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martedì 17 settembre 2013

VECCHI & NUOVI COMICI E BRUTTI SPOT (COME POZZETTO CHE COMPRA ORO CASH)

Da tempo sostengo che una mano divina dovrebbe proteggere i (vecchi e nuovi) comici dai brutti spot che ogni tanto si concedono il lusso di girare. Dovrebbe vegliare su di loro, e fermarli prima dell'irreparabile. La piaga, se ci si fa caso, è trasversale. Un po' perché è molto difficile restituire sane risate in 30-40 secondi di pubblicità seriali. Sempre ammesso che lo siano. Un po' perché il rapporto davvero speciale fra comico e spettatore, che gli è grato in quanto sul palco o in tv gli "regala" un sorriso senza avere apparentemente nulla in cambio, si involgarisce se diventa commerciale. Se sai che dietro quel tentativo di farti ridere - malamente - ci sono solo tanti bei soldoni. Non siamo più bambini, ma è materia delicata.
D'altra parte, non facciamo i moralisti: le bollette le devono pagare anche loro. E pazienza se l'attività di qualcuno (vedi Aldo, Giovanni e Giacomo) si è ridotta quasi soltanto a impegno promozionale. Pazienza se serve una mano che ti faccia il solletico sotto i piedi per ridere agli spot di Giorgio Panariello che gioca con la Incontrada. Il comico in formato spot in genere non fa ridere. Soprattutto quando si sbizzarriscono i creativi al soldo delle compagnie telefoniche, che girano cose più imbarazzanti dei film di Neri Parenti.
L'ultimo a cascarci è stato il grande Renato Pozzetto, che insieme con il figlio Giacomo si è concesso - spero per un mucchio di soldi - a OroCash. In un paio di brutte réclame, come le avrebbe chiamate lui nei suoi tempi migliori, l'uomo de "La canzone intelligente" invita il popolo che si presume alla canna del gas, data la crisi, a portare vassoi d'argento e oggettini d'oro a questa società che magicamente li trasforma in euro sonanti. Buoni per pagarsi una crociera, per esempio, come fanno il poco convinto Renato e il suo cresciuto pargolo. Li vedi e sembra quasi che si sentano in colpa di svendere e far svendere i gioielli di famiglia.
Triste spettacolo. Primo, per la bruttezza dei commercial. Secondo, perché non mi piace vedere una tra le più grandi maschere della comicità italiana, uno tra gli artisti che (col più saggio Cochi Ponzoni) ha saputo innovare il nostro modo di far ridere, impelagato con questa roba.
Serve una mano che li fermi, ripeto. Vecchi e nuovi comici: perché non si facciano male. Perché non si danneggino da soli. Perché non sono Giorgio Mastrota, che ha sempre campato di televendite. Paolo Villaggio (che pure ha fatto pessimi film ma che alla pubblicità non cede) invocava l'intervento di qualcuno per salvare l'ultimo Alberto Sordi, "prima che distrugga il suo mito", diceva.
Io mi auguro più semplicemente che Pozzetto si fermi qui. E che guardando il mare mi ripeta solo, all'infinito, come faceva una volta, che è "una massa d'acqua semovibile". Non gli chiediamo altro.

venerdì 9 marzo 2012

PERCHE' TV BLOG NON E' TRA LE 100 TESTATE CHE ASSEGNANO IL «PREMIO TV 2012»?

Vengo a sapere - con non poco stupore - che Tv Blog non è fra le 100 testate che assegneranno il 52° Premio Tv 2012, naturale evoluzione del Premio regia televisiva di Daniele Piombi.Ora, è vero che nella vita ci sono ben altri problemi (per dire: va in onda anche Giorgio Panariello, quindi...), è vero che tutti - per prima cosa gli interessati - possono superare tranquillamente il trauma; è vero anche che con pilatesca decisione pare che gli organizzatori abbiano deciso di invitare alla serata di premiazione un rappresentante del miglior sito che si occupa di televisione. Tutto vero, ma non è un'incongruenza?
Per salvare la forma, si ammazza la sostanza. Mi piacerebbe sapere (chiederò l'elenco) quali sono le 100 testate titolate ad assegnare gli awards italiani. Se scopro che nel novero ci sono anche Cavallo Magazine e Sale e pepe, però, va a finire che mi perplimo un po'.
In una galassia, come quella televisiva, dove la centralità del web è sempre più evidente, fra rimandi anche pretestuosi e sottopancia twitteriani, si decide di lasciare fuori dall'assegnazione dell'unico premio tv rimasto (siamo orfani di Telegatti e i Teleratti non possono bastare) una testata - credo sia la più diffusa sulla rete in quest'ambito - che in modo minuzioso, a volte quasi maniacale, segue le cose televisive. E' come fare una torta senza mettere la farina. Dice: le testate sono 100, si fa a turno. Li convocheremo il prossimo anno. E quest'anno, chi c'è? Non avrammo mica chiamato un tappezziere a riparare la caldaia? Si attendono delucidazioni da Gigi Vesigna, presidente dell'Accademia di garanzia del Premio Tv. Sarebbe carino.

martedì 6 dicembre 2011

FIORELLO DOPO IL BIG BANG * QUANDO LA NOIA DIVENTA TRIONFO EPOCALE

Se uno fa il 50,23% di share (in soldoni significa che la metà dei televisori accesi guarda il tuo programma) rastrellando 13.401.000 telespettatori, secondo la logica televisiva, ha ragione. Da vendere e persino da affittare. Non ci sono se e non ci sono ma. Non c'è spazio per mezze critiche, pignolerie, pedanterie. Devi solo stare muto a contemplare la meraviglia, possibilmente con un paio di elettrodi attaccati agli zebedei. E comunque, vista la schifezza che passa il convento televisivo, un varietà come «Il più grande spettacolo dopo il weekend» dovrebbe finire come minimo nell'oasi ecologica Plasmon. Con Fiorello portato in adorazione tra i succhi di frutta biologici come la Madonna del divino amore.
Detto questo - che non si può non dire - ora faccio lo stronzetto per puntualizzare alcune cose.

1) Nessuno mi toglie dalla testa che in queste quattro settimane, Fiore sia stato svogliato, pacato ma assente. Imbrigliato in uno show molto provato ma con poca anima. Briosa la prima puntata, noiose o appena passabili le restanti tre. Con buona pace di Bruno Vespa, che ha campato di rendita replicandole dieci minuti dopo nel suo «Porta a porta». Uno tra gli spettacoli più indecorosi (questo sì) della tv degli ultimi anni.

2) I testi. Perché Fiore aveva monologhi così deboli? La squadra autorale era la stessa di «Stasera pago io», che pure era qualche spanna sopra per freschezza e piacevolezza rispetto a quest'altro kolossal del varietà. Serializzare la gag (a qualcuno fa veramente ridere?) di Edward di Twilight o le storielle papà vs. pischello è una trovata da numero uno, o piuttosto un modo per portare a casa la pagnotta restando al minimo sindacale dell'umorismo?

