Invidie fomentate ad arte con un messaggio lasciato «in bacheca» e amori stroncati a colpi di click perché hai letto quel che non dovevi leggere sul «profilo» della tua lei. Assurde gare a chi accumula più «contatti» e richieste di amicizia mai inviate perché «...e se poi non mi accetta, che figura ci faccio?».
Roba per iniziati? Mica tanto, se si considera che l’Italia si divide fra chi è su «Facebook» (otto milioni di persone) e chi ne parla.
Insomma, se fino a oggi vi avevano raccontato tutto il bene possibile del social network più popolato e trendy del mondo, con i suoi 180 milioni di iscritti in tutto il web, ora aspettatevi l’amaro controcanto. Che viene da un film, «Feisbum», in 240 sale dall’8 maggio. Prodotto da Marco Scaffardi, si annuncia come una satira corrosiva, in otto episodi (diretti da altrettanti registi), sul mondo virtuale che più si fonde alla vita reale. Una geniale trovata dello studente statunitense Mark Zuckerberg, valutata al momento qualcosa come 16 miliardi di dollari.
Sei su «Facebook»? Esisti. Non ci sei? Non pervenuto.
«Abbiamo realizzato questo instant-movie» dice Scaffardi, che ha alle spalle una lunga collaborazione con Carlo Verdone «per raccontare in modo divertente e anche spietato l’incredibile mondo di “Face” con gli schemi più classici della commedia all’italiana, che si rifà a titoli come “Il boom”, “Sessomatto”, “I complessi”, “I mostri”. Una realtà che ci fa un po’ paura, con la sua solitudine incanalata, con quel compiacimento di lavarsi le mutande in pubblico ma a condizione che siano mutande di Armani. Il cast è composto da qualche faccia piuttosto nota, come Pietro Taricone e Caterina Guzzanti, e da molti talentosi attori emergenti che fra poco saranno certezze del cinema italiano, come alcuni protagonisti della serie “Romanzo criminale”, da Andrea Sartoretti ad Alessandro Roja».
Taricone, che nella realtà si tiene ben lontano da «Facebook», nella finzione di «Feisbum» (l’episodio è «Maledetto Tag») veste i panni di Gaetano e ha forse qualche responsabilità nello sfumato matrimonio del suo migliore amico, il cui nome viene misteriosamente «taggato» (ovvero didascalizzato, in gergo) da qualcuno nella foto di un piccante addio al celibato. Caterina Guzzanti invece è l’accanita «chattatrice» Vera in «Gaymers», divisa fra le chiacchiere on-line con l’amico stilista omosessuale e l’istruttore di pilates fascinoso ma opportunista. Nello stesso episodio (gli altri sono «Default», «Manuel è a Mogadiscio», «Angelo azzurro Reloaded», «Indian Dream», «Siempre!» e «Jessica e Nicola») spunta anche la splendida Francesca Chillemi, Miss Italia 2003.
Un film a basso costo? «A parte il fatto che la qualità dei contributi è molto alta e che anche a Cannes si sono interessati a noi» puntualizza Scaffardi «non direi. A questa pellicola - otto set aperti contemporaneamente - hanno lavorato 429 persone, a fronte delle 100-105 che vengono impiegate mediamente in un film italiano. C’erano 42 attori e 120 comparse, e registi emergenti ma tutti di primo piano».
L’obiettivo era cogliere l’essenza di questa benedetta/maledetta rete di socializzazione (che in alcuni uffici viene chiusa perché si teme riduca la produttività, ma ci sono studi che dimostrano l’esatto contrario) e passarla allo spiedo dell’ironia. «Mi pare che ci siamo riusciti» conclude Scaffardi. «Dico soltanto che dopo aver finito di girare, alla proiezione test fatta prendendo 80 persone a caso di varie fasce d’età, tutte - e sottolineo tutte - erano già iscritte a “Facebook”. Qualcosa vorrà pur dire...».
(TV SORRISI E CANZONI - APRILE 2009)
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