giovedì 30 ottobre 2025

ADDIO AD ALVARO VITALI, L'INNOCENTE PIERINO TRASH DEGLI ANNI 70

Il romano Alvaro Vitali, a destra nei panni dell'indimenticabile Pierino.

Erano anni di tenere spiate da improbabili buchi della serratura. Di un’Edwige Fenech monumentale che ha versato valanghe di contributi come soldatessa, dottoressa, insegnante di pianoforte e qualsivoglia mestiere noto. Sempre amante, quasi mai amica, intrigava i ragazzotti di turno che sbavavano per lei. In particolare il dimenticato Alfredo Pea. C’era Michele Gammino nei panni del ginnasta, Gianfranco D’Angelo sempre sopra le righe, Gloria Guida e Nadia Cassini in tutto il loro splendore, Bombolo che bofonchiava: “Tse tse” sputacchiando in giro, e Jimmy il Fenomeno che pigliava schiaffi in tutta serenità. Il Pierino di Alvaro Vitali, quintessenza di un Roma ruspante, venne un po’ prima, col cappelletto buffo da studente impreparato, la pernacchia in canna, e una parata di barzellette sconce funzionali a esili trame. 

Ho intervistato Vitali circa un anno fa, già provato. Rimproverava a Lino Banfi di averlo fatto fuori dal giro delle commedie scollacciate. Di avere messo ai tempi clausole contrattuali che prevedevano la sua esclusione dal set. L’interessato nega ma senza troppa decisione.
Non mi ha mai fatto molto ridere il Pierino cinematografico, col suo campionario di rutti ed emissioni gassose corporali. Ma rivederlo in azione oggi, in questo mondo di stronzi che non fanno rumore, sarebbe il minore dei mali.

PIPPO BAUDO * VITA, MORTE E MIRACOLI DEL RE DELLA TV

L'ultima diretta di Pippo Baudo (Vignetta di Franco Bagnasco)

Se n’è andato l’ultimo che credeva davvero nella televisione. Il penultimo fu Mike Bongiorno, con i suoi quiz. Corrado, Raimondo Vianello, Enzo Tortora, Maurizio Costanzo, Renzo Arbore, e (a suo modo) Raffaella Carrà, pur essendo tutte macchine da guerra, coltivavano o coltivano invece più (auto)ironici anticorpi. Lui no. Pippo sentiva di incarnarla davvero, la tv. Era il suo Trono di spade. Tanto che in un teatro di Livorno una sera anni fa lo vidi mentre portava in scena orgoglioso lo spettacolo “L’uomo che inventò la televisione”, che ovviamente aveva scritto, dirigeva, interpretava… Avrebbe fatto anche il pubblico, potendo.
Da sinistra, Franco Bagnasco, Checco Zalone e Pippo Baudo.
Non aveva un carattere facile, Pippo. Per niente. Ma se non altro viaggiava a due velocità. C’era il Baudo autoritario, severo e pigliatutto dei periodi di successo (e quanti ne ha avuti) e l’agnellino affettuoso delle fasi di stanca di una carriera unica. Sapeva trasformarsi e invertire la rotta implacabilmente a seconda del vento che gli soffiava addosso. Ma era sempre generoso di pareri, commenti, giudizi taglienti, frasi che un pezzo o un titolo te lo regalavano sempre.
Già il grande Giorgio Calabrese mi raccontava delle loro sfuriate a Domenica in, che finivano sempre a tarallucci perché un autore bravo (anche se magari un po’ impuntuale, ogni tanto) dietro le quinte ti fa sempre comodo. Scazzavano, mai poi amici come prima. A me creò qualche problema quando si imbarcò nell’avventura di Festival
Pippo Baudo post mortem (Vignetta di Franco Bagnasco)
Voleva tenere il progetto dello show super segreto ma ebbi ottime informazioni da buone fonti e inevitabilmente raccontai tutto sul Giornale prima del debutto. Mi avrebbe fulminato, e in qualche modo si diede un po’ da fare con una certa lena. Mi presi una piccola rivincita anni dopo quando lo intervistai nel camerino di un suo programma: feci tutto l’attacco del pezzo descrivendo minuziosamente il phon della parrucchiera che faceva garrire al vento a mo’ di bandiera il suo leggendario riporto. Quella volta per fortuna la prese a ridere.

