lunedì 14 gennaio 2019

D'URSO, MANOVRE POLITICHE PER IL SERALE * SANREMO, LE INUTILI POLEMICHE SU BAGLIONI

«Polvere di stelle» - Barbara D'Urso chiave di volta del serale di canale 5.
La più grande preoccupazione a Mediaset, in questo periodo, è la messa su strada, da marzo su Canale 5, del nuovo serale di Barbara D'Urso. Che ha debuttato ieri sera con «La dottoressa Giò», accolto da poco più di tre milioni di spettatori e un assai tiepido 12,6% di share. Suppergiù lo stesso dato (in percentuale) di «Domenica Live» in versione corta tardo-pomeridiana, dopo la parziale fuga dalla vincente «Domenica in» di Mara Venier.
Silvio Berlusconi.
Da indiscrezioni che mi arrivano direttamente dai corridoi del Biscione, il nuovo serale della convincente D'Urso sarebbe la chiave di volta di Silvio Berlusconi per approcciarsi alle fondamentali Elezioni europee. Insoddisfatto dei talk populisti (ora depotenziati) di Retequattro, che avrebbero portato in passato troppi voti al rivale Matteo Salvini, il Cavaliere vorrebbe puntare sul volto amico della sua conduttrice pop per antonomasia per arrivare al pubblico semplice di monna Barbara, ottimo serbatoio di voti. Un elettorato prevalentemente femminile più pacato, e quindi più vicino a «Forza Italia». Berlusconi questa volta si gioca tutto.
Quindi il programma dovrà essere soprattutto un talk, che fra un vippetto e l'altro consentirebbe di inserire (con un occhio obbligato a non violare troppo la par condicio) personaggi in grado di portare acqua al mulino elettorale degli azzurri. L'apparizione di Silvio sarebbe già prevista soltanto l'ultima settimana prima del voto, per l'appello decisivo.
Da sinistra, Mauro Crippa e Alessandro Salem.
Sullo sfondo della nuova prima serata dursiana si consumerebbe anche la guerra per non perdere spazi fra due manager di punta della casa: Alessandro Salem, che guida l'intrattenimento, e Mauro Crippa, che veglia su comunicazione, news e talk. Quando un contenuto tv passa da un settore all'altro, come in questo caso, dallo spettacolo al para-giornalistico, e viceversa, si entra nelle rigide sfere di competenza di uno o dell'altro. Confini che vengono saldamenti difesi.

Claudio Baglioni.
Il Sanremo bis di Claudio Baglioni per ora incassa un no da Checco Zalone, che smentisce la sua presenza all'Ariston. 
E nella coda di polemiche (inutili almeno quanto la conferenza stampa, priva di notizie) che hanno investito il direttore artistico del Festival per avere espresso solo la sua opinione sui migranti (a fronte di una domanda che gli era stata posta, fra l'altro), finisce anche una sorta di “scoop” del quotidiano La Verità. Che scova una canzone dei New Trolls dall'impronta sovranista la quale sarebbe stata presentata per la gara e scartata da Baglioni. Una dietrologia spicciola che non convince, anche perché il pezzo, testo e musica letti e ascoltati ieri, è a mio avviso di rara bruttezza. Ma per alzare strumentalmente l'asticella della bagarre, ormai vale tutto.

Filippo Nardi.
In grande spolvero Filippo Nardi, ex rissoso del «Grande Fratello», che dal 24 gennaio sarà in Honduras come inviato per «L'isola dei famosi» di Alessia Marcuzzi, portando via il posto che avrebbe dovuto essere di Stefano De Martino. L'irrequieto «Conte» vuole tornare in pista, e sarebbe intenzionato a rilanciarsi a tutti i costi, anche con brevi ospitate dal vivo sul territorio (in Italia, non in Honduras) che gli consentano di alzare un po' di palanche senza sforzarsi troppo. E dopo l'Isola le quotazioni si rialzeranno. 

Claudio Bisio.
Sul suo sito Tremenza, Alessandra Menzani getta inquietanti ombre sulla simpatia (vera? Presunta?) di Claudio Bisio, scelto da Claudio Baglioni come co-conduttore, insieme con Virginia Raffaele, del Festival di Sanremo. Evidenzia una battuta di cattivo gusto fatta dal suddetto in una conferenza stampa a TV8 a proposito di Federica Pellegrini e sottolinea (non riesco a darle torto) quanto il talento della sua compagna sul palco dell'Ariston sia superiore al suo.

Christian Bale in «Vice».
Al cinema da non perdere c'è «Vice - L'uomo nell'ombra». Un film strano nell'"impaginazione", interessante, un po' lento ma ironico, documentato, sull'ascesa al potere (anzi, sull'intera vita) di Dick Cheney, vicepresidente di George W. Bush. L'uomo che governò l'America per anni facendo di tutto e senza che (quasi) nessuno se ne accorgesse. Si parla di politica e intrighi spruzzando il tutto di ironia, con un cast dove svetta Christian Bale nei panni del cinicissimo Dick.

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