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lunedì 11 maggio 2020

IL VOLO: «CANTARE PER PAPA FRANCESCO A PANAMA? FU UN'EMOZIONE INFINITA»

I "tre tenori" italiani: i ragazzi de Il Volo
Portato a casa con signorilità il loro terzo piazzamento sanremese, i ragazzi de Il Volo, che festeggiano (sembra ieri) già 10 anni di carriera, adesso pensano solo al loro nuovo album, «Musica». Undici brani che escono in tutto il mondo il 22 febbraio. Il preludio a un tour che partirà a maggio in Giappone, per poi toccare l’Italia a fine mese con due date a Matera; dopo un’estate densa di live, il gran finale a settembre all’Arena di Verona. «Il 71% del nostro mercato è fuori dall’Italia», spiegano Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble. Ed essendo ormai cresciutelli la voglia di marcare anche il (nostro) territorio c’è tutta.
Prima, però, un passo indietro obbligato: l’incontro con Papa Francesco a Panama.
«Un onore immenso – dice Barone - e la gioia indescrivibile di vedere centinaia di migliaia di ragazzi cantare insieme a noi. Poi, esibirsi a due metri dal Papa vuol dire anche imparare a gestire sul palco un’emozione incredibile».
Piero coltiva anche ambizioni operistiche come solista. Voi due come vi ponete?
«Prima che cantanti, siamo amici» risponde Boschetto. «Se lui ha questo desiderio siamo e saremo i primi a sostenerlo, senza per questo snaturare il trio. Che resta il punto fermo».
«Musica» porta cambiamenti nel vostro stile?
«Questo disco è la consacrazione de Il Volo 2.0. La nostra storia nacque per gioco, e ora è un lavoro. Eravamo ragazzini, ora siamo qui con la barba. C’è il nostro stile classico e la voglia di sorprendere. Di essere più contemporanei. Ci rappresenta al 100%».

(DAL SETTIMANALE OGGI - FEBBRAIO 2019)

domenica 15 febbraio 2015

IL VOLO TRIONFA NEL SANREMO DI CARLO CONTI, NUOVO ANDREOTTI DELLA TV

Mentre Carlo Conti, straordinaria macchina da guerra televisiva, dopo questo strategico Sanremo si avvia a diventare non tanto il nuovo Pippo Baudo ma l'Andreotti della televisione italiana, si registra la prevedibile vittoria dei tre tenorini de Il Volo.
Ieri vestiti da gran sera, e in questa foto nudi come mamma li ha fatti. Uno sembra anche un po' barzotto (giustamente) per questo trionfo al Festival, a fronte di una canzone scritta col bilancino non tanto per l'Italia ma per il mercato internazionale, che adora immaginarci come tanti piccoli Pavarotti da mattina a sera. Tutti lì a cantare «Nessun dorma» mentre facciamo colazione con le Macine del Mulino Bianco. 

Meritato secondo posto per Nek, con un pezzo dal gran tiro, godibilmente arrangiato, e terzo piazzamento per la canzone che (in un mondo perfetto) avrebbe dovuto vincere: «Silenzi per cena» di Malika Ayane. Ma siamo pur sempre a Sanremo, e non si può avere tutto dalla vita.
Fra un più che onesto Marco Masini (quasi ai livelli di un tempo) e una convincente Chiara Galiazzo (che scopiazza però da Pupo), spiace per Annalisa, preparata e con una canzone che uscirà di più sulla lunghezza, e per Lorenzo Fragola, che ha impiegato una settimana a carburare ma nell'ultima serata ha restitutito una grintosa versione del suo brano. Persino Bianca Atzei meritava di più (ma la canzone si rifarà, ne sono certo). Peccato per il brano un po' piatto di Nini Zilli, però lei è talmente gnocca che la perdoneresti anche se intonasse le Pagine gialle.

Non sono mancate le punte di trash, come l'imbarazzante letterina finale al conduttore «scritta» dalle tre vallettte (Arisa, Emma e Rocío Muñoz Morales), voluta dagli autori con l'intento di provocare in loro la lacrimuccia di fine Festival, e le performance incolori di tanti comici. Si sono salvati Luca e Paolo con la loro cinica Rip parade dei morti di spettacolo a uso dei media. E a me hanno divertito persino le scematine dei Boiler. Su tutti, ovviamente, ma non tutte le sere, spiccava Rocco Tanica.
In ogni modo: non ci sono stati picchi, ma gli ingredienti, e gli ospiti, c'erano tutti. Tanti, anzi parecchi. Per dirla con Jannacci. Una formula studiata col bilancino dal buon Carletto per portare a casa numeri Auditel. Che sono piovuti copiosamente. 
Morale: Carlo Conti, che è già  da anni la colonna di Raiuno, prima ha impiegato una vita per arrivare a un Sanremo che avrebbe dovuto condurre già da molto molto tempo. E ora rischia di non lasciarlo (con rare pause) per i prossimi vent'anni. Segnatevi questa profezia. 


lunedì 15 dicembre 2014

GRIGNANI, PLATINETTE, NEK, LARA FABIAN * SARA' IL SANREMO DELLA SECONDA CHANCE

È un Sanremo da aspettare al varco. Con qualche certezza, e alcune perplessità.
C'è Lorenzo Fragola, che ha appena (meritatamente) vinto «X-Factor», e c'è pure la veneta Chiara Galiazzo, trionfatrice due anni fa sul palco del talent di SkyUno. Tanto per ribadire (qualora fosse necessario) che quel mondo di matrice televisiva ormai spadroneggia. Chiara ha disperatamente bisogno di un pezzo non forte, ma fortissimo. Perché la sua bella voce al momento si è imbattuta in canzoncine incolori, ed è un vero peccato. Il capitolo Amici di Maria De Filippi prosegue con il reclutamento del rapper Moreno, di Annalisa Scarrone (che con la classe di «Scintille» diede una grande lezione a molti) e dei Dear Jack, che fanno scoppiettare l'ormone inferocito delle adolescenti.
Conti ripesca Raf, per dimostrare a lui e a noi che qualcosa degli Anni 80 in fondo è davvero rimasto, ma anche, a sorpresa, Grazia Di Michele, che sale sul palco in coppia con Mauro Coruzzi-Platinette. Definirla una strana coppia, è poco.

La qualità pressoché garantita, col bollino blu, ha il nome di Nina Zilli e Malika Ayane, con un occhio di riguardo al rispolverato Marco Masini (sempre meglio di come tanti l'hanno dipinto) e a Nesli. Ma nel Festival della seconda possibilità, del riscatto, un po' alla Frank Capra, il direttore artistico decide di dare una chance anche a Gianluca Grignani, Nek e soprattutto alla dimenticata Lara Fabian. C'è poi il sempre onesto Alex Britti, che dovrà vedersela anche con Irene Grandi. Alla sempre emergente Bianca Atzei a febbraio si aggiungerà l'ottima trovata di dare spazio ai ragazzi de Il Volo, certezza internazionale in cerca di un'affermazione italiana. Devono solo scrollarsi di dosso l'etichetta da biglietto da visita del Made in Italy canoro. Almeno qui da noi.
E pazienza se nell'elenco finisce anche Anna Tatangelo. Niente, in teoria, è peggio dei Soliti idioti Biggio e Mandelli. Il prezzo da pagare alla regola baudiana di mettere nel menu almeno un po' di chanson-cabaret. A meno che i due non ci stupiscano. Ma a pensarci bene: l'hanno fatto sinora?

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