie. Per non dire uniche.

Il web si è subito scatenato («Con la tv che ha fatto ultimamente, che cosa ti aspettavi...» e altre riflessioni), e probabilmente - ripeto - sono io quello sbagliato, all'antica. Uno spot non fa primavera e forse neanche porchetta. In fondo anche Mina (che però è solo interprete, non cantautrice col marchio Doc come lui) ha ceduto alle lusinghe della pubblicità. Ma che Ruggeri faccia il salame, cribbio, non te l'aspetteresti mai. E rimani lì, con la bocca aperta.
Come primo pensiero, oltre allo stridere del gesso sulla lavagna, ho mandato idealmente i miei complimenti ai creativi che sono riusciti a convincerlo. Il colpo è magistrale. Il secondo è stato per il bonifico. Enrico, tu che sei intelligente e hai senso dell'umorismo: per una cosa così spero che ti abbiano letteralmente ricoperto d'oro. Ma qualunque cifra sia, era comunque troppo poco.

mercoledì 15 febbraio 2012

LA ZAVORRA CELENTANO PENALIZZA UN SANREMO IMBARAZZANTE (MA NON PER GLI ASCOLTI)

Il problema non è tanto Adriano Celentano, ma il pessimo uso che (da sempre) fa di se stesso. Furbacchione, retorico, con quella preoccupante propensione all'inutile sermone che l'ha reso tristemente famoso. Ieri sera a Sanremo ha dato, come sempre, il peggio di sé per più di un'ora, impedendo al Festival morandiano di decollare e penalizzando i cantanti. Per attaccare Avvenire e Famiglia cristiana e insultare Aldo Grasso, bastava un articolo di giornale, al limite. Decisamente eccessivo monopolizzare un'ora di servizio pubblico con uno stucchevole delirio fatturato 700 mila euro. Sarebbe bello se i neuroni sani di questo anziano signore milionario organizzassero una class action contro gli altri e la loro badante Claudia Mori. Ma non si può avere tutto dalla vita. Persino Enrico Ruggeri l'ha massacrato su Twitter, l'unico posto dove ieri era divertente vedere e commentare la mappazza festivaliera: «Sono imbarazzato come operatore dello spettacolo e dispiaciuto per i miei colleghi che stanno aspettando la fine di questo delirio». Difficile non condividerne il disagio. Poi gli ascolti ci sono stati comunque, certo. Ma senza controprogrammazione, con la concorrenza spenta, la strada dell'audience è tutta in discesa: 12.762.000 di media con il 49,70% di share.
Come se non bastasse, l'avvio dello show ha arrancato per colpa di Luca e Paolo. Tanto bravi ed efficaci lo scorso anno, tanto inconsistenti stavolta, con un'ironica cover di «Uomini soli» dei Pooh che non lasciava il segno. Satireggiando poi troppo a lungo senza graffiare - e soprattutto senza far ridere - sui comici di sinistra rimasti orfani di Berlusconi.
Tra mille problemi tecnici (il più clamoroso è stato il flop del meccanismo di voto delle giurie, con conseguente annullamento) e il tardivo palesarsi della gnocca, con le piacevoli sembianze di Belen Rodriguez ed Elisabetta Canalis, la serata è scivolata via tra l'imbarazzo di tutti. Alla storia di Ivana Mrazova, modella 19enne bloccata dalla cervicalgia, hanno creduto ben pochi. Ma questo fa parte della panna sanremese, tutta da montare prima che vada in acido.
Qualche buona canzone s'è sentita: tra i virtuosismi di Francesco Renga (che risultava però un po' freddo), ad un'Arisa intensa e spiazzante, spuntavano la consueta grinta di Emma Marrone, la dolcezza di Pierdavide Carone featuring Lucio Dalla, e la strana coppia Loredana Bertè-Gigi D'Alessio. Lei era un mix fra Morticia Addams e Mickey Rourke durante The Wrestler, ma l'orecchiabilità dell'onestissimo pezzo faceva perdonare il resto.
Il penoso siparietto Morandi-Pupo-Celentano mi ha fatto urlare a squarciagola: ridatemi Pippo Baudo. Solo fino a poco tempo fa, non lo credevo possibile.

giovedì 31 marzo 2011

IL CASO * MA VASCO HA COPIATO LA COVER DI RUGGERI?