GIORNALISTI DEL CARTACEO POSTANO SUI SOCIAL ARTICOLI CHE SI BRUCIANO DA SOLI

Giornalisti autolesionisti del cartaceo che si buttano da soli la zappa sui piedi condividendo sui social network il loro articolo del giorno. E i giornali spariscono. 

I colleghi del cartaceo che si affrettano a postare sui social il loro pezzo del giorno, l'articolo per intero, leggibile con poco o senza sforzo e senza neppure pixelare il testo, io proprio non li capisco. Comprendo l’ego, la soddisfazione per il buon (?) prodotto, mettici quel che ti pare, ma la carta è conciata così male, che togliersi lo sfizio anche di regalarli, gli articoli… boh. Altrimenti fai direttamente un post per i social, e amen. Non riesci ad aspettare un paio di giorni o una settimana prima di spammarlo gratis? Oppure metti un teaser oggi col titolo e poi lo condividerai con calma. Personalmente, non l’ho mai fatto neanche quando i giornali vendevano milioni di copie, figurati oggi che fatichi persino a trovare le edicole. Mi viene in mente solo una parola: tafazzismo.

SERIE TV * JASON MOMOA INGUARDABILE, "MURDERBOT" MOLTO PIACEVOLE

Per Jason Momoa pollice verso, mentre per Murderbot parte un like. Foto AI.

Un paio di cose, entrambe su AppleTv+

La prima è l’inspiegabile The Chief of War con Jason Momoa. Arrivato in Italia volutamente senza doppiaggio (solo con sottotitoli carenti o un parlato asincrono tipo documentario, che devi andare a stanare nel menu), è un concentrato di suoni primordiali e gutturali dei componenti della tribù primitiva del figaccione. Più che una serie tv, è il pretesto per mostrare le grazie di Jason, che non nega mai inquadrature alla muscolatura e al posteriore dotato di funzionale perizoma. Peccato perché sarebbe girato bene.
 
La seconda è il piacevole Murderbot. Sci-fi satirico che racconta la storia di un avveniristico robot utilizzato come guardia di sicurezza di una squadra di umani in perlustrazione su nuovi e pericolosi mondi. La macchina prende lentamente coscienza prima violando il proprio stesso sistema, per poi elaborare emozioni e sentimenti propri. Incurante degli ordini, inizia a pensare e vivere di vita propria. Ammazzare questi ometti o continuare ad aiutarli? Belli i dialoghi, molto piacevole l’idea e la sua realizzazione. L’unico difetto è l’eccessiva brevità degli episodi.

EMILIO FEDE, IL GIORNALISTA CHE SEPPE FARSI CLOWN

Emilio Fede in Paradiso va a bussare a Silvio Berlusconi.

Da “Sciupone l’Africano”, quand’era in Rai, per via delle sue note spese faraoniche come inviato all’estero, a “Emilio Fido”, negli anni più arrembanti e schierati della sua carriera.
In questi due soprannomi c’è tutta la parabola di un giornalista capace che all’occorrenza sapeva paraculeggiare come nessuno. Il cuore di Emilio Fede ha retto faticosamente sino a 94 primavere, tra la serietà dei grandi scoop in Viale Mazzini, e la faziosità del Tg4, quando trafelato e gaudente piantava ovunque bandierine di Forza Italia sulla mappa che aveva in studio. Il tutto all’ombra di una moglie, Diana De Feo, dalla quale viveva separato e che pare non gradisse molte sue intemperanze. Ma la coppia reggeva, complice la distanza.
Professionista scrupoloso e all’occorrenza incazzoso, se qualcosa in diretta non andava per il verso giusto, partiva con furibondi cazziatoni che divennero poi pane e companatico di Antonio Ricci e dei fuori onda di “Striscia la notizia”. Il suo celebre “Che figura di merda!” si fece col tempo funzionale dileggio rivolto a chiunque capitasse a tiro della banda del satir(ic)o ligure.