3) Roberto Benigni (che ieri era piuttosto appannato, nel collasso post berlusconiano dei comici) per il motivo di cui sopra si è persino divertito a prenderlo in giro. Un Fiore in evidente disagio. Ma poi il toscanaccio è finito col mettere in scena la storica «Inno del corpo sciolto» (1979). All'epoca, una sassata che spacca il vetro. Ieri sera, solo il pretesto per dire «merda» su Raiuno in prima serata. Checco Zalone al confronto è Oscar Wilde.

4) Come mai, partendo da queste basi, Fiorello ha macinato ogni settimana fra il 40 e il 50% di share? È difficile spiegarlo. Ci provo, semplificando: se in un Paese sei sotto il livello di galleggiamento della cacca (televisivamente e no), anche solo uscire un secondo con la testa per respirare aria pulita, ti sembra - ed è - decisamente un passo avanti. E Fiore è la rassicurante tazza di camomilla che serviva all'Italia in questo momento. Peccato solo per il blando effetto soporifero, che non giova allo spettacolo. Eppure lo stesso lavoro portato in scena da Giorgio Panariello (per dire un nome a caso) sarebbe stato un flop. Il miracolo Rosario ne ha fatto un trionfo.

5) Ok, ora mi attacco gli elettrodi, ammutolisco (se riesco, per via del dolore) e contemplo estasiato - come tutti - il 50,23% del 2011. Ottima annata. 


lunedì 4 luglio 2011

GIORGIO PANARIELLO * «SONO UN TALENTACCIO CHE VINCE AL 90°»

Assomiglia alla ribollita la comicità di Giorgio Panariello. Del piatto toscano ha tutte le caratteristiche: è genuina, semplice, fatta molto con gli avanzi (leggi battute di repertorio), insaporita con quel tocco di piccante che strappa la risata. Una grattatina di "pecoreccio" e poi in tavola per svariati milioni di invitati: "Torno sabato", varietà di prima serata di Raiuno. Il tutto con la complicità di due autori come Giampiero Solari (solide basi teatrali) e Giorgio Pistarino (già volto del "Drive in").

Panariello, si sente arrivato? 
"No, al massimo posso sentirmi partito. In tutti i sensi e verso la meta che mi ero prefisso: c' era un po' di confusione attorno alla mia immagine e questa esperienza è servita a farmi conoscere meglio".
E quale sarebbe la meta? 
"Dimostrare ciò che so fare. Non ho una scuola d'arte drammatica né una particolare preparazione culturale alle spalle. E l' uso della lingua, nella conduzione, è importante. Per fare il mio mestiere servono molto la faccia, le pause, qualche parolaccia di uso comune, ma per avere successo non basta. Anche Benigni all' inizio ne diceva tante, ma dietro c'era un grosso bagaglio".
Lei dice di ispirarsi a Walter Chiari e a Carlo Verdone, però non è né l' uno né l'altro.
"Vero, ma attenzione: non ho detto di essere come Walter Chiari; semmai prendo a modello i suoi show. Quanto a Verdone, ha una galleria di personaggi straordinari. E poi, nelle scenette con Tosca, mi ispiro anche a Vianello e Mondaini".
Non si fa mancare niente. A proposito del successo dei comici della sua regione, ha detto che nel 2000 essere toscani sarà una maledizione. 
"Ma mi auguravo il contrario. Credo che il nostro boom sia frutto di un caso: nel giro di pochi mesi sono usciti i film di Pieraccioni, Virzì, il mio e quello di Ceccherini. Solo una combinazione".
Avete qualcosa più degli altri?
"Forse il modo di parlare, che risulta simpatico a tutti, e la spontaneità. Siamo quello che siamo, insomma, nel bene e nel male".
E' vero che nel suo prossimo film sarà un giornalista?
"Sì, uno che lavora per una piccola Tv privata toscana. Sogna lo scoop e riesce ad azzeccarlo. Poi, però, come tutti quelli baciati dal successo, ha il problema di dover mantenere alto lo standard. Prosegue colpo su colpo finché si rende conto che la vita non può essere solo questo. Mi piacerebbe avere con me Gastone Moschin e Jean Reno (il protagonista di "Leon" e "I visitatori", ndr). I miei vecchi personaggi spariranno: quelli nuovi saranno in funzione della storia, e non viceversa come in "Bagnomaria"".
Ma il suo sogno è un musical...
"Sì, un grande musical. Però progetto anche di fare un film comico con Dario Argento. Gliene ho parlato: un giorno riusciremo".
E' arrivato al successo a 39 anni. E prima? 
"Ho fatto il rappresentante di pentole, l'elettricista, il cameriere. Ma sognavo di fare il dj e il presentatore, così ho mollato tutto. Quando vendevo le pentole, alle dimostrazioni, non piazzavo nulla, allora provavo imitando Beppe Grillo o Mike Bongiorno".
E' vero che quelli del Bagaglino, i vostri concorrenti su Canale 5, non sono lord, ma anche la sua è una comicità un po' grassottella, da villaggio turistico... 
"Mi piace essere un animatore più che un attore, vicino alla gente. La comicità grassa è stata una scelta. Volevamo portare in Tv quello che si dice nei cabaret, senza finzioni".
La sua compagna, Elena, l'aspetta a Prato? 
"Sì, siamo assieme da dieci anni, è un punto fermo: è riuscita a farmi diventare una persona seria. Prima non lo ero molto e nel lavoro ancor meno. Avevamo già le carte per sposarci, ma, per colpa del mio lavoro, abbiamo accantonato l'idea".
Si considera un talentaccio o uno che ha avuto fortuna? 
"Un talentaccio. Di fortuna ne ho sempre avuta poca. E quando ho vinto, è sempre stato per 3 a 2 al novantesimo".

(TV SORRISI E CANZONI - FEBBRAIO 2000)

lunedì 18 aprile 2011

DOPO IL FLOP DI «AMICI MIEI», AVVENIRE CI PROVA CON «HABEMUS PAPAM» (MA NON FUNZIONERA'')

L'Avvenire ci copia. Senza usare il veicolo del web, ma lo fa. E un po' ci sentiamo lusingati.
Dopo che con questo gruppo di Facebook (e il contributo della stampa e del pubblico) abbiamo dato la mazzata letale ad «Amici miei - Come tutto ebbe inizio», il super flop targato Filmauro a firma Neri Parenti, con Christian De Sica, Massimo Ghini, Giorgio Panariello, Michele Placido e Paolo Hendel (ora siete invitati a iscrivervi anche al nuovo gruppo che vuole diventare la bandiera dell'orgoglio anti-cinepanettonaro d'Italia), il giornale dei Vescovi propone il «boicottaggio nelle sale» di «Habemus Papam», il film di Nanni Moretti con Michel Piccoli. Quello che tratteggia la figura di un Santo Padre in crisi spirituale. Lesa maestà papale, sarebbe la sostanza della critica. Stavolta - facile previsione - l'anatema non funzionerà. Anzitutto perché non si tratta di un orrendo (pseudo) prequel ma di un'opera inedita e - per quanto so - anche originale e godibile. E poi perché la vera blasfemia che fece ridare allo scandalo fu l'utilizzo del nome di «Amici miei». Quello sì fu il vero atto sacrilego. La morale è facilmente rintracciabile: si possono toccare persino i Papi, ma gli Zingari no. Quelli bisogna proprio lasciarli stare.

