venerdì 30 luglio 2010

«THE LOSERS» * I REPLICANTI DI «A-TEAM» RIESCONO A NON SFIGURARE

In Bolivia per fare la pelle a un narcotrafficante, gli sporchi ragazzi del Colonnello Clay (Jeffrey Dean Morgan) giocano alla guerra da sempre, ma con un'etica di fondo che neanche quelli della Valfrutta. Ecco Roque (Idris Elba), esperto di esplosivi; non manca Jensen (Chris Evans), che si dedica a comunicazioni e tecnologia senza dimenticare le armi da fuoco; spunta Pooch (Columbus Short), che guida mezzi pesanti dotati di artiglieria non certo leggera; e infine voilà il tiratore scelto Cougar (Oscar Jaenada), che con gli altri ha lo stesso dialogo che c'è fra Fini e Berlusconi.  
Max (Jason Patric), un infiltrato della Cia, li incastra, e loro si fanno credere morti sognando di vendicarsi. Li aiuta la bella ammazzatutto Aisha (Zoë Saldaña), felice di condividere la missione apparentemente suicida.

Tratto dall'omonimo fumetto, il film girato da Sylvain White ha non pochi debiti da pagare nei confronti del modello di riferimento più prossimo, quel remake dell'«A-Team» appena approdato sugli schermi. Nonostante tutto, le scene d'azione sono piuttosto convincenti, e se si chiudono gli occhi di fronte alle medio-piccole incongruenze, si passa un'oretta e mezza rilassante.
VOTO: 6,5

PERCHE' MIO PADRE AMA TANTO LE «VELONE»?

Escludendo Enzo Iacchetti per ovvie ragioni (e purtroppo anche Nina Senicar, perché non basterebbe un quintale di Viagra per reggere il peso dell'ansia da prestazione), spero tanto che l'insana, inspiegabile passione di mio padre per «Velone» non sia a sfondo sessuale.

giovedì 29 luglio 2010

GOSSIP * DOPO FABRI FIBRA, I PETTEGOLI PARLANO ANCORA DI MENGONI (E DI DAVIDE)

Mentre sul web impazza la polemica tra fan club per il contestatissimo verso di Fabri Fibra in «Non Ditelo»: «Secondo me Mengoni è gay ma non può dirlo perchè poi non venderebbe più una copia», il mondo del gossip si scatena con le dietrologie. Che riportano inevitabilmente all'ultima edizione di «X-Factor», dove secondo le malelingue si sarebbe sviluppata un'amicizia molto intensa tra il bel Marco e l'altrettanto bel Davide dei Luana Biz (il primo da destra nella foto). Dal programma Mengoni sarebbe uscito felice per la vittoria ma affranto per essere costretto a non rivedere più Davide. Insomma, un rompicapo per intenditori, anche se è meglio non schierarsi per evitare le coltellate (metaforiche) delle fans.
Da parte sua, Fabri Fibra ora stempera: «Non sono omofobo. L'intenzione era quella di convogliare l'attenzione su un mondo di finzione».

MUSICA * LE NOTE STONATE DELL'EUROFESTIVAL

Più che all’«Eurofestival», siamo dalle parti del Neurofestival. Evento che, come vedremo, rischia di minare il sistema nervoso dei partecipanti.
Ricordate la gara canora sparita dai teleschermi italiani nel lontano 1997, dopo il quarto piazzamento dei mitici Jalisse, già vincitori a Sanremo con «Fiumi di parole»? Ebbene, è viva e lotta insieme a noi. Anzi, più che lottare, a quanto pare, trama. Con intrecci degni delle migliori spy-story al sapor di guerra fredda. Ma andiamo con ordine. Il 24 maggio scorso, all’Arena di Belgrado, si consuma la finale della 53ª edizione, che vede la vittoria, su 43 Paesi europei in concorso, del russo Dima Bilan. Se lo 007 di Ian Fleming ha licenza di uccidere, a Dima più modestamente hanno permesso di cantare (in inglese) una lagnosa ballata pop-rock intitolata «Believe!». Accompagnato sobriamente da un violinista con uno Stradivari e dal campione del mondo di pattinaggio su ghiaccio. Mancano solo la donna cannone e la ballerina del Bolscioi Ciolanka Sbilenka perché già impegnate al circo di Mosca. La vittoria di Dima puzza, soprattutto agli inglesi, che guardano la classifica finale (seconda l’Ucraina, quarta l’Armenia, sesta la Serbia, ottavo l’Azerbaijan, decima la Bosnia, e a seguire Georgia e Lettonia) gridando allo scandalo. Il commentatore della Bbc, Sir Terry Wogan, parla di «Gara truccata e accordi segreti» fra i Paesi del blocco dell’ex Unione Sovietica. Che si voterebbero a vicenda per favorirsi. «Meglio ritirarsi», dice qualcuno in Occidente. Anche tedeschi e spagnoli protestano, e l’Austria aveva già fatto le valigie lo scorso anno. Insomma, un caso politico.
E l’Italia? Come detto, noi avevamo abbandonato la nave dell’«Eurofestival» già nel 1997, per un semplice motivo di convenienza: visto che da regolamento chi ha l’onore della vittoria ha anche l’onere di organizzare (e quindi di pagare) tutta la kermesse-monstre l’anno successivo, alla Rai si erano stancati di partecipare facendo ogni anno gli scongiuri nella speranza che il nostro concorrente non vincesse. Anche perché lo show qui ha sempre avuto poco appeal televisivo e il budget è tutto appannaggio di Sanremo. L’unico italiano presente quest’anno (ma eliminato alle semifinali) era Paolo Meneguzzi, in gara per la Svizzera avendo fatto valere il suo doppio passaporto. Diabolico. Ma parecchio entusiasmo l’ha dimostrato anche il piccolo stato di San Marino, che non teme (letteralmente) di vincere ed era in gara con i «Miodio». Esclamazione fra l’altro parecchio in voga quest’anno dietro le quinte; peccato che la band sia stata buttata fuori alla prima serata.
L’unica italiana che ha gioito - nonostante le polemiche complottiste sul voto - è stata Raffaella Carrà, chiamata a Madrid da Tve (la Rai spagnola) per condurre il galà locale dell’«Eurofestival». Un botto: quasi undici milioni d’ascolto e il 62,8% di share.
Morale: la prossima volta che qualcuno ci racconterà che «Sono solo canzonette», saremo autorizzati a farlo terminare da Arnold Schwarzenegger. Per regolamento può farlo: è americano (ma di origini austriache).

(TV SORRISI E CANZONI - MAGGIO 2008)

KARINA MICHELIN * MEZZA VENETA, MEZZA BRASILIANA, TUTTA SEXY

È una che sente il tempo, l’italo-brasiliana Karina Michelin. Anzitutto perché adora il battito ritmico della musica; poi, perché non nasconde quel maledetto punto debole: la meteoropatia. «Il mio umore cambia con il passaggio dal sole alla pioggia: un giorno sono allegra, l’altro depressa, poco socievole. Con me si vive alla finestra, non è facile starmi accanto. E poi gli uomini in definitiva non mi interessano più: sono “rompicogliensgi”, direi mescolando l’italiano al portoghese. Si può fare?». Si può, si può.
La nuova sexy star formato famiglia, valletta del preserale «Jackpot», con Enrico Papi su Canale 5, i potenziali fidanzati li ha già mandati tutti a quel paese, insomma.
«I corteggiatori ci sono, per carità, ma se non c’è la persona giusta, preferisco stare da sola» aggiunge. L’unico uomo che ama davvero, è suo figlio Riccardo, otto anni, che vive in Brasile. Per la precisione a Botucatù, dalle parti di San Paolo, insieme con i genitori di Karina: Nivio Mariano Michelin, tecnico in un’azienda che produce mobili e oggetti in legno, e Maria Isabel Lemme, casalinga. «L’ho avuto a 18 anni, dopo una storia di due con il mio primo fidanzato. Mai fatto niente di più bello». Per lui da due anni a questa parte, da quando vinse «Miss Italia nel mondo», fa continuamente la spola tra l’Italia e il Brasile.  
Lo scorso anno è stata la primadonna di «Markette», con Chiambretti, su La7. Lì era bellissima ma all’occorrenza parlante. «Da Piero ho imparato tutto sulla televisione italiana. Ora a “Jackpot” mi hanno tagliato la lingua, ma va bene così. Del resto sono stata fuori dal giro per un anno, e in questo ambiente se ti fermi per un po’, sei sempre costretta a ricominciare». Karina (l’accento sulla i) Michelin (letto all’italiana, non alla francese) ha radici che affondano nell’Italia del dopoguerra. 
La sua famiglia è originaria di San Donà di Piave (Venezia), ma il bisnonno Federico Giacinto Michelin dopo il conflitto decise di partire con la classica valigia di cartone e trasferirsi in Brasile, a Botucatù. «Ai tempi  c’era tanta povertà, come sa anche mio nonno Narciso. In Brasile siamo vicini di casa della famiglia del pilota di Formula 1 Felipe Massa. Sua mamma è di San Paolo, ma venne a partorire lì e non se ne sono più andati. Mi sono laureata in Scienza della comunicazione, ho fatto anche la giornalista per alcuni anni, ed è il lavoro che forse amo di più. Ma ho fatto anche teatro, circo. E poi ho vissuto quattro anni a Miami». 
Lì Karina ha coltivato e coltiva la sua passione per la musica. Dopo aver inciso un singolo, «Best of me», ora ha il classico cd pronto nel cassetto.
E nel tempo libero? «Ora che vivo a Roma a casa di amici ho molto meno tempo per coltivare le mie passioni, come l’equitazione. In compenso alzarsi e vedere il Vaticano, il Colosseo, è meraviglioso. Per voi italiani sarà normale, ma a me fa sempre un certo effetto. Ogni tanto riesco ancora a scrivere poesie. Ce n’è una che ha un verso che dice: “Sto ancora aspettando il meglio di me”. Sul serio: ogni giorno capisco qualcos’altro del mio carattere, ogni giorno mi scopro un po’ di più».
Quello, se permette, cara Karina, l’avevamo notato anche noi.
«Ma non in quel senso, che cos’ha capito?».

