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| Un'immagine tratta da «Black Mirror», la serie tv distopica per antonomasia. |
martedì 19 giugno 2018
LA PREVALENZA DEL DISTOPICO
sabato 9 giugno 2018
CABARET O STAND-UP COMEDY? IN ITALIA LA VIA PURTROPPO È UNA SOLA
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| George Carlin, forse il più noto stand-up comedian americano. |
Mi ha colpito però una ragazza con la quale ho scambiato due parole prima dell'esibizione. «Anche tu fai cabaret?», le dico. Risposta, un filino risentita: «Prego, io faccio stand-up». Come a dire: faccio parte di una categoria superiore. Il riferimento è alla scuola degli irriverenti, spesso volgarissimi e dissacranti, alcuni geniali stand-up comedians americani, che probabilmente la tipa ha come punti di riferimento. E fa bene.
Posto che dire a qualcuno «Fai cabaret?» non è ancora un'offesa (almeno credo), la ragazza lamentava il fatto di essere, in passato, stata scartata da «Zelig», che di conseguenza odiava. Purtroppo la vera stand-up comedy in Italia non può esistere se non in piccoli locali o cantine carbonare. Non può avere dignità televisiva su reti generaliste a causa dell'impronta fortemente cattolica e/o bigotta del Paese. Le volgarità, anche se fanno ridere o contengono semi di genialità, non trovano cittadinanza sulle nostre grandi reti in prima serata. E per molti versi è anche comprensibile.
L'unico che aveva sdoganato qualcosa (con moderazione) fu Daniele Luttazzi, che infatti poi si è scoperto copiare a man bassa proprio dai testi degli stand-up comedians americani.
Mi spiace che la ragazza (fra l'altro la migliore della serata) si senta frustrata, ma qui da noi non ci sono altre vie. Mi spiace però anche che si senta offesa dalla domanda «Fai cabaret?». Perché il nostro cabaret, magari un po' annacquato o (auto)censurato, ha sempre avuto una sua nobiltà e spesso grandi autori e interpreti. Ciò che conta è sempre il risultato. E far ridere è molto più difficile che far piangere. L'importante è non far piangere provando a far ridere.
venerdì 1 giugno 2018
QUANTO MAALOX PER MATTARELLA, MEGLIO DI RICHELIEU
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| Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. |
domenica 6 maggio 2018
50 ANNI DI BAGNASCO (E CHI L'AVREBBE MAI DETTO?)
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| Franco Bagnasco |
Ieri siete stati quasi mille a spendere un minuto della vostra vita (la mia deriva Fabio Volo degli ultimi tempi non mi piace per niente, ma prendetela come viene) per il mezzo secolo di questo vecchiaccio un po' spelacchiato e provato ma sempre sul pezzo. Telefonate, Whatsapp, Twitter, soprattutto Facebook (la bacheca è bloccata alla visione dei contributi esterni, quindi purtroppo non potete gustarne la varietà) mi hanno tenuto in prontezza operativa tutta la giornata. E vi ringrazio di cuore per la vicinanza e gli incoraggiamenti.
Dal punto di vista psicologico mi ha segnato di più il passaggio dai 30 ai 40 di quello fra i 40 e i 50. Scarrellare fra 3 e 4 mi destabilizzò di più. Decisamente. Ora la vedo più come un prolungamento dell'età di mezzo. Quella in cui hai più coscienza di te stesso e aneli al minor numero possibile di rotture di zebedei. Poi i 50 sono i nuovi 30, non lo sapete?
Non faccio bilanci (ma soprattutto bilance) perché c'è ancora del lavoro da fare. Lungi dal credermi perfetto o un santo, credo però di avere sempre dato, empaticamente, il più possibile a chi mi stava attorno. E molto mi è stato restituito. Ho fatto - e sempre farò - ciò che dovevo per difendere la mia serenità, la mia dignità, la mia libertà e il mio lavoro quando venivano minacciati. Il resto sono coriandoli, attese sotto la pensilina, assestamenti dell'ego, freccette avvelenate, code al Carrefour e Sanitrit che si rompono.
Sì, chi mi segue da un po' sa che ogni 3-4 anni a casa mia in bagno si rompe il Sanitrit. Puntuale come una cartella esattoriale, si è fermato anche quest'anno. In occasione dei miei 50. La ciliegina sulla torta. Ma per fortuna non è stato il delizioso Niagara brown dell'ultima volta. L'avrei presa male. Mezzo secolo in fondo ci sta. Mezzo secolo di merda non lo potevo accettare.
