martedì 15 giugno 2010

NINA ZILLI * «MA LE PARE CHE IO POSSA 'LIMONARE' MALE?»

Ha portato i «dreadlocks» (l’intreccio di capelli alla Bob Marley) color verde smeraldo e fucsia. E oggi, che sembrava aver fatto pace con la propria testa, Nina Zilli (nella foto) medita un altro blitz: «Potrei rasarmi a zero e poi mettere parrucche diverse: sai quanto tempo risparmierei al trucco?». L’autrice di «50mila» ha consegnato alla piccola storia della discografia un album d’esordio delizioso, «Sempre lontano». E come tutti coloro che hanno voluto la bicicletta, ora pedala: «Niente vacanze: ho una ventina di concerti al mese da qui a settembre. E a maggio ho visto casa mia in totale solo 20 ore. Ma sono felice».

Come definirebbe il suo stile?
«Black, beat. Ritorno al passato e la sintesi di quel che sono».
Ogni tanto noi giornalisti la accostiamo a Mina. Come le sembra?
«Beh, un po’ mi imbarazza: Mina è sempre Mina...».
È improprio, quindi?
«Se proprio insistete...».
Nel testo di «Tutto bene» lei è impietosa con le nuove generazioni. I ragazzi sono messi così male?
«Malissimo. Pur senza generalizzare, vedo un vuoto culturale imbarazzante, che porta violenza, razzismo, egoismo. Un benessere diffuso che regala indifferenza, noia. Con i valori sempre sbandierati di immagine e successo».
Come reagire?
«Mio nonno a Piacenza diceva che bisogna farsi il c... nella vita. Ecco, non sbagliava».
Che cosa pensa di chi fa musica solo per onorare un contratto?
«Ma sono ancora così tanti? Le cose sono cambiate molto: a un giovane oggi danno l’opzione per due dischi dopo il primo. Se funzioni, resti. Sennò sei fuori».
Quindi gli imputati sono i nomi storici...
«Più dei giovani. Chi scrive come un impiegato dovrebbe cambiare mestiere».
Lei, senza la musica, che lavoro avrebbe fatto?
«La skipper: starei in barca a vela tutta la vita».
Utilizzare il suo vero nome, Maria Chiara Fraschetta, sarebbe stato il dettaglio che uccide?
«Chiara era il retaggio di un gruppo passato, e Fraschetta sì, suona male».
È vero che i suoi discografici volevano chiamarla solo Nina, come chi esce da un talent, e lei ha detto vade retro?
«Uno si è messo anche in ginocchio, ma scherzava».
Perché non ama i talent?
«Non avrei mai partecipato: non sono musica, è televisione. L’arte non c’entra».
Da piccola si vedeva brutta. Ma quando è diventata cigno?
«A 12 anni, quando ho tolto tutti i ferri che avevo in bocca: tre apparecchi».
In una canzone sostiene di baciare «da Dio». Me lo può dimostrare?
«Senta, ma le pare che io possa “limonare” male?».

(TV SORRISI E CANZONI - MAGGIO 2010)

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