(TV SORRISI E CANZONI - GIUGNO 2008)

FILM & TELEFILM * ECCO CHI SONO I PIU' GRANDI DOPPIATORI ITALIANI

Avere una voce arcinota e un volto che non conosce (quasi) nessuno, può generare qualche frustrazione. Per questo «Sorrisi» oggi ha deciso di fare giustizia, regalando un’inedita ribalta ad alcuni tra i più grandi doppiatori italiani. E ai lettori, ovviamente, la gioia di entrare davvero nel loro mondo. I big ai quali i nostri «consentono» di recitare, in tv o al cinema, li vedete per una volta fotografati in piccolo, accanto a loro. Non lo ammetteranno mai, ma è la più grande rivincita per un orgoglio che si nutre solo di sonoro.
Il primo incontro è quasi rituale: Sergio Di Stefano, calda e leggendaria voce italiana del «Dr. House». Alla faccia del razionalismo scientifico, si presenta all’appuntamento con tre cornetti anti-jella. Uno classico, rosso, appeso al collo; un altro minuscolo, da passeggio, attaccato al braccialetto; l’ultimo, ultra-ricurvo e trendy, che ballonzola dalla cintura. Avesse con sé anche due pacchetti di sale grosso, parrebbe il cugino del mago Do Nascimento. «Guardi che la jella colpisce. Becca eccome, e bisogna difendersi» dice. «C’è parecchia gente che mi vuole male. Persone invidiose. Questo cornetto alla cintura me l’hanno scalfito, a furia di tentare di colpirmi». La prima, grande sorpresa è che la voce di House detesta i medici. «Ci vado, come tutti, ma l’indispensabile. Un amico medico mi disse: “Sandro, non ammalarti: se non ti ammazza la malattia, ti ammazza il medico”. E io sto alla larga. Medicine? Prendo un po’ di Optalidon, ogni tanto, per il mal di testa. Anche in tv: pronuncio i nomi di malattie complicatissime, ma non ci capisco quasi niente, è solo mestiere. E preferisco così: spesso sono cose terrificanti e - pare - verissime».
Single incallito, è convinto che il suo personaggio finirà prima o poi a letto con la dottoressa Cuddy. E dice di non trattare i suoi colleghi come House fa con quelli dello staff. «Non credo che se vivesse in Italia House lavorerebbe per la sanità pubblica. Forse metà e metà: ha bisogno di guadagnare. Però lei se lo immagina in un ospedale italiano? Con quel carattere non potrebbe neppure fare il consulente a “Elisir”. Lì ci vuole esibizionismo e pazienza».
Doppiatore tra i più rappresentitivi della sua generazione («Il più rappresentativo, detto con immodestia. Lo scriva, sono il più bravo. Scherzo, ma mica tanto»), Di Stefano è un mite. Ma infila il suo mitico guanto di lattice quando si tratta di telefonare ai direttori di rete. «Se su Canale 5 vedo in onda serie ed episodi del «Dr. House» in ordine semi-casuale, mi viene la rabbia!» dice. «Penso: poveri spettatori, che confusione! Ma che ci posso fare? Ho anche alzato la cornetta per chiamare qualche dirigente, ma niente: in tv conta solo il profitto». Quanto tempo serve per preparare un episodio? «Neppure un secondo: arriviamo in sala, c’è un leggìo, e facciamo al volo, in sequenza, gli “anelli”: pezzi da un minuto, 40 secondi, con in genere due battute e due risposte. Ci pagano a righe lette e gli spot sono a parte. È facile. Noi doppiatori siamo molto fortunati e sopravvalutati. Siamo solo un tramite fra l’autore e il pubblico, niente di più. Riempiamo una faccia vuota. Il segreto per lavorare bene sono gli occhi. Bisogna guardare quelli più che le labbra, e saper cogliere l’intenzione. House non è il mio capolavoro: fu “Mephisto”, nell’81, la voce di Klaus Maria Brandauer. E poi Jeff Bridges ne “Il grande Lebowski”. In tv, la serie “Hunter”». E poi il cattivo per antonomasia: John Malkovich. «Mi piace fare quello che non sono. Essendo buono di natura - purtroppo - dare voce ai cattivi mi scatena l’adrenalina».

IZZO, LA SENSUALITA'
Quarant’anni appena compiuti e  un’eredità impegnativa: quella di papà Renato. «È lui che mi ha trasmesso questa passione, fin da quando avevo sei anni. Senza dire niente a nessuno, mi preparava minuziosamente a casa e poi mi portava in sala. Facevo il lavoro alla perfezione e gli altri si stupivano della bravura di questa bambina. Lui era orgogliosissimo. Un giorno fui io, ingenuamente, a scoprirgli il gioco».
Giuppy Izzo è la voce della dottoressa Meredith Grey (l’attrice Ellen Pompeo) in «Grey’s Anatomy». «Quando me lo proposero» dice «capii subito che sarebbe diventato un successo. Con le sue voci-pensiero, ogni episodio diventa un piccolo trattato di filosofia della vita. Meredith è una di tutti i giorni, non certo un’eroina: non è disegnata sul modello vincente, dalle situazioni esce con difficoltà. In comune abbiamo molte cose, e mi piace il suo non essere sempre in prima linea. Ci sono giorni in cui entro in sala e dico ai colleghi: “Vi avviso che oggi mi sento molto Meredith...”.
Già voce di Loreli in un’altra serie cult come «Una mamma per amica», Giuppy Izzo ha nel suo carniere anche Renée Zellweger, doppiata in «Bridget Jones», «Chicago», «Miss Potter» e nel recentissimo «In amore niente regole».
«Il doppiaggio per me» continua «è fedeltà al testo e all’interpretazione, non puoi farne una cosa tua. Per questo cerco sempre di rifare le voci nel modo più vicino all’originale. C’è della morbosità, in questo. Per Meredith rispetto anche le pause delle sue voci-pensiero: se sono state pensate così, vanno tenute così. Quando doppi sei nel buio di una stanzetta, ti puoi muovere poco, e a volte ci sono scene concitate; ed è vero che in quei casi la voce viene diversa. Una volta mi capitò persino di fare una scena coricata per terra, per ricreare la stessa situazione in cui si trovavano i personaggi del film. Non serve una bella voce, ma l’interpretazione: se fai una scena drammatica, o ti emozioni davvero, oppure non viene, come gli attori sul set». Sposata con un pubblicitario, Fabrizio Conti, Giuppy ha due figli di 14 e 9 anni, e la sua vera passione segreta sono i profumi. «In materia faccio corsi, leggo di tutto, in realtà io sono quasi un naso».

PANNOFINO, IL MISTERO
«Lo amo molto. È un attore ordinato, preciso, chiaro, molto serio». Un po’ statico, forse... «Meglio statico che niente. E poi mi agevola il lavoro: doppiarlo è più semplice rispetto ad altri che si perdono in un sacco di fastidiosi birignao».
Francesco Pannofino (nella foto, tratta da «Boris») difende senza esitazioni il suo Gil Grissom (ovvero William Petersen), ombroso protagonista di «CSI: Crime Scene Investigation», la serie che ha sdoganato, anche in Italia, il genere RIS e dintorni aprendo la strada a un filone. Gli presta la voce da otto-nove anni. «Faccio il doppiatore dal ‘77» continua «e fra le mie voci più note ci sono George Clooney, Denzel Washington, Tom Hanks in “Forrest Gump”, Daniel Day-Lewis e Antonio Banderas». Difficile, oggi, andare al cinema e non imbattersi nel suo timbro caldo. «Quando sono in sala i momenti più esilaranti sono gli errori, miei e dei colleghi. Quelli che piazzano le virgole dove non ci sono: “Guardi l’Orsa, maggiore!”. Piccole distrazioni. Con l’età anche la presbiopia non aiuta e finisci col leggere una cosa per un’altra. Oppure la battuta di un altro, magari per scoprire che si adatta perfettamente al tuo personaggio. D’altra parte quelli che non sbagliano sono pericolosi. Una volta stavo doppiando una serie di documentari e dopo ben sei pagine, mezz’ora di lavoro circa, ci siamo accorti che stavamo mettendo un testo sbagliato su un altro argomento. Non so se mi spiego». Avendo un’ugola d’oro, si guadagnerà anche molto bene... «Abbastanza, tanto da potersi muovere con mezzi propri. Però è un lavoro a rischio, nessuno ti garantisce l’occupazione. Vieni chiamato a seconda del talento e delle esigenze, e si può restare fermi. Quello del doppiaggio non è però un mondo chiuso: questo è il classico luogo comune. È vero, ci sono tradizioni di famiglia, qualche parente o amico che entra e non si sa se rimarrà, ma vedo anche giovani sconosciuti che si avvicinano. Molti rinunciano subito, perché oggi non c’è tanto tempo per imparare; si vuole arrivare subito e la tecnica diventa un extraterrestre». Come nella trama di un film, Pannofino ha fatto nell’89, proprio in sala di doppiaggio, l’incontro della sua vita: quello con la moglie Emanuela Rossi. La voce di Michelle Pfeiffer ed Emma Thompson. Hanno un figlio di 10 anni, Andrea. Non ha ancora reclamato un microfono.