RENZI FA L'INDIANO
Se in questi giorni cercate il sindaco di Firenze, Matteo Renzi (proprio lui, quello simpatico, che tra i suoi peccati giovanili ha una partecipazione a «La ruota della fortuna» e tra quelli dell'età matura una visita ad Arcore) non lo trovate in comune ma a Mumbai, in India, dove il primo cittadino è ad accompagnare Zubin Mehta e l'orchestra del Maggio Fiorentino.

VASCO HA COPIATO LA COVER DI RUGGERI?
Una polemichetta in questo periodo sta infiammando i fan club: Vasco Rossi, per la copertina del suo nuovo album, «Vivere o niente» (il singolo constatativo «Eh già» sta girando da un po'), dove compare al volante di un'auto, secondo i fan del Rrouge si sarebbe ispirato a un concept fotografico-creativo di Enrico Ruggeri di 2 anni fa, per il cd «All in». Vi propongo le cover appaiate, in modo che possiate giudicare. Quanto alla virtuosa spiegazione, ecco il parere di Vasco: «L’artista è sempre in fuga, dai posti di blocco del conservatorismo, dall’omologazione, dai poteri che lo vogliono fare star zitto. Io sono in macchina, in fuga da questo nemico che mi sta inseguendo».
Ed ecco quella che diede Ruggeri nel 2009: «La mia vita immaginata come uno che corre in macchina al massimo della velocità ma sempre con qualcuno che gli punta la pistola alla tempia, che è un po' il destino di chi fa il mio mestiere, di chi ha sempre fatto scelte coraggiose, di quelli che hanno un rapporto così stretto con i fan che ti danno un sacco di affetto ma inevitabilmente anche critiche…la mia vita è stata sinteticamente rappresentata con questa copertina ed abbiamo usato anche questo tipo di rappresentazione, in questo momento attualissima, alla Tarantino, io con il maglioncino a dolce vita, i film polizieschi anni 70».

venerdì 18 febbraio 2011

ENRICO RUGGERI È PRONTO ALLA REUNION CON GLI CHAMPAGNE MOLOTOV

La data lascia perplessi: primo aprile. E l'indiscrezione è tutta da verificare. Ma pare che Enrico Ruggeri stia per celebrare una reunion con gli Champagne Molotov, ovvero la prima band decadente con la quale aveva iniziato a rockeggiare a partire dalla metà degli Anni 70. I tempi di «Vivo da re» e di altre perle di un Enrico che mi ostino ad amare molto più come musicista che nell'improprio ruolo di conduttore e opinionista televisivo. Nel gruppo, cofondato con Silvio Capeccia, c'erano anche i fratelli Stefania e Luigi Schiavone. Divenuto poi uomo ombra del Rrouge.
L'appuntamento - se questo pesce d'aprile dovesse essere confermato - è al Pala Phenomenon, Strada Statale 229, KM 10, a Fontaneto d'Agogna (Novara). Ovviamente non si tratterebbe di una definitiva reunion, ma di una serata a beneficio quasi esclusivo dei fans, che l'hanno richiesta a gran voce persino con un gruppo aperto su Facebook.

martedì 8 febbraio 2011

PICO * IL FIGLIO DI ENRICO RUGGERI? FA IL RAPPER

Si chiama Pier Enrico, detto Pico, ha vent'anni ed è figlio di Enrico Ruggeri e della sua ex moglie Laura Ferrato, oggi potente capo ufficio stampa di Canale 5. Pico ha seguito, a suo modo, le orme paterne, e fa il musicista. Il rap (come si può notare dall'appropriato look) è la sua religione, e ha anche una sorta di manifesto programmatico, vergato sulla pagina di Facebook ufficiale:

«L'hip-hop è un movimento culturale, il rap un modo di cantare/parlare sulla musica: ho fatto mio il secondo, ma ho poco da spartire col primo. Reco contaminazioni variegate, poichè la mia contaminazione è l'ordine costituito delle cose, il kòsmos.