venerdì 8 aprile 2011

DOPO IL FLOP DI «AMICI MIEI», SU FACEBOOK NASCE IL GRUPPO DI CHI ODIA I CINEPANETTONI

Che cosa c'è di più brutto o artisticamente insignificante di un cinepanettone?
Film che si ripetono stancamente con lo stesso titolo («Natale a...» qualcosa), la stessa trama (i due attempati amici in fregola, che partono per una località esotica a caccia di avventure sessuali e finiscono in una girandola di equivoci volgarissimi ma a risata zero), la stessa regia (Neri Parenti), lo stesso cast (Christian De Sica, Paolo Conticini, Massimo Ghini, Massimo Boldi, Giorgio Panariello). Insomma, la stessa terrificante lagna. Da decenni. Cambia solo la gnocca televisiva del momento, si tratti di Michelle Hunziker o Belen Rodriguez, poco importa.  E mentre il cinema italiano vive una nuova primavera, questi obbrobri sono la classica nota stonata. L'ultimo cinepanettone, «Natale in Sudafrica», ha segnato il passo, e in Italia cresce l'orgoglio dei tanti che non sopportano più questi prodotti o che non li sono mai andati a vedere. Una specie di medaglia da piazzarsi sul petto.
A radunare gli orgogliosi anti-cinepanettonari pensa «DE SICA E PARENTI? NO, GRAZIE. IO NON VEDO CINEPANETTONI»; nuovo gruppo di Facebook (nella foto il simbolo) che nasce per filiazione diretta da quello che si è fatto portabandiera del colossale flop di «Amici miei - Come tutto ebbe inizio». La forza del web che ha sconfitto un'assurda e irrispettosa mega-produzione. E che ora diventa simbolo del no bufala pride al cinema. Cinepanettoni? Fieri di non vederli, fieri di sperare che non vengano prodotti.

lunedì 4 aprile 2011

AMICI MIEI, COME TUTTO EBBE FINE (INGLORIOSAMENTE): ECCO GLI INCASSI DELLA 3ª SETTIMANA

Dopo aver toccato immediatamente il fondo, ora si scava la fossa e si chiude la bara. Già alla terza settimana nelle sale (poi di quest'infelice parentesi del cinema italiano non parleremo più, a meno che non si renda necessario), «Amici miei - Come tutto ebbe inizio» scivola ingloriosamente alla settima posizione della classifica ufficiale Cinetel che va dal 28 marzo al 3 aprile. Una batosta memorabile per il lavoro di Neri Parenti, peraltro stroncato dalla quasi totalità della critica. Siamo alle briciole. L'incasso è di appena 251 mila euro, che sommati a quelli delle prime due settimane portano il totalizzatore a 3 milioni e 232 mila (la metà di questi soldi va agli esercenti). Il tutto per un «kolossal» che - a detta di Aurelio De Laurentiis - è costato almeno «15 milioni di euro» e altri milioni in un battage pubblicitario senza precedenti. Da questa cifra vanno detratti però 400 mila euro di contributo statale, perché anche questo ha ottenuto. Oltre al danno, la beffa.

A nulla è valsa neppure la scandalosa puntata speciale di «Porta a porta» che martedì scorso Bruno Vespa ha dedicato al film. Più di due ore di spot gratuito e senza contraddittorio in onda sulla prima rete del servizio pubblico per un film uscito da più di 20 giorni e che aveva già floppato all'esordio. Servono commenti? No, forse non servono. Anche perché il pubblico, primi fra tutti gli iscritti al gruppo Facebook «Giù le mani da Amici miei», che si è fatto portabandiera del boicottaggio, aveva già espresso un giudizio senza appello. E ora, nello spirito del «rinforzino» tognazziano, è nato «De Sica e Parenti? No, grazie! Io non vedo cinepanettoni»; il gruppo che vuole diventare pian piano catalizzatore e simbolo dell'orgoglio anti-cinepanettonaro.

I protagonisti di questo brutto progetto nato morto e che (quasi) nessuno voleva (Christian De Sica, Massimo Ghini, Giorgio Panariello, Paolo Hendel, Michele Placido e Massimo Ceccherini) durante il tentativo di lancio hanno parlato probabilmente troppo e a sproposito. Usando una strategia mediatica spesso aggressiva che non ha pagato. Intanto, il film spariva inesorabilmente dalla circolazione: ben 446 sale la prima settimana (dati MyMovies.it); 389 la seconda; 175 il terzo week-end. Per arrivare alle 169 copie di oggi.
«Di fronte alla morte non resta che la comprensione e il perdono», diceva Celi-Sassaroli facendo infuriare il vedovo. Eppure temo che molti di noi, a costo di far infuriare il «vedovo» Parenti, non potranno mai perdonargli (a lui e agli altri, naturalmente) di aver voluto sporcare la trilogia di «Amici miei» facendola diventare una quadrilogia che ospita un suo film.
E dopo questo, giù il sipario. La pagliacciata è durata fin troppo.

DATI UFFICIALI CINETEL DAL 28 MARZO AL 3 APRILE 2011

1NESSUNO MI PUO' GIUDICAREITA01 DISTRIBUTION € 1.146.561,17194.493
2AMICI, AMANTI E… USAUNIVERSAL S.R.L. € 550.026,2291.991
3MIA MOGLIE PER FINTA USASONY PICT. ITALIA S.R.L. € 478.300,1796.621
4HOPUSAUNIVERSAL S.R.L. € 457.540,5472.198
5BORIS - IL FILMITA01 DISTRIBUTION € 423.110,8863.814
6SUCKER PUNCHUSAWARNER BROS ITALIA S.P.A. € 316.785,4552.765
7AMICI MIEI - COME TUTTO EBBE INIZIOITAFILMAURO S.R.L. € 251.885,0543.312
8DYLAN DOG - IL FILM USAMOVIEMAX S.R.L. € 230.247,0744.316
9KICK-ASSUSAEAGLE PICTURES S.P.A. € 202.548,5229.813
10FROZENUSAM2 PICTURES S.R.L. € 192.665,7037.984

mercoledì 30 marzo 2011

IERI A «PORTA A PORTA» IL FUNERALE DI «AMICI MIEI - COME TUTTO EBBE INIZIO»

Ieri sera su Raiuno il Cardinale Bruno Vespa in persona ha celebrato i solenni funerali di «Amici miei - Come tutto ebbe inizio», il brutto film di Neri Parenti (l'uomo che con gli anni si è convinto di essere un regista) già tecnicamente morto, ucciso da Facebook e dalla propria inanità dopo la seconda settimana di programmazione nelle sale. Pochissimi l'hanno visto, ancora meno lo piangono, ma in qualche modo bisognava dare degna sepoltura a quest'opera immortale stroncata dalla quasi totalità della critica. Così, in diretta nazionale (beh, nazionale mica tanto: lo speciale l'hanno visto solo 1.170.000 spettatori, con l'8,49% di share: è stato un flop persino il funerale!) il docile prelato dell'etere ha dato inizio alla cerimonia. Non così mesta, e vediamo il perché.