D'AMATO, FORMA E SOSTANZA
Per aiutarti a capire i tic del suo personaggio, la maniacale Bree Van De Kamp (Marcia Cross) di «Desperate Housewives», la napoletana Franca D’Amato cita Eduardo De Filippo: «Chi cerca la vita, trova la forma; chi cerca la forma, trova la morte». Attrice di lungo corso, ha debuttato in tv ai tempi di «Al Paradise» (1984) di Antonello Falqui. «Fu divertente» ricorda «vinsi anche un Telegatto, ebbi alcune offerte, ma smisi subito: venivo dall’Accademia, e avevo il terrore di finire a contare i fagioli nel vaso di vetro in un programma del pomeriggio». Poi le sale di doppiaggio e la folgorazione formato Desperate: «Bree è esilarante e Marcia Cross strepitosa nel ruolo di colei che vuole essere perfetta a tutti i costi: come moglie, madre, donna di casa. E poi perfetta non è, con un marito che la tradisce e i figli che la odiano e si drogano. Insomma, c’è il delirio dietro la ricerca della forma. Inevitabile che noi donne un po’ ci si riconosca, in una così: quando ci arrabbiamo perché non riusciamo a essere come vorremmo, sempre al top. In questa società che ti impone di essere perfetta a tutti i costi, a casa, sul lavoro. Anche a 45-50 anni. Altroché spompata: la vita comincia lì. Devi essere sexy e pure rimorchiare, non vorrai che dicano che sei finita?».
Nel borsino di voci di Franca ci sono Juliette Binoche , Helen Hunt, Madonna e Julianne Moore. La direttrice di doppiaggio Maura Vespini una volta quasi la torturò. «Stavamo facendo “The Hours” e io ero una Moore prima giovane e poi molto invecchiata, a 65 anni circa. Per rendere la voce dell’età avanzata mi misero in bocca prima un po’ di merendine, poi pezzetti di fazzoletti di carta. Non contenta, Maura mi teneva alla base del collo per immobilizzarlo. Alla fine ho girato tutta la scena con le mascelle e parte della testa legate con un nastro adesivo per i pacchi».

(TV SORRISI E CANZONI - GIUGNO 2008)

martedì 27 luglio 2010

VOGLIO UN FORMAT PER LE "SNIFFETTE", LE STARLETTE CHE SNIFFANO COCAINA

Prima o poi ci vorrà un salto di qualità. Prima o poi andranno sdoganate. E dove se non in tv, il loro habitat naturale? Per le «SNIFFETTE», ovvero le starlette che sniffano cocaina, ci vorrebbe un bel format, altroché i cessi dell'Hollywood o del The Club di Milano, freschi di sigilli alle porte.
Dovrebbero mettersi Endemol, Magnolia o Ballandi e studiare qualcosa, un gioco, chessò un aspiratutto a premi. Il remake hard di SuperFlash. Magari in non prima serata (a letto i più piccini), ma in seconda, terza inoltrata. Niente di più allucinogeno di Gigi Marzullo, comunque.
Ha voglia il sindaco di Sanremo a predersela (ma in parte ha già ritrattato) con Belen Rodriguez, rea di aver confessato due tirate di coca nel 2007 a casa di Francesca Lodo, e quindi probabilmente esclusa dal prossimo Sanremo (come se sul palco del festivalone i fatti fossero soltanto lei e Morgan); hanno voglia i perbenisti a tutti i costi. Ormai la polvere di stelle - nel senso letterale del termine - è di casa nel sottobosco dello spettacolo italiano. Tanto vale farne cane da cannone per l'audience. E ora una modella di certo invidiosa di George Clooney butta fango persino su Elisabetta Canalis, l'unico made in Italy che vale la pena esportare. Non c'è più religione.
Insomma, basta letterine, veline, schedine, paperette, letteronze. E' l'ora delle SNIFFETTE, letto all'italiana o alla francese, se siete snob.
Togliamole dall'angusto, imbarazzante fetore di una toilette e accendiamo su di loro un riflettore. Stacchetto di Bob Sinclair, coreografia sexy e poi tutte in pista. Perché in fondo è solo di una pista, che hanno bisogno.

lunedì 26 luglio 2010

AL DISTRIBUTORE LOW COST MI FA IL PIENO PETER SELLERS IN «HOLLYWOOD PARTY»

Si può forse dimenticare Hrundi Bakshi, l'esilarante industano impersonato da Peter Sellers in «Hollywood Party» («The Party», 1968)?
Un suo connazionale, replica imperfetta, vive e lotta insieme a noi. Si trova quasi tutti i giorni, impegnato a fare non si capisce cosa, non si capisce come, non si capisce perché al distributore low cost della Mirina, appena fuori Milano, nei dintorni del civico 400 di via Ripamonti, a due passi dell'I.E.O. di Umberto Veronesi.
Come Hrundi, non dice una parola ma sorride (quasi) sempre. Come Hrundi, vorrebbe darsi da fare (nello specifico, aiutarti a fare il pieno) ma nessuno se lo fila. Come Hrundi, ha l'aria di averne appena combinate dieci contemporaneamente, con la pistola della pompa fra le mani utilizzata come un'arma impropria. Silenzioso, la stessa aria triste e mortificata o sfiziosamente goduta. Te lo immagini mentre stacca il parrucchino ai clienti e appicca incendi con inusitato candore. Provare per credere. Indimenticabile visione.

CHE BRUTTA FINE PER MORGAN, IL PIRATA CHE PIAGNUCOLA E VA PER AVVOCATI

Si appella al Garante per la protezione dei dati personali, chiede a Max di divulgare la registrazione dell'intervista che gli è costata l'esclusione dall'ultimo Sanremo e da «X-Factor». Inoltre, si riserva di «adire l'autorità giudiziaria per la effettiva quantificazione del danno derivante», ecc. ecc. 
Da guasconissimo, sfottente, irriverente pirata dell'etere, bipolare ma a tratti esaltante, Marco «Morgan» Castoldi si sta trasformando in bambino piagnucoloso. Che brutta fine per uno spaccone come lui...

venerdì 23 luglio 2010

ELISABETTA CANALIS * «CON LO SPETTACOLO POSSO CHIUDERE IN QUALSIASI MOMENTO»

I fotografi sono gente strana. Quelli di «Sorrisi», ovviamente, un po’ di più. Il nostro Indiana Jones alla ricerca dello scatto perduto, pretenderebbe di far salire Elisabetta Canalis anche sul tetto del teatro di posa dove sono state realizzate le immagini che accompagnano questo articolo. Lei accetta, ma quando vede la lunga scala esterna d’emergenza sulla quale si dovrebbe arrampicare, roba da action movie americano, pronuncia prima un sì, poi un no, poi un nì e infine un no deciso. «Ho le spalle lussate. A me si lussano le spalle anche quando dormo» dice. «E poi soffro di vertigini: a 17 anni  mi tuffai da 15 metri cadendo male, mi portarono via e pensai di restare paralizzata. Ancora oggi, sogno di cadere nel vuoto. È terribile».

