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sabato 14 gennaio 2017

WANNA MARCHI E FIGLIA VIA DALL'«ISOLA DEI FAMOSI» (CHE NON È ANCORA ALCATRAZ)

Wanna Marchi e Stefania Nobile
Mentre Wanna Marchi e la figlia Stefania Nobile pare siano a un passo (non poteva essere altrimenti, e mi unisco al coro di chi le vuole abbondantemente fuori) dalla defenestrazione dall'«Isola dei famosi», al via a fine mese su Canale 5 dall'Honduras e non da Alcatraz, altra nota e suggestiva isoletta nella baia di San Francisco, non si possono non fare un paio di riflessioni sulla tv dei cattivi esempi. Così arrembante e così (apparentemente) vincente sui nostri schermi.


Stefano Bettarini
Sempre nel fanta-reality dell'incolpevole Alessia Marcuzzi è stato reclutato come inviato quello Stefano Bettarini che al «Grande Fratello Vip» ha dato scandalo per una notte di confessioni piccanti ben poco signorili che hanno coinvolto l'ex moglie Simona Ventura e altre donne di spettacolo. Ha pianto, si è pentito, ma l'aveva fatta grossa: era proprio il caso di promuoverlo a inviato nel programma successivo? 
Nella bufera, in questi giorni, anche «Pomeriggio 5» di Barbara D'Urso, nel mirino di Selvaggia Lucarelli e persino di Fiorello per uso e abuso di tv del dolore. Ospitare Ylenia, ragazza bruciata dal fidanzato, che difende il suo carnefice, fa passare un messaggio non edificante. Con la conduttrice che per giunta aggiunge «Per troppo amore», di certo voce dal sen fuggita, ma tant'è.


Ecco, i messaggi della pop tv. Pericolosi soprattutto per la psiche di chi (e purtroppo sono tantissimi/e) non ha gli strumenti per decodificarli.
Intendiamoci, va detto a voce alta: la tv commerciale ha meno obblighi etico-morali di quella di Stato. Teoricamente gli autori di Mediaset devono guardare (solo) al profitto, allo share, a far funzionare i loro programmi. Dunque se metti le Marchi e Bettarini all'Isola e pompi a mille il teatrino macabro di Barbara, fai solo il tuo dovere. Che ti importa se stai dando un cattivo esempio al Paese? Ma esistono limiti da non superare, e un'editore serio dovrebbe avere il compito di vigilare su tutto questo.
«Striscia la notizia» ha giustamente rimarcato il suo no alle Marchi, delle quali sono ben note le prodezze. Ma se non teniamo viva l'attenzione su questi temi, l'inevitabile rincorsa al peggio (in atto già da anni) dove ci porterà?


venerdì 15 febbraio 2013

SANREMO 2013, TERZA SERATA * DILAGA LA NOIA (PER FORTUNA ARRIVA AL BANO)

Sanremo, terza serata. La più noiosa. Miss Littizzetto, come una Wanna Marchi qualsiasi, prima intorta il pubblico con un monologo che inanella luoghi comuni sui difetti maschili, poi non riesce a trattenersi, e riprende il suo stantìo rosario di dirty words piazzate a casaccio durante lo show. E l'arrivo di un redivivo Roberto Baggio nei panni di buon predicatore, non aiuta a tenere il ritmo. In compenso, si riesce a mettere sempre più a fuoco la qualità di alcuni pezzi. Dalle migliori (Annalisa Scarrone con "Scintille" e il Daniele Silvestri di "A bocca chiusa"), passando per Malika Ayane ("Niente") e Max Gazzè ("Sotto casa").
Dopo un paio d'ore di show, attendevo l'arrivo dell'ospite Al Bano come un bimbo aspetta i regali sotto l'albero illuminato la mattina di Natale. Stranamente un po' giù di voce ma sempre in palla, la leggenda di Cellino arriva in scena - come sempre - con l'inconfondibile piglio: e adesso scansatevi, coglionazzi, che vi faccio vedere io come si canta. Sembra quasi di sentire in sottofondo il "uacciuani" di Fantozzi quando vince a biliardo contro il megadirettore. Al stranamente dimentica "Nel sole", ma in compenso confeziona con Laura Chiatti e la Littizzetto un medley di pezzi - prima fra tutte "Felicità" - che cantava negli anni del sodalizio con Romina Power. La quale intanto immaginavo fosse a casa, col coltello in mano, intenta ad allargare gli squarci in alcune tele di Fontana. Che è poi una sorta di macumba della cantante-pittrice.

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