lunedì 18 marzo 2019

IL PROVVIDENZIALE BONOLIS * ENRICO RUGGERI: «A SANREMO SU MAHMOOD CI FURONO PRESSIONI»

«Povere di stelle» - Il provvidenziale trash di Bonolis.
Nell'annus horribilis dei flop, delle mezze ritirate (e delle toppate d'immagine all'«Isola dei famosi») di Canale 5, il 22,4% di share della prima puntata del circo di «Ciao Darwin» consente alla rete di rifiatare.
Il trash del barnum bonolisiano è roba da manuale di bella tv se paragonato a certe cose che ormai vanno in onda. Lui e (soprattutto) Maria De Filippi con i suoi people show restano i pilastri di Mediaset. Ma molto dell'intrattenimento va ripensato sotto il segno della qualità. Tornerà «La sai l'ultima?», si dice. Capirai, roba vecchia, commenterà qualcuno. Verissimo. Ma è un pop senza pretese che in genere se la cava bene con lo share e se non altro non fa danno come le coronate.


Alcune sale del circuito «The Space» da due settimane hanno portato i biglietti per tutti gli spettacoli (e per tutti i giorni della settimana, sabato compreso) al prezzo di 4,90 euro. Complici Netflix, Sky, Amazon Prime Video e super-mega-flat screen domestici con sempre più K nel nome, trascinare la gente al cinema è sempre più difficile. Così scendono i prezzi per la visione, e si tengono alti quelli per le cibarie d'appoggio. Dura la vita, signora mia.

Enrico Ruggeri.
Vale la pena ascoltare il nuovo cd di Enrico Ruggeri, «Alma». Il Rouge non è tornato ai capolavori degli anni d'oro, ma siamo in presenza senza dubbio di un bel disco, con molti gioielli: da «Il costo della vita» a «Il treno va», passando per «Un pallone» (con Ermal Meta) e la jazzata «Cime tempestose». 
Intanto, intervistato da Libero, alla domanda: «A Sanremo ci sono state pressioni per far vincere Mahmood?», risponde: 
«Sicuramente. La giuria di qualità nasce per un principio giusto, cioè evitare le storture del televoto. Il problema è il cartello: quando su dieci giurati otto si mettono d’accordo per dare 10 a uno e 0 a un altro, si tratta di una forzatura, una violenza. La soluzione sarebbe rendere pubblico, il giorno dopo, il modo in cui hanno votato i giurati: se tu sai che tutti leggeranno ciò che hai fatto, eviterai di metterti d’accordo con gli altri».

La brutta abitudine di Sky di piazzare alcune serie (poche, per fortuna) fuori dal pacchetto «Serie Tv», infilarle in altri per  "costringerti", o meglio indurti surrettiziamente, all'acquisto dei medesimi. È poco congruo concettualmente e non è carino nei confronti del cliente. Che se ha comprato le serie, vuole ovviamente tutte le serie a disposizione.

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