L’attaccamento di Emilio a Silvio Berlusconi (almeno all’apparenza) andava oltre l’umano. E Fede si faceva volentieri megafono, si immolava come “La voce del padrone”, altro appellativo che gli fu affibbiato. Inevitabili fioccavano le prese in giro dall’universo mondo. E le critiche, delle quali bellamente non si curava.
Fu a questo punto che Fede capì che per sopravvivere e continuare a cavalcare l’onda occorreva stare al gioco. Occorreva farsi sbeffeggiare; passare da mezzobusto a marionetta. Lasciarsi sfottere per diventare ancora più personaggio. E così fu, per tanto e tanto tempo. A un certo punto però la magia del rapporto col Cavaliere, per tanti motivi, finì. Qualcosa si ruppe per sempre. Lasciò il Tg4, e da lì iniziò il suo declino. Quello del giornalista che seppe farsi clown.



mercoledì 29 ottobre 2025

GIORGIO ARMANI: HO PASSATO LA VITA A INSEGUIRLO, E UN GIORNO A FORMENTERA...

Giorgio Armani in versione sovrano della moda riletto dall'Intelligenza artificiale.

Di Re Giorgio, piacentino svezzato a (e da) Milano, ho due piccoli ricordi personali.
Era il 1990, suppergiù, e all’epoca scrivevo per La Provincia Pavese. Armani, che in Oltrepò, a Cigognola, possiede Villa Rosa, dimora stupenda di 26 stanze, 1.400 metri quadrati, con grande tenuta annessa e un maneggio (era affezionatissimo a quella casa) organizzò un lussuoso party ultra vip con le più grandi star hollywoodiane dell’epoca. C’era chiunque. Tutti i nomi ancora oggi più ambiti da chi organizzi eventi a livello mondiale. E un’autentica goduria per chi amasse lo spettacolo. Cercai di imbucarmi in ogni modo canonicamente, ma fui respinto con perdite da inflessibili addette stampa. Essendo tignoso, arrivai a pensare di riuscire a penetrare nel bunker e realizzare un servizio fingendomi un tizio qualsiasi del catering, come succede spesso nei film. Ma il buon senso (e il motivato timore di essere cacciato a calci nel sedere dall’imponente security) mi fece desistere. Dovetti accettare la sconfitta.

Per ironia della sorte, moltissimi anni dopo, durante una vacanza a Formentera, in Spagna, incontrai il sovrano della moda e lo vidi nel modo più semplice, inusuale, informale (e meno vestito) possibile. Camminava tranquillo sulla spiaggia di Illetes, zona stupenda che è anche riserva naturale, zeppa di turisti, fra la battiglia e l’acqua che gli arrivava alle caviglie. Fisico perfetto nonostante l’età già avanzata, indossava soltanto un costume da bagno slip (non so se della maison) e si concedeva senza remore a foto e selfie che la gente, la “sua” gente, gli richiedeva. 

Percepii chiaramente la voglia di godersi un po’ di quella popolarità che in una vita si era faticosamente conquistato. Avrebbe potuto restare indisturbato nel suo mega yacht ormeggiato al largo a fare la star inavvicinabile. Invece al bagno di mare preferì quello di folla. In costume, su una spiaggia esclusiva ma molto popolare. I body guard erano sicuramente nei dintorni ma non ne percepii la presenza. Avrei potuto tranquillamente avvicinarlo e parlargli. Magari anche intervistarlo brevemente. E raccontare un domani agli amici: pensate, un giorno intervistai Giorgio Armani. Eravamo entrambi in costume da bagno. Ma King George era in vacanza. E anch’io, nel mio piccolo. Decisi quindi di lasciarlo al piacere del contatto col pubblico. Poi, in tutta onestà, non essere neanche costretto a travestirmi da bagnino per poterlo avvicinare, mi tolse parte del gusto.

