lunedì 13 luglio 2020

SALVINI, MELONI E LA RIDICOLA BUFALA DELLO "STATO DI EMERGENZA"

Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Comprendo la necessità impellente, quasi fisiologica (nel senso più biologico del termine) di dover per forza dire qualcosa contro, ma le opposizioni che trattano l'ipotesi di prorogare lo stato di emergenza sino al 31 dicembre (ora si parla di 31 ottobre) come se fosse la trama di "The Purge, il giorno del giudizio", fa molto, molto ridere.
Sto rivalutando Silvio Berlusconi, ed è tutto dire. Se non altro mi pare abbia la percezione che se non c'è niente da dire o a cui opporsi, è meglio tacere o tenere un profilo basso che fare figuracce. Percezione che Matteo Salvini sicuramente non ha, per la sua stessa natura di cazzaro (che simula serietà), ma a volte la perde persino Giorgia Meloni, che è più quadrata. 

Lo stato di emergenza, dal punto di vista burocratico, è solo uno strumento (peraltro modificabile o interrompibile anche sul momento) che rende veloci e flessibili eventuali interventi per prevenire la temuta seconda ondata della pandemia in autunno. Se poi non ci sarà, tanto di di guadagnato. Si leva lo stato di emergenza. Stanno cercando di farlo passare come una specie di regime militare, una sorta di minaccia alla Costituzione. E riescono a dirlo senza che gli scappi clamorosamente da ridere.

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