Elisabetta, ha dimenticato che la sua carriera cominciò proprio da un’intervista che le feci per «Sorrisi» insieme con la su amica l’altra neo Velina di «Striscia», Maddalena Corvaglia?
«E chissà che ora con questa non si apra la mia nuova era! Mi ricordo bene: a Montecarlo, settembre 1999. Lei mi porta fortuna, venga qui, si faccia toccare...».
Prego, con comodo. Ma ci dica: com’è cambiata, in questi anni?
«Ero più spensierata, più ingenua».
Lei è mai stata ingenua?
«Si vede che non mi conosce. Lo sono anche oggi. Essendo ottimista, mi fido delle persone e rimango fregata. Ma non rinuncerò a esserlo. E poi mi serve una via di fuga in testa».
Ovvero?
«Devo ripetermi che potrei smettere questo lavoro anche domani stesso. E non è detto che non lo faccia. Sono così: libera e indipendente in tutto».
Ha capito intanto che cosa sa fare?
«Dopo aver puntato molto sull’aspetto fisico, ora mi piace ridere e far ridere. Ho fatto scelte più di nicchia, come “Love bugs”, le prese in giro della Gialappa’s band...».
È per questo che a settembre debutterà come conduttrice accanto a Gene Gnocchi, su Raidue?
«Sì, è ufficiale. Hanno voluto proprio me, e ne sono orgogliosa. Sarà una seconda serata, forse si chiamerà ancora “Artù”, o qualcosa di simile».
E poi c’è «Medici miei», la nuova sitcom Mediaset che vedremo in autunno o all’inizio del 2009.
«È la parodia di tutte le serie che si vedono in tv su medici, ospedali, corsie d’emerganza, fra “E.R.”, “Dr. House” e il resto. Scordiamoci la solita fiction buonista targata Mediaset: questo lavoro è cinico, a tratti cattivo, irriverente, demenziale. Da morire dal ridere».
Qual è il suo ruolo?
«Vicky, dottoressa laureata per conoscenze, che lavora in ospedale perché lo zio è direttore. Aspetta le 17 per scappare a farsi i fatti propri, vestita sempre come a un gala, non sa niente di medicina».
Ovviamente piena di corteggiatori...
«Sì, ma non ci fa caso: li vede un po’ come sfigati. Ma è simpatica, il suo arrivismo viene sempre smascherato».
Uomini. Meglio prestanti o sognanti?
«Sognanti no, meglio razionali. Se non mi dà alternativa...».
Sempre spendenti, comunque.
«Beh, per la verità in passato ho quasi sempre trovato uomini per i quali dovevo spendere io».
Il suo curriculum sentimentale però ci porta ai calciatori. Ora sta con Reginaldo, che gioca nel Parma.
«I calciatori sono quelli finiti sui giornali: alla mia età qualche storia l’ho avuta, gliel’assicuro, anche con chi sportivo non era. Preferisco non parlare della mia vita privata, ma ora sono felice e fidanzata. Sì, con uno sportivo».
C’è chi scrive che lei sia anche incinta.
«Non mi faccia commentare certe invenzioni».
Non si sente in colpa nei confronti di tutte quelle categorie che trascura: dai fruttivendoli agli imbianchini, agli avvocati...
«Per forza: lei si basa sui giornaletti di gossip, che si sono concentrati solo sui famosi e che nel 90% dei casi hanno scritto stupidaggini colossali. Di altri non si è mai saputo».
Ora il suo ex storico, Bobo Vieri, sta con Melissa Satta, Velina uscente. Le Veline more devono avere per contratto una storia con Vieri?
«No, anzi: Antonio Ricci avrebbe pagato per non farci fidanzare con qualche calciatore».
Mai fatto volontariato?
«Faccio molto per i canili.  E sarei pronta per una campagna, anche subito, contro la caccia e le pellicce».
Vanno di moda le showgirl che si riciclano come giornaliste. Mai tentata?
«Sogno di fare un’inchiesta sulle suore di clausura. Vorrei essere una mosca e chiudermi in convento per una settimana per vedere che cosa fanno davvero. Non possono coltivare solo l’orticello».
Una vita molto diversa dalla sua, dalla nostra, si immagina.
«Appunto, sono curiosa. Mi iscrissi all’Università con indirizzo giornalismo, ma poi c’è stata la tv. Però ammetterà che le showgirl giornaliste sono una bella vendetta nei vostri confronti: vi possono bacchettare».
Detesta la categoria?
«No. Mi infastisce però il metodo di qualcuno: carpire la tua fiducia per farti dire qualcosa di più,e poi utilizzarla estrapolandola dal contesto. Una facile scorrettezza. Comunque per un’ex showgirl è difficile anche fare politica».
Sta dicendo che sogna di diventare la nuova Mara Carfagna?
«No: i politici, sempre sotto scorta, fanno una vita infelice, sacrificata e, credo, molto noiosa. Mi lamento io della vita che faccio, figurarsi un politico».
Perché, lei detesta la polarità?
«La popolarità è ciò che mi fa andare avanti e che decreta il mio successo, ma è anche ciò che mi farà smettere di fare questo lavoro».
All’addio a «Controcampo», su Italia 1, ha pianto. Fine del servizio militare?
«Della scuola, forse. In questi cinque anni Sandro Piccinini ha creduto tanto in me, oltre all’immagine di bellona. Un bel rapporto. Non ho saputo trattenere le lacrime».
Lei è vergine ascendente scorpione: è vero che quando la vede, l’astrologo Branko tocca ferro?
«Dai, nooooo... Veramente?».
Ma sto scherzando...
«Meno male, a me piace molto Branko! Ci siamo trovati da Costanzo, una volta, e mi ha fatto una scheda accurata».
Lo ammetta, almeno come oroscopo è messa male.
«Ma non è vero... Sono pignolissima, come ogni vergine, ma anche capace di attaccarmi a una persona, sincera. Se so di essere amata, do molto. Non cerco più le storie distruttive, come una volta; le persone che mi annientavano. Per capirci qualcosa, cerchi “Sfigology”».
Caspita, e che cos’è?
«Un libro di Hazel Dixon-Cooper, a metà fra numerologia e astrologia. Sorprendente. Lo leggi e ti ci ritrovi. Dice che la vergine è ossessionata da integratori e bustine - io prenderò 500 pillole al giorno -, e simile a quella regina alla quale si presentavano centinaia di pretendenti, ma che alla fine rimase sola perché non trovava nessuno che considerava alla sua altezza».
Con chi ha passato la serata più bella della sua vita?
«Una d’estate, avevo 17-18 anni, in Sardegna, con le mie tre amiche del cuore. Oggi una fa l’agronoma, l’altra l’anestesista e una si deve ancora laureare. Facevamo l’autostop da casa alla spiaggia. E poi tutte insieme pronte al blitz, di notte, tirando gavettoni alle famiglie che affittavano le case».
Però. Il 12 settembre compirà 30 anni. Grande festa o mesta commemorazione?
«Mi dica lei che cosa c’è da festeggiare! Sognavo tanto di crescere, ora che sono indipendente e cresciuta faccio 30 anni e mi girano le palle».
Ho diversi amici che si farebbero alzare la rata del mutuo per essere qui al mio posto. Che effetto le fa?
«Bello, gratificante. A volte rischi di abituartici, però, ed è sbagliato. Tanti mi idealizzano, e penso che sbaglino. Cerco di vivere comunque la cosa con un certo distacco, perché se la prendi sul serio il passo successivo è parlare da sola».
Lei è testimonial Tim. Se faccio una ricarica da 250 euro, mi invita a cena?
«Sbaglia, non lo sono più. Ora può ricaricare con chi vuole».

(TV SORRISI E CANZONI - GIUGNO 2008)

PIERO CHIAMBRETTI * «IN MEDIASET STAT VIRTUS»

Da «Pierino e il lupo» (di Prokofiev, che recitò il giorno del suo quarantesimo compleanno) a Pierino e il Biscione, che arriva allo scoccare dei 52. Cambia la favola, fors’anche la morale, e Piero Chiambretti entra in punta di piedi in casa Mediaset. Il conduttore, anima di «Markette», sta chiudendo in questi giorni i giochi per assicurarsi un posto nella scuderia del gruppo che ha sede a Cologno Monzese.
«Con La7 il contratto è scaduto» conferma Piero «ma ci sono ancora alcune piccole questioni da sistemare, e di questo si sta occupando il mio agente, Marangoni. Non voglio fare come quei calciatori che giocano con due maglie, rischiando una brutta fine. Per il resto, posso aggiungere: sognavamo tutti di morire comunisti. E in ogni caso, in Mediaset stat virtus». Gli fa eco il suo autore-ombra, Tiberio Fusco, negli ultimi anni sempre più valorizzato come «spalla» televisiva e anch’egli ovviamente acquistato «tutto compreso» nel pacchetto Chiambretti.
Se sono quasi certi l’orario di messa in onda (la seconda serata) e la collocazione (una rete eccentrica come Italia 1 pare la cornice ideale per le goliardiche intemerate chiambrettiane) resta una buona dose di mistero al momento su quale sarà il nuovo programma da abbinare al volto di Pierino. Si tratterà quasi sicuramente di un talk (lui stesso da tempo non fa mistero di sognare una versione riveduta e corretta di «Porta a porta»), che potrebbe avvicinarsi più allo stile di «Chiambretti c’è» che non al trasgressivo «Markette».
Di certo si tratterebbe di un debutto di Piero sulle reti Mediaset. Nato artisticamente nelle tv private piemontesi, la piccola peste dei nostri schermi si fa notare per la prima volta nell’87, su Raitre, con l’innovativo «Il divano in piazza», spazio autogestito all’interno del «Va’ pensiero» di Andrea Barbato. Il boom risale al ‘92, quando su Raitre diventa «Il portalettere», giornalistico e irriverente. Nel ‘96 cambia pelle per affrontare gli atenei d’Italia su Raitre con «Il laureato» e poi circondarsi di 100 belle Letterate su Raidue in «Chiambretti c’è», nel 2003. Dopo essere stato messo alla porta dalla Rai, nel 2004 fa partire su La7 la lunga e variopinta carovana di «Markette». E adesso? «In Mediaset stat virtus», dice. Possiamo dagli torto?

