giovedì 27 maggio 2010

ECCO COME VIVE L'ITALIA CHE NON GUARDA LA TV

Non si vive di sola tv. Bisogna farsene una ragione. Con l’obiettivo di sondare - per una volta - il divertimento di chi il piccolo schermo neppure lo considera (o quasi), abbiamo scomodato anzitutto i signori di Auditel, che hanno sfornato alcuni dati inediti e alquanto curiosi. Vi sorprenderà sapere, per esempio, che nell’intero 2008 ben 85.357 persone in Italia (lo 0,15% su un totale di 56.904.890 concittadini sopra i quattro anni) non hanno neppure acceso il televisore. Numeri più da stadio, che da specie protetta. 1.991.671 persone (il 3,5%), invece, l’hanno fatto per non più di un giorno alla settimana. Possiamo considerarli, quindi, modesti consumatori. In definitiva: ogni giorno, nel nostro Paese, sono 10.299.785 (il 18,1%, dato medio 2008) coloro che non guardano la tv e scelgono di dedicarsi ad altre attività. Quali? Secondo la S.i.a.e., ovvero la Società Italiana degli Autori e degli Editori, nel 2008 in testa allo sbigliettamento c’erano i locali da ballo, seguiti dai cinema e dai teatri.
 
Se piombi un giovedì qualsiasi al Tropicana di Milano, non devi fare neppure le ore piccole: alle 23.30 la pista è già piena di patiti di salsa e merengue (più o meno) provetti dediti a sensuali movenze. Salvatore Caruso e Silvia Rossi, 51 e 47 anni, agente di pubblica sicurezza e impiegata, si sono conosciuti durante i corsi di ballo, e ci hanno preso gusto. «Veniamo due-tre volte a settimana, siamo solo amici. Qui ci si diverte, si socializza. Di televisione ne guardiamo ben poca». Fanno eco Elisa e Giacomo, 24 e 28 anni, lei studia Lingue, lui è grafico pubblicitario. E dice: «Balliamo una o due volte la settimana. In tv vedo i tg. Per il resto, cinema, musica e internet». Già, il web: ogni sera in Italia tra le 21 e mezzanotte navigano fra 2.930.000 e 3.829.000 persone (dati Audiweb ottobre-dicembre 2008). E anche la radio non scherza, catturando in prima serata una media di 2.500.000 persone (dati Audiradio).
Ma torniamo al Tropicana. Ci sono gli avventizi, qualche curioso, eppure il giro dei ballerini di latino-americano somiglia più a un circolo chiuso di cultori della movenza perfetta, del passo implacabile. Tanto che chi si sente ancora un po’ insicuro, o si lascia andare al ballo di gruppo, oppure abbandona la pista e cerca posizioni defilate. La formosa Daniela, 39 anni, top nero «Simply perfect», e l’altrettanto formoso Nicola, 33, impiegati alla Regione Lombardia, per esempio, ballano da soli in un ampio spazio sulla balconata, di fronte alle toilette maschili. «Il posto è un po’ strano, è vero, ma sa com’è» dice lui «ci siamo iscritti solo a settembre, abbiamo ancora poca esperienza, e per muoverci abbiamo bisogno di molto spazio. Amici da tempo, una sera abbiamo deciso di provare e non siamo stati più capaci di smettere. Di tv ne guardo poca, e l’offerta di Rai e Mediaset è così scarsa che sembra fatta apposta per spingerti verso Sky». La solare Chiara, 19 anni, di Melzo, di giorno fa l’insegnante di tennis e di sera prima insegna latino-americano, poi si lancia in pista, assieme ad altre due colleghe, per fare da dama ai tanti ballerini orfani di partner. «La tv? Manco so che cosa sia, non ho tempo. Devo guadagnare per pagarmi l’auto e la casa. Il ballo è il divertimento sano di chi vuole riprendersi la propria vita in mano, e risvegliare emozioni e sensazioni per troppo tempo sopite». La meno sopita di tutte è di certo Aram, creola di 18 anni, riccioli insidiosi, corpo perfetto e movenze da manuale. Sta a bordo pista e i maschietti della sala stilisticamente più dotati se la contendono letteralmente. In attesa per la Creatura c’è la fila col numerino, come dal salumiere.
Sposati da otto mesi, Silvia e Giovanni, 26 e 29 anni, stazionano invece davanti al multisala Odeon, sempre a Milano, indecisi se puntare su «I love shopping». Il loro segreto? Romaticistmo e poca o niente tv. «È inguardabile, se non qualcosa in seconda serata. Al cinema veniamo una volta alla settimana, ma spesso stiamo a letto e leggiamo un libro ad alta voce, insieme. È bellissimo».
 
Dallo storico teatro Carcano, parte un’altra bordata all’indirizzo del piccolo schermo. Viene da due non consumatori abituali: Antonio Sciuto e Vittoria Maddaloni, 46 e 50 anni, amici, impiegati all’Inail. «Spesso la accendo ma senza guardarla, tenendola accesa in sottofondo, come si fa per la radio» dice lei. Sono in molti a considerare la tv solo un tappeto sonoro. Lui, invece, dà l’affondo: «Può essere la compagnia di chi è solo, ma col trash che dilaga dà ormai messaggi di inciviltà che rischiano di essere pericolosi. Soprattutto per i ragazzi, nei confronti dei quali ha grosse responsabilità».

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