Qualche burlone - gli inquirenti hanno precisi sospetti - aveva fatto credere al sussiegoso Vespa che la salma godesse di buona salute. Accanto al Cardinale sedevano gli smunti corpicini degli attori che avevano dato vita (si fa per dire) all'ignobile pellicola. Si sforzavano di sorridere per far credere a zio Bruno che tutto andasse bene, madama la marchesa. E lui, che in fondo è un semplice e se le beve tutte, invece di celebrare un funerale, è arrivato pronto a dar vita a una lunga messa cantata senza contraddittorio. Durante la quale, mescolando sapientemente immagini del vecchio e del nuovo, profanatorio «Amici miei», si è impegnato a far credere ai presenti che esiste la vita oltre la morte. Tra i convenuti, Christian De Sica, l'uomo che con gli anni si è convinto di essere un attore, che ormai da settimane - ospitata dopo ospitata - ha il lutto nel cuore. Ma anche Massimo Ghini, Giorgio Panariello e Paolo Hendel. Che per far sorridere zio Bruno si è ri-prodotto nel suo più collaudato numero di repertorio: far parlare Mario Monicelli da morto. Un successone. Zio rideva come un matto.


In un giornalistico sussulto di dignità che forse pagherà caro, il Cardinale ha persino fatto notare al produttore Aurelio De Laurentiis, seduto un po' defilato accanto al plastico del film defunto e a quello della villa di Cogne, che l'uscita del cine-floppone (nuova versione del cinepanettone, chi li detesta si iscriva qui) «È stata preceduta da grandi polemiche». De Laurentiis, senza fare una piega, ha continuato freddamente a minimizzare: «In fondo che cosa sono 50 mila persone su Facebook? Abbiamo milioni di spettatori...». Che però stanno vedendo altri film, prima o poi bisognerà farsene una ragione. E poi, Aurè, dai, la prossima volta ricordati: sono più di 100 mila, divisi in due gruppi
E il computer si accende cliccando su On.

lunedì 28 marzo 2011

«AMICI MIEI», INCASSI SECONDA SETTIMANA: DA FLOP A MORTO CHE (NON) CAMMINA

Già alla seconda settimana di programmazione (qui sotto i dati ufficiali Cinetel dal 21/3 al 27/3 2001), lo stroncatissimo «Amici miei - Come tutto ebbe inizio» è spacciato: un morto che non cammina più. 842 mila euro di incasso per il kolossal in costume di Neri Parenti prodotto da Aurelio De Laurentiis e costato almeno 15 milioni di euro più una cifra ingentissima e imprecisata in pubblicità. Addirittura meno della metà del già misero incasso del debutto, con la commedia dell'esordiente Massimiliano Bruno, «Nessuno mi può giudicare», che in proporzione aumenta il bruciante divario. La pellicola, fra l'altro, secondo la consolidata tattica distributiva di De Laurentiis, che da sempre aggredisce il mercato, è uscita in centinaia e centinaia di copie.
Sono tempi grami per Christian De Sica, Massimo Ghini, Giorgio Panariello, Paolo Hendel, Michele Placido e Massimo Ceccherini. Gli attori che hanno preso parte al quarto, profanatorio capitolo della saga di Germi-Monicelli, avversato dal gruppo Facebook «Giù le mani da Amici miei», probabilmente si saranno accorti da tempo di aver fatto la più colossale delle bischerate. A nulla sono valse le loro ospitate promozionali in tutti i programmi televisivi italiani a grossa visibilità. Un battage senza precedenti e mai così inutile. Il pubblico non l'ha bevuta e ha deciso di sposare nettamente il partito del boicottaggio, che aveva peraltro illustri sostenitori, tra i quali giornalisti e intellettuali del calibro di Marco Travaglio e Tommaso Labranca. Ora «Giù le mani da Amici miei», in nome del buon cinema, rilancia con un nuovo gruppo che vuole riunire tutti coloro che detestano i cinepanettoni: «DE SICA & PARENTI? NO, GRAZIE! IO NON MANGIO CINEPANETTONI».

DATI UFFICIALI CINETEL DAL 21/3 AL 27/3/2011 (ultimo aggiornamento)

1NESSUNO MI PUO' GIUDICAREITA01 DISTRIBUTION € 2.193.549,89360.798
2AMICI MIEI - COME TUTTO EBBE INIZIOITAFILMAURO S.R.L. € 842.571,55136.673
3AMICI, AMANTI E… (NO STRINGS ATTACHED)USAUNIVERSAL S.R.L. € 699.201,98103.263
4DYLAN DOG - IL FILM (DYLAN DOG...)USAMOVIEMAX S.R.L. € 662.800,82125.511
5RANGOUSAUNIVERSAL S.R.L. € 625.771,42102.397
6IL RITO (THE RITE)USAWARNER BROS ITALIA S.P.A. € 542.902,1886.071
7LIGABUE DAY 2011ITANEXO DIGITAL S.P.A. € 540.159,0042.158
8SUCKER PUNCHUSAWARNER BROS ITALIA S.P.A. € 500.938,4373.611
9GNOMEO & GIULIETTA - 3D USAWALT DISNEY S.M.P. ITALIA € 321.434,9237.084
10IL DISCORSO DEL RE (THE KING'S SPEECH)U.KEAGLE PICTURES S.P.A. € 319.710,1754.746
 

lunedì 21 marzo 2011

«AMICI MIEI», GLI INCASSI DELLA PRIMA SETTIMANA: TRA IL FLOP E L'ATROCE AGONIA

Morire disciolti nell'acido, forse faceva meno male.
Inizia con un vistoso flop la lenta agonia di «Amici miei - Come tutto ebbe inizio», stra-battuto nella prima settimana di programmazione (dati ufficiali Cinetel dal 14 al 20 marzo, li pubblichiamo qui sotto) addirittura dalla commediola «Nessuno mi può giudicare», dell'esordiente Massimiliano Bruno, con Paola Cortellesi e Raoul Bova, costata quattro euro e uscita praticamente senza promozione. Tre milioni di euro di incasso per Bruno, due milioni e cento mila per il film di Neri Parenti. Costato (a detta di Aurelio De Laurentiis) «15 milioni di euro» e presentato alla stampa come un «Kolossal» di portata epocale. Senza contare le spese immani e difficilmente quantificabili - ma si parla di altri milioni di euro - per un battage promozionale senza precedenti su tutti i mezzi di comunicazione; e le ospitate televisive disperate delle ultime due settimane di tutti i protagonisti, che si sono mostrati ovunque (tranne che alle previsioni del tempo) per tentare di sbolognare la loro mercanzia. Al terzo posto, di un'incollatura (2 milioni di euro, altra umiliazione) il cartoon «Rango», uscito fra l'altro il venerdì precedente. Dati precisi che non lasciano scampo a Christian De Sica, Giorgio Panariello, Massimo Ghini, Michele Placido, Paolo Hendel e Massimo Ceccherini.
Ha vinto insomma il partito del boicottaggio. Il pubblico ha sposato la causa di «Giù le mani da Amici Miei», il gruppo Facebook nato due anni fa per tutelare la memoria di una saga capolavoro della commedia all'italiana ideata da Germi e Monicelli e interpretata da attori come Tognazzi, Moschin, Celi, Noiret e Montagnani.
La sconfitta è ancora più bruciante se si pensa che il film di Parenti è stato strategicamente piazzato dalla Filmauro a cavallo del ponte «protetto» del 17 marzo, quindi con più giorni di esposizione; e contava su una debole concorrenza. Nonostante tutto, ha incassato 990 mila euro fra mercoledì e giovedì. Il restante milione e 100 mila nel normale week-end. Un risultato imbarazzante per un prodotto del genere, costato una fortuna e pubblicizzato più dei cornetti («Che cell'ha i cornetti oggi, sor Christian? Come nun cell'ho?! Freschi freschi, fatti ora...») alla vigilia dell'estate.
Ma quel che è peggio (per loro) è che da oggi la strada è tutta in salita: una terribile agonia. Il tam tam di chi ha visto il film non rimanda nulla di buono (per loro) e la spinta propulsiva del cinepanettone pre-pasquale che non fa ridere è destinata a spegnersi in breve tempo. Viste le sale mezze vuote, molti gestori potrebbero decidere di ritirarlo prestissimo. Una minuscola boccata d'ossigeno rischia di arrivare dai cinema dei paesini di provincia, con una sola sala. Dove o vedi quel film, o fai harakiri. Pare che molti spettatori stiano seriamente valutando la seconda ipotesi.