(TV SORRISI E CANZONI - AGOSTO 2008)

RISTORANTI IN SALENTO * DOVE MANGIARE BENE SPENDENDO POCO - RESTAURANT LOW COST

Qualche ristorante con piatti di terra e di mare in Salento spendendo poco, per non dire pochissimo?
Una tappa d'obbligo è all'agriturismo «Da Marta», in località Orte, appena fuori dall'abitato di Otranto. A due passi da un delizioso laghetto rosso (per via del terreno ricco di bauxite) non indicato dalla cartellonistica stradale. Piccola delizia per iniziati. In un ambiente suggestivo ma assai informale e rustico, nonna Marta scodella un menù fisso da - udite udite - 22 euro, che diventano 25 se si prende anche il vino. Peperoni e melanzane fritti in pastella, con una spolverata di aceto e mentuccia; zucchine con olio e limone; fritto di cicoria e olive; pasta al pomodoro tipica della zona; brasato di pecora (Marta ne ha ancora una cinquantina) e due dadini di pasta frolla, perché è difficile arrivare vivi sin lì. Qualità garantita.
Percorrendo la litoranea, verso Santa Maria di Leuca, si arriva a Castro Marina. Nella parte vecchia, salendo verso la piazza del paese, ci si imbatte ne «La tartana». Marco, il proprietario, un cuoco del posto scappato da Bologna, va forte su tutto, ma in particolare il pesce crudo. Previa prenotazione, naturalmente. Con prezzi che a Milano o Roma sono soltanto un'utopia.
Se ci si spinge dall'altra parte del Tacco, a Gallipoli non si può non sostare da «Scapricciatiello». Tavoli e sedie in pvc bianco, tovaglia di carta col menù, tovaglioli di carta e posate di plastica. Ma si mangia ottimo pesce, anche crudo, spendendo cifre ridicole. Io ho pagato 105 euro e in tavola eravamo in 5. Da non perdere il polpo arrosto, le cozze, pelose e no, e spigola al sale con foglia di lauro all'interno, la classica killer application gastronomica.

giovedì 22 luglio 2010

VANESSA INCONTRADA * DOPO ZELIG, AVVOCATESSA IN UNA SITCOM CHE RICORDA CAMERA CAFE'

A dispetto della foto, chiariamolo subito: la coppia, inedita e intrigante, è da set e non da gossip. Vanessa Incontrada e Alessio Boni saranno sino al 6 agosto prossimo in Lituania per girare «I cerchi nell’acqua», fiction diretta da Umberto Marino e in onda la prossima stagione su Canale 5. Una storia torbida, misteriosa. Quella del fotoreporter Davide Freccero (Boni), che dopo anni d’esilio forzato torna in un tranquillo paesino del Nord, catapultato in una trama di delitti e strani amori, come quello per Bianca Della Rocca (Incontrada), sorella dell’adorata Ginevra, affogata nel lago alcuni anni prima. Ma con un fantasma più presente e vivo che mai. «Bianca è il mio opposto: impostata e aristocratica» dice Vanessa. «E proprio per questo mi affascina. Faccio solo ciò che mi piace, e quasi mai prendo scorciatoie. Questo è un ruolo complicato. D’altra parte la vita esige cambiamento e sperimentazione. Io sono più istintiva, e Alessio ha una formazione accademica. Insieme, ci compensiamo, anche se io da lui ho tutto da imparare». L’ex conduttrice di «Zelig» (il timone passerà a Paola Cortellesi) ha in programma altri due film: «uno drammatico e una commedia» dice Vanessa, ma anche «una sitcom per Italia 1 tratta da un format spagnolo. Sarò una giovane avvocatessa in uno studio dove ne succedono di tutti i colori. Una sorta di “Camera cafè”, fatti i debiti distinguo». Intanto, incassa il premio come «Miglior attrice» al Roma Fiction Fest. «La notizia mi ha lasciata un po’ stordita» commenta «anche perché sulle prime ho faticato a capire per quale motivo me lo assegnassero. Era “Un paradiso per due”, il mio primo film per la tv».
Lusingato dal Premio Ennio Flaiano (appena ricevuto per «Complici del silenzio»), il bergamasco Alessio Boni si dice impensierito dalle sorti dell’informazione in Italia. E riflette sul cinema, sempre più formato tv. «Oggi i soldi per i produttori vengono quasi solo da lì, ed è in parte un bene. Ma la televisione ha ritmi serrati, implacabili. Se una cosa non ti viene bene ma il piano di produzione impone di passare ad altro, c’è poco da fare. Al cinema, come mi è successo lavorando in “The Tourist”, con Johnny Depp e Angelina Jolie, puoi impiegare invece anche due giorni per girare una scena. E Vanessa? «È una catalana sanguigna e scupolosa, che ti telefona la sera prima con l’ansia di girare la scena del giorno dopo. Ammirevole».

(TV SORRISI E CANZONI - LUGLIO 2010)

GOSSIP * AL JUST CAVALLI SYLVIE LUBAMBA VA VIA INCAZZATA (NERA)

Serata dedicata alla vodka ieri sera al «Just Cavalli» (Torre Branca), in un movimentato mercoledì notte milanese modaiolo all'insegna del tutto esaurito. All'ingresso, un Alessandro Cecchi Paone in grande spolvero, chiacchierava con un amico e sembrava euforizzato. Forse non avrebbe passato altrettanto allegramente la prova del palloncino. Se ne andava presto, invece sola e apparentemente incazzata nera, Sylvie Lubamba. La showgirl per mancanza di prove lanciata da Piero Chiambretti non sembra molto corteggiata ultimamente. Neppure (o forse soprattutto) dalla tv.

martedì 20 luglio 2010

CRISTIANO MALGIOGLIO * «TRA I GIURATI DI X-FACTOR, L'UNICA CHE SALVO E' MARA MAIONCHI»

Sulle pagine di «Sorrisi» e in diretta sul sito, Cristiano Malgioglio farà da controcanto ai giurati di «X-Factor». «Fra i tanti, era circolato anche il mio nome, ma poi non mi hanno preso» dice. «Su quattro, salvo solo Mara Maionchi. E Anna Tatangelo è bella, ma troppo giovane. All’inizio pensavo l’avessero convocata come esperta di look, non di musica. Sarò cattivissimo. Come i veri giurati, quelli di “American Idol”. Chiamatemi già la iena Malgie».

(TV SORRISI E CANZONI - LUGLIO 2010)

IL VIDEO * A SCORRANO (SALENTO), I FUOCHI ARTIFICIALI PIU' BELLI DEL MONDO

lunedì 19 luglio 2010

SUPERENALOTTO & WIN FOR LIFE * ECCO IL SITO CHE AUMENTA (GRATIS) LE PROBABILITA' DI VINCERE

Nessuno può (realisticamente) promettere di farci vincere al Superenalotto, oppure suggerirci il modo di sbancare il Win For Life. C'è qualcuno che, però, si è occupato di studiare il modo di aumentare vistosamente le nostre probabilità di vincita. Si tratta dell'esperto informatico e matematico pavese Alessandro Bruciamonti, che giocando un po' col suo cognome, un po' con i suoi studi in materia, ha varato il sito www.brucianumeri.it. Nonostante la grafica ancora un po' spartana, è già un piccolo must per gli amanti di lotterie e dintorni.
Che cos'è il Brucianumeri? Come suggerisce la parola stessa, si tratta di un software che elimina dalla nostra/vostra ipotetica combinazione vincente, tutti quei numeri che - per una serie di motivi - si ritiene improbabile debbano uscire. Bruciamonti inserisce ogni volta le nuove combinazioni vincenti e crea un database utilissimo, inattaccabile e - soprattutto, al momento - di gratuita consultazione. Se lo utilizzate, l'unica e implicita «cortesia per gli ospiti» è almeno quella di cliccare sui banner pubblicitari. Per il resto, buon divertimento e soprattutto buona fortuna. 

MIRKO CASADEI * «LE ORCHESTRE DI LISCIO, SPESSO, NON SUONANO DAL VIVO»

La Romagna cambia musica. Anzi, la raccoglie in sei cd che compongono il cofanetto «Casadei Social Club», in vendita con «Sorrisi». Lo stesso titolo del tour estivo di Mirko Casadei, figlio del patriarca Raoul, ovvero «il Re del liscio». «Ogni estate» dice Mirko «con la mia  Beach Band faccio 70-80 concerti. Solo feste di piazza, per scelta, anche perché i locali classici, col loro pubblico molto conservatore, hanno fatto un po’ il loro tempo. Aggiorniamo con i ritmi latini la nostra vocazione nazional-popolare, puntando tutto sul live. Festa e ballo a 360°. Le orchestre tendono sempre più a barare proponendo al pubblico suoni campionati o vere e proprie basi spacciate per canzoni suonate dal vivo. È scorretto. Il progetto “Casadei Social Club” è diviso in tre sezioni: si va dalle nostre radici, nel 1928, con Secondo Casadei, al 1970, gli anni di mio padre Raoul, con “Ciao mare” e “Simpatia”, sino al 2000, con il mio arrivo. In tempi di crisi economica, di notizie ansiogene nei tg, la nostra è una sana ricreazione. E siccome la globalizzazione ha stufato, conta sempre più (si pensi anche alla taranta in Puglia) il recupero delle tradizioni locali». Anche il mitico Raoul, che ha diviso il palco con Tito Puente e Gloria Gaynor, ce l’ha con chi musicalmente non si aggiorna e con quelli che, a suo dire, lo stanno boicottando. «Non la gente, ma a livello politico. Hanno tenuto fuori noi Casadei da tutte le iniziative della “Notte rosa”» dice. «Come se non fossimo storia e presente della Romagna. Colpa del fatto che ho dichiarato di votare Errani del Pd a livello locale e Berlusconi del Pdl per il nazionale. Ora non me la perdonano. Ma questi tempi cambieranno, e verrà riconosciuto prima o poi che in Italia i due simboli sono Napoli per il canto e la Romagna per il ballo. Le sembra noi Casadei possiamo restarne fuori?».