Franco
giovedì 3 maggio 2018
«TU STYLE» ENTRA IN NOMINATION PER I «DIVERSITY MEDIA AWARDS 2018»
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| Marina Bigi, direttore del settimanale Tu Style. |
I DMA, promossi da Diversity - l'associazione fondata e presieduta da Francesca Vecchioni (http://www.diversitylab.it/evento/) - premiano i media (tv, radio, cinema, pubblicità, stampa e web) che nel corso dell'anno si siano distinti per una rappresentazione valorizzante del mondo LGBTI.
Alla base dei DMA, vi è la ricerca che ha unito 9 atenei italiani: insieme hanno preso in esame la copertura di temi ed eventi pertinenti le persone LGBTI nell'informazione e nei prodotti mediali di intrattenimento.
I risultati di questa ricerca hanno determinato le nomination dei DMA, ideati per dare maggiore risalto a questo lavoro scientifico, farlo uscire dalle aule accademiche e raggiungere più persone possibili.
I DMA saranno consegnati il 23 maggio 2013 presso il Teatro Vetra di Milano nel corso di una serata di gala con charity dinner alla presenza di personalità delle istituzioni, della cultura, dell'impresa, dello sport, dello spettacolo.
Il progetto è no-profit e patrocinato dalla Commissione europea, dall’Ambasciata del Canada, dal Comitato Interministeriale per i diritti umani e dal Comune di Milano.
venerdì 30 marzo 2018
ANTONIO ALBANESE VIAGGIA «CONTROMANO» NELL'ITALIA DEL RAZZISMO
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| Antonio Albanese a Milano sul set di «Contromano». |
Una cavalcata antirazzista che porta l'attore, nei panni del commerciante Mario, a rapire un ambulante di colore concorrente (vende calze sottocosto proprio all'ingresso del suo negozio) con l'intenzione di riportarlo in Senegal.
Gli altri due protagonisti sono Alex Fondja (Oba) e la bella Aude Legastelois, che da noi sono pressoché sconosciuti ma che hanno un ottimo successo di pubblico in Francia. L'immigrazione, che tanto spazio ha avuto anche in occasione della campagna elettorale per le ultime elezioni politiche, guadagna la scena con ironia. Tanto che, a quanto sembra, originariamente il film avrebbe dovuto intitolarsi in modo più netto: «A casa!», o «Tutti a casa!», ma poi - vista forse anche la maiuscola vittoria della Lega - si è optato per qualcosa di più sfumato, di più suggerito.martedì 27 marzo 2018
FABRIZIO FRIZZI * UNO CHE NON HA MAI VENDUTO AL PUBBLICO MERCE AVARIATA
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| L'addio a Fabrizio Frizzi. Domani a Roma i funerali, alle 12, nella Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo. |
E il pubblico lo capiva perfettamente. Altri manichini pubblici o della tv bluffano e a telecamere spente diventano mezzi mostri («Striscia la notizia» ne ha mostrati alcuni) ma spesso riescono a farsi percepire come brave persone.
Fabrizio era così e quel Fabrizio arrivava. È stato il suo maggior successo personale e professionale, a mio avviso. Da una vita la gente che incontro mi chiede: «Ma com'è davvero tizio? Com'è veramente quell'altra?». Di lui ho sempre parlato bene, perché non poteva essere altrimenti.
Riflettevo sul fatto di lasciare un segno nella vita. Ecco, lui ci è riuscito. Ed è riuscito a farsi amare senza vendere al pubblico merce avariata.
Riflettevo sul fatto di lasciare un segno nella vita. Ecco, lui ci è riuscito. Ed è riuscito a farsi amare senza vendere al pubblico merce avariata.
lunedì 26 marzo 2018
ADDIO A FABRIZIO FRIZZI, IL BUONO DELLA TV COL "COMPLESSO" DELLA BONTA'
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| La morte di Fabrizio Frizzi. |
Lascia la moglie Carlotta Mantovan e la figlia Stella. La camera ardente sarà aperta al pubblico domani, martedì 27 marzo, nella sede Rai di Viale Mazzini 14 dalle ore 10 alle ore 18. I funerali del conduttore si terranno mercoledì 28 marzo alle ore 12 nella Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo.