DATI UFFICIALI CINETEL dal 14/03/2011 al 20/03/2011

1NESSUNO MI PUO' GIUDICAREITA01 DISTRIBUTION € 3.089.561,84471.297
2AMICI MIEI - COME TUTTO EBBE INIZIOITAFILMAURO S.R.L. € 2.139.713,47322.270
3RANGOUSAUNIVERSAL S.R.L. € 2.011.019,40319.035
4DYLAN DOG - IL FILM (DYLAN DOG: DEAD...) USAMOVIEMAX S.R.L. € 1.395.466,09237.009
5IL RITO (THE RITE)USAWARNER BROS ITALIA S.P.A. € 1.390.519,31209.290
6GNOMEO & GIULIETTA - 3D USAWALT DISNEY S.M.P. ITALIA € 738.477,4380.944
7STREET DANCE 3D - 3D (STREET DANCE 3D)U.KEAGLE PICTURES S.P.A. € 722.426,1076.418
8IL DISCORSO DEL RE (THE KING'S SPEECH)U.KEAGLE PICTURES S.P.A. € 595.278,4092.436
9IL CIGNO NERO (BLACK SWAN)USA20TH CENTURY FOX ITALIA € 518.787,0686.434
10LA VITA FACILEITAMEDUSA FILM S.P.A. € 496.021,1191.788

giovedì 17 marzo 2011

«AMICI MIEI» * A MILANO E IN LOMBARDIA DEBUTTO FLOP: ECCO I DATI DEL CINEMA ORFEO

«Il debutto di 'Amici miei - Come tutto ebbe inizio' qui da noi? Roba da spararsi».
Completo grigio, sorriso e aria rassicuranti, non usa mezzi termini Felice De Santis, da 42 anni titolare del multisala Orfeo di Viale Coni Zugna, uno tra i cinema storici di Milano. «Vuole sapere lo sbigliettamento di ieri, mercoledì, per il debutto di Amici Miei? Solo 100 biglietti in un giorno, con quattro spettacoli, in una sala, quella verde, che ha 290 posti. Non so se rendo l'idea. Un tonfo. Ma so che sta andando male in tutta la Lombardia. Noi esercenti abbiamo un canale interno per verificare le tendenze già il giorno dopo, prima che escano i dati ufficiali».
Oggi, giovedì, giorno di festa per i 150 anni dell'Unità Italia, non è andata meglio a Christian De Sica, Neri Parenti, Giorgio Panariello, Massimo Ghini, Michele Placido e Paolo Hendel. «I dati di oggi - continua il gestore - glieli do al dettaglio: allo spettacolo delle ore 15 c'erano 69 spettatori; alle 17,30 avevamo 109 spettatori e alle ore 20 appena 49 paganti. Tenga conto che la sala è sempre da 290 posti. Quest'ultimo dato delle 20 è molto indicativo perché - essendo domani giornata lavorativa - il primo spettacolo in genere è più frequentato del secondo. Insomma, per ora qui da noi possiamo parlare di flop». La pellicola è in programmazione in altri tre cinema cittadini.

Nelle altre due sale dell'Orfeo, invece, la rossa e la blu, «Il cigno nero» con Natalie Portman vince a mani basse, e si piazza molto bene il cartoon «Rango». «'Il cigno nero' è un film splendido, sta incontrando tantissimo. Lo proiettiamo nella sala grande, 720 posti, che per grandezza di schermo e soprattutto per acustica è forse la migliore di Milano. E secondo me può anche togliere il forse. 'Rango' invece è stata una sorpresa: un'animazione western che piace sia ai bambini che ai genitori. A parte le eccezioni, questo è stato l'anno del cinema italiano, che sta vivendo una nuova primavera e ci ha salvato. Dall'America è arrivato poco: ora aspettiamo con ansia I pirati dei Caraibi, a maggio».
 E il pubblico di «Amici miei - Come tutto ebbe inizio», qual è? «Soprattutto - dice De Santis - 40-50enni che entrano per nostalgia, attratti dal titolo del vecchio film con Ugo Tognazzi. Senza sapere che poi dell'originale in questo film non c'è niente: gag poco divertenti, straviste. So che c'è stata una protesta su internet, ne hanno parlato i giornali. Ma guardi: secondo me più che altro è questo genere di film e sono questi personaggi che non tirano più. Basti vedere com'è andato l'ultimo cinepanettone...».
Quel che preoccupa di più l'esercente milanese è piuttosto il rincaro di un euro sul prezzo del biglietto, che scatterà dal primo luglio. «Lo fanno partire nella stagione di minore affluenza proprio per abituare lentamente il pubblico all'idea. Fosse stato settembre, sarebbe stato uno choc. Per noi però sarà un guaio, un vero guaio - conclude - ed è ora che iniziamo a protestare, a farci sentire. Di quell'euro niente entrerà nelle nostre tasche. In compenso per una famiglia di quattro persone venire al cinema inizierà a costare un po' troppo...».

mercoledì 16 marzo 2011

«AMICI MIEI - COME TUTTO EBBE INIZIO» * STRONCATO (ANCHE) DALLA CRITICA

Film Tv: «Ma quale omaggio a Monicelli, ma quale atto d'amore. Solo un progettino piccino piccino, sfarzoso alla voce costumi e comparse, che lo farà entrare nella Storia come il primo film italiano stroncato preventivamente e boicottato vie internet dalla protesta popolare». (Andrea Giorgi)

Corriere della sera: «Cast da cinepanettone e ambientazione senza forza ... Ma (purtroppo) questi scherzi non fanno ridere ... I loro scherzi sono troppo innocui per graffiare e troppo poco inventivi per colpire la fantasia ... Qui di colpi di genio simili, non c'è nemmeno l'ombra» (Paolo Mereghetti)

La Repubblica (Firenze): «Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità di esecuzione" recitava il vecchio Amici miei. Ecco, nel nuovo non c'è traccia di tutto questo ... Il fatto è che "Come tutto ebbe inizio" non funziona proprio. Non fa ridere. Gli scherzi descritti sono arzigogolati e poco credibili, il ritmo spezzettato, le invenzioni sanno di cose già viste in tanti titoli più o meno gloriosi della commedia italica in costume»(Simone Fortuna)

Il Giornale: «Altro che prequel di una delle saghe più innovative, ciniche, intelligenti ed aggressive mai prodotte sul nostro grande schermo. “Amici miei... come tutto ebbe inizio” è un cinepanettone fatto e finito, con pregi (pochissimi) e difetti (tanti) ... Si ride poco, quasi per nulla». (Maurizio Acerbi) VOTO 4,5.