(TV SORRISI E CANZONI - LUGLIO 2010)

domenica 18 luglio 2010

GOSSIP * MA QUANTO RENDONO CORONA E BELEN CHE SI LASCIANO E SI RIPRENDONO DI CONTINUO?

Non è quantificabile, ovviamente, ma sarebbe molto interessante sapere quando rendono (sia alla colossale macchina del gossip che ai diretti interessati) tutti questi tira e molla sentimentali di Fabrizio Corona e Belen Rodriguez. Sulle baruffe dell'agente dei paparazzi e della gnoccolona di Buenos Aires che ha trovato fortuna in Italia campano da mesi giornali, tv, siti internet, consapevoli di registrare il picco di contatti ogni volta che ci sono di mezzo loro: il figo malmososo e la figa spaziale.
Sulla coppia appena scoppiata (ancora, ma che palle!) Novella 2000 ha già scodellato un numero imprecisato di copertine. Da quando furono fotografati alle Maldive totalmente nudi con lui abuso di posizione dominante in corso, la loro scalata delle pagine patinate non si è mai arrestata.
In compenso lui con la legge qualche problema ce l'ha. Speriamo che sia davvero finita, così avranno smesso di frantumarcele. Detto con simpatia, chiaro. 

venerdì 16 luglio 2010

LELE MORA * LA METAMORFOSI: DA AGENTE DEI VIP A VENDITORE DI SE STESSO

Ormai Lele Mora vende se stesso. L'ex parrucchiere veneto capace di costruirsi un impero (un po' in declino, per le note vicende legali e giudiziarie) come agente di divi e divetti dello star system nostrano sotto l'ala della sua LM Management, cambia strategia e tenta la metamorfosi. Ovvero passare da stratega del dietro le quinte a personaggio che sta sotto i riflettori. Un assaggio si era già visto durante la stagione televisiva che si è appena conclusa, durante la quale il nostro ha collezionato alcune ospitate a gettone o gratuite in programmi più o meno di punta. Giusto per promuovere la propria immagine. E in questi giorni fa capolino - per esempio - in una serata in un locale del Salento, vendendo se stesso proprio come aveva fatto un tempo con gli ex Costantino Vitagliano e Fabrizio Corona. Accanto a lui, in una sorta di nemesi storica dello show biz all'amatriciana, c'è la croata Nina Moric, già signora Corona, ora rimpiazzata da Belen Rodriguez.
La nuova coppia Lele-Nina potrebbe dare non poche soddisfazioni: in fondo, volendo, i due avrebbero parecchio da raccontare. Anche i segreti inconfessabili di bottega. Ma tranquilli: quelli resteranno rigorosamente fuori dalla porta. Con Mr. Mora si fa selezione all'ingresso.

mercoledì 14 luglio 2010

GOSSIP * JIULIANA MOREIRA, CONDANNATA A RIDERE

Perché la bella brasiliana Juliana Moreira è la showgirl d'importazione che più di ogni altra (assieme a Michelle Hunziker, naturalmente) in onda fa uso e abuso di sorrisi e risate? Pensate sia casuale? Ebbene no. Quando la splendida carioca si mette a registrare le varie Paperissima ed Estatissima sprint con il gruppo di lavoro di Antonio Ricci, gli autori hanno l'ordine di intimarle una pioggia di risate a nastro. "Perché Juliana funziona così, altrimenti non rende", si dice nei corridoi. E quando lei si perde in qualche piccolo discorso o mini-divagazione, la riportano immediatamente alla realtà: "Juliana, così non va bene. Tu ridi sempre, che è meglio. Nel dubbio ridi, ridi sempre".

domenica 11 luglio 2010

DANIELONA, LA COCAINA E I TAGLI A "UOMINI E DONNE"

Daniela Ranaldi, 55 anni, detta "danielona", corpulenta opinionista di Uomini e donne di Maria De Filippi, è stata arrestata dalla polizia per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. In casa aveva 11 grammi di cocaina pura e un bilancino di precisione. L'ho sempre detto che quel programma era tagliato male...

sabato 10 luglio 2010

GOSSIP QUIZ * IL DIRETTORE CHE NON RINUNCIA ALLA MANICURE

QUIZ SENZA SOLUZIONE PER UTENTI ESPERTI. STORIE RIGOROSAMENTE VERE DI VIP CHE (PURTROPPO) NON AVRANNO MAI UN VOLTO. CHI INDOVINA NON VINCE NIENTE E - SOPRATTUTTO - NON LO SAPRA' MAI.

Chi è il direttore di telegiornale che ha una cyclette nel proprio ufficio, che non rinuncia a manicure e visagista, e che dà in escandescenze davanti alle segretarie se entro venti minuti d'orologio non compare davanti a lui la truccatrice personale d'ordinanza?

venerdì 9 luglio 2010

AMORE * NON RIUSCIAMO PIU' A DISTINGUERE TRA INFATUAZIONI E SENTIMENTI VERI

Secondo Massimo Gramellini, uno tra i problemi principali del nostro mal di vivere sentimentale e che "non sappiamo più distinguere tra emozioni e sentimenti". Scambiamo insomma un'infatuazione per amore, e alle prime difficoltà, quando il rapporto si incrina, arriviamo (troppo) facilmente a spezzarlo. Un quadro d'insieme dove domina, a quanto pare, un certo infantilismo.
Il vicedirettore de La Stampa, ospite dei bagni Tropea, nella zona dei Laghi Alimini, a pochi chilometri da Otranto, ha parlato del suo primo romanzo, L'ultima riga delle favole. Un lavoro incentrato sul tema cuore e dintorni. In spiaggia (la stessa che frequenta anche ciò che resta del grande disegnatore Giorgio Forattini), Gramellini ha parlato di coppie che scoppiano troppo in fretta, dopo pochissimi anni di matrimonio, a causa dell'ormai quasi scomparsa attitudine al sacrificio. Accompagnato dalla moglie, una fascinosa doppiatrice che pare gli abbia ispirato buona parte dell'opera, il giornalista spesso ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, ha annunciato che il suo prossimo libro non sarà più dedicato all'amore spirituale ma a quello fisico. Tradimenti compresi. Un consiglio agli uomini: per conquistare una donna, dice Gramellini, non siate «molli». «Qualunque cosa diciate, ditela con fermezza e convinzione. Potete anche chiedere l'ora o parlare del tempo, ma l'importante è infondere sicurezza nella vostra lei».
Intanto, gli idealisti come chi scrive, che in fondo in fondo credono all'amore e al matrimonio continuano a non sposarsi ma - al limite - a convivere. Sembra un paradosso, ma è così.

giovedì 8 luglio 2010

LE RAGIONI DEGLI ANIMATORI DA VILLAGGIO TURISTICO

Gli animatori dei villaggi turistici hanno ragioni che la mente non comprende.

RUMORS * CLASSICA RAI, LA REGISTRANO MA POI VA SOLO IN DVD

Serpeggia un po' di malumore tra i ragazzi dell'unità esterna 1 della Rai di Milano, solitamente impiegata per grandi eventi, come Sanremo, prime della Scala e altre amenità. Perché li impiegano spesso per andare a realizzare concerti di musica classica di gran livello e poi non li mandano mai in onda, riservandosi di farne soltanto dvd da commercializare? Eppure altre grandi emittenti europee li trasmettono regolarmente in diretta. Il sospetto è che si voglia soprattutto vendere il prodotto. Se i concerti andassero in onda, verrebbero probabilmente registrati su hard disk dagli appassionati, e allora addio dvd.

martedì 6 luglio 2010

MA CHE COS'E' LA BOSNIA-HERZIGOVA?

Una tipa in spiaggia mi ha appena parlato - cito testualmente - di "Bosnia-Herzigova". Un dubbio: sarà la sorella poco avvenente di una top model a fine carriera, o un posto nei Balcani dove c'è un sacco di gnocca?

lunedì 5 luglio 2010

MARILYN MONROE * LA SUA FRASE PIU' BELLA

«Hollywood è un posto dove ti pagano mille dollari per un bacio e cinquanta centesimi per la tua anima. Ho rifiutato spesso la prima proposta, e resisto davanti a quei cinquanta centesimi».