La prima tanti anni fa, quando scrivevo per «Il Giornale» e lui faceva coppia con Rita Dalla Chiesa. In una rubrica feci una battutina su di loro (manco me la ricordo), e lui ogni tanto ancora mi rinfacciava quel momento. Poi di recente, per un testo da includere nel mio libretto, «Il peggio della diretta». Rispettai, ovviamente e com'è giusto, la sua tignosa volontà.
Ciao Fabrizio, sarebbe stato bello: purtroppo non abbiamo fatto in tempo.
giovedì 22 marzo 2018
FERRAGNI, FEDEZ E IL PICCOLO LEONE: L'IRONIA CORRE SUL WEB
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| Ferragni, Fedez e Leone dal profilo Instagram della fashion blogger. |
Su Twitter e Facebook la nascita del primogenito della coppia Fedez-Chiara Ferragni ha scatenato (non poteva essere altrimenti) l'ironia collettiva. Il mio piccolo contributo lo leggete nei due post feisbucchiani qui sotto.
Ma c'è chi ha scritto, parafrasando la nota novella del Leone e della gazzella africani, che il baby influencer ogni mattina dovrà correre più forte di Instagram e di mamma per non farsi fotografare. E la maggior parte degli umoristi più o meno improvvisati l'ha buttata sui followers che il neonato (il quale parte sicuramente avvantaggiato rispetto agli altri) può già contare a neanche una settimana dalla nascita.
lunedì 19 marzo 2018
D'URSO PRONTA PER IL «GRANDE FRATELLO» DEI NON FAMOSI (IL PROBLEMA È DISTINGUERLI)
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| «La Tv abbassa». Barbara D'Urso si accaparra il GF11. |
Oddio oggi è un po' difficile distinguerlo, il «Grande Fratello» dei personaggi popolari da quello degli sconosciuti, perché in genere tutti i cast si sono omologati a un livello di marginale notorietà degli inquilini della Casa che fa tanto Festa degli sconosciuti di Ariccia.
Si va di sfumature da occhio esperto, come in certe tele a pastello. Il GF dei famosi è pieno di palestrati e pischelle a fama men che condominiale, piazzati fra qualche folkloristico avanzo dello star-system nostrano. Ne restano pochissimi, sono tutelati come i panda, e a volte te li ripropongono perché non sanno più chi prendere.
In quello degli sconosciuti si pesca tra vecchi e nuovi casting, retrobotteghe d'agenzia, provini on the road. Ma è sempre più dura portare a casa la pagnotta.
Alla conduzione, finalmente un volto nuovo: lady Barbara D'Urso, la highlander di Cologno Monzese. Che alla riposante doppietta «Pomeriggio 5» e «Domenica Live» aggiunge ora il defatigante Big Brother. Non ci riuscirebbe neanche Thor.
Se gli attori di teatro sognano di morire sul palco, immagino che Barbarella (il più tardi possibile) si auguri di finire i suoi giorni tra le braccia di un assistente di studio mentre le passa il bicchierino d'acqua. Si spera non durante un nero di pubblicità, perché sarebbe una sfortuna micidiale.
Si scherza, naturalmente: per il Grande Fratello la D'Urso è tagliata, resta una numero uno della diretta, e manovra con sapienza i suoi burattini. Non a caso Canale 5 le affida metà dei palinsesti della rete. Ormai c'è gente che se mette sul 5 e non trova la D'Urso pensa ci sia un guasto e chiama l'antennista.
venerdì 16 marzo 2018
BINI FA SCHERZI AI VIP * «PRONTO, LELE MORA? QUI È LA PIZZERIA DA RUBY...»
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| Lele Mora. |
La vittima, gentile, tergiversa, respinge ogni accusa, e rifiuta il cambio merce: «Per carità, lasciamo perdere 'ste cose: mi son già fatto sette anni senza aver fatto niente».
Il genere televisivo delle burle ai Vip, da «Scherzi a parte», passando per «Libero» (che aveva una sezione dedicata), alle innumerevoli propaggini radiofoniche sin dalla notte dei tempi, è roba per cultori.
