giovedì 9 luglio 2020

ROMAGNA * GLI "ANGELI DELLA SPIAGGIA" RITROVANO BAMBINI (E ANZIANI) SMARRITI

Sulla riviera romagnola, a Rimini, c'è "Radio spiaggia" che ritrova i bambini smarriti.
Per ritrovare il tuo frugoletto che si è perso sulla battiglia impiegano in genere dai due ai 20 minuti. Col nonno (sì, a volte sparisce anche lui) può servire un po’ di pazienza in più, ma il risultato è garantito. Dal 1946. Ovvero quando nacque la Publiphono di Rimini; agenzia pubblicitaria un po’ sui generis che qualcuno chiama impropriamente «Radio spiaggia».
Il cuore di tutto sono 143 altoparlanti disseminati su 15 chilometri di litorale, da Torre Pedrera a Miramare, e due trasmissioni da 40 minuti al giorno, alle 11 di mattina e alle 17. Pubblicità, info di servizio su meteo e appuntamenti serali, bandiere rosse o bianche da issare o ammainare, un po’ di intrattenimento puro per «rinfrescare» gli animi, e il servizio «Bambini smarriti». Che ovviamente all’occorrenza continua al di là degli spazi canonici, ininterrottamente, dalle 9 alle 19.

Gli «Angeli della spiaggia», come li hanno ribattezzati, sono quattro: il dj Gilberto «Gibo» Gattei, 63 anni, presenza fissa anche a Radio San Marino, si occupa dell’animazione. Poi c’è la voce calda della riminese Betty Miranda, la veterana, 60 primavere, memoria storica del gruppo; un’altra uscita e poi rientrata è Giovanna Giulioni, 52 anni, che coordina il tutto; e per finire Liljana Visinska, 38, originaria dell’ex Jugoslavia, «tre lauree, 11 lingue parlate». Lo rivendica con orgoglio il vulcanico boss, Ugo De Donato, 73 anni, titolare dell’agenzia fondata dal padre Renato nel dopoguerra. Insieme con il musicologo Glauco Cosmi e un Sergio Zavoli ai suoi inizi giornalistici.
Da allora i tempi sono cambiati, e anche la Romagna: passati gli anni del boom, ora si fanno i conti con un turismo più contenuto numericamente (l’alta stagione si è accorciata) e solo il 50% degli hotel è rimasto in mano ai riminesi. Il resto dei proprietari sono stranieri, molti dei quali russi.

Il servizio di Publiphono, che ha un che di retrò, a quanto pare piace ancora alla maggioranza silenziosa, ma alcuni sui social sbottano: «Basta, che strazio!», «Dobbiamo subire inermi la pubblicità senza poter fare niente». Siamo quotidianamente sommersi dallo spam sul web e via mail; per poter ascoltare qualche canzone gratis su Spotify partono spot a raffica, ma la vecchia reclame dagli altorlanti in spiaggia fa innervosire qualcuno. «Queste lamentele, per fortuna ridotte, sono qualcosa che francamente non capisco» commenta Leonardo Militi, giornalista che collabora con l’agenzia: «Pur essendo appetibili per gli inserzionisti, il volume dei nostri due programmi è qualcosa che va poco oltre il normale vociare da spiaggia. E forniamo quotidiamente un servizio importante, che altrimenti dovrebbe essere gestito dal comune, ritrovando in media 1.000 persone in ogni stagione, soprattutto bambini ma anche anziani. E dal 2019 finalmente anche i pets, gli animali domestici, sempre più presenti». Gli fa eco De Donato: «Durante l’alta stagione raggiungiamo potenzialmente anche 600 mila persone al giorno sul litorale. Abbiamo una concessione, paghiamo le tasse, e siamo in costante sinergia con le istituzioni». 
Ma come fuziona questa mini «Chi l’ha visto?» dell’infante? «Anzitutto, per ragioni di privacy» dice Miranda «possiamo occuparci solo di bambini sino a 14 anni e di adulti oltre i 60. Agli altri, salvo alcuni con problemi di salute, devono pensare le autorità». Il problema nacque, pare, qualche anno fa, quando un marito fece un disperato appello per ritrovare la moglie e lei si presentò con l’amante. Scoppiò un putiferio. Poi a volte la mania del politicamente corretto ci mette lo zampino: se si è smarrito un bimbo di colore, per esempio, è vietato dirlo durante l’appello. Anche se sarebbe un tratto fisico evidente molto utile per velocizzare il suo ritrovamento. Si dice invece solo il suo nome. «O il colore del costumino» precisa Giovanna Giulioni «sempre che mamma e papà lo ricordino. Perché accade molto spesso che i genitori dimentichino com’erano vestiti i piccoli, e noi per la descrizione possiamo aggrapparci a pochissimi particolari».
Se state pensando: tutto ciò è una pacchia per scherzi e buontemponi, avete ragione ma solo in piccola parte. «Questo problema l’abbiamo risolto non ricevendo ormai quasi più le telefonate direttamente» prosegue Giulioni «e ancorandoci alle nostre figure di riferimento: bagnini, mosconieri, operatori della spiaggia. Se si ritrova un bambino o si vuole denunciarne lo smarrimento si va fisicamente anzitutto dal bagnino, che con qualche domanda e semplici trucchetti d’esperienza è in grado di smascherare potenziali goliardi. Sarà poi lui a chiamare noi, e noi faremo partire gli appelli dai nostri microfoni, che nel nostro studio principale sono di tre colori diversi, per arrivare in modo chirurgico nelle tre zone in cui è suddivisa la lunga spiaggia. È inutile allarmare tutti per un problema limitato».
Tranquilli. Si ritrovano sempre tutti, bambini e anziani, magari con qualche problema o vittime del classico colpo di sole. Il guaio è che fanno un sacco di strada. «Una signora partita dal bagno 2 ce la siamo ritrovata qualche stagione fa al 134» conclude Betty Miranda. «Sono sei chilometri e mezzo, mica bruscolini. E un bimbo piccolissimo l’altro giorno dal 98 è arrivato al 93. Una ragazza anni fa inscenò la sua scomparsa solo per sentire l’annuncio col suo nome. Ma una cosa curiosa - se posso permettermi - è successa di recente: erano spariti insieme, caso strano, nonna russa e nipotino. Cerca che ti ricerca, verso sera scopriamo che erano tranquilli in albergo: nonna aveva portato via il bambino notando che mamma si era appartata con un amico dietro a un pedalò. E non stavano solo chiacchierando».

(DAL SETTIMANALE OGGI - LUGLIO 2019) 

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