Può darsi che tratti temi sociali, forse anche pesanti.
Può darsi che racconti risibili storielle grottesche (o surreali?).
Può darsi che proponga tentativi di filosofia spicciola.
Può darsi o non può.
Ciò che è certo è che NON sono serio, e che NON sto scherzando».

mercoledì 24 novembre 2010

NATHALIE HA VINTO L'EDIZIONE PIU' DEBOLE DI "X-FACTOR"

E' andata come doveva andare: Nathalie Giannitrapani ha meritatamente vinto la quarta (e più debole) edizione di "X-Factor", orfana di Morgan e risollevata - sul piano dello spettacolo - da qualche guizzo di Elio e da un Nevruz "più ta-rock che rock", come ha affermato un ispirato Marco Balestri. D'altra parte il ragazzo difficilmente avrebbe avuto particolari chances sul piano discografico.
Anche il diciassettenne Davide meritava molto, ma alla fine la voce e la grinta di Nathalie sono state stranamente premiate da un Televoto che in genere falcidia i migliori. Senza pietà alcuna.
Francesco Facchinetti se l'è cavata egregiamente, ma quest'anno al talent di Raidue mancavano sia il mordente che i veri talenti. E al tavolo della giuria miss Anna Tatangelo ed Enrico Ruggeri non hanno fatto stravedere. Consueto l'approccio di Mara Maionchi, e straordinariamente compito e professionale quello del leader delle Storie Tese, che ha giustamente spiazzato chi si attendeva che andasse a fare il pagliaccio a gettone.
Il debutto è stato più che confortante, anche per via della curiosità, ma già dalla seconda-terza puntata il programma ha iniziato ad annaspare, scendendo negli ascolti. Per la prossima edizione, un po' di cose andranno ripensate.

mercoledì 15 settembre 2010

«X-FACTOR 4» * NATHALIE, DORINA E MANUELA LE MIGLIORI (IN ATTESA DEL T.S.O. PER NEVRUZ)


LA GIURIA
Elio è il più spiazzante, il più bravo, il più competente. Vestiti a parte, questa volta ha rinunciato alle macchiette, vuole fare sul serio e non teme di andare controcorrente. Se la prende con il pubblico a casa per i Televoti che mandano al massacro, spesso, le voci migliori, e se ci sono rilievi tecnici da fare, li fa. Senza la paura di essere detestato o le tentazioni demagogiche che spesso assalgono Anna Tatangelo e talvolta stuzzicano Enrico Ruggeri. Mara Maionchi, invece, è un mondo a sé. Una di quelle buone cose di pessimo gusto di gozzaniana memoria.

I CONCORRENTI
Eliminate Sofia (la più bella) e Alessandra, sul palco restano l'energico Ruggero, mini-cantante già con grinta e carattere non indifferenti, e personaggi come i Kymera, ancora in gara solo grazie al buonismo televisivo che tradizionalmente premia il diverso: dai gay conclamati alla balbuzie del pur emozionante Stefano. Il pubblico va in delirio per lui e i giurati ammutoliscono. Chi tocca, muore. Manuela è la ragazza tecnicamente più preparata, sa di esserlo, e sa anche di dover rimuovere una patina di freddezza che si porta appresso. Per questo ogni tanto simula pianti e commozioni.
E se i Borghi Bros rientrano nel novero dei senza infamia e senza lode (già meglio gli Effetto Doppler), il bel Davide - peraltro sufficientemente preparato - sembra fatto apposta per titillare il pubblico adolescenziale. Ancor più della scatenata Dorina, l'unica albanese non arrivata in Italia per mare (puro argento vivo), la mia preferita resta Nathalie. Voce, temperamento e tecnica senza sguaiatezza, parla come Lorella Cuccarini ma canta divinamente.
Nevruz meriterebbe un volume dell'enciclopedia britannica. Sinceramente convinto di essere un artista del quale il Paese non può fare a meno, alla fine riesce a convincere anche te. Tra una smorfia alla Piero Pelù (prima maniera) e un boa di struzzo che neanche nel Vizietto. Con il rischio del T.S.O. sempre in agguato. Facchinetti, nel caso, pensaci tu.

