Nel sottosuolo del pianeta popolato dagli indigeni buoni come il pane c’è tanto di quel minerale prezioso che ci puoi risollevare l’economia del mondo intero. Gli avidi terrestri mica hanno il fegato di spingersi in quello schifo di foresta con i rinoceronti a testa di pesce martello e gli uccelloni volanti incrociati con i dinosauri. Allora arruolonano un marine che, poveretto, si muove su una sedia a rotelle ma è scaltro come una faina. Prende il suo avatar, che può camminare, e lo infiltra nel villaggio per carpirne i segreti, agli ordini di un sergente di ferro che neanche in Ufficiale e gentiluomo. Strada facendo, vuoi che non si innmori della bella cavallona aliena, figlia del capo villaggio (no, non siamo in Alpitur) e di mamma sciamana? Ora sono cavoli amari, ragazzo mio, perché il sergente ha capito che fai il furbo e vuoi salvare i tuoi amici dalla pelle blu. Come minimo una grandinata di fuoco dagli elicotteri non te la leva nessuno. Devi essere proprio in gamba (ops, scusa, gaffe imperdonabile) per salvare la situazione
D’accordo, non è un capolavoro. Nonostante il gran clamore, non è uno di quei film che resteranno scolpiti nella memoria. D’accordo, impasta bellamente richiami, scopiazzature e citazioni, da Balla coi lupi a Top Gun, passando per Alien, Abyss, Apocalypse Now e quant’altro; un amico ne ha individuate una quarantina. Ok. Però questa moda di dare addosso al povero «Avatar», proprio non la capisco. James Cameron ha firmato un kolossal degno di rispetto, sia in versione standard che nella tanto reclamizzata 3D. Una gioia per gli occhi, un film per oculisti avveduti, con buone dosi di ritmo e vigorose scene di massa. Non è originalissimo, ma quante boiate americane ben peggiori di questa, abbiamo già rimasticato?
Attenzione a farsi disinfettare gli occhialetti da restituire all’uscita dopo aver lasciato tanto di carta d’identità come cauzione. Gli occhiali 3D a prova di microbo pare siano l’ultimo grave problema nazionale da risolvere. Forse con un decreto legge.
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