BOOM SCOMMESSE ON-LINE * E SISAL VARA 10 MINI CASINO'

Mentre dilagano le scommesse on-line, con il fiorire di siti che consentono di puntare soldi in modo più o meno controllato, il mondo del gioco non conosce battute d'arresto. Tanto che da fonti Sisal si apprende che la società ha in animo di aprire entro l'anno dieci mini casinò in Italia da dedicare alle sole slot machines. Quattro, tra i quali Roma e Milano, hanno già visto la luce. Portato a 6000 euro mensili per vent'anni, intanto, il montepremi di Win for Life, alle prese con la concorrenza agguerrita di altri concorsi analoghi. Un po' in sofferenza il classico Superenalotto, che si anima invece alla grande non appena il montepremi arriva a cifre incredibili, pompate ogni giorno dai giornali e dalle tv, in una rincorsa euforica alla dea bendata. Impressionante, infine, il numero delle vincite non ritirate. Sembra strano, in un Paese alla canna del gas, che gioca cifre folli sperando nel Colpaccio. Tutte ciò che non viene ritirato, sino all'ultimo euro, va allo Stato. Per la gioia del ministro dell'Economia Giulio Tremonti.

giovedì 1 luglio 2010

AL BANO * «IN TOUR MI METTO AI FORNELLI E CUCINO RICETTE PUGLIESI»

«Quando sono in tournée in giro per il mondo, la mia piccola “vendetta” è cucinare italiano. Se mi capitano dieci concerti in un posto dove ti servono un catering a dir poco allucinante, al quarto giorno grido aiuto, blocco tutto, cerco di procurarmi la materia prima, vado ai fornelli e gliela faccio vedere io».
Il proverbiale orgoglio di Al Bano Carrisi, simbolo della Puglia più ruspante e saporita, fa capolino (come dubitarne?) anche in cucina. Dove è in grado di passare spesso dalla necessità alla virtù. «Una volta in Spagna» racconta «recuperai olio e filetti di carne e preparai per alcuni amici una cena che ancora ricordano. La stessa cosa a Monaco: spaghetti con sugo di pesce per 60 persone. Non è facile... In Russia, a Ekaterinburg, arrivavano ogni giorno cose immangiabili, e così pure a Erfurt, in Germania. Tempo dieci giorni, faccio arrivare da Francoforte un amico fidato con l’auto piena di prodotti italiani. E salvo tutti. La cucina straniera che amo di più, invece, è quella giapponese, varia e interessante. A Tokio, durante il party di un festival Yamaha, c’erano bancarelle con le specialità di ogni regione. Cose da impazzire. Con Toto Cutugno rischiai l’indigestione. Non volevo più andarmene».
Mister Carrisi in cucina ama il piatto più classico, quello dal nome che Lino Banfi pronuncerebbe a modo suo: orecchiette con cime di rapa. «È il nostro marchio di fabbrica, unico» prosegue Al Bano. «Ma attenzione: nel barese fanno solo orecchiette, mentre nel brindisino e nel leccese ci sono i pizzicarieddi con le orecchiette, che rappresentano poi il sesso maschile e quello femminile insieme. È una regione molto varia, la nostra, fra zone di collina e di mare. Nel Gargano c’è un altro tipo di cucina, sempre rispettabilissima, e nelle Murge prevalgono arrosti, agnelli, involtini». Per le orecchiette, ma anche per alcuni piatti tradizionali a base di fave e ceci, Al Bano snobba il ristorante delle sue tenute di Cellino San Marco (Brindisi) e si affida ancora alle mani esperte di mamma Jolanda, 86 anni e nessuna voglia di abbandonare il suo posto in cucina. «A “Sorrisi” rivelo invece il mio segreto: la salsetta che ho battezzato “Albaniana”: carote, aglio, cipolle, prezzemolo, peperoncino e pomodori freschi. Il tutto frullato aggiungendo olio d’oliva e mezzo bichiere di vino bianco. Se la provate, farete un’ottima figura. Ai fornelli me la cavo bene, e avendo girato ovunque contamino la cucina pugliese con spunti che vengono da tutto il mondo».
In materia di olio d’oliva e di vini, Al Bano è un’autorità. Nei suoi possedimenti (70 ettari), che confinano con quelli del fratello Franco, trovano posto «7.000 ulivi, e almeno una ventina di piante che vanno considerate storiche, perché superano i 1.100 anni di vita. Mediamente ogni pianta regala 15 litri d’olio, dipende dalle annate, che sono altalenanti. Fate voi i conti. Tra i vitigni, invece, domina il negramaro: complessivamente lavoriamo 4.000 quintali d’uva l’anno, per un totale di circa 300 mila bottiglie, ma non basta: un po’ di uve le compriamo da altri contadini della zona, che ci garantiscono un prodotto di livello, da viti di 80-90 anni. Da sempre ripeto il mio slogan: “Vivo per la qualità”. Sono stato anche fra i primi a convertirmi al biologico, 10 anni fa, dopo aver letto un articolo in materia». 
Le grandi tavolate a Cellino, quelle che affondano nei ricordi del cantante, sono un classico: «Quelle più rilevanti sono per Natale, Pasqua e San Marco, la festa del patrono. Durante quelle occasioni, in famiglia ti sentivi ricco. Altre volte ti dovevi accontare dei legumi e della classica frisella, il piatto dei contadini, una sorta di tarallo che portavano nelle loro sacche e che al momento di pranzare tiravano fuori, pulivano, e inzuppavano nell’olio. Da mangiare con pomodori, foglie di cicoria e a volte anche alici. Una vecchia tradizione gastronomica campagnola che da bambino mi ha sempre fatto un po’ impressione, invece, era legata alla commemorazione di un defunto: quando una famiglia subiva un lutto, i vicini e gli amici preparavano per gli altri, colpiti dalla disgrazia, il cosiddetto “cùnsulo”, una cena molto povera, a base di brodo con pastina e pollo, che rispecchiava la tristezza del momento. In contrapposizione al clima di festa che c’è quando si mangia tutti insieme. In quei momenti ci si sforzava di mangiare ricordando i bei momenti legati alla vita del defunto. Ho un’immagine negli occhi: il bianco delle case in contrapposizione al nero dei vestiti di tutti gli invitati».
L’uomo di «Felicità» (che non è soltanto una sua canzone dell’epoca del sodalizio con Romina, ma anche l’etichetta dello spumante di casa Carrisi), ha un piccolo segreto per rilassarsi con gli amici: «Basta prendere la barca, uscire in mare aperto e pescare un po’ di ricci di mare; naturalmente quando si è nel periodo dell’anno in cui questa pesca è consentita. Poi lasciare andare la barca, spaccare i ricci (bisogna essere abbastanza bravi, e io imparai da bambino) e mangiarli crudi, solo con pane e vino bianco. Non c’è niente di meglio, mi creda. Sa che cosa le dico? Quest’intervista mi ha messo un gran fame».

(TV SORRISI E CANZONI - AGOSTO 2008)

ELISABETTA CANALIS * «LA CHIABOTTO? BELLA MA ACERBA»

Se pensi alla salute (e al suo ritratto), pensi a Elisabetta Canalis, 30 anni il prossimo 12 settembre e la voglia di cucirsi addosso una nuova pelle televisiva. Sei giorni dopo aver spento le candeline, l’ex Velina per antonomasia debutterà su Raidue con «Artù», accanto a Gene Gnocchi. E per Mediaset ha appena finito di girare la sitcom «Medici miei», che ironizza sulle tante, forse troppe (ce ne occupiamo a pagina XX) serie ospedaliere.
Elisabetta, anche lei non ha resistito al richiamo della corsia...
«Sì, ma a modo mio: sarò la dottoressa Vicky Colombini, a metà fra Samantha di “Sex & The City” e la raccomandata della porta accanto. Quella che tutti troviamo sul posto di lavoro».

