lunedì 25 febbraio 2019

«OSCAR» SENZA ORECCHIE * TORPEDINE CONTRO ZUCCHERO * NON PERDERE «HOMECOMING»

«Polvere di stelle» - Rami Malek, Oscar come miglior attore per «Bohemian Rhapsody».
Francesco Castelnuovo.
Le grandi assenti alla Notte degli Oscar (super-duetto Lady Gaga-Bradley Cooper, e una pioggia di statuette a Rami Malek-Freddie Mercury e a «Bohemian Rhapsody», anche se come miglior film è stato premiato «Green Book») sono state le orecchie del simpatico Francesco Castelnuovo, commentatore dello speciale di Sky insieme con il critico Gianni Canova. Castelnuovo avrebbe da anni un vezzo da messa in onda molto noto fra le truccatrici della piattaforma di Murdoch. Una sorta di «Di me si veda tutto, tranne le orecchie», che vanno sempre (o quasi) coperte da abbondanti capelli. Anche se si cerca on-line, è difficilissimo trovare foto di Francesco con le protuberanze (che non paiono neppure così pronunciate) in bella mostra. Ma tant'è. Se le trovate, è un Gronchi rosa.

Zucchero Fornaciari.
Lo storico impresario Michele Torpedine, intervistato dal Giornale, coglie la palla al balzo per scatenarsi su Zucchero, un tempo della sua scuderia: «Sono anni che racconta bugie. Lui è stato uno dei motivi per cui ho fatto questo libro. Racconta episodi dove al posto mio con Pavarotti in America c’era lui. Oppure racconta che Joe Cocker è rimasto ammaliato dalla sua voce... E i soldi che ho speso io, non se li ricorda più? Allora il problema è che tutti possono anche far finta di non ricordare una cosa, ma così è impossibile. Tutti i duetti pagati senza mai ricevere un grazie. Una volta ti può anche sfuggire per sbaglio un ringraziamento, ma non puoi tutta la vita raccontare che i grandi artisti sono arrivati perché sentivano questa voce meravigliosa. Va bene Sinatra, Tony Bennett o Pavarotti, ma non credo che per una voce normale soul impazzisca qualcuno».

Adriano Celentano.
Alla fine di tutta la vicenda «Adrian» aleggia nell'aria solo un'inquietante domanda: perché Adriano Celentano ha voluto chiudere (perché immagino di questo si tratti) con un ostinato flop una pur straordinaria carriera?

Ivano Fossati.
Intervistato da Repubblica, Ivano Fossati spiega perché ha vietato che il suo nome venisse citato nella fiction «Io sono Mia», interpretata da Serena Rossi e dedicata a Mia Martini. «Il motivo serio che mi ha spinto a prendere questa decisione - dice Fossati - è che mi dispiace ma non metto a disposizione di un film la mia vita privata, magari anche con inevitabili inesattezze. Diciamo che non mi piace cedere pezzi della mia esistenza per farne tv».

Julia Roberts in «Homecoming».
Sul versante delle serie tv, mentre «Blacklist» (Sky) è diventata ormai inguardabile, segnalo l'estrema dignità e i buoni snodi nella trama della seconda stagione di «Suburra» (Netflix), dove lo zingaro Spadino e i suoi amici delinquenti si muovono sullo sfondo di una Roma politicamente corrotta, Vaticano compreso. Ci sono alcune necessarie ingenuità, ma il prodotto si lascia vedere. Attenzione anche ad Amazon Prime Video, dove svetta «Homecoming». È la strana storia di Julia Roberts, psicologa in un'unità segreta che cura con psicoterapia e farmaci sperimentali soldati con sindrome da stress post-traumatico. Anni dopo parte per caso un'indagine, ed emergono molte stranezze. Sviluppata su due piani temporali distinti da due diversi formati in broadcasting (la cosa più bizzarra è che il presente sembra passato), è un piccolo gioiello da vedere.

Gazebo.
Paul Mazzolini, in arte Gazebo (ricordate «Masterpiece» e «I like Chopin»?), ospite di un incontro organizzato dal quotidiano La Stampa, racconta di Luisa Ferrero, infermiera di Gassino, con il figlio di 17 anni battezzato Paul, in suo onore. «Una mia fan affezionatissima» spiega Mazzolini. «Quando nacque suo figlio mi telefonò suo marito, pregandomi di convincerla: voleva assolutamente chiamarlo Gazebo». Difficile non dare ragione al babbo: se ti nasce un figlio è una cosa che già ti spiazza. Se poi lo chiami anche gazebo, diventa un casino.

Post più popolari

Lettori