City: «Qui non si tratta di voler fare gli integralisti della ’supercazzola prematurata’, o i vedovi dell’immortale gag del vedovo; qui il punto è che non si ride punto: ovvero mai, detto alla toscana. Un’operuccia indegna come prequel, sciatta come commediola, volgare proprio perché incapace persino di inventarsela, una parolaccia. Noiosa senza ritegno, ma così boriosa da iniziare dichiarandosi un antidoto alla noia. Il (sigh) fiorentino Hendel ha osato dire: “Anche i primi Amici miei – (sottinteso: come noi) – non erano capolavori, ma facevano ridere”. Mai sentite tante bischerate in così poche parole». (Alessio Guzzano)


Il Fatto quotidiano: «Il vero problema del sequel-prequel Filmauro è l'opposto: gli mancano le gambe per reggersi in piedi e provare a camminare da solo». (Federico Pontiggia)

La Repubblica: «Si sente la marca del cinepanettone; e non solo per la presenza del suo team abituale di attori più o meno comici, ma per una tendenza a volare basso che è tutta contemporanea». (Roberto Nepoti)

Libero: «Il nuovo Amici miei si boicotta da solo. Delude il rifacimento del capolavoro di Monicelli. proteste sul web, ma più che sacrilegio è un filmetto» (Maria Pezzi)

Mymovies.it: «Amici miei – Come tutto ebbe inizio, pretenzioso fin dal titolo, è un film inconsistente e impietosamente triste, realizzato come un cinepanettone, che è da sempre la (sola) cifra stilistica di Parenti. Perfezionando e provando a ‘raffinare' il suo cinema (s)finito con la scrittura ‘liquida' di Brizzi barra Martani (sceneggiatori del film), il regista fiorentino confeziona una commedia “a immaginario zero” che si fa beffa del cinico e lugubre vitalismo dell'originale e di cinque amici mai rassegnati all'amarezza della vita ... Non c'è nel film un fotogramma che sia in grado di sostenere la scelta di produrre un prequel, semmai c'è un gioco costante di (in)volontaria distruzione dell'idea originale». (Marzia Gandolfi) Giudizio sintetico: assolutamente sconsigliato.

Movieplayer.it: «Dopo un'attenta visione, scevra da ogni pregiudizio, la domanda che ci si pone non è tanto perchè si è voluto a tutti i costi andare a rivisitare un classico come Amici Miei, quanto più perchè lo si sia fatto senza avere alla base non solo un'idea, ma anche una sceneggiatura ben scritta e gli attori adatti per affrontare senza patemi d'animo un confronto difficile ... Un film che fallisce il bersaglio in maniera grossolana». (Luciana Morelli)

Filmscoop.it: «Il roboante titolo è "Amici miei – Come tutto ebbe inizio", ed è – senza mezzi termini – un film di cui vergognarsi. Profondamente ... Neri Parenti ha dichiarato di aver covato per anni questo progetto, proprio per omaggiare l'originale "Amici miei". Viene allora da dubitare non solo della competenza registica di Neri Parenti, che con questo filmaccio perde ogni alibi residuo, ma anche della sua capacità di analisi. Perché delle due l'una: o non ha mai compreso la reale portata di "Amici miei", o l'ha fatto e ritiene sul serio che "Amici miei – Come tutto ebbe inizio" ne sia un fedele omaggio. In entrambi i casi, non ne esce particolarmente bene». (Andrea Mezzetti)

Pianetanfatasy.it: «Guazzabugli da avanspettacolo di terza categoria per la banda De Laurentiis, guidata da un Christian De Sica volgare e burino, che questa volta scherza col fuoco e si ustiona. La caciara coatta e parolacciara si ripete in fotocopia in questo finto prequel di cui non si sentiva il bisogno. Più che un film sembra la sagra della peperonata fredda. Per questo è anche indigesto». (Giuseppe Lamanna) 

Screenweek.it: «Amici miei - Come tutto ebbe inizio è esattamente quel che ci si aspetta, un cinepanettone mascherato da commedia in costume nel quale non si ride quasi mai e che ricalca film, situazioni e personaggi di Germi/Minicelli ... Tutto il succo della mancanza di idee sta nell’ultima sequenza in cui in maniera posticcia viene inserita la supercazzola. Una cosa fatta tanto per farla». (Gabriele Niola)

Badtaste.it: «Alla fine, tutto risulta un notevole spreco di denaro incapace di far ridere, a meno che i risultati al botteghino non smentiscano le mie convinzioni. Al momento, non punterei grandi cifre su questa possibilità...». (Colin Mckenzie)

Avvenire: «Convince davvero poco l’operazione revival di Neri Parenti che in “Amici miei… come tutto ebbe inizio” (costato - secondo il regista – “oltre 15 milioni di euro”) mette in scena gli antenati dei protagonisti del film di Monicelli». (Alessandra De Luca)


Europa: «Poiché questa settimana siamo in vena di profanazione delle icone pop italiane, ecco il prequel di Amici miei: al fine di non sentirsi torcere le budella bisogna dimenticare il capolavoro di Monicelli e fare finta che quello girato da Neri Parenti sia un film ex novo ... ma l’aggiunta della coppia cinepanettonica Fausto Brizzi e Marco Martani e il tocco letale di Neri Parenti rendono questa storia ambientata a fine ’400 un pateracchio colossale ricco solo di occasioni mancate». (Paola Casella)



ECCO IL LINK DEL GRUPPO DI FACEBOOK CHE INVITA A NON VEDERE «AMICI MIEI - COME TUTTO EBBE INIZIO» NEL RISPETTO DI MONICELLI E DEI VERI «AMICI MIEI».

