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lunedì 2 maggio 2022

CARA NINA ZILLI, LA VIOLENZA NON SI PUO' MAI GIUSTIFICARE

La cantante piacentina Nina Zilli.

Ha stupito il mondo il gesto di Will Smith, che ha colpito con uno schiaffo il comico Chris Rock sul palco della Notte degli Oscar hollywoodiani dopo un'infelice battuta sulla capigliatura della moglie, che soffre di alopecia. Maria Chiara Fraschetta, in arte Nina Zilli (42) è andata controcorrente, scrivendo sui social: «Ma il buon vecchio 'Quando ci vuole, ci vuole?'... È bello che per una volta qualcuno si alzi e metta pari merito i due pesi. Comunque era un sonoro schiaffazzo, non un pugno. E credo siano due gesti molto diversi». Cara Nina, la violenza è sempre violenza, e non si può che condannare. Perché se iniziamo ad alzarci, come dici tu, e a farci giustizia da soli, poi il limite chi lo decide? È una china pericolosa. 

VOTO: 3

(TRATTO DAL PAGELLONE DELLO SPETTACOLO DI FRANCO BAGNASCO PER I SETTIMANALI VERO E VERO TV)

lunedì 15 dicembre 2014

GRIGNANI, PLATINETTE, NEK, LARA FABIAN * SARA' IL SANREMO DELLA SECONDA CHANCE

È un Sanremo da aspettare al varco. Con qualche certezza, e alcune perplessità.
C'è Lorenzo Fragola, che ha appena (meritatamente) vinto «X-Factor», e c'è pure la veneta Chiara Galiazzo, trionfatrice due anni fa sul palco del talent di SkyUno. Tanto per ribadire (qualora fosse necessario) che quel mondo di matrice televisiva ormai spadroneggia. Chiara ha disperatamente bisogno di un pezzo non forte, ma fortissimo. Perché la sua bella voce al momento si è imbattuta in canzoncine incolori, ed è un vero peccato. Il capitolo Amici di Maria De Filippi prosegue con il reclutamento del rapper Moreno, di Annalisa Scarrone (che con la classe di «Scintille» diede una grande lezione a molti) e dei Dear Jack, che fanno scoppiettare l'ormone inferocito delle adolescenti.
Conti ripesca Raf, per dimostrare a lui e a noi che qualcosa degli Anni 80 in fondo è davvero rimasto, ma anche, a sorpresa, Grazia Di Michele, che sale sul palco in coppia con Mauro Coruzzi-Platinette. Definirla una strana coppia, è poco.

La qualità pressoché garantita, col bollino blu, ha il nome di Nina Zilli e Malika Ayane, con un occhio di riguardo al rispolverato Marco Masini (sempre meglio di come tanti l'hanno dipinto) e a Nesli. Ma nel Festival della seconda possibilità, del riscatto, un po' alla Frank Capra, il direttore artistico decide di dare una chance anche a Gianluca Grignani, Nek e soprattutto alla dimenticata Lara Fabian. C'è poi il sempre onesto Alex Britti, che dovrà vedersela anche con Irene Grandi. Alla sempre emergente Bianca Atzei a febbraio si aggiungerà l'ottima trovata di dare spazio ai ragazzi de Il Volo, certezza internazionale in cerca di un'affermazione italiana. Devono solo scrollarsi di dosso l'etichetta da biglietto da visita del Made in Italy canoro. Almeno qui da noi.
E pazienza se nell'elenco finisce anche Anna Tatangelo. Niente, in teoria, è peggio dei Soliti idioti Biggio e Mandelli. Il prezzo da pagare alla regola baudiana di mettere nel menu almeno un po' di chanson-cabaret. A meno che i due non ci stupiscano. Ma a pensarci bene: l'hanno fatto sinora?

mercoledì 30 maggio 2012

NINA ZILLI * «CHIAMATEMI NONA, DOPO UN EUROFESTIVAL 2012 TROPPO DANCE»