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| Stefano Bini. |
Il risultato? Discontinuo. Anche perché alcune idee canzonatorie sono più deboli o faticano a farsi strada (Maggio, Parenti, Caschetto), altre hanno quel guizzo in più. Bini, che assicura di non aver concordato le chiamate e di non aver fatto firmare liberatorie, serve il tutto da una stanza, con cellulare in vivavoce, piazzato accanto a una foto totalmente fuori contesto del trio Raimondo Vianello, Mike Bongiorno e Corrado. Un omaggio. Ma siamo sicuri che gli omaggiati ne siano così felici? Scherzi a parte, si sorride purtroppo senza sbellicarsi dalle risate e si può migliorare un po' lavorando soprattutto sulle idee di base, le provocazioni (altrimenti il rischio è quello di non lasciare il segno) e il montaggio. Non facendosi scrupoli a buttare via il materiale più debole. Qui sotto, il video migliore: quello dello scherzo a Lele Mora.
giovedì 15 marzo 2018
50 ANNI DI SABRINA SALERNO (ORA COME ALLORA, BUONA COME IL PANE)
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| Sabrina Salerno (foto di Alberto Buzzanca) |
Sabrina Salerno da Genova, classe 1968, già Miss Lido e Miss Liguria, quella di «Boys», «Sexy Girl», «Hot Girl», «Call Me» con Samantha Fox, «Like a Yo Yo»; persino «Siamo donne», in fase tardo-pseudo-femminista con Jo Squillo, compie mezzo secolo. Tra canzonette a abiti glam.
La intervistai un paio di volte, ai tempi, e furono purtroppo entrambe interviste telefoniche, perché a volte al cronista la vita nega anche le gioie più elementari. In un'occasione - al top del successo - fu un po' scostante, se la prese per una domandina un filo impertinente e giocosa; ma rimediò con sense of humour e simpatia la volta successiva. Si cresce e si ridimensiona tutto, nella vita.
martedì 13 marzo 2018
ALESSIA MARCUZZI TRAVOLGE LA HENGER (CHIUDETE L'ISOLA, È FINITO UN CICLO)
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| Alessia Marcuzzi mentre perde il controllo. |
L'ex pornostar, che con una dichiarazione probabilmente dal sen fuggita, ha fatto partire alcune settimane fa il «canna-gate» sul quale stanno campando metà dei palinsesti, fra pomeridiani e access prime time (con le intemerate di «Striscia la notizia», che porta a galla sempre nuovi particolari da dietro le quinte), era seduta in platea insieme con gli altri naufraghi.
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| Eva Henger rimproverata dalla Marcuzzi. |
Difficile non leggere un po' di sopito risentimento nei confronti della Henger, che ha tirato fuori una storia sgradevole ma che non si può attaccare perché esprime il legalitario buon senso comune.
La frase: «Una canna, e che sarà mai?», sembra aleggiare nell'aria. Ma nessuno la può dire, ovviamente. È politicamente scorretta. E così va in onda il crash che poi fa (comprensibilmente) crashare i conduttori.
L'Isola fu un format trash stupendo (ricordate gli anni di Pappalardo e Al Bano?), ma ora è ridotto a fumo dolciastro senza arrosto, con personaggini scialbi in cerca d'autore e un programma in cerca di autori. Peccato. Bisognerebbe prendere atto che un ciclo è definitivamente chiuso e rimetterla, forse per sempre, nell'armadione dei format.
lunedì 12 marzo 2018
LO SPETTACOLO E L'OLTREPO' PAVESE VISTI DA ME
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| Franco Bagnasco a Santa Maria della Versa. |
È stata una bella festa quella organizzata l'altroieri dalla Biblioteca di Santa Maria Della Versa per presentare il mio libretto, «Il peggio della diretta», uscito già un anno e mezzo fa per Mondadori Electa. Un'occasione per parlare dei dietro le quinte dello spettacolo raccontati dai protagonisti e per passare in rassegna anche i vecchi volti-simbolo di un paese che è il cuore dell'eno-cultura locale.
Un'ora zeppa di ricordi e anche di sorrisi, che mi sono ritornati da una platea attenta e incuriosita. Ovviamente segue buffet. Perché la «cultura» (si fa per dire) va bene, ma un bel bicchiere di rosso e le torte di pastafrolla delle sciure del paese, non hanno rivali.
giovedì 8 marzo 2018
TUTTI SABATO A SANTA MARIA DELLA VERSA PER PARLARE DE «IL PEGGIO DELLA DIRETTA»
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| «Il peggio della diretta» presentato a Santa Maria della Versa. |
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| L'intervista a Franco Bagnasco sul settimanale pavese Il Punto. |
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| La presentazione sul settimanale «Il Ticino». |
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