martedì 15 marzo 2011

«AMICI MIEI» E LE «INUTILI STRONZATE» DI GIORGIO PANARIELLO

Giorgio Panariello non mi ha mai fatto ridere. Non so se sia un mio limite, o un suo pregio. Di certo in un film come «Amici miei - Come tutto ebbe inizio», uno che non fa ridere è perfetto. Cade come il cacio sui maccheroni. Devono averlo scelto per questo motivo, per stare ton-sur-ton col resto del cast.
Conosco Giorgio da poco più di un anno e mezzo. Da quando ci incontrammo a Sharm El Sheik sul set di una commediola, e mi scoccia un po' parlarne male perché è una brava persona. Pur non stimandolo granché professionalmente (l'ho scritto e gliel'ho sempre detto, con estrema sincertà, che non mi faceva ridere), per istinto e contadina bontà ho sempre avuto rispetto per le «brave persone».
Mi fa un po' specie leggere sulla bacheca Facebook di Giorgio - me lo segnala un iscritto al gruppo che ho fondato e che caldeggia il boicottaggio nelle sale del film di Neri Parenti e Christian De Sica - il post che vedete qui al centro, scritto immagino per rabbia o per galvanizzare i fans.
Vedi Giorgio, questa campagna non è usare internet per «inutili stronzate mentre in tutto il mondo si fanno rivoluzioni», come dici tu con demagogia degna di miglior causa e un senso un po' sfalsato del tempo. Come il nonno che si accorge del pc secoli dopo che l'hanno inventato.
Questa è una battaglia di civiltà cinematografica portata avanti attraverso il media più moderno. Il tentativo, in vitro, di provare a cambiare qualche regola del gioco, a tutela di un nome e a beneficio del buon cinema. E visto che non ci occupiamo di ricerca oncologica ma di spettacolo, nel nostro piccolo, con queste «stronzate» su internet forse possiamo provare a modificare un sistema che - lo ammetterai - è un po' marcio. Invece di chiedere a noi di vergognarci (tu non ti sei mai vergognato quando andavi in onda con l'esilarante personaggio del pr, quello de «Il marsupio sìsìsì»? Già, roba da sganasciarsi), prova a chiederti invece perché tanta gente ama in modo incommensurabile "Amici miei" (quelli veri) e detesta con tanto calore chi sfrutta un titolo storico e nobile del cinema italiano per farne carne da macello, una brutta marchetta che alla fine ha scontentato tutti. 
Nella foga, hai tirato in ballo le nostre povere, incolpevoli sorelle; hai sostenuto che non abbiamo niente di meglio da fare nella vita. Forse. Siamo tutti qui a girarci i pollici aspettando di vedere le tue magistrali prove artistiche. Che purtroppo risultano - al momento - non pervenute.
Ciao Giorgio, preferisco ricordarti quando non mi facevi ridere. Ora che fai decisamente piangere, mi sa che quando ti vedo cambio canale.

MONICELLI, MORTO CHE PARLA (DEL NUOVO «AMICI MIEI»), MA FORSE CONTROVOGLIA

Ieri, in occasione della presentazione alla stampa di «Amici miei - Come tutto ebbe inizio» (già stroncato o accolto come si accoglie un eczema dai critici che hanno avuto la sfortuna di vederlo), i nostri eroi, ovvero De Sica, Ghini, Panariello, Hendel, Placido, e le guest-star Neri Parenti (regista) e Aurelio De Laurentiis (produttore) hanno sparato tutte le ultime cartucce. Venghino, siòri, venghino. Tenetevi forte perché qui, con questa brutta aria di flop che si respira nel 400, balliamo sull'ottovolante. Allacciare le cinture.

1) Questo film - attenzione - sarebbe «Un atto d'amore nei confronti di Mario Monicelli». Lo stesso Monicelli che non ha mai voluto saperne, che ne respingeva anche solo l'idea, che ha rifiutato di essere coinvolto nella lavorazione, e che si è espresso esattamente così: «Avevano tentato di farmi collaborare al film, ma ho deciso di rimanerne fuori, hanno ragione quelli di Facebook». Ovvero, modestamente, chi vi scrive, che due anni fa fondò il gruppo: «Giù le mani da Amici Miei: fermiamo De Sica e il suo annunciato prequel». Ora, se questo film è «Un atto d'amore nei confronti di Monicelli», riesco a immaginarne di migliori.

2) Dopo le critiche ricevute in Toscana per aver preso parte al taroccone, Paolo Hendel, per difendersi, non trova di meglio che far parlare il morto. Ebbene sì, Hendel fa parlare il defunto Monicelli con i virgolettati! Non ci credete? Ecco qua: «Una volta il grande Mario mi disse a proposito di questo film: "Cosa ne penso io? Ne penso bene, basta che faccia ridere e che la storia funzioni". Si metteva a ridere sentendo parlare di 'capolavori' in riferimento ai primi due capitoli della serie da lui diretti e mi disse "I miei primi due film non erano niente di che ma funzionavano alla perfezione e soprattutto facevano molto ridere"».
Siamo al triplo carpiato perché qui il nostro, oltre a scagionare se stesso, vuole avvalorare, grazie alle parole postume del Maestro, la tesi già ampiamente esposta da De Sica: gli "Amici miei" (quelli veri) non sarebbero capolavori ma solo discreti film. Quindi profanabili con questa ciofeca. Complimenti sinceri.
Ho sempre provato particolare stima per coloro che fanno parlare un morto usando le virgolette. Ma il morto non dice, chessò: "Mi piace il cardamomo". No, entra a difesa di colui che parla in una forte polemica in atto. Il medium è il messaggio. Roba che neanche Rosemary Altea.

3) Aurelio De Laurentiis, contestando il fatto che Monicelli avesse detto «Hanno ragione quelli di Facebook», sostiene: «Non è vero che Mario Monicelli abbia criticato il film: aveva una grandissima dignità e non si sarebbe mai permesso di sparare a favore o a sfavore di una cosa che non conosceva. Ho parlato a Mario fino a pochi giorni prima che morisse. E' solo che lui non ci vedeva più: ed è impossibile far leggere una sceneggiatura o far vedere un film a un uomo che non vede».
Peccato che nel 2009 il Maestro, a proposito del prequel, dichiarasse a CineBlog.it: «[...]non voglio giudicare, ma mi dispiace che ci sia la tendenza [...] a ripetere film già fatti, trasportandoli in contesti che non c’entrano per niente con quelli in cui è nato il film...[...]...Questi registi conoscono molto bene il mestiere, però si facciano venire delle idee per conto loro senza riprendere quelle degli altri». Quindi un giudizio negativo molto preciso. Inoltre, dopo aver aperto il gruppo, da giornalista, intervistai personalmente Mario Monicelli, che si disse sempre contrario al progetto di Neri Parenti. In particolare, mi disse: «Non amo né sequel, né prequel. Per me i film devono finire col primo. Accettai già controvoglia di fare il secondo Amici miei, ma alla fine mi sembrò che ci fossero i presupposti. Mi rifiutai categoricamente di fare il terzo, figurati se vado a fa 'sta roba». Apprendiamo ora che con l'espressione «figurati se vado a fa 'sta roba» probabilmente Monicelli intendeva dare un giudizio positivo su «Amici miei - Come tutto ebbe inizio».