mercoledì 8 settembre 2010

«X-FACTOR 4» * MORGAN? MIRACOLO: IL PROGRAMMA FUNZIONA ANCHE SENZA DI LUI

In una puntata fiume pressoché scarica di blocchi pubblicitari (sarà la crisi o un favorone della Sipra alla rete per garantire buoni ascolti al debutto?), "X-Factor" ha fatto un miracolo che neanche San Gennaro. Il programma fuzionava, scorreva, a volte riusciva persino a divertire, nonostante il macigno dell'assenza di Morgan. Mister Castoldi (con tutti i suoi ciclotimici difetti, preziosi per il video) era "X-Factor". Se a "X-Factor" togli Morgan - un po' guru un po' para-guru - hai tolto allo show gran parte del suo fascino, si credeva. E dal momento che il tavolo dei giudici è la quintessenza di tutti i talent, le preoccupazioni non erano poche.
Invece, anche senza il carisma del Pirata - complice un casting di talenti fatto con grandissima cura - la trasmissione ha retto. Fra una Katy Perry con quattro dita di cerone per coprire i brufoli e un Marco Mengoni sempre più disinvolto, con un pezzo alla Piero Pelù vecchia maniera, Francesco Facchinetti ha condotto in porto il vascello di Raidue con sicurezza, mentendo quanto basta: "Niente è più come prima" ripeteva. Ma è solo uno slogan, non la verità.
I giudici. Su tutti sovrastava, come sempre, Mara Maionchi. Fra gesti dell'ombrello, piccoli scazzi, sorrisi e unghie pittate di verde, la signora Fletcher del pentagramma è una spanna sopra tutti gli altri, col suo grande, ruspante senso dello spettacolo. Un po' frenato Elio (la trovata migliore è stata vestirsi da Morgan), che ai lazzi ha preferito alcune pignolerie tecnicistiche. Enrico Ruggeri, impiegato finalmente come si deve in televisione, riesce a far dimenticare in un colpo solo le nefandezze de "Il bivio" e "Mistero", e non era facile. Il limite televisivo del Rouge nel contesto di un talent è solo quello di essere una persona pacata, certo non incline alle zuffe da audience. Più compentenza, meno spettacolo. Persino Anna Tatangelo, la 24enne (ma l'età cerebrale supera i 45, fa fede il Nintendo Brain Training) della nostra canzonetta è riuscita a non sfigurare. Oltre a essere il Punto G (inteso come Gnocca, non come Gigi D'Alessio) del programma, se la gioca con freschezza e la battuta pronta persino in un corpo a corpo con Milly D'Abbraccio.
Se continua così, il povero Morgan va nel dimenticatoio in 3 settimane. 

martedì 22 giugno 2010

«X-FACTOR», CAST COMPLETO * MAIONCHI, ELIO, TATANGELO E RUGGERI

Come anticipa il blog di Davide Maggio, si sono chiusi i giochi per la giuria della prossima edizione di «X-Factor», orfana di Morgan e Claudia Mori: oltre ai già annunciati Mara Maionchi (la nave scuola, quel tocco di ruspante vaffanculismo che piace alla gente che piace) e al fantasmagorico Elio senza le Storie Tese, che sarà di certo l'ironica, beffarda coscienza critica del talent condotto da Francesco Facchinetti, gli altri due musicanti in campo saranno dunque Anna Tatangelo ed Enrico Ruggeri, i cui nomi circolavano da tempo. La signora D'Alessio, che il pubblico televisivo frequenta ancora poco, potrebbe essere una sorpresa. Dopo il no di Francesco Renga, Ruggeri invece è un ripiego di lusso. Colto e ironico (pur senza l'istinto pedagogico di Vecchioni), potrebbe essere un buon acquisto. Di certo meglio immaginarlo in questa veste che non come inappropriato conduttore di «Mistero». Del resto al suo posto hanno messo Raz Degan, che è persino peggio di lui, quindi...

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