Pessima e divertente?
«Sarò molto determinata, carrierista, ma più attenta agli aperitivi post ufficio che al resto».
Voleva diventare un medico, come suo padre?
«Papà è un grande radiologo, che a 60 anni studia ancora. Mio fratello fa lo stesso lavoro a Lugano. Mia madre invece è archeologa. I miei genitori sono il più grande esempio di dedizione professionale che io conosca».
Sul set ha legato con qualcuno?
«Con Antonio Cupo. Mi succede sempre, quando lavoro: nasce il feeling con i belli autoironici. È successo con Roberto Farnesi in “Carabinieri” e con Enrico Silvestrin per il “Festivalbar”».
Silvestrin è autoironico?
«Sì, abbastanza. Ma essendo un po’ timido, si nota meno».
Vedendo la sua foto in camice, non si può fare a meno di pensare a Edwige Fenech nelle commedie di serie B degli Anni 70...
«Di serie B ma capaci di affascinare persino un genio come Quentin Tarantino. Nessuno è profeta in patria».
Farebbe film come quelli leggendari di Edwige, spiata durante la doccia dal buco della serratura?
«C’è un tempo per ogni filone, dai Pierini alle dottoresse, ai vari “Scary Movie” o “Pie” americani, ma magari avessi avuto l’opportunità di fare i film della Fenech! Che ha dimostrato col tempo di avere gran testa, oltreché bellezza».
A proposito di Pie, il 5 settembre esce in Italia «Decameron Pie», che aggiorna il filone boccaccesco. L’ha girato tre anni fa e ha il mini ruolo di una suora...
«Quel “Pie” è fuorviante, perché si tratta di un altro tipo di film rispetto alle tipiche commedie Usa. Non so se tutti quelli del cast che l’hanno girato accetterebbero di rifarlo, vedendo come è stato poi proposto al pubblico».
Sta suggerendo fra le righe di non andarlo a vedere?
«No, non ho detto questo: è un bel film, che forse avrà i soliti problemi con la critica, ma è il titolo che è sbagliato. E nel cast c’è gente come Tim Roth, Anna Galiena, Hayden Christensen...».
È vero che i costumi sono griffati?
«Sì, è prodotto al 50% da Roberto Cavalli e ogni pezzo di stoffa che si vede in scena, dall’ultima tovaglia all’abito d’epoca più elaborato, è opera sua».
Come vede Cristina Chiabotto, sua erede a «Controcampo», se il programma passerà su Retequattro?
«Perché i giornali scrivono questa fesseria? La prego, almeno lei dica la verità:“Controcampo” è finito con me e con Piccinini, che farà altro. Sarà semmai il programma di Alberto Brandi, e lei prenderà il posto della Varriale».
Fatto. Ma le piace la Chiabotto?
«L’ho vista nei corridoi Mediaset, è una bella stangona, da voltarsi a guardarla. Televisivamente è acerba, ma diamole tempo. Ha già un notevole curriculum».
Come sarà il suo «Artù»?
«Con Gene Gnocchi faremo una co-conduzione, e sto lavorando personalmente con gli autori per mettere a punto i miei contributi. Prometto che ci sarà da ridere».
È l’estate della crisi, con cali anche del 40% per il turismo. E lei, solito viaggio negli States?
«Solo per lavoro, a Miami. Di norma faccio due mesi all’anno là, ma stavolta quasi niente ferie. Ho avuto da fare. Appena quattro giorni nella mia Sardegna, su spiagge belle e isolate, evitando con cura i paparazzi. La crisi però si nota ovunque».
Non tra lei e il suo fidanzato Reginaldo, attaccante del Parma, spero.
«No, con lui è ok. Stiamo bene e sono per la prima volta molto serena. E questa positività si riflette anche sul lavoro».
È riuscita poi a recuperare i 511 euro che le doveva Parmalat, dopo il famoso crac? Lei era un’illustre creditrice.
«No, e non sono stata neppure a insistere, non mi sembrava il caso».
Per quale motivo Parmalat le doveva quei soldi?
«Non lo so esattamente, ma credo che fosse per la telepromozione di uno yogurt, fatta ai tempi di “Striscia”».
Ma lei come investe quel che guadagna?
«Il mattone è sempre il mattone. Ho comprato casa a Milano, dopo anni di affitti pagati invano, e immobili per la mia famiglia, in Sardegna. Ora mi guardo in giro per Stati Uniti, Brasile (molto interessante), ma anche Milano. Basta solo avere i soldi...».
A proposito di “Striscia”: stanno per eleggere le due nuove Veline. Quali caratteristiche deve avere la Velina perfetta?
«Non deve essere “posona”».
Prego?
«Massì, una che sta in posa, che crede troppo in se stessa. Serve autoironia».
Perché lei è rimasta nell’immaginario come la Velina per antonomasia?
«Crede davvero? Grazie! Non penso sia per il binomio con i calciatori. Piuttosto, Maddalena Corvaglia e io siamo state le prime a essere molto lanciate mediaticamente. Credo sia per questo».
Entrambe molto sexy.
«Con Maddalena siamo rimaste molto amiche, pur avendo caratteri agli antipodi. Ci sentiamo spesso, e sogniamo di condurre un giorno un programma insieme».
Si può fare...
«Non credo, non ce lo proporranno mai: siamo troppo legate a quell’immagine».

(TV SORRISI E CANZONI - AGOSTO 2008)

GABRIEL GARKO * «SONO LE DONNE A RIMORCHIARE ME»

Jeans slavati, t-shirt e giacca di lino bianca, Gabriel Garko, il superbello che fa figo e non impegna, ti scruta con i suoi occhi di ghiaccio dal divano di un hotel di lusso dell’isola della Giudecca, a Venezia. Qualche passo più in là, i clamori della Mostra del cinema.


Caro Dario Oliviero, come si diventa Gabriel Garko?
«Facile: Gabriel è il mio secondo nome, e Garkos il cognome greco di mia madre. Poi, in 14 anni, si fanno molti sacrifici e non bisogna lasciarsi trasformare dal successo».
Se smettesse di fare l’attore?
«Mai posto il problema. Mai fatto né voluto fare altro. Probilmente sarei nella cacca».
 «Il sangue e la rosa» raccontato in tre parole.
«Un triangolo d’amore, passione e amicizia ambientato nel 1835. Sono un popolano. C’era grande affiatamento sul set. È un buon segno».
Qualcuno ha scritto: è il nuovo «Elisa di Rivombrosa».
«Veramente, non mi è parso. Né leggendo il copione, né girandolo, né vedendolo montato. Più un film di cappa e spada; più “Angelica”, che altro».
La doppiano, a volte?
«Mai. Piuttosto non accetto il ruolo. L’ho fatto solo una volta, al debutto. Ora non permetto
 doppiaggi e pongo la mia voce come condizione. D’altra parte ho studiato tanto, nel frattempo, e credo di essere cresciuto. E un attore è (anche) voce».
Fa fiction quando non le offrono ruoli al cinema?
«Tra un brutto film e una buona fiction, scelgo la seconda. A parità di qualità, cinema. Oggi le fiction sono molto curate, ma spero che il nostro cinema torni agli Anni 60 e 70».
Nel 2001 girò «Occhi verde veleno». Quante vittime ha fatto, quel veleno?
«Un bel po’. Le prede più deboli hanno dovuto soccombere. Sono sopravvissute quelle che avevano l’antidoto».
Sara, la sua ultima fidanzata, forse non l’aveva: vi siete lasciati.
«Piano. Qualche giornale ha scritto questa sciocchezza, ma non è così. Siamo in un momento di riflessione, ci stiamo pensando. La storia non è chiusa».
Quanti dei suoi amori da copertina in realtà erano amori per la copertina?
«Nessuno, mai! Anzi, è il contrario. Io queste cose le subisco, il privato lo custodisco: è che in passato ho avuto relazioni con persone che la pensavano diversamente. Finire sui giornali può creare molti problemi, in privato».
Teme i fotografi?
«Macché. Mi fanno più paura i cellulari, ormai. Mi terrorizzano».
Sarebbe a dire?
«La gente che ti fotografa per strada, al ristorante, a tradimento. E poi ti sbatte su Youtube, che arriva in tutto il mondo via internet. Non ti puoi difendere, è una vera violenza!».
Vedo che si scalda parecchio...
«Quando sono in giro e mi fanno questi blitz nascosti divento scontroso, lo ammetto. Capisco che per qualcuno possa essere l’unica occasione nella vita per incontrarmi, ma basta chiedermelo per favore».
Come si fa uno sguardo sexy da servizio fotografico? È vero che bisogna inclinare un po’ la testa?
«Qualche trucchetto del mestiere c’è, come al cinema, ma dicendoli si rischia di andare sul grottesco. Se madre natura mi ha fatto forse un po’ meglio di altri, le assicuro che tutti sono in grado di fare lo sguardo sexy per una foto».
Sarà. Lei è il più bello fra i giovani attori italiani?
«La bellezza è molto soggettivo. Diciamo che preferisco scontrarmi sul terreno della bravura».
Mettiamola così: da uno scontro con Riccardo Scamarcio, come ne esce?
«Come faccio a saperlo? Dovremmo sfidarci sul set. Non è ancora successo».
E lei come attore, com’è?
«Discreto».
Ha dichiarato: «Ero stufo di svegliarmi la mattina con accanto una donna di cui non ricordavo neanche il nome». Poi ha fatto qualcosa per la memoria?
(Ride) «Sì, me lo segno sul comodino la sera prima».
Una volta si diceva: «Mi voleva Strehler». L’ha mai cercata Rocco Siffredi?
«Mai ricevuto una proposta per un film hard, mondo che non conosco. Ho incontrato Siffredi una volta in palestra, a Roma. In compenso mi ha voluto Ronconi, basta?».
Con i calendari?
«Ho chiuso: ne ho fatti due, tra i quali il più venduto».
Ha girato «Le fate ignoranti», ma quante ne ha conosciute?
«Se parla di persone in grado di cambiarti tanto dentro, mai. Se si riferisce a donne belle e stupide, un’infinità».
Nello spettacolo?
«Non necessariamente. La donna di spettacolo oca è un luogo comune».
Ritornerebbe a essere Dario Oliviero?
«Non ho mai smesso di essere Dario Oliviero».
Forse con l’altro nome rimorchierebbe un po’ meno...
«Verrei rimorchiato un po’ meno, è diverso».

(TV SORRISI E CANZONI - AGOSTO 2008)

SESSO * DOPO I 13 MINUTI E' NOIA (ALLORA STO TRANQUILLO)

Una ricerca commissionata da un'Università degli Stati Uniti rivela che dopo 13 minuti, il sesso procura un senso di noia nel partner. Con i miei 10 minuti (se va bene) preliminari compresi, mi piace constatare di non stare sulle balle a nessuna.

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