PAPA PREVOST FA RIMPIANGERE FRANCESCO: E' MEDIATICAMENTE ASSENTE

Una caricatura di Papa Leone XIV, ovvero Francis Prevost. E' troppo debole alla guida della Chiesa in un momento di guerre e grandi tensioni internazionali?

Avevamo un Papa speciale: Francesco. Bergoglio, con tutta la sua ruspante fragranza, era unico. Anche mediaticamente. Non passava settimana in cui non facesse sentire (con una battuta, una provocazione, un’invettiva) la sua presenza e la voce della Chiesa sulla scena mondiale. Adesso abbiamo un Papa normale. Normalissimo. Sin troppo. Intendiamoci, ogni tanto è anche giusto fare un reset dopo le personalità debordanti. Il problema è che un Papa normale oggi, non funziona. È pressoché invisibile ai media. Fa l’ordinaria amministrazione, e ci sta, ma con i tempi che corrono serve una straordinaria amministrazione. Servono prese di posizione nette. Serve esporsi, molto di più. Il pacato curato di campagna ha poco appeal. Ci aspettavamo tanto dal Papa americano, anche come contraltare all'invadenza, all'estremismo e alle follie di Donald Trump. Spero in un ravvedimento operoso, perché al momento sono davvero deluso. E lo dico con profonda amarezza.

lunedì 27 ottobre 2025

SERIE TV SKY SUGLI 883: NON CI SARA' UNA TERZA STAGIONE

Da sinistra, Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, protagonisti della saga televisiva sulla più nota band pavese: gli 883.

Chi ha amato "Hanno ucciso l'Uomo Ragno", il primo capitolo della serie di Sydney Sibilla sulla leggendaria storia degli 883 (dal 7 novembre riproposta in chiaro su Tv8) attenda di godersi il secondo inedito, "Nord Sud Ovest Est", in onda su Sky nel 2026 in data ancora imprecisata. E poi si porti avanti iniziando a soffrire in silenzio sapendo già che non ci sarà una terza stagione.

La narrazione delle vicende di Max Pezzali e Mauro Repetto (interpretati da Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, con Ludovica Barbarito come protagonista femminile), dai grandi successi al successivo scioglimento del duo pavese del pop termineranno con la seconda stagione. Visti i riscontri più che lusinghieri di pubblico e di critica, gli sceneggiatori e la produzione stanno confezionando un inevitabile nuovo appuntamento, ma non vogliono spremere troppo il limone allungando uno script che arriverà già alla sua fine naturale senza forzature.



RAI * VIA LIBERA A CELENTANO, MA CHE ACCETTI ALCUNE (GIUSTE) CONDIZIONI

Una caricatura di Claudia Mori e Adriano Celentano.

Claudia Mori è da sempre una sorta di inflessibile piazzista del marito Adriano Celentano. Un articolo che si venderebbe anche da solo, non fosse che la signora ha la tigna di curare maniacalmente, nel dettaglio e con rigidi paletti, ogni aspetto contrattuale dei progetti partoriti insieme al consorte. È anche comprensibile. La ditta funziona così. Da sempre. Ogni tanto la frittata riesce. Ogni tanto no, soprattutto negli ultimi anni. Si pensi all’imbarazzante show-fumettone Adrian, i cui ascolti flop nel 2019 impensierirono non poco Canale 5.

Oggi si viene a sapere (l’ha comunicato lei stessa in una lettera aperta) che la signora aveva bussato mesi fa alle porte della Rai per piazzare una nuova, celentanesca idea già in avanzato stato di preparazione. Ma dopo il cordiale incontro, al quale presenziò anche (perché?) Gianmarco Mazzi, già produttore ma dal 2022 sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura, la tv di Stato non aveva dato corso a nulla. Anzi, a quanto pare non rispondeva alle pressanti sollecitazioni della Mori. La quale ora, facendo leva sui media, ha diffuso una lettera aperta parlando di quest’incontro, della renitenza della Rai, e rivolgendo ai suoi manager una domanda secca: “Lo volete Celentano oppure no?”. Una risposta è dovuta, in ossequio al mito.