«Ma quale Nina? «Da oggi mi chiamo Nona, Nona Zilli». Il giocoso riferimento al suo piazzamento nella classifica dell’«Eurovision Song Contest» (meglio noto come Eurofestival), non poteva essere più puntuale.
Nina Zilli, piacentina di Gossolengo proiettata sabato scorso nella magia di Baku, in Azerbaijan, per la finale della kermesse che vedeva in gara i cantanti di 42 Paesi europei, gioca – come sempre – la carta dell’ironia. Era partita come super favorita, invece si è dovuta accontentare.
«Ma va benissimo così, anche se alla vigilia dicendo che non avrei vinto senz’altro ho fatto un po’ di sana scaramanzia. Invece è andata davvero così. L’importante però è che le cose siano andate bene, che sia riuscita a fare conoscere la mia musica in tanti, tanti Paesi. Ho giocato per molti anni a basket, e se c’è una cosa che lo sport mi ha insegnato è non abbattermi per le sconfitte. Si vince, si perde, basta relativizzare le cose».

Ma com’era, questa Baku? «Incredible Baku, mi viene da dire» continua Nina. «Dalla finestra del mio albergo vedevo la parte moderna, con le tre lingue di fuoco e le boutique delle griffe più note, insomma l’occidentalità; e appena dietro c’era la parte antica, androni del VI secolo Dopo Cristo, echi musulmani, e gente che ama l’Italia, e che applica per noi il detto: “Stessa faccia, stessa razza”. Ha presente nel film “Mediterraneo”? Ecco, così. Gente che è abituata alla condivisione, come solitamente fa chi ha meno. Ovviamente preferivo questa parte della città, ma per lavoro purtroppo sono rimasta più nell’altra, scintillante, nella Chrystal Hall, che fra l’altro ha un’architettura stroardinaria».
Più complesso il discorso per gli altri brani in gara. «Li ho sentiti tutti, tranne tre o quattro mentre ero in camerino. Il pezzo svedese che ha vinto, quello di Loreen, non mi piaceva, d’altra parte là c’era quasi tutta roba dance, che loro amano molto e che a me non entusiasma, ma l’ho conosciuta, è simpatica, brava e anche molto bella, nonostante si nascondesse spesso la faccia con i capelli. Tra gli altri, se devo sceglierne alcuni, ho apprezzato abbastanza quello di Roman Lob dalla Germania, del crooner inglese Engelbert Humperdinck, che è un’istituzione, e la canzone di Soluna Samay, della Danimarca».

(TV SORRISI E CANZONI - MAGGIO 2012)

venerdì 25 maggio 2012

NINA ZILLI * «ECCO IL MIO EUROFESTIVAL (SENZA MINA NÉ WINEHOUSE)»

Se (come chi scrive) non ricordate esattamente dove sia l’Azerbaijan, non è un problema. C’è buona probabilità che non lo sappia con certezza neppure buona parte dei 42 partecipanti – ognuno in rappresentanza di altrettanti Paesi – all’edizione 2012 dell’«Eurovision Song Contest». La finale del caro, vecchio «Eurofestival» (così è noto ai più), in onda in diretta su Raidue sabato sera da Baku, capitale della Repubblica caucasica. A rappresentare i nostri colori la talentosa Nina Zilli, la «Faraona di Gossolengo», dal nome del paesino in provincia di Piacenza che l’ha vista nascere.
«Questo soprannome me l’ha dato lei in un’intervista qualche anno fa» sorride Nina. «Ma se devo essere sincera preferisco “L’Airone della Val Trebbia”, appioppatomi da un altro; sì, perché ogni tanto alzo la gamba mentre canto». Resta la vera domanda di fondo: Nina Zilli sa dov’è l’Azerbaijan? «Dove Caucaso è, intende? Massì, che lo so: Baku, la capitale, si trova sul Mar Caspio, ma confesso di aver “googolato” un po’, prima. Non so perché abbiano scelto proprio me: in passato parteciparono anche Modugno e Battiato… Me lo annunciarono a Sanremo, prima della finale, Gianmarco Mazzi e chi rappresenta la manifestazione qui da noi. Andare ed essere la sola italiana in un contesto del genere mi onora, ma non vincerò mai. Io sono rock e vincere non è rock, quindi andrà storta. In palio, poi, non ci sono soldi, da quelli mi tengo sempre lontana. Al limite un trofeo. Scherzi a parte, sarebbe meraviglioso. Anche se non sono del tutto sicura che allo stesso Mazzi farebbe piacere, in quanto il Paese che vince deve organizzare la gara l’anno successivo e l’Eurofestival costa tanto: gli verrebbe un coccolone».