4) Neri Parenti su questa nostra protesta on-line che ha fatto parlare l'Italia: «E' una manifestazione localistica, soprattutto integralisti fiorentini che prendono subito d'aceto. E comunque 50 mila persone, che non sono mai aumentate col tempo, non sono tante, rispetto ai venti milioni di utenti Facebook». Che è come dire: se sto affogando nel Mar Tirreno, non mi devo preoccupare; in fondo esistono le profondità dell'Oceano. Potrei sprofondare lì, quindi mi rincuoro.
Caro Neri, le rivelo due piccoli segreti: nel momento in cui le scrivo, siamo 58 mila persone sul gruppo principale e 37 mila sull'evento d'appoggio, quello del boicottaggio. In costante aumento. Ci perdonerà se trova qualche doppione, ma non sono poi così tanti. Inoltre, per disgrazia, sono le stesse persone che volevate prendere in giro intitolando così questo film. Quindi non un campione indistinto come la totalità della popolazione Facebook in Italia.
«Manifestazione localistica?». Amici miei (quello vero, non il suo) è trasversale. C'è un campionario vasto di tutta l'Italia in questo gruppo. Le piaccia o no. Io, per esempio, sono pavese e vivo a Milano. A Firenze ci sono stato in gita con la scuola, da piccolo.
In compenso, però, ho una tonnellata di amici sparsi ovunque nel Paese che il suo film non lo vedranno mai. E mi creda: comunque vada, questo già mi rincuora. Cordialità.
Franco Bagnasco

martedì 22 febbraio 2011

«AMICI MIEI - COSI' TUTTO EBBE INIZIO» * 10 BUONI MOTIVI PER BOICOTTARLO

Il 16 marzo uscirà nelle sale «Amici miei - Come tutto ebbe inizio», film ispirato molto liberamente all'immortale saga cinematografica di «Amici miei». Ecco 10 buoni motivi per non vederlo e per invitare il maggior numero di persone a boicottarlo.

1) Checché ne dica Christian De Sica, che ha dichiarato il contrario, «Amici miei» è un capolavoro assoluto che non andava sporcato - così come la memoria di chi l'ha interpretato - con un irrispettoso seguito nato al solo scopo di speculare su un marchio storico del cinema italiano.

2) La qualità del cast principale di questo prequel (Christian De Sica, Michele Placido, Giorgio Panariello, Paolo Hendel, Massimo Ghini) non è - a mio avviso - neppure lontanamente paragonabile a quella dell'originale (Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Adolfo Celi, Philippe Noiret, Renzo Montagnani, Duilio Del Prete).

3) La qualità del cast secondario di questo prequel (Massimo Ceccherini, Barbara Enrichi, Alessandra Acciai, Alessandro Benvenuti, Pamela Villoresi) non è - a mio avviso - neppure lontanamente paragonabile a quella dell'originale (Alessandro Haber, Milena Vukotic, Paolo Stoppa, Bernard Blier, Olga Karlatos, Franca Tamantini, Silvia Dionisio).

4) Il talento registico del cinepanettonaro Neri Parenti, l'uomo che - a mio avviso - ha già contribuito a distruggere la straordinaria maschera di «Fantozzi», non è neppure lontanamente paragonabile a quello di Mario Monicelli o dello stesso Nanni Loy, che ha diretto il pur più debole «Amici miei atto III».
Per farsi un'idea, la filmografia completa di Neri Parenti è consultabile cliccando su questo link.

5) Christian De Sica, il protagonista del film, non è - a mio avviso - un grande attore ma solo un discreto e sopravvalutato caratterista troppo sovraesposto a furia di interpretare spot e cinepanettoni.

6) Non si può neppure correre il rischio che la continuazione della saga di «Amici miei» possa essere trattata alla stregua di un cinepanettone o solo accostata a qualcosa di simile.

7) Contattato per partecipare al progetto, Mario Monicelli aveva decisamente rifiutato, e più in là (si trovano testimonianze anche in rete) si è espresso comunque molto negativamente a proposito della realizzazione di un seguito di «Amici miei».

8) Già più di 57 mila persone da tutta Italia (e 32 mila sulla pagina dell'evento d'appoggio) hanno aderito al gruppo che ho creato su Facebook «GIU' LE MANI DA AMICI MIEI: FERMIAMO DE SICA E IL SUO ANNUNCIATO PREQUEL», raggiungibile a questo link.
Ne hanno parlato i maggiori quotidiani, le tv e le radio nazionali esprimendosi in buona sostanza contro il progetto del prequel.

9) La storia del cinema (non solo) italiano è costellata di brutti od orribili seguiti. È in assoluto la prima volta che dalla rete o comunque «dal basso» parte con una forza dirompente un movimento che - per tutelare la memoria di un film e di chi l'ha interpretato - chiede al pubblico una cosa semplicissima ma rivoluzionaria: non comprare il biglietto, non andarlo a vedere.

10) Tutti vi chiedono di spendere soldi. Qui si tratta solo di risparmiarne e convincere il più persone possibili a farlo. Boicottiamo «Amici miei - Come tutto ebbe inizio».

venerdì 12 marzo 2010

CHRISTIAN DE SICA * MA A QUALCUNO DI VOI FA RIDERE?

C'è il fantasma di un tale che si crede un attore comico che si aggira per il video. Un maturo (molto maturo) discreto caratterista che risponde al nome di Christian De Sica. Quel tizio che nel diluvio di spot Tim girati sulle vette innevate e a Miami si dà - al solito - un gran daffare per rimorchiare la sensuale Belen Rodriguez. Donna che muove a tutti un grande senso di rispetto.
Il signor De Sica, francamente, un po' meno. Perché dai tempi di "Vacanze di Natale" (1990) si ostina a inondare il video con gag stantie, mossette caricaturali, e la maschera del tardo (tardissimo) playboy pariolino sempre in fregola, col capello tinto e la moglie da cornificare. Uno che dovrebbe ispirare simpatia ma che ormai fa tanta, tanta tristezza. Le réclame di Francesco Totti e Ilary Blasi per Vodafone, al confronto, sono roba da Notte degli Oscar.

La tristezza che ispira Mr. De Sica è direttamente prorzionale - buon per lui - al suo conto in banca. Come coloro che si credono Napoleone, Christian è convinto di somigliare tanto (ma proprio tanto) a quel genio di papà Vittorio. Lo ripete in ogni intervista. E babbo da lassù quando lo sente probabilmente smoccola in tutte le lingue conosciute. I lettori invece ridono. Forse per la prima volta.
L'ultima trovata di Christian, il presunto simpatico gran divoratore di indigesti cinepanettoni, è quella di fare un prequel di "Amici miei" ambientato nel 400. Lo stesso Mario Monicelli se l'è giustamente svignata appena gliel'hanno proposto e ne dice il peggio, ma è un progetto commerciale e irriguardoso che farebbe accapponare la pelle a chiunque. Non a De Sica, al regista Neri Parenti e al produttore Aurelio De Laurentiis, che nel cast (assenti Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Renzo Montagnani, Philippe Noiret e Adolfo Celi) ha piazzato anche Massimo Ghini, Giorgio Panariello e Massimo Ceccherini.
Che è un po' come costruire una Bentley con i pezzi di ricambio di una Fiat Duna. Quanta gente avrà il coraggio e la forza di andare a vedere questo capolavoro? Per aderire al gruppo di Facebook che si oppone a questo scempio, basta cliccare qui.
Christian, non se la prenda: esiste una cosa molto rispettabile che è l'istituto della pensione. Ci vanno in tanti. Provi a farci un pensierino. Forse anche papà Vittorio, da lassù, sarà contento.

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