E molto efficace è stata la risposta dell’ad di Viale Mazzini Giampaolo Rossi. Il quale, com’è giusto, ha aperto le porte a Celentano per un eventuale show celebrativo di una puntata in prima serata su Raiuno, e anche a un’ipotetica partecipazione speciale dell’ex Molleggiato come super ospite al Festival di Sanremo. Qualcosa di “fresco”, insomma. Non una sorta di collage di vecchi filmati d’archivio (ipotizzo: un Techetechetè commentato dal vivo o in registrata?), che a detta di Rossi rappresentava il cuore del progetto della coppia più bella - e anche un filo più esigente - del mondo.
Tutto bellissimo, ma un’azienda avrà anche il diritto di decidere che cosa mandare in onda, e come farlo. Oppure bisogna prendere i pacchetti della ditta Celentano a scatola chiusa, rischiando anche che poi il nostro si metta a parlare invece di cantare? Cosa che, invece, gli riesce benissimo.



venerdì 24 ottobre 2025

QUANDO MI INFILAI NEL (VERO) LETTO DI SANDRA MONDAINI E RAIMONDO VIANELLO

Pier Silvio Berlusconi ha appena comprato per 1.45 milioni l'attico su due piani a Milano 2 che fu dei miei amatissimi (non aggiungo altro perché mi commuovo ancora) Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. Pochi anni fa per Oggi, all'epoca diretto dal mitologico Umberto Brindani, feci il colpo non solo di visitarlo, ma anche di riuscire a piazzare la famiglia Magsino (quella dei domestici Filippini che hanno ereditato tutto il patrimonio della coppia) nel vero letto dei Vianello per riprodurre la famosa gag del "Che barba che noia" della sit com. E alla fine ci entrai anch'io, come noterete dalla foto alla fine del video qui sopra, al quale sono legatissimo.


giovedì 23 ottobre 2025

LAURA PAUSINI-GIANLUCA GRIGNANI * TORTI E RAGIONI DI ENTRAMBI

Laura Pausini nel video di Una storia tra le dita. Il pezzo di Gianluca Grignani che scatenato una polemica tra i due artisti.

La sciapa cover di La mia storia tra le dita, il capolavoro di Gianluca Grignani ricantato da Laura Pausini, ci ricorda che i pezzi perfetti andrebbero quasi sempre lasciati in pace. Per l’eternità. L’aveva già fatto con Lei di Aznavour (parole di Giorgio Calabrese) trasformato nell’imbarazzante Uguale a lei, dal testo inspiegabilmente modificato. E oggi ci ricasca. Ma non perdetevi il video, con la diva distesa e ingioiellata fra vette, rocce e cavalli bianchi, in un galoppo di trash mistico e sguardi pensosi di chi ci crede assai. Forse un po’ troppo.

Per completezza, a proposito del Pausini-Grignani gate, voglio aggiungere anche una postilla. Lei avrà pure ricantato inutilmente e in modo incolore, con le solite urlacchiate, un pezzo magico che andava lasciato all’interpretazione dell’autore. Lo giudichino il pubblico e la critica, e poi finiamola lì. Lui può non aver gradito artisticamente (e lo comprendo) ma di fatto da tutta la vita campa su quella canzone. Come Marco Ferradini con Teorema, e cito solo un caso. Si risparmi denunce e trovate legali che lasciano il tempo che trovano, e si goda la rinnovata e copiosa SIAE che gli porta, presso un mercato potenzialmente internazionale come quello di Pausini, la non felice cover del medesimo. È un prezzo da pagare (lo pagherei volentieri) se avessi scritto qualcosa che è entrata così nell’anima della gente. Il resto sono scaramucce da asilo mariuccia.

TORNA (MA IN RAI) "OK, IL PREZZO E' GIUSTO": LA TV DA BOOMER E' INARRESTABILE

Flavio Insinna, da gennaio su Raiuno alla guida di Ok, il prezzo è giusto! dopo i deludenti risultati a La7.