Miss Zilli si presenta con un brano, «L’amore è femmina (Out of Love)», dalla genesi complessa. «È una canzone mia» dice «scritta con altri quattro autori inglesi. Originariamente nasceva con un testo in inglese. Ho realizzato la cover italiana per l’album e ora per l’Eurofestival l’ho riscritta in parte in inglese, per arrivare a un pubblico più vasto, ma diversa rispetto all’originale. Per farla somigliare più alla mia versione». Insomma, un triplo carpiato. Emozionata per l’evento come al Concertone del primo maggio a Roma? «Quella non era tanto emozione» spiega «ma un problema tecnico alla frequenza degli auricolari, che ogni tanto scompariva. Mi fossi sentita bene in cuffia, avrei fornito una prestazione più consona ai miei standard, ma in quel momento non mi importava: il pubblico si divertiva, è andata bene così. Rispetto all’Eurofestival, ho un atteggiamento distaccato. Avendo già mille cose da fare, ognuna mi aggiunge stress, quindi non sono andata neppure ad ascoltare le altre canzoni in gara, che pure sono già on-line. Lo scoprirò là, assieme ai volti degli interpreti. L’unica che conosco per ora è Anggun».
Strano destino, quello di Nina Zilli, passata dalla ruvidezza dei concerti nei locali del piacentino con acconciature dreadlocks («Cofane alte e colorate di rosso, verde e azzurro, ma tacchi e vestiti curati anche all’epoca, sono pur sempre una donna…») ai palcoscenici nazionali, elegante e ripulita. Apprezzata da tanti per gli stessi motivi per i quali altri la criticano: capigliature vistose, abiti leziosi, generosi echi di Amy Winehouse e Mina. «Grazie a chi mi apprezza. Agli altri dico: faccio musica e scrivo canzoni dall’età di 11 anni. Se davvero pensano che il mio riferimento musicale possa essere Amy Winehouse, sbagliano. Quanto a Mina, mi viene da ridere: lei è eterea e inimitabile. La sola idea di farlo sarebbe controproducente».

(TV SORRISI E CANZONI - MAGGIO 2012)

GIGLIOLA CINQUETTI * IL MIO EUROFESTIVAL, 48 ANNI DOPO

Sono passati quasi 50 anni da quando Gigliola Cinquetti, classe 1947 e allora poco più che bambina, vinse (unica donna in Italia) l’Eurofestival (oggi «Eurovision Song Contest, la cui serata finale è in programma sabato su Raidue) con la celeberrima «Non ho l’età». Ma il ricordo è ancora vivissimo, indelebile.
«Era il 21 marzo 1964» racconta «e mi trovavo a Copenaghen, in Danimarca. Avevo appena vinto Sanremo con la stessa canzone e partecipavo di diritto. Faceva un freddo incredibile e c’era la Guardia reale, con quei grandi colletti bianchi, che diventava parte della scenografia della serata. Non mi sembrò neppure così strano essere lì, perché dopo Sanremo credevo che tutto o quasi a quel punto mi potesse succedere».

Una strada segnata…
«All’epoca era tutto più codificato: appena vincevi Sanremo, c’erano automaticamente una serie di tappe obbligate. Infatti prima di andare in Danimarca presenziai a una cosa a Parigi e ne avevo in programma un’altra subito dopo in Germania».

Che ricordo ha di quel momento?
«Fu una bella esperienza, con un problema tecnico da risolvere: un’ipotesi di contestazione per la durata del pezzo, che per regolamento non poteva andare oltre i tre minuti. Il nostro durava dieci secondi in più, e il direttore d’orchestra lavorò per staccare il tempo più velocemente e rientrare nel minutaggio. Ricordo che era molto impensierito per questo, dal momento che tutta la responsabilità ricadeva su di lui. Alla vittoria provai una grande gioia e al contempo il dispiacere di non essere a casa con i miei familiari a festeggiare me stessa».

E poi?
«Poi transitai in Germania, alla tv inglese e a quella spagnola. Entrai nel frullatore per un anno. E nel ’65 nei teatri in Giappone. Terra dove sono poi tornata più volte».

Tornò in gara una seconda volta nel ‘74, ma senza vincere…
«Sì, ma arrivai seconda dopo gli Abba… Avevo appena vinto “Canzonissima” (in quel periodo partecipava all’Eurofestival chi si era aggiudicato questo programma) con “Alle porte del sole”, e portai un pezzo intitolato “Sì”, con versione anche inglese e tedesca. Per l’Inghilterra c’era anche Olivia Newton John al suo debutto. Sia lei che gli Abba li ritrovavo poi puntualmente a ogni ospitata nelle tv europee».

Infine, nel ’91, la conduzione, in coppia con l’altro vincitore, Toto Cutugno, che se l’era aggiudicato nel ’90.
«Andò bene, con un grosso ascolto, ed era complicata la conduzione in un contesto internazionale. In Italia il management e la Rai hanno sempre fatto il tifo contro gli italiani in gara, per non avere l’obbligo di farsi carico dell’organizzazione dell’evento l’anno successivo, in caso di vittoria. È un peccato che da noi l’Eurofestival sia così sottovalutato o di nicchia, perché nei Paesi del Nord Europa e dell’Est è qualcosa di veramente importante. Del resto noi abbiamo sempre avuto Sanremo a schiacciare tutto il resto».

Per l’Italia quest’anno a Baku, in Azerbaijian, partecipa Nina Zilli. La conosce?
«Le faccio i miei migliori auguri. L’ho vista a Sanremo e mi sembra interessante».

(TV SORRISI E CANZONI - MAGGIO 2012)

venerdì 23 marzo 2012

ROCCO PAPALEO * «RACCONTO I MERIDIONALI CHE NON RITORNANO PIU' AL SUD»

«Il massimo è che ti piace la brutta. Quella che non gli piace agli altri.
E' troppo facile che ti piace la bella, quella con la farfallina. L'ideale
è se alla brutta gli piaci pure tu, perché se non gli piaci, se facciamo a
non piacersi, allora tanto vale che ti piace la bella. Meglio puntare in
alto...».

Il Rocco-pensiero in materia femminile risente di suggestioni festivaliere
ma, apparentemente, sta in piedi. Dopo un Sanremo che l'ha consacrato, Papaleo riprende il suo tour teatrale, «Una piccola impresa meridionale», ed esce con un album intriso di poesia e minimalismo: «La mia parte imperfetta». Rocco dal vivo è un piccolo Guareschi lucano, volutamente
sgrammaticato, in bilico fra il jazz di «Stormy Weather» e monologhi su «pane e frittata» di mammà; fra tanti «A me mi» e la consapevolezza di scrivere canzoni «che non risolvono problemi sociali, ma se non altro non li creano».


Rocco, perché ha avuto successo a Sanremo?
«Non lo so, me lo deve dire lei, l'ho chiamata apposta anche per capire
perché mi abbiano convocato».
Forse perché là in mezzo era un corpo estraneo?
«Ero me stesso e ho liberato il fanciullino, in quella dimensione
carismatica del più grande show italiano».
A volte sembrava guardarli come se fossero pazzi...
«Pazzi no, ma nevrotici sicuramente. Soprattutto gli autori. Il Festival
visto da dentro sembra una cosa ingovernabile: un alveare con milioni di
api sul miele. E spazi minuscoli: l'Ariston sembra enorme, ma è
piccolissimo. Nel backstage, i cantanti stanno ammassati in un metro e
mezzo».
Un'immagine che le resterà nella memoria.
«Nina Zilli che aveva le mani sudatissime per l'emozione; la prima sera,
dietro le quinte, le ho dato il loden 'tecnico' che indossavo in scena per
asciugarsele. E' diventato un rito: ogni sera teneva quel loden tra le
mani».
Si ricorda chi ha vinto?
«Certo: Emma, Arisa e Noemi» (senza esitazione, Ndr)
Complimenti. La maggior parte della gente dopo due settimane non ricorda
più il podio. Buio totale.