In una tv del pleistocene, che ormai da lustri non fa altro che replicare se stessa, perché mai non dovrebbe avere cittadinanza anche il "remake" di OK, il prezzo è giusto in versione Flavio Insinna? Se Gerry Scotti su Canale 5 spopola con l'arcaico La ruota della fortuna (Samira Lui la vorrebbe anche Carlo Conti per il Festival di Sanremo, come dargli torto?), format che in Italia approdò nel 1987, Viale Mazzini grazie a Fremantle scippa a Mediaset un altro classicone d'importazione statunitense: OK, che è datato 1983. E che fu condotto prima da Gigi Sabani, poi per una vita da Iva Zanicchi, capace di coglierne l'impronta più popolare.

La stessa che garantisce Insinna, pur reduce dai deludenti risultati di Famiglie d'Italia, su La7 ma per anni conduttore de L'Eredità, che ultimamente affrontava in maniera eccessivamente lenta, stucchevole e pretesca. OK, il prezzo è giusto, che andrà in onda in prima serata su Raiuno per alcune settimane sotto forma di test iniziale, è nelle sue corde. Ed è un programma che per sua natura consente l'innesto di più link commerciali che fanno gran gola a Publitalia. Viene visto come una rottura della pax televisiva fra Rai e Mediaset dopo l'ingaggio di Barbara D'Urso per Ballando con le stelle, ma è un legittimo rimescolio di carte fra grandi player televisivi. In fin dei conti anche l'ormai spompata Isola dei famosi partì su Raidue per poi trasferirsi a Mediaset.

L'unica perplessità che ho sull'operazione è la collocazione in palinsesto: OK era un formato molto duttile da giocarsi come striscia quotidiana. Ha così tanto senso piazzarlo in prima serata? Staremo a vedere. Intanto non posso che rilevare il fatto che la tv da boomer non accenna battute d'arresto.

martedì 21 ottobre 2025

"GRANDE FRATELLO" * ORMAI (DA ANNI) SIAMO ALL'ACCANIMENTO TERAPEUTICO

 


A nulla è servito, al momento, l'innesto di Sonia (capirai) Bruganelli al cast degli opinionisti. Gli ascolti del "Grande Fratello" ieri sera sono rimasti al deludente 14,2%, con 1.873.000 spettatori, ai quali si deve la responsabilità della sopravvivenza del reality show più vecchio e (ormai) bolso della storia della nostra tv. Una spremuta di nulla che va ancora in onda grazie al basso costo della versione Nip e alle economie di scala garantite dal suo processo produttivo. Ma anche perché, banalmente, non si è ancora trovato il modo di sostituirlo in una programmazione di lungo termine. Si preferisce quindi l'accanimento terapeutico della continua messa in onda col fiato corto. Anche se si rimane schiacciati dalla fiction di Raiuno. "Blanca" con Maria Chiara Giannetta ha portato a casa il 23,9% con 3.915.000 teste.

Simona Ventura prova a fare miracoli: la conduzione di questi programmi trash è sia pane che companatico per lei. Ma l'impressione (ormai da diversi anni) è che gli ingredienti primari siano andati ben oltre la data di scadenza. Perché qualcuno dovrebbe avere interesse a seguire le ormai prevedibilissime dinamiche relazionali di un manipolo di ragazzotti in cattività? Molta gente via via sta smettendo di farsi del male. Esce dal tunnel. Ma vale anche per i personaggi più noti. E quando si arriverà a mettere la parola fine a questa parabola non sarà mai troppo presto.

Il GF aveva senso come straordinaria e redditizia idea televisiva all'inizio, quando nel 2000 Giorgio Gori affidò a Daria Bignardi la prima edizione del format di John De Mol. Un esperimento geniale se concepito come una tantum che di stagione in stagione è andato appassendo, fra versioni Vip, confessionali, tuguri e un copione più "telefonato" di un call center. Molti si domandano se il tele-Frankenstein chiuderà nel corso di quest'anno. Non credo, per i motivi sopracitati, a meno che non si scenda sotto il 12-13% di share. Che sono da considerare soglie di sicurezza. Ma a questo punto è improbabile. Sono certo però che il prossimo anno Pier Silvio Berlusconi, che quest'anno è riuscito nell'impresa di resuscitare l'access prime time di Canale 5, ci farà un pensierino.

mercoledì 8 ottobre 2025

GIORGIO ARMANI A PIACENZA * LA FOTO STORICA DELLA SUA PRIMA COMUNIONE

 

Lo stilista Giorgio Armani a Piacenza il giorno della sua prima comunione.
La foto è di Chiara Codazzi. Vietata la riproduzione.
 