«Succede perché al Festival si parla troppo di altro e poco di canzoni.
Troppo di farfalline e Celentano e poco di musica».
Ci tornerebbe?
«Forse, ma devo prima digerire dopo l'indigestione».
A Sanremo ha conosciuto Lucio Dalla.
«Uno dei miei miti. Ci siamo parlati e detti cose bellissime che non
racconterò mai».
Più efficace lei, o Geppi Cucciari?
«Geppi. In fondo io ho avuto cinque serate per lasciare il segno, e lei
solo una per essere subito meravigliosa».
Condurrebbe un programma da solo? Ha un'idea nel cassetto?
«Mai dire mai. L'idea ce l'ho e so anche che forse oggi me la farebbero
realizzare».
Sarebbe?
«Una cosa nuova, che ha che fare con la musica e l'intrattenimento
profondo, ma sono cauto perché non vorrei che qualcuno la anticipasse. Se
fosse, prometto che 'Sorrisi' sarà il primo a sapere».
Il successo a 53 anni è difficile da gestire?
«Più facile che a 43, 33, 23 e infinitamene meglio che a 13».
Un po' tardino, no?
«Bisogna vedere che cosa si intende per successo: ora sono ai piani alti,
ma da quando iniziai col teatro, in realtà, non ho mai smesso di lavorare.
Poi ci sono stati Classe di ferro in tv e i film con Pieraccioni. La fame,
insomma, non l'ho mai fatta».
Era in un sottobosco privilegiato?
«Sì, mi piace molto questa definizione».
Che cosa si è regalato con il cachet di Sanremo?
«Inizio a porre le basi per comprarmi una casa a Roma. Ho un figlio, un'ex
moglie e vivo in affitto da una vita. Però di recente ho visitato Torino.
E un domani, quando mio figlio non mi si filerà di pezza, mi piacerebbe
trasferirmi là».
Come definirebbe questo spettacolo, «Una piccola impresa meridionale»?
«Siamo noi del Sud, che sogniamo in fondo il riscatto della nostra terra,
e il nostro personale. Andiamo a cercarlo altrove, e quando (e se) lo
troviamo, poi non torniamo più. Ma ripensiamo sempre a quegli odori, alle
atmosfere, che raccontiamo. Sarà anche il titolo del mio prossimo film da
regista dopo 'Basilicata coast to coast'».
Ce lo racconti.
«Inizierò a girarlo ad agosto. E' la storia di un gruppo di persone
problematiche che si ritrovano insieme in un vecchio faro in disuso.
Decidono di ristrutturare il faro, e intanto ristrutturano anche le
proprie vite».
E dal 23 marzo sarà al cinema anche come coprotagonista, con Luciana
Littizzetto, di «E' nata una star?».

«Sì, ma non ne posso parlare perché sennò sa come sono fatti gli uffici
stampa: se la prendono».
Il cd, invece, si intitola «La mia parte imperfetta». Qual è?
«Gli occhi, la mia miopia. Guardare il mondo attraverso fondi di
bottiglia. Le nostre parti imperfette sono quelle che dobbiamo imparare ad
accettare e usare. Possono uscirne cose molto belle».
Chi sono i tre più grandi attori italiani viventi?
«Sergio Castellitto, Fabrizio Bentivoglio ed Ennio Fantastichini».
Lei sul podio non c'è?
«Io non sono neanche tra i primi 10».
E fra le attrici?
«Giovanna Mezzogiorno, Margherita Buy – nome un po' ovvio ma abbattiamo
questa barriera - e Giuliana Lojodice, che mi sono regalato fra gli
interpreti del film di cui le parlavo prima».
Quando torna al paese prende ancora la corriera per andare al mare?
«No, ma a Roma prendo sempre la metropolitana. Dopo Saremo ho smesso, ma
conto di riprendere. E poi, tutta questa fama dov'è? L'altra sera ero a
Milano in un locale sui Navigli, e l'unica che mi ha riconosciuto è stata
una ragazza che ha voluto l'autografo. Problemi di ordine pubblico,
sinceramente, non ne ho visti».

(TV SORRISI E CANZONI - MARZO 2012)

venerdì 1 aprile 2011

ANNALISA SCARRONE * «NON SONO FREDDA, MI MANCA SOLO LA BATTUTA AL MOMENTO GIUSTO»

Entri a casa di Annalisa Scarrone, due piani signorili che accarezzano il Bormida in quel di Carcare, nel Savonese, e due cose ti travolgono: mazzi di rose («Arrivano dai fan di tutta Italia; poi le portiamo in chiesa») e l’esuberanza di papà Elvio, insegnante di matematica entusiasta per il secondo piazzamento di sua figlia alla finale di «Amici». Splendido. Non fosse che: «Una volta, in paese, lei era la figlia del professore; ora io sono il padre della cantante».  Sul tavolo, il cuore-cuscino di un’ammiratrice: «Sei la numero 1». «No, alla fine la numero due» sorride lei «ma con 50 mila euro di premio della critica».

Tolte le tasse diventeranno 25-30 mila, lo sa?
«Sì, d’accordo, ma vogliamo sputarci sopra?».
Come li spenderà?
«Ho promesso una cucina a mia madre e un camper a mio padre. Poi, per me...».
Un bel viaggio...
«Ma quale viaggio? Semmai investo qualcosa per trasferirmi a Roma o Milano, per il mio futuro».
Non è che voi dei talent avete la data di scadenza sulla maglietta?
«Per questo credo che solo chi ha i numeri possa avere reali chances».
Fuori la sua strategia.
«Ma quale strategia? Intanti comincio a promuovere il mio cd, “Nali”, uscito per Warner. Poi si vedrà».
Amici» è l’unico modo per sfondare, oggi?
«Non lo so, ma con me ha funzionato. Tentai anche nel 2009 ma non mi presero: troppo cantautrice».
Non mi dica che non ci aveva provato anche con «X-Factor»...
«Sì, a 22 anni, ma fu inutile. Giusto, non ero pronta».
La accusano di essere troppo fredda.
«Sì, ma è falso. Sono un po’ timida e introversa in tv, ma so aprirmi, eccome».
Qual è allora il suo tallone di Achille?
«Aspetti che penso a cosa mi conviene dire... Mi manca il guizzo, la battuta fulminante quando devo rispondere a qualcuno».
Forza, in 10 secondi il podio di Sanremo.
«Facile: Vecchioni, Emma e i Modà, Al Bano; quello più lontano dai miei gusti».
Il Festival resta un mito o è solo un carrozzone televisivo?
«Un mito, e prima o poi vorrei proprio andarci».
Gioco della torre: Nina Zilli, Emma Marrone, Giusy Ferreri. Chi butta?
«Giusy, quella che tra queste mi piace meno».
E chi le piace?
«Senza dubbio Noemi».

(TV SORRISI E CANZONI - MARZO 2011)

giovedì 3 giugno 2010

GOSSIP QUIZ * CHI E' IL CANTANTE CHE CORTEGGIA IL BATTERISTA?

QUIZ SENZA SOLUZIONE PER UTENTI ESPERTI. STORIE RIGOROSAMENTE VERE DI VIP CHE (PURTROPPO) NON AVRANNO MAI UN VOLTO. CHI INDOVINA NON VINCE NIENTE E - SOPRATTUTTO - NON LO SAPRA' MAI.

Chi è il cantante piazzatosi molto bene all'ultimo Festival di Sanremo, che dietro le quinte della kermesse in onda su Raiuno ha fatto una corte spietata (portandosi a casa un sonoro due di picche) a quel gran figo del batterista della band di Nina Zilli?

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