Piacenza. Una foto a dir poco storica, nella quale compare un piccolo ma già stilosissimo Giorgio Armani, all’età di 7-8 anni, il giorno della prima comunione, che avvenne come di rito nella chiesa parrocchiale di Sant’Anna. Nel gruppo (oltre a due uomini, dei quali non si riesce a risalire all’identità) c’è una signora, che risponde al nome di Nina Donelli Cravedi. Nina era la mamma delle due bambine: la piccola Ada, che tiene per mano Armani, e Maria Teresa, l’altra comunicanda.

"Nina – spiega la piacentina Chiara Codazzi, che insieme con Gaetano Tosca gestisce il posto di ristoro ‘Cunsorsi’ di Rovescala – lavorava come sarta insieme con la madre di quello che sarebbe diventato uno tra i più grandi stilisti al mondo, Maria Dominicis. Vivevano in Viale Patrioti, nella zona detta dei Magazzini generali, e confezionavano divise per militari. La piccola Ada invece era mia mamma, che giocava nel cortile insieme con la sorella Maria Teresa e Giorgio; anzi, ‘il Giorgino’, come lo chiamavano un po’ tutti, compresa la sua genitrice. Donna di grande eleganza. Quando decisero di trasferirsi a Milano, la loro vita cambiò”.
(Dal settimanale GENTE - settembre 2025)



venerdì 16 febbraio 2024

IL GOVERNO RICONOSCA I DIRITTI DEI "QUARTINI" NELL'ASSURDO CASO DEL TEST DI MEDICINA


Volevo portare alla vostra attenzione la notizia relativa alla situazione dei cosiddetti “quartini”, ragazzi di quarta liceo (l'anno scorso) che hanno sostenuto il test per entrare a Medicina (e lo hanno anche passato). Mi sta a cuore la vicenda perché mia figlia ha sostenuto il test e ha ottenuto un punteggio ottimo, tanto da avere la certezza, più che la speranza, che gli sforzi da lei sostenuti sacrificando tanto, compreso gran parte dell'estate, potessero darle la possibilità di poter studiare medicina a Milano, quasi un miraggio tanto è difficile! Il 17 gennaio scorso lei, così come altri 4.000 ragazzi di tutta Italia, si sono visti invalidare il punteggio per un ginepraio di cause legali paradossali ancora in corso. Non si sa ancora come procederà il Governo, che ha per fortuna mostrato interesse a volerli tutelare, ma questa situazione incerta e che comunque potrebbe avere ancora esiti negativi per loro, sta creando una forte condizione di stress! Il Ministro Bernini riconosca meriti, sacrifici e punteggi.

Stiamo parlando di ragazzi tra i 17 e i 18 anni che hanno sfruttato la possibilità, offerta dalla legge, di potersi dare da fare in quarta per l’accesso all’Università per evitare di affrontare un momento così difficile e impegnativo durante l'anno della maturità, e che ora invece si sono visti cancellare tutti gli sforzi e i sacrifici fatti (anche economici per chi ha frequentato corsi di preparazione ai test) col rischio di dover rifare tutto da capo, in un anno delicato e con un sistema, quello del test unico detto anche "concorsone", che era stato abolito perché si era rivelato un sistema che poteva essere facilmente sfruttato dai “furbetti”! Bisogna fare luce sulla condizione frustrante paradossale ed estremamente ingiusta di questi ragazzi che sono sicuramente alcune tra le eccellenze italiane. Ragazzi che avevano per merito e con fatica raggiunto un obiettivo importantissimo a cui ora (per ora) è stato tolto tutto!      

Cristina Galimberti 